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VISITA PASTORALE  IN VENETO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA CITTADINANZA DEL PAESE NATALE DI SAN PIO X

Riese Pio X (Treviso)
Sabato, 15 giugno 1985

 

Signor Sindaco.

1. La ringrazio sentitamente per le parole di benvenuto, così cordiali, che ha voluto rivolgermi, interpretando i sentimenti dei presenti e di tutti gli abitanti di questa Città.

Il mio grazie va anche alle altre autorità civili del comune e della Provincia di Treviso per la calorosa accoglienza che mi è stata riservata in questo luogo così ricco di significati per me e per voi che vantate l’onore di aver dato alla Chiesa un figlio della vostra terra, divenuto Sommo Pontefice e Santo.

Ho voluto far tappa qui, soffermandomi a pregare in questa “Casetta del santo”, in cui Giuseppe Sarto vide la luce.

Qui mi inchino alla soavissima memoria della sua nascita terrena, avvenuta esattamente 150 anni fa, in questa casa dove tutto parla di fede, di umiltà e di povertà: in questa casa, rimasta inalterata nella sua semplicità, quale il piccolo Giuseppe apprese a vederla e ad amarla, santuario domestico della sua fanciullezza e della sua vocazione.

Molti valori ai quali egli improntò il suo ministero pastorale, così molteplice e fecondo, trovano la prima spiegazione negli elementi che costituirono qui il suo ambiente: la preghiera assidua nella famiglia e nella comunità parrocchiale; il catechismo, da cui apprese l’amore a Dio e alla Chiesa; lo spirito di sacrificio in una vita povera e semplice; l’impegno severo nello studio e nel lavoro. E, soprattutto, la carità, quell’amorosa attenzione ai bisognosi a cui San Pio X rimase fedele per tutta la vita: egli, che ne aveva acutamente sperimentato il bisogno, rammentò sempre, in seguito, il dovere della carità verso ogni povero.

2. Mi sia consentito, oggi, da questa casa, rivolgere un pensiero riverente alla mamma di Papa Sarto, Margherita, una di quelle donne forti e sagge di cui parla la Bibbia e delle quali è particolarmente fertile questa terra veneta e trevigiana. Nelle radici di una vocazione sacerdotale, accanto alla presenza vigile del padre, è insostituibile il cuore di una mamma, e questo luogo ce lo attesta. Sappiamo che San Pio X riconobbe sempre nell’azione educativa della madre il fondamento della sua fede e della vocazione sacerdotale. Egli veniva a visitare la mamma, anche da Patriarca, con devozione, ringraziando Dio per il grande privilegio di essere nato in una famiglia cristiana.

3. A voi, cari fedeli di Riese, il compito di custodire gelosamente, come già fate con giusto orgoglio, queste memorie. Esse non siano solo un ricordo, ma un monito perenne per voi e per i vostri figli.

I genitori, soprattutto, siano i primi responsabili dell’educazione religiosa dei propri figli, attraverso la catechesi assidua, organica, fedele al pensiero della Chiesa, profondamente apprezzata e seriamente testimoniata dallo stile di vita cristiana.

Imparino tutti ad amare la semplicità della vita, resistendo alle molteplici tentazioni del benessere. Ognuno coltivi la preziosa eredità delle tradizioni religiose, che costituiscono l’anima più profonda della vostra cultura veneta.

4. La vicinanza dei luoghi che furono teatro di scontri sanguinosi nel corso della guerra, nella quale l’Italia entrò esattamente settant’anni fa, mi porta col pensiero alle vittime di quell’immane tragedia, che innumerevoli lutti seminò in queste e in molte altre terre d’Europa.

Nel ricordo degli sforzi compiuti da San Pio X per scongiurare lo scoppio del conflitto, il cui inizio ebbe sulla sua fibra ormai provata un contraccolpo fatale, elevo la mia accorata preghiera a Dio perché ispiri all’umanità di oggi pensieri di saggezza e la induca a resistere alle suggestioni nefaste della violenza. Parlino i morti alla coscienza dei vivi e ricordino loro che per comporre le controversie e le difficoltà v’è sempre una strada alternativa alla lotta fratricida della guerra. Il loro sacrificio valga a ottenere alle rispettive famiglie e all’intera Italia giorni di serenità, di operosa concordia e di pace.

Con questo auspicio imparto di cuore a voi e ai vostri Cari la mia Benedizione Apostolica, pegno di abbondanti grazie del Signore.



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