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VISITA PASTORALE  IN VENETO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA COMUNIT
À UNIVERSITARIA DI CA' FOSCARI

Venezia - Lunedì, 17 giugno 1985

 

1. A lei, Signor Rettore Magnifico di questa nobile Università, ai Direttori dell’Istituto Universitario di Architettura e dell’Accademia delle Belle Arti, agli Illustri Professori del Corpo Accademico, alle Universitarie e agli Universitari presenti, va il mio rispettoso e cordiale saluto! Sono vivamente grato per il calore di questa vostra accoglienza, che ha trovato nelle parole degli indirizzi rivoltimi gentile e appropriata espressione. Conserverò con riconoscenza nell’animo l’eco dell’emozione che suscita in me un incontro tanto qualificato nella cornice suggestiva di questa sede dal nome evocatore: Ca’ Foscari.

In una città come Venezia, la cui storia e i cui monumenti parlano tanto eloquentemente della cultura dell’uomo nelle sue più varie espressioni, la vostra Università trova una sua naturale collocazione.

Certo è un’Università giovane: germinata come Istituto Superiore di Economia e Commercio soltanto nel 1868 - cui si affiancò nel 1926 l’Istituto Universitario di Architettura - si è sviluppata poi con la Facoltà di Lingue e in anni recenti con quella di Lettere e Filosofia e di Chimica Industriale. E tuttavia non può non integrarsi, per una profonda connaturalità, con Venezia: con questa città, ricca di cultura, è in piena sintonia un’istituzione come l’Università che, per eccellenza, attraverso la ricerca, riflette criticamente sulla realtà della natura e dell’esperienza storica dell’uomo per arricchirne il patrimonio di valori, ossia per produrre nuova cultura, e per trasmettere questo patrimonio alle nuove generazioni.

2. E in tale contesto risulta facile parlare a docenti e studenti dell’attenzione pastorale che la Chiesa rivolge alla duplice funzione cui è chiamata l’università nella società moderna: la funzione della ricerca scientifica, mediante la quale si sviluppa il patrimonio culturale della società; e la funzione dell’insegnamento, mediante la quale le ricchezze della cultura si diffondono e diventano elemento determinante della piena formazione di nuove persone.

Perché la vita dell’Università diventi un’esperienza significativa del compito che l’Università stessa è chiamata a svolgere, occorre che ricerca e insegnamento trovino stimolo reciproco in un rapporto umano comunitario tra docenti e studenti. La Chiesa guarda all’esperienza universitaria sotto il profilo del suo contributo alla formazione integrale della persona: pur nel pieno rispetto dell’autonomia della scienza e delle sue leggi intrinseche, questo fine può essere perseguito solo se la ricerca e l’insegnamento si svolgono in modo tale da avere sempre come punto di riferimento la crescita dei grandi valori i quali, nella misura in cui sono autentici, sono anche in potenziale sintonia col messaggio cristiano. Se nei Docenti e negli Studenti vi è la viva coscienza di questa finalità, la loro vita all’interno dell’Università non potrà non orientarsi verso l’attuazione di una comunità solidale, fondata su di un fecondo rapporto umano tra maestri e allievi. Non a caso la Chiesa ha sempre guardato e guarda all’università come a una comunità di persone, riconoscendo in essa non solo l’oggetto della sua sollecitudine pastorale, ma anche il soggetto di idee, prospettive, proposte, meritevoli di attenta considerazione.

3. La presenza di una comunità universitaria riveste una grande importanza per la vivificazione della città che l’ospita. L’università attira a Venezia molti giovani, e sono giovani nella fase decisiva della loro formazione culturale e professionale. La presenza di giovani, quando si eserciti nei loro confronti lo spirito di accoglienza, è sempre un’esperienza stimolante.

E Venezia, con le sue pietre, i suoi monumenti, i suoi musei, le sue chiese, può parlare in modo molto eloquente ai giovani che la frequentano e contribuire efficacemente alla loro maturazione umana complessiva: per questo gli studenti non dovrebbero lasciarsi sfuggire, nel loro soggiorno veneziano, l’occasione di visitare e godere le incomparabili bellezze artistiche che poche città al mondo racchiudono come in uno scrigno e in così breve spazio e nelle quali rifulgono tanti valori del messaggio cristiano.

D’altra parte, una città che sappia entrare in un rapporto di simpatia e di accoglienza con i propri universitari, può svolgere un ruolo complementare di singolare importanza nella funzione formativa dell’Università.

Auspico che i veneziani, di cui è noto il senso dell’ospitalità, aprano le loro case e i loro istituti, civili e religiosi, senza troppo gravare sulle disponibilità economiche degli studenti e che le amministrazioni pubbliche, nonostante le innegabili difficoltà, sappiano trovare per essi nuovi spazi.

4. Molti studenti sono preoccupati non solo per l’alloggio e per una confortevole sistemazione in questi anni universitari; lo sono soprattutto guardando al domani, nell’incertezza di trovare lavoro e di esercitare quella professione cui si sentono chiamati e alla quale si preparano con tanti sacrifici. È un problema di difficile soluzione: i docenti e gli studenti di economia, in particolare, ne conoscono la complessità. Ma proprio per questo sarebbe necessario che l’intera società nelle sue varie articolazioni se ne facesse carico, mossa dalla consapevolezza che aprire ai giovani le porte della professione significa garantire lo sviluppo generale e la crescita di tutti.

D’altra parte, queste comprensibili preoccupazioni per il domani possono condurre i giovani studenti a capire meglio l’Università di oggi, particolarmente attenta ai problemi della vita dell’uomo nel mondo moderno. Non solo la funzione normativa dell’Università assume sempre più una specificazione professionale, ma la stessa ricerca scientifica, anche la ricerca pura, si struttura sempre più come ricerca finalizzata alla soluzione dei grandi problemi dell’uomo di oggi.

Si rivela così con crescente evidenza che la cultura è finalizzata all’uomo. “L’uomo che, nel mondo visibile, è l’unico vero soggetto di cultura - ho detto davanti all’UNESCO - ne è anche l’oggetto e il termine. La cultura è ciò per cui l’uomo, in quanto uomo, diventa sempre più uomo” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III/1 [1980] 1640). Esprimo l’augurio che studi e ricerche si orientino sempre più in questa prospettiva.

5. Venezia con la sua storia è un simbolo dell’apertura al mondo, rappresentando un crocevia delle varie culture contemporanee alle diverse epoche storiche; ma oggi Venezia, con la sua complessa realtà urbana e ambientale, rappresenta anche, in un certo senso, la sintesi dei problemi del mondo moderno. Mi è perciò spontaneo ribadire da questa sede universitaria la sollecitudine della Chiesa per la responsabilità che spetta alla cultura e alla ricerca scientifica universitaria, in riferimento ai grandi problemi della società di oggi. Quando all’Università un docente fa ricerca e uno studente migliora la propria formazione, entrambi svolgono il compito proprio dell’intellettuale che è quello di arricchirsi culturalmente per arricchire. Occorre infatti che “l’uomo sappia essere di più non solo con gli altri, ma anche per gli altri” (Ivi, p. 1644).

La ricerca e l’insegnamento trovano dunque la loro finalizzazione ultima nella promozione della comunità degli uomini.

Venezia, città a misura dell’uomo, città aperta all’uomo, città nella quale l’uomo gode di essere uomo, con la sua Università richiama gli intellettuali al compito di essere al servizio dell’uomo, per far sì che il mondo diventi sempre più un luogo di incontro e non di conflitto per gli uomini. Questo richiamo la Chiesa fa proprio, invitando gli uomini di cultura, di scienza, gli intellettuali ad animare la loro ansia di ricerca con la passione per le esigenze di tutti gli uomini; a porsi in una dimensione di servizio che nulla toglie alla loro autonomia di studiosi, ma risponde in ultima analisi a un’esigenza di amore universale.

6. Fare del mondo moderno un luogo di incontro per tutti gli uomini significa promuovere la pace. Ma non vi sarà vera pace, se i grandi nodi del rispetto universale per i diritti delle persone e della più equa distribuzione internazionale della ricchezza non saranno avviati a soluzione. Occorre che la scienza e la cultura si facciano protagoniste nell’impegno di aiutare i responsabili della politica e l’opinione pubblica a capire che la pace è un obiettivo concreto, per realizzare il quale condizione necessaria è la risoluzione di intricati e gravi problemi di giustizia e di sviluppo. Occorre che la cultura e la ricerca non siano complici nel promuovere la crescita economica attraverso la corsa alle armi, perché si tratterebbe di una crescita necessariamente instabile e squilibrata, di cui beneficerebbero Paesi già ricchi e che colpirebbe Paesi poveri magari col flagello delle guerre locali. La scienza e la ricerca scientifica devono invece puntare nella direzione opposta: quella dello sviluppo dei popoli come strumento per la pace.

Per un tale impegno di servizio all’umanità e al suo avvenire è tuttavia necessario che gli uomini di scienza e cultura posseggano un vivo senso dei valori, così da tener fede alla propria missione al di là di tutti gli allettamenti che il mondo moderno e il mercato spesso propongono alla ricerca. Inoltre, agli uomini di scienza e di cultura, agli stessi studenti, è necessaria una forte carica etica, un intenso impegno morale, nel perseguire il quale ancora una volta ci si incontra con l’annuncio fatto da Cristo e dalla sua Chiesa.

È proprio richiamando la coscienza morale degli studiosi a finalizzare la ricerca scientifica ai valori dell’uomo che l’Università, in quanto comunità di Docenti e Allievi, può dare un grande, insostituibile apporto alla crescita integrale del mondo contemporaneo nel dialogo, nel clima di rispetto reciproco e di vicendevole ascolto, nell’apertura a una solidarietà che non conosce frontiere.

Anche da questa Università, dunque, in sintonia con la vocazione di pace che la Città di Venezia sente oggi di poter avere nei confronti della comunità internazionale, faccio eco al desiderio profondo di pace che è nel cuore di tutti. Possano le Comunità universitarie di tutto il mondo ascoltare questo appello e ravvivare in se stesse la coscienza del ruolo loro proprio a servizio della pace e della solidarietà tra i popoli. È un augurio che affido alla benevolenza dell’Onnipotente, i cui favori invoco in particolare su questo centro di studi e su quanti vi spendono le loro energie nel nobilissimo impegno di far insieme crescere l’uomo nella verità e la verità nell’uomo.

 



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