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VISITA PASTORALE IN ABRUZZO

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI ED IL LAICATO CATTOLICO 

Teramo - Domenica, 30 giugno 1985

 

Cari Sacerdoti,
cari Religiosi e Religiose,
cari Fratelli e Sorelle del laicato cattolico.

1. È per me una viva gioia potermi incontrare con voi in questa chiesa cattedrale nella giornata conclusiva del Congresso eucaristico diocesano. Qui, vicino a Gesù eucaristico, segno e alimento della nostra fraterna unione in Lui, vi saluto tutti con profonda effusione d’affetto e vi ringrazio per la vostra presenza.

Le parole che desidero proporvi non possono che essere dedicate al mistero della Santissima Eucaristia, in quanto sorgente di unità della Chiesa nella varietà dei carismi. Vedo infatti rappresentati in quest’assemblea i carismi del sacerdozio, della vita religiosa e del laicato: tutti questi doni provengono dal dono per eccellenza, che Cristo ha fatto alla sua Chiesa, cioè il Suo Corpo e il Suo Sangue, sorgenti perenni di vita e di ogni spirituale perfezione.

Nel mistero eucaristico, Cristo ci è realmente vicino e presente, abita fra noi, si radica nella nostra storia con la virtù redentrice della sua beata passione e con la potenza vivificante della Sua Gloria divina. E noi ci inginocchiamo in adorazione davanti al Pane e al Vino consacrati, perché al di là delle specie sensibili, gli occhi della fede e l’affetto della carità vedono la presenza reale dell’“Emmanuele”, il “Dio-con-noi”.

2. Come già dicevo nella mia lettera La Cena del Signore del 1980, “il nostro culto eucaristico, sia nella celebrazione della Messa, sia verso il Santissimo Sacramento . . . unisce il sacerdozio ministeriale o gerarchico al sacerdozio comune dei fedeli” (Giovanni Paolo II, Dominicae Cenae, 2, 24 febbraio 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III/1 [1980] 583) in un unico atto di adorazione che è comune a tutto il Popolo di Dio davanti alle incommensurabili ricchezze della misericordia divina contenute in Gesù-ostia, che si offre al Padre per la nostra salvezza.

Al di là dei compiti propri di ciascuno dei credenti, tutti, come un corpo solo - il Corpo mistico di Cristo - accedendo alla mensa eucaristica, possiamo e dobbiamo ripetere con San Paolo: “Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo di questo calice, noi annunziamo la morte del Signore, finché Egli venga” (cf. 1 Cor 11, 26). La carne e il sangue del Signore, entrando nel cuore degli uomini, purificano nell’intimo le realtà di questo mondo innovandole con la potenza dello Spirito, e ricapitolano tutto il corso della storia umana conducendolo alla sua pienezza escatologica.

L’unità ecclesiale, alla quale dà origine la celebrazione del mistero eucaristico, non è peraltro un’unità indifferenziata, ma al contrario è il risultato di una meravigliosa coordinazione di diversi carismi e ministeri, tutti reciprocamente collegati tra loro, quali effetti della sapienza ordinatrice dello Spirito Santo. Ecco allora i gradi del Sacerdozio ministeriale, eminentemente ordinato alla celebrazione della Santissima Eucaristia; ma, subordinatamente a tale ministero, vi sono tutti gli altri nella Comunità ecclesiale, ciascuno con una propria caratteristica funzione.

3. Anzitutto a voi, pertanto, cari Sacerdoti, una parola di riflessione e di esortazione. Compito del Sacerdote, nella Chiesa, è di svolgere in pienezza la celebrazione del culto eucaristico proprio perché - come dicevo nella mia lettera (Giovanni Paolo II, Dominicae Cenae, 2, 24 febbraio 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III/1 [1980] 582) - l’Eucaristia “è la principale e centrale ragion d’essere del sacramento del Sacerdozio”. Senza il Sacerdote, l’Eucaristia non potrebbe esistere; ma anche il Sacerdote senza l’Eucaristia non potrebbe esistere o comunque frustrerebbe alla radice il dono specifico che Dio gli ha dato. Il Sacerdote pertanto non potrà mai realizzarsi pienamente, se l’Eucaristia non diventerà il centro e la radice della sua vita, così che tutta la sua attività sia essenzialmente irradiazione dell’Eucaristia.

È la carità eucaristica che quotidianamente rinnova e feconda la paternità spirituale del Sacerdote, assimilandolo sempre più a Cristo-Vittima e rendendolo quindi, come Lui, “pane” delle anime, mentre per esse volontariamente si consuma in un amore che comunica loro la grazia della salvezza. E in questo espropriarsi di sé il Sacerdote trova la sua vera grandezza e l’attrattiva che egli sa esercitare sulle anime, incitandole a imitare l’offerta che l’Agnello di Dio fa di se stesso al Padre per la redenzione del mondo.

Si può dire allora che un Sacerdote vale quanto vale la sua vita eucaristica; la sua Messa soprattutto. Messa senza amore, Sacerdote sterile; Messa fervorosa, Sacerdote conquistatore di anime. Devozione eucaristica trascurata e disamata, Sacerdozio sbiadito, anzi in pericolo.

4. Se è molto stretto il rapporto della Santissima Eucaristia col Sacerdozio, assai importante è poi quello che ha con la vita religiosa, maschile e femminile. L’angolatura, infatti, sotto la quale il Religioso e la Religiosa si accostano al mistero eucaristico è principalmente quella della carità: carità adorante, oblativa, fervorosa. I voti religiosi, infatti, non sono altro che mezzi speciali per il raggiungimento di una più perfetta carità; ed è chiaro, allora, come la consacrazione religiosa sia particolarmente adatta a cogliere il meraviglioso irraggiamento di carità che sgorga dal cuore di Gesù sacramentato.

Carità adorante. I Religiosi e le Religiose, come già insegnava Paolo VI nell’Enciclica Mysterium fidei (Paolo VI, Mysterium fidei, 38), sono “in modo particolare addetti all’adorazione del Santissimo Sacramento, facendogli corona sulla terra in virtù dei voti emessi”. La vita religiosa, infatti, deve essere una prefigurazione, fin dal mondo presente, di quella gloriosa condizione futura che consisterà in un perenne e indefinibile atto di lode e di adorazione al Padre celeste, svelatamente contemplato e gustato nella dolcezza infinita del suo Amore.

Carità oblativa. La vita religiosa s’impegna in modo speciale a sottolineare i valori della penitenza e della riconciliazione; di qui la particolare disponibilità e lo speciale dovere dei Religiosi di comprendere a fondo e di testimoniare al mondo il mistero di morte e risurrezione proclamato nella celebrazione della Santissima Eucaristia. La vita dei Religiosi, più di ogni altra, dev’esser un “segno” dell’offerta sacrificale ed espiatrice che Cristo, nel Sacrificio eucaristico, compie di Se stesso al Padre nello Spirito per la Salvezza del mondo.

Carità fervorosa. La Santissima Eucaristia è la sorgente e il culmine di tutta la vita spirituale del cristiano. Ora, il Religioso e la Religiosa, in forza del loro stesso ideale di vita, sono chiamati a una profonda e mistica intimità con Cristo, grazie ai doni santificanti del Suo Spirito. Di qui la speciale responsabilità, propria dei consacrati, di alimentare in modo sempre più intenso e fervente la loro vita spirituale alle sorgenti della pietà eucaristica.

5. Il Sacramento del Corpo e del Sangue del Signore svolge un ruolo insostituibile anche nella vita del laico impegnato. Mi è caro rivolgere ancora un particolare pensiero a voi, laici operatori pastorali, che siete qui presenti insieme con i vostri Sacerdoti. La considerazione della vostra vocazione specifica mi consente di allargare il discorso sul tema ricchissimo che ha occupato i nostri pensieri in questo nostro incontro. La vostra missione infatti chiama in causa un altro aspetto essenziale del mistero eucaristico: il suo rapporto con la storia del mondo nel quale viviamo e con l’elevazione umana e cristiana di questa nostra società travagliata da tante tensioni, ma attratta anche con forza crescente dalla prospettiva di un futuro più giusto, nel contesto di una convivenza rispettosa di tutti e solidale con ciascuno.

Ebbene, carissimi fratelli e sorelle del laicato cattolico, nell’Eucaristia voi avete il Sacramento che fonda la Comunità valorizzando al tempo stesso l’individualità del singolo. Nel convito eucaristico, infatti, ciascuno riceve il medesimo Corpo di Cristo: “Chi ne mangia non lo spezza - come ricorda San Tommaso nella sequenza “Lauda Sion” - né separa, né divide: intatto lo riceve”. E tuttavia, nell’accostarsi al Sacramento, ciascuno qualifica se stesso in un rapporto personale e irripetibile col proprio Dio: “Vanno i buoni, vanno gli empi; ma diversa ne è la sorte: vita o morte provoca”.

Ecco, dunque: l’Eucaristia, come sacramento insieme della Comunità e del singolo, si rivela potenza rigeneratrice di tutto l’universo umano. La sua virtù salutare consente, all’uomo liberato dal peccato, di lavorare efficacemente affinché i beni di questa terra, nell’ordine, nella giustizia e nella pace, possano essere progressivamente ricondotti sotto le norme della legge divina.

In questo compito di redenzione e di consacrazione delle realtà temporali, voi laici cattolici avete - come ben sapete - una responsabilità precisa e insostituibile. Sta in questo punto il vostro carisma specifico. È in questo campo che il Padre celeste vi affida il compito di far discendere le vivificanti energie soprannaturali, che promanano dal cibo eucaristico, in tutti i valori della vita presente, per purificarli e trasfigurarli secondo il piano di Dio, nella prospettiva della salvezza.

In questa missione che vi è affidata, carissimi fratelli e sorelle, la Provvidenza non pone limiti alla vostra generosità e alla possibilità della vostra santificazione, che può raggiungere i vertici più alti della perfezione e della carità e dell’esercizio di tutte le virtù cristiane.

6. Ringrazio vivamente tutti coloro che in vari modi hanno lavorato per la buona riuscita di questo Congresso eucaristico diocesano. Plaudo di cuore al valore dei risultati, che non mancheranno di fruttificare nel prossimo futuro, e invoco dal Signore, per coloro che vi hanno contribuito, l’abbondanza dei suoi favori.

A voi tutti, alle vostre famiglie, ai vostri cari, a coloro che per vari motivi non hanno potuto essere qui presenti va la mia affettuosa e speciale Benedizione.



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