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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO EUROPEO
SULLE VOCAZIONI RELIGIOSE

Venerdì, 10 maggio 1985

 

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!

1. Vi esprimo il mio sincero compiacimento per questa Udienza, che mi offre la gradita occasione di intrattenermi, pur brevemente, con voi, rappresentanti dei Responsabili nazionali delle vocazioni religiose maschili e femminili, che partecipate in questi giorni al primo Incontro Europeo, organizzato dall’Unione delle Conferenze Europee dei Superiori Maggiori.

Ho appreso con particolare soddisfazione che avete preparato questo Convegno con molta accuratezza, per poter riflettere insieme sul tema: “Come le Conferenze Europee dei Superiori Maggiori possono contribuire alla pastorale delle vocazioni nei Paesi europei”.

Con sereno realismo avete analizzato il quadro culturale dell’esperienza giovanile di fronte alla vita religiosa; e, pur notando qualche segno di risveglio, avete preso atto che la crisi delle vocazioni in genere, e di quelle religiose in particolare è tuttora presente nel continente europeo. Ma questo fenomeno, invece di procurarvi delusione e scoraggiamento, è per voi - come per tutta la Chiesa - uno stimolo costante a pregare e lavorare per la ricerca e la maturazione delle vocazioni.

Questo, evidentemente, comporta che la vita religiosa, nella sua realtà e nella varietà delle sue forme, deve essere maggiormente compresa, apprezzata e incoraggiata dai Pastori e da tutte le Comunità cristiane nelle loro esperienze di preghiera, nella catechesi, nell’animazione vocazionale. Seguendo le indicazioni del Concilio Vaticano II, occorre sensibilizzare al problema della ricerca e dell’incremento delle vocazioni le varie componenti di tutta la comunità ecclesiale, e in particolare le Famiglie, i Maestri, gli Educatori, le Associazioni, i Sacerdoti e, come precipui responsabili, i Vescovi (cf. Optatam totius, 2). È pertanto necessario che a tutti i livelli si manifesti, si sviluppi e cresca un profondo senso ecclesiale, una generosa apertura ai bisogni pastorali della Chiesa universale, una vicendevole e leale collaborazione tra Clero secolare e Religiosi per sostenere e aiutare quegli uomini e quelle donne, che per mezzo della pratica dei consigli evangelici intendono seguire Gesù con maggiore libertà e imitarlo più da vicino, consacrandosi a Lui con cuore indiviso. In modo speciale occorrerà sostenere e aiutare la vocazione e la missione specifica delle Religiose, dei Fratelli e dei Contemplativi. Ma è necessario anche, e soprattutto, che non si diffondano opinioni errate circa la validità della vita consacrata, generando confusione e disorientamento, in particolare fra i giovani e le giovani disponibili ad accogliere l’invito di Cristo.

2. Sono proprio i giovani e le giovani i destinatari privilegiati dell’appello di Gesù a seguirlo in maniera più intima e impegnativa.

Nonostante le odierne difficoltà, si rileva in generale la presenza di giovani aperti e disponibili a vivere un autentico radicalismo cristiano, a donarsi e dedicarsi a un servizio disinteressato nei confronti dei poveri, degli emarginati, dei bisognosi, dei malati. Le varie Famiglie religiose, ricche di secolari esperienze, potrebbero e dovrebbero essere un punto di riferimento per la loro scelta di vita. Le ansie, le esigenze, i desideri dei giovani e delle giovani di oggi sono spesso una forte invocazione e anche una vera sfida per i Religiosi e le Religiose!

Nella mia Lettera Apostolica Ai Giovani e alle Giovani del mondo, in occasione dell’Anno Internazionale della Gioventù, ho cercato di analizzare il tema del colloquio di Cristo con i giovani: e tale colloquio si conclude con l’invito alla sua sequela, la quale si può concretizzare nell’aspirazione a un “qualcosa di più” della stessa osservanza della Legge di Dio; da una vita secondo i comandamenti ad una vita nella consapevolezza del dono, mediante il servizio nel sacerdozio ministeriale o nella vocazione religiosa (cf. Giovanni Paolo II, Epistula Apostolica ad iuvenes, Internationali vertente Anno Iuventuti dicato, 8, 31 marzo 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 775). Ma, per l’auspicato sviluppo delle vocazioni è necessaria la fervida preghiera: “pregate . . . il padrone della messe che mandi operai nella sua messe” (Mt 9, 37-38); è necessaria la gioiosa testimonianza dei membri delle famiglie religiose maschili e femminili; è necessaria una specifica pastorale vocazionale, animata da inventiva, creatività, fervore dinamico; meritano in questo campo di essere avvalorate le fruttuose esperienze, che si vanno mettendo in pratica in numerosi Paesi, come ad esempio le comunità religiose di accoglienza che offrono il loro aiuto ai giovani e alle giovani per la maturazione della loro scelta vocazionale; le esperienze di preghiera personale e comunitaria, particolarmente quelle incentrate nell’Eucaristia, sorgente di ogni vocazione cristiana.

3. La promozione delle vocazioni religiose, per essere veramente efficace, deve iniziare dagli stessi Istituti religiosi. Nessun religioso o religiosa, nessuna comunità può rimanere indifferente di fronte a questo problema fondamentale della Chiesa, come ho raccomandato in numerose occasioni, nei miei incontri e nei miei viaggi pastorali. E giacché le vocazioni sono un dono di Dio alla sua Chiesa, dobbiamo meritarle e invocarle con la preghiera, la penitenza, la testimonianza di vita fondata sul Vangelo.

Ed è a Maria, la Vergine del “Fiat”, che affido i miei e i vostri voti: Lei, che seppe “seguire” il suo Gesù fino alla donazione suprema del Calvario, apra i cuori di tanti giovani  e di tante giovani  perché, accogliendo l’invito del Cristo, vivano fin da quaggiù, nella povertà, nella castità e nell’obbedienza, la realtà escatologica prefigurata in quei cieli nuovi e in quella terra nuova, di cui ci parla la Sacra Scrittura (cf. Is 65, 17; 2 Pt 3, 13; Ap 21, 1).

La mia Benedizione Apostolica vi accompagna ora e sempre.

 

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