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ALLOCUZIONE DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'ASSEMBLEA GENERALE DELLA CEI

NELL'AULA DEL SINODO

Giovedì, 30 maggio 1985

 

Venerati Fratelli nell’Episcopato.

1. A voi tutti il mio saluto cordiale. È ancor vivo nel mio animo il ricordo dell’incontro che ho avuto con voi e con una qualificata rappresentanza delle vostre Comunità diocesane in occasione del recente Convegno di Loreto, nel quale mi è stato dato di fare una particolare esperienza dei vivaci fermenti, delle tensioni e dei problemi, ma anche delle disponibilità e delle prospettive, presenti nella realtà ecclesiale italiana.

Sono lieto di essere anche oggi fra voi, per portarvi la conferma della mia fraterna comunione nella carità di Cristo, e insieme per offrirvi il sostegno del mio incoraggiamento a perseverare nella dedizione generosa con cui state spendendo le vostre energie a servizio del gregge nel quale lo Spirito vi ha posti come maestri e Pastori (cf. At 20, 28). Ho ricevuto con piacere il messaggio che mi avete inviato all’inizio della vostra Assemblea e ho tratto conforto dai sentimenti che avete in esso manifestati. Ve ne sono grato.

2. Il lavoro che siete chiamati a svolgere in questa XXV Assemblea Generale è impegnativo: l’Ordine del giorno è molto denso e sottopone al vostro esame temi che, dal punto di vista pastorale, appaiono di grande importanza.

Vi è innanzitutto la “nota pastorale” dell’Assemblea sul menzionato Convegno di Loreto. Essa dovrà proporre le opportune linee pastorali di azione in rapporto ai grandi problemi dell’ora presente alla luce di quanto ho ritenuto di dover esporre nel discorso rivolto ai partecipanti al Convegno. Occorre ora impegnarsi con leale coerenza, a far sì che la Chiesa in Italia possa presentarsi sempre più come comunità riconciliata, che annuncia, celebra e realizza la riconciliazione.

Sono certo che ciascuno di voi, in armonia col Clero, con i Religiosi e i Fedeli, non mancherà di fare quanto è in suo potere per essere all’altezza di una situazione complessa e delicata, nella quale è indispensabile che tutte le forze valide siano chiamate a raccolta e invitate a rendere testimonianza, con la parola e con l’esempio, a Cristo, supremo riconciliatore degli uomini tra loro e col Padre.

3. Altri argomenti di grande rilievo nel menzionato Ordine del giorno sono l’insegnamento della religione nella scuola statale e quello, in qualche modo connesso, della verifica dei nuovi catechismi.

Quanto ai nuovi catechismi, non occorre spendere parole per rilevarne l’eccezionale importanza. Voi ben sapete quanta cura ha sempre posto la Chiesa delle generazioni passate nel predisporre buoni testi catechistici. Lo stesso Concilio di Trento volle la compilazione di un “catechismus ad parochos”, nella convinzione che un’adeguata trasmissione dell’autentica dottrina sarebbe stata la premessa più efficace per la stessa azione di riforma generale della Chiesa. Giustamente perciò voi intendete dedicare particolare attenzione a questo compito mediante un accurato studio dei testi già sperimentati negli anni scorsi. Desidero assicurarvi che accompagnerò questa vostra fatica col più vivo e grato interesse. Ho infatti presenti e come davanti agli occhi le prossime generazioni, che nei catechismi da voi approntati potranno approfondire la loro chiamata alla conoscenza del Mistero di Cristo, all’amore di lui tradotto nella sequela e nella testimonianza di fronte al mondo. Dal grado e dall’autenticità di quella conoscenza dipenderà non soltanto la “salvezza” personale di ciascuno, ma anche la sua capacità di farsi lievito nella massa per promuovere entro la comunità degli uomini una “societas” non solo pacifica, ma anche pienamente umana.

Si profilano all’orizzonte grandi sfide etiche, alle quali è connessa la sopravvivenza stessa dell’umanità. Predisponendo i propri catechismi, la Chiesa di oggi è consapevole di assolvere a un compito fondamentale nei confronti della Chiesa e della società civile di domani. Tutto questo voi avete già intuito quando, nel documento preparatorio del Convegno di Loreto, avete indicato nella catechesi sui valori etici fondamentali uno dei contributi più efficaci che la Chiesa in Italia può offrire al futuro della comunità umana.

Occorre, pertanto, che i nuovi catechismi si presentino con buone modalità espositive e con un solido impianto dottrinale, proponendo insieme con l’interezza del Mistero cristiano della Salvezza (Fede-Morale-Sacramenti-Preghiera), anche le sue connessioni interne, con particolare riguardo all’interdipendenza tra i valori umani fondamentali e le verità cristiane che ne offrono la giustificazione e la radice più profonda.

All’origine di non poche crisi di fede sta infatti una carente formazione catechetica. Sono quindi ben lieto di incoraggiare quanto di serio viene fatto per trovare, in armonia con le indicazioni date dai competenti organi della Santa Sede, la via più adatta per giungere all’uomo moderno, tanto più assetato di certezze quanto più confuse e discordi sono le voci che risuonano intorno a lui.

4. È importante perciò disporre di buoni testi per un’adeguata catechesi; ma importante è pure avvalersi di ogni opportunità che possa servire come preparazione alla Catechesi o come ulteriore riflessione sui suoi contenuti. Tra queste opportunità emerge, per il significato sociale che riveste e per l’ampiezza dell’uditorio a cui si rivolge, l’insegnamento religioso nella scuola statale. Io unisco volentieri la mia voce alla vostra, venerati Fratelli, nel richiamare le famiglie e gli alunni al dovere di non trascurare questa possibilità, anzi questo diritto, che anche l’accordo concordatario del 18 febbraio 1984 loro riconosce. La formazione religiosa è parte integrante della formazione umana e l’educazione cattolica è un diritto e un dovere dei battezzati.

In questa prospettiva occorre affrontare il problema della preparazione e dell’aggiornamento dei Professori di religione, essendo ben chiaro che dalla qualità del loro insegnamento dipenderà in misura non piccola sia l’incidenza formativa sugli alunni sia l’opzione che questi poi esprimeranno nei confronti di tale insegnamento. Importante si rivela pure, da questo punto di vista, la preparazione di testi che, ben rispondendo alle esigenze delle nuove generazioni, siano in grado di suscitare il loro interesse per il tema religioso e, in particolare, per le grandi verità del Cristianesimo.

5. Venerati Fratelli, l’agenda dei lavori di questa vostra assemblea generale riserva uno specifico punto alla trattazione dei problemi del clero alla luce della nuove norme canoniche e concordatarie. Ciascuno di noi è perfettamente conscio dell’importanza che l’opera dei sacerdoti riveste nella quotidiana sollecitudine per le necessità del gregge di Cristo. “I Vescovi - riconosce espressamente il Concilio Vaticano II - grazie al dono dello Spirito Santo che è concesso ai presbiteri nella Sacra Ordinazione, hanno in essi dei necessari collaboratori e consiglieri nel ministero e nella funzione di istruire, santificare e governare il popolo di Dio” (Presbyterorum ordinis, 7).

Sono certo di interpretare il sentimento di voi tutti nel rivolgere ai Sacerdoti uno speciale pensiero di apprezzamento e di gratitudine: nel turbinio delle grandi città come nella solitudine dei piccoli paesi di montagna essi sono i generosi lavoratori della vigna evangelica, sono le scolte avanzate a presidio dell’ovile di Cristo. Se è dovere di noi Vescovi preoccuparci delle loro necessità spirituali, non meno impellente deve essere la preoccupazione per le loro esigenze di ordine materiale, così che ad essi non manchi quel dignitoso sostentamento che si addice ai ministri di Dio.

6. Accanto ai sacerdoti sono chiamati a operare per l’avvento del Regno di Dio i laici. Il Concilio Vaticano II ha posto in viva luce la loro specifica vocazione, sottolineando con forza l’importanza del loro contributo alla missione salvifica della Chiesa nel mondo.

L’accresciuta coscienza del ruolo che i laici hanno nell’opera di salvezza costituisce senza dubbio un “segno dei tempi”. È per questo che ho voluto, venendo incontro del resto al suggerimento di molti vescovi di varie parti del mondo, che la vocazione e la missione dei laici fossero oggetto di specifico esame da parte del prossimo Sinodo ordinario dei Vescovi, previsto per l’autunno del 1987. Vi sono grato per aver messo anche questo punto nell’ordine del giorno della vostra Assemblea. La riflessione della Chiesa su questo tema e la preghiera di questi anni di preparazione concorreranno certamente a promuovere un nuovo slancio apostolico del Laicato secondo lo spirito del Concilio Vaticano II.

7. L’applicazione del Concilio è un compito che ci riguarda tutti da vicino e che chiama in causa l’impegno generoso del popolo di Dio e, in primo luogo, dei pastori. Da parte mia, con l’aiuto di Dio nulla voglio tralasciare di quanto può rivelarsi utile all’attuazione di tale compito, che tocca così intimamente il bene della Chiesa e dei singoli fedeli. In tale linea deve essere interpretata anche l’iniziativa che ho preso di indire un Sinodo straordinario per il prossimo autunno, nella ricorrenza del ventesimo anniversario della conclusione di quello storico evento.

Anche di questo voi vi occupate in questa vostra assemblea. Ve ne ringrazio, nella convinzione che solo col contributo di tutta la Chiesa la celebrazione di quella ricorrenza potrà rivelarsi veramente incisiva e feconda. Chiedo fin d’ora a voi, al clero, ai religiosi e alle religiose, come anche a tutti i fedeli, il conforto del loro impegno e di una speciale preghiera, perché la preparazione del Sinodo straordinario e il suo svolgimento giovino alla migliore comprensione del genuino messaggio del Concilio, favorendone la sempre più generosa accettazione da parte di tutte le componenti del Popolo di Dio, a vantaggio della Chiesa e dell’umanità stessa nel suo insieme.

Ultimo argomento di questa vostra Assemblea è il Simposio dei Vescovi d’Europa. Sono certo che i Vescovi italiani, mediante i loro delegati, contribuiranno all’approfondimento collegiale di temi riguardanti un continente, che ha avuto e dovrà continuare ad avere una grande parte nella storia della Chiesa cattolica.

Ci sia vicina la Vergine Santa col sostegno della sua materna sollecitudine. Come fu al centro del collegio apostolico per implorare su di esso la discesa dello Spirito, così resti con noi per ottenerci, fra le quotidiane fatiche del ministero pastorale, nuove effusioni dei doni del Paraclito. Con questo augurio, vi imparto di cuore, quale pegno di fraterno affetto, la mia Apostolica Benedizione.

 

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