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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL GRUPPO MISTO DI LAVORO TRA
CHIESA CATTOLICA E CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE

Sabato, 5 ottobre 1985

 

Cari Fratelli e Sorelle,
Membri del Gruppo Misto di Lavoro fra la Chiesa Cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Vi saluto nel nome del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo: “Pace a voi”
(Gv 20, 26).

1. Un caloroso ringraziamento per avermi voluto incontrare in occasione della vostra riunione di Riano. Io apprezzo grandemente la vostra visita, soprattutto perché quest’anno ricordo il ventesimo anniversario della fondazione del Gruppo Misto di Lavoro, e vorrei unirmi a voi nel ringraziare Dio per quanto è stato fatto finora e nel rinnovare il desiderio di proseguire lungo la via che egli ci indicherà. Come sapete, io sono convinto che la Chiesa Cattolica debba avere un suo posto specifico nel rapporto di collaborazione con il Consiglio Ecumenico delle Chiese, e ho ripetutamente chiesto che esso venga migliorato laddove sia possibile. Per questa ragione lo scorso anno incontrai il Consiglio nel suo Centro ecumenico di Ginevra. Io considero quella visita come una tappa importante del compito pastorale, che mi offre una posizione privilegiata al servizio della comunità e dell’unità. Vorrei che l’impulso positivo dato da quella visita si traducesse in azione a beneficio della nostra collaborazione e del movimento ecumenico in generale.

Nei vent’anni già trascorsi, il Gruppo Misto di Lavoro ha portato avanti il suo compito con modestia e discrezione e forse per questa ragione la sua importanza non è stata apprezzata appieno. Esso si è impegnato a fondo per mantenere viva tale collaborazione e incoraggiarla, e lo ha potuto fare grazie alla fiducia accordata dalle sue autorità. Il lavoro del Gruppo è tale da rendervi orgogliosi di farne parte. Esso ha bisogno delle vostre doti migliori, la creatività, il coraggio e un profondo senso di responsabilità. È un servizio che voi offrite a tutto il movimento ecumenico, infatti la collaborazione fra la Chiesa Cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha un’importanza sia pratica che altamente simbolica per quel movimento.

2. Quando il Gruppo Misto di Lavoro fu fondato, il Consiglio Ecumenico delle Chiese e la Chiesa cattolica vennero chiaramente riconosciuti come due organismi non paragonabili fra loro. Da una parte c’è il Consiglio, composto da molte Chiese e comunità ecclesiali di diverse tradizioni confessionali. Dall’altra c’è la Chiesa Cattolica, con tutta la sua responsabilità pastorale di Chiesa. Tutto ciò pone particolari problemi alla collaborazione. Inoltre, la Chiesa Cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese non hanno sempre un uguale approccio alle diverse questioni. Ne segue quindi necessariamente che la via alla collaborazione è a volte limitata. Ciò rende il vostro compito più difficile, sebbene non impossibile né meno importante. Questo significa che voi state operando dentro i problemi reali delle nostre divisioni, problemi che il movimento ecumenico, con la grazia di Dio, ci rende capaci di affrontare con speranza e determinazione.

Fra i vari aspetti del vostro impegno, primo fra tutti è la collaborazione dei partner più appropriati dell’area cattolica con le diverse sottounità e con i programmi del Consiglio. Ho affermato, in un mio recente discorso, che una collaborazione fruttuosa si è sviluppata sin dal 1965 “nel campo sociale e in quello della promozione della pace e della giustizia; sui problemi della missione e dell’evangelizzazione, così come nel dialogo con le altre religioni” (Giovanni Paolo II, Allocutio ad Patres Cardinales Romanaeque Curiae Sodales habita, 28 giugno 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 1987 ss). Deve essere vostro compito prestare attenzione ad ogni possibilità in questo senso e incoraggiarla con saggezza.

Il Gruppo Misto di Lavoro ha anche un ruolo particolare nella ricerca di aree promettenti per lo studio e l’approfondimento della questione dell’unità. In questo ambito, esso può sostenere e integrare l’importante opera svolta insieme nella Commissione per la Fede e l’Ordine. Dal momento che guarda soprattutto alla collaborazione, il Gruppo Misto di Lavoro deve sempre focalizzare la propria attenzione sull’unità visibile, che è la meta del movimento ecumenico. C’è inoltre spazio perché esso si occupi delle ampie questioni che si pongono ai cristiani nella loro missione nel mondo.

Senza stare a ripetere ciò che è già stato fatto dai vari gruppi cattolici o da quelli del Consiglio Ecumenico, sembra essere rimasto spazio anche per una discussione ecumenica più sistematica di questioni quali la diffusione della fede oggi, la natura della secolarizzazione e le sue conseguenze, i problemi della cultura e della pace mondiale. “C’è bisogno soprattutto di essere sempre docili allo Spirito Santo e al modo con cui lo Spirito Santo parla alle Chiese oggi (cf. Ap 2, 7). Occorre avere interesse, in ogni cosa e ovunque sia possibile, a dare comune testimonianza a Cristo e al suo Vangelo nel nostro mondo, così ricco oggi di possibilità, ma anche afflitto da così tanti mali” (Giovanni Paolo II, Allocutio ad Patres Cardinales Romanaeque Curiae Sodales habita, 28 giugno 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 1987 ss).

3. Quando il Gruppo Misto di Lavoro fu fondato, il Cardinal Bea disse che uno dei suoi compiti sarebbe stato il dialogo. Ciò non fa riferimento unicamente alla discussione teologica che ha luogo all’interno di Fede e Ordine.

Il termine dialogo implica anche una continua relazione fra Chiesa Cattolica e Consiglio Ecumenico delle Chiese, la quale, come ogni relazione, richiede un’incessante comunicazione, gesti di amicizia e di cortesia, attenzione reciproca, interessamento alle gioie, ai dolori e alle grandi occasioni dell’altro. Questa dimensione di dialogo può essere facilmente sminuita, sotto la pressione del lavoro quotidiano, ma certo è estremamente necessaria in questi tempi in cui il momento ecumenico è cresciuto tanto da arrivare ad affrontare alcune delle questioni più importanti di divisione.

Nondimeno il Gruppo Misto di Lavoro farà da interprete alla Chiesa Cattolica e al Consiglio Ecumenico delle Chiese; tradurrà ciò che sta accadendo a livello internazionale in termini di impegno locale; sarà interprete del movimento ecumenico presso un pubblico più ampio. Per il momento esso ha accumulato una certa saggezza che lo rende capace, di tanto in tanto, di dare chiara espressione ad alcuni aspetti della collaborazione o del movimento ecumenico. Il suo ruolo può essere quello di risvegliare la creatività, di interpretare, di stimolare, di dare consigli che consolideranno i passi finora mossi verso l’unità.

Le mie speranze per la vostra opera sono grandi e perciò vi incoraggio in essa. Prego Dio che vi dia l’intuito, la perseveranza, la pazienza e la profondità di visione necessari al vostro compito. Egli benedica voi e le vostre famiglie e tutti coloro di cui siete responsabili. “Grazia e pace vi siano moltiplicate nella conoscenza di Dio e di Gesù, nostro Signore” (2 Pt 1, 2).



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