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VISITA PASTORALE IN SARDEGNA

VISITA ALL'UNIVERSITÀ DI SASSARI

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL MONDO DELLA CULTURA

Sabato, 19 ottobre 1985

 

Illustrissimo Signor Magnifico Rettore,
Chiarissimi Professori,
Cari Studenti.

1. Un cordialissimo saluto a voi tutti che fate parte di questa insigne Università di Sassari. Insieme con il Centro di Cagliari essa sta al vertice della cultura nella vostra Isola.

Un ringraziamento particolare al Rettore per il cortese e gradito invito e per le nobili parole pronunziate. Un pensiero deferente e cordiale va anche al Presidente della Repubblica Italiana, vostro conterraneo e per lunghi anni illustre docente presso questa Università.

Trovarmi in questa Università è per me rivivere i non pochi anni dedicati all’insegnamento accademico, nel contesto di quotidiani contatti con colleghi e studenti che hanno segnato profondamente la mia vita.

Con voi e con la vostra Università saluto la vostra antichissima e umanissima cultura. La Sardegna ha radici culturali lontane nel tempo, che attingono a fonti puniche, greche e romane, alla civiltà spagnola come a quella che precedette l’unità d’Italia. E radici culturali antiche e profonde ha pure la provincia turritana, che in questa università ha da secoli il suo massimo centro di attività intellettuale, fonte di luminoso irraggiamento umanistico per il Logudoro e per l’intera Isola. Voi potete ben comprendere la mia ammirazione per una così impegnativa storia dello sforzo culturale che si è sviluppata in questa terra. Di tale impegno voi siete i legittimi eredi e rappresentanti.

Tale ammirazione per me si arricchisce di un più interessante motivo quando riscontro che l’origine dell’Università di Sassari è singolarmente legata a un’iniziativa della Chiesa; precisamente al genio dei Gesuiti, che si impegnarono a dare all’isola una sua peculiare dignità e promozione culturale. Infatti è dal Collegio dei Gesuiti della provincia di Sardegna, risalente al 1562, che nasce, con diploma regio del 1617, la prima Università di questa terra. Alle iniziali due Facoltà di filosofia e teologia se ne aggiunsero altre, fino a costituire, nel corso del tempo, l’attuale moderno ateneo.

2. Tutto questo insieme di eventi mi facilita la parola che vorrei dire in questa felice circostanza.

È naturale che io vi parli dell’Università e della Chiesa, che in questo momento, qui s’incontrano.

E poiché la vostra stessa cultura vi ha reso particolarmente sensibili ai valori umani e alla dignità della persona, sarà questo il tema principale di quanto verrò dicendo.

Vi è in quest’Isola una singolare ricchezza di umanità, che è il vostro patrimonio più bello e prezioso. Ecco perché certi fenomeni - come quello tanto deplorevole dei sequestri che turbano, in questi tempi, la vostra società - vi feriscono e vi offendono profondamente. Questi fatti non sono prodotti né dalla vostra cultura né dalla vostra gente. Voi li sentite del tutto estranei ai vostri sentimenti umani e cristiani. Sono la zizzania che l’inimicus homo ha seminato nel campo del buon grano della vostra antica civiltà e sono perciò fatti che suonano in contrasto stridente con la singolare ricchezza di umanità che vi distingue.

3. È qui dove la Chiesa e l’Università possono e debbono continuare a collaborare e compiere insieme, anche nel nostro tempo, un inestimabile lavoro, perché nessun fenomeno di recessione e di emarginazione abbia più a turbare la vostra serena Regione.

Gli studi universitari per la loro stessa natura aiutano l’uomo a realizzarsi. Il sapere di qualsiasi settore delle scienze umanistiche, naturali e sociali realizza intellettualmente l’uomo. Quanto più l’uomo, lo studente, avanza nella conquista del vero, nella rispettiva disciplina, tanto più la sua mente si sviluppa. La ricerca è il primo e fondamentale compito dell’Università. Nessuna presenza culturale può incidere durevolmente nell’esperienza di un popolo, se non affonda le sue radici nel rigoroso impegno di ampliare sempre più gli orizzonti della conoscenza nei vari ambiti del sapere. Ma l’uomo non è soltanto intelligenza. È anche volontà. Nella vita pratica la volontà ha sempre il primato su tutto l’agire umano, specialmente sull’agire morale.

Al progresso scientifico perciò non contribuisce soltanto l’intelligenza, ma anche la volontà. Nella mia prima Enciclica «Redemptor Hominis» diretta a tutti gli uomini di buona volontà, ho richiamato l’attenzione sulla minaccia e sui pericoli gravissimi che la scienza e la tecnica possono recare all’umanità, se manca la buona volontà di coloro che hanno in mano le sorti del mondo. Di qui la paura che i risultati dell’intelligenza e i prodotti delle sue stesse mani e del suo genio si rivoltino contro l’uomo. Lo scopo degli studi universitari non è certamente quello di condurre a tali conseguenze. Tutto in questo mondo dev’essere al servizio dell’uomo. Di qui l’imprescindibile compito pedagogico e costruttivo dell’Università nell’edificazione dell’uomo integrale, non solo intellettualmente bravo, ma più ancora saggio e addestrato nel retto uso della volontà. Non basta che gli studenti escano di qui con l’intelletto ricco di nozioni. Essi devono uscire uomini con la volontà autoguidata da salde convinzioni morali e da ferme e operanti buone intenzioni.

Indispensabile quindi la ricerca scientifica in quel contesto di interdisciplinarità per il quale l’Università si caratterizza in rapporto ad altri Centri culturali. Indispensabile l’impegno didattico, mediante il quale le acquisizioni scientifiche vengono partecipate alle nuove generazioni, avide di sapere. Ma ancor più indispensabile è l’attenta considerazione dei valori fondanti che stanno alla base di ogni edificio culturale autenticamente umano. È perciò necessario che l’informazione sia guidata dalla sapienza, la quale, con vivo senso di responsabilità, sappia rispettare la scala dei valori morali, spirituali e religiosi, tutti incentrati nell’uomo, che nel mondo costituisce il valore supremo. Tutto il resto - scienza, tecnica, cultura, società - è posto al servizio della persona. Questo è l’ordine delle cose voluto da Dio.

4. Capovolgere quest’ordine è ricadere nella barbarie. Il Figlio di Dio ha sintetizzato le leggi morali nell’unica norma dell’amore di Dio e del prossimo. Ama il tuo prossimo come te stesso. Chi non rispetta gli altri, non rispetta, di fatto, nemmeno se stesso come uomo. Non ama il proprio vero bene chi non ama gli altri come se stesso. Qui c’è tutto il vangelo e insieme tutta la morale umana scritta nel cuore dell’uomo. L’uomo deve prendere l’amore che egli ha di per se stesso. come misura dell’amore che deve avere verso gli altri. L’uomo si realizza come uomo soprattutto quando acquista la capacità di usare rettamente la propria volontà.

L’Università non può esimersi da questa finalità altamente pedagogica di rendere l’uomo capace di volere e di amare. Per assolvere pienamente la sua importante missione deve mirare a questo scopo, che coincide con quello della Chiesa. Nella Chiesa, infatti, tutto è posto al servizio dell’uomo. Tutto ha significato in quanto aiuta l’uomo a realizzarsi: la dottrina, i sacramenti, il ministero pastorale, ogni altra istituzione tende a servire l’uomo. Il credo cattolico riassume questa finalità in due parole: «Propter nos homines et propter nostram salutem»: per noi uomini e per la nostra salvezza. Il perché del cristianesimo sta tutto qui. Basti dire che il suo divino Fondatore ha detto: “Non sono venuto per essere servito, ma per servire” (Mt 20, 28). Tutto ciò che Egli ha detto e fatto, anche la morte in croce, aveva questo scopo. È questo l’insegnamento perenne della Chiesa, depositaria della dottrina e dei doni che Gesù Cristo le ha conferito per il bene dell’umanità.

5. La dottrina della sacra inviolabilità della persona e della sua dignità non è di oggi, ma di sempre. È nella natura stessa della verità fondamentale del cristianesimo.

I Padri e i teologi della Chiesa hanno elaborato una grande antropologia cristiana, a partire dalle verità della fede. Un’antropologia in cui essi gareggiano nell’esaltazione del capolavoro di Dio, che è appunto l’uomo. Un’antropologia che non teme confronto con qualsiasi altra e non ha alcun complesso di inferiorità dinanzi a qualsiasi ideologia.

Lo stesso San Tommaso, commentando il trattato aristotelico sull’anima, afferma nettamente: L’uomo è la totalità dell’essere (S. Tommaso, De anima, III, 13), racchiude in sé un’infinita profondità d’essere, immagine dell’infinito per essenza, che è Dio stesso. Vorrei imprimere profondamente nell’anima e nel cuore di tutti voi che mi ascoltate questa grandiosa concezione dell’uomo, pensando alla quale fin dal primo giorno del mio ministero pontificale, ho esclamato, parlando alla folla presente in Piazza San Pietro: «Con quale venerazione dobbiamo pronunciare questa parola: “uomo”»!

Chi non vede l’immagine di Dio nell’uomo e non vede ogni volto umano aureolato dal volto stesso di Cristo, a cui ognuno attualmente o virtualmente appartiene, non ha più nulla di cristiano.

Ho fatto questi rapidi cenni alla dottrina della Chiesa sull’uomo perché questo è il grande vincolo che la unisce radicalmente all’Università, ed esso è anche uno dei temi e dei motivi dominanti del mio ministero pastorale e lo scopo finale della missione universitaria.

Possa questa comunità universitaria raccogliere l’invito ad operare sempre più a favore dei grandi valori dell’uomo, alla luce della scienza e della fede, affinché il suo cammino sia illuminato da profonda e vera sapienza. L’invito è anche un augurio che affido alla premurosa e provvidente grazia di Dio, mentre invoco su tutti voi, su questo centro universitario, su quanti vi operano, impegnando studi ed energie, l’assistenza divina.  



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