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VISITA PASTORALE NEL LIECHTENSTEIN

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I PARLAMENTARI E I RAPPRESENTANTI DEL GOVERNO*

Vaduz (Liechtenstein)
Domenica, 8 settembre 1985

 

Altezza, Eccellenza,
Signor Capo del Governo,
Signore e Signori.

1. Con grande interesse ho seguito l’esposizione che ella, Signor Capo del Governo, mi ha appena fatto a nome degli organi dello Stato e delle autorità del principato del Liechtenstein, alla presenza del principe, del suo luogotenente, il principe ereditario e delle loro consorti, come pure del vescovo di questa diocesi e di altri rappresentanti della Chiesa. Ringrazio lei e tutti coloro a nome dei quali ella ha espresso così nobili parole di benvenuto.

La sua esposizione ha dato particolare risalto allo stretto rapporto in cui vivono, nel principato del Liechtenstein, lo Stato e la Chiesa. Le radici di tale fatto si trovano nella storia pluricentenaria del cristianesimo in questo Paese, che venera come suo patrono San Lucio, uno dei primi apostoli della fede in territorio retico. La cristianizzazione di questa zona, che ebbe inizio già in epoca romana, nella valle dell’Ill e presso il corso superiore del Reno, è proseguita ininterrottamente nei tempi successivi.

La fede cristiana ha prodotto anche qui, in diverse epoche, ricchi frutti e ha lasciato una forte impronta nell’arte cristiana e nelle tradizioni religiose. La vita ecclesiale si è rinvigorita e ancora oggi caratterizza la vita sociale del Paese. In tempi più recenti, la presenza della famiglia principesca ha assunto un grande significato in questo senso. La casa del Liechtenstein, che è sempre stata di fede cattolica ed è rimasta fedele alla Chiesa cattolica, ha sempre avuto rapporti stretti e positivi con la Santa Sede. Se si considera tutto ciò, diventa comprensibile come la legge, nel principato del Liechtenstein, riconosca alla Chiesa cattolico-romana, come Chiesa nazionale, una speciale tutela dello Stato, assicurando tuttavia a ogni persona la libertà di religione e di coscienza, garantendo la pratica religiosa anche per le altre confessioni, entro i limiti della morale e dell’ordine pubblico. Colgo volentieri l’occasione per rivolgere a tutti i cittadini non cattolici di questo paese un fraterno saluto di stima e solidarietà.

2. In qualità di successore di Pietro, al quale la divina Provvidenza ha affidato la cura pastorale di tutte le Chiese, sono venuto oggi in visita pastorale nel vostro amato Paese verso il quale voi, in veste di parlamentari, membri del governo e autorità civili portate una grande responsabilità. Il vostro compito, così carico di doveri, è il frutto della definizione della costituzione dello Stato, secondo cui il principato del Liechtenstein è una monarchia ereditaria costituzionale fondata sulla democrazia e sul parlamento e secondo la quale il potere politico è ancorato al principe e al popolo (art. 2 della Costituzione). Però il vostro compito ha un fondamento ancora più profondo perché, così è detto nella Lettera ai Romani, “non c’è autorità se non da Dio, e quelle che esistono sono stabilite da Dio” (Rm 13, 1). Questa affermazione dell’apostolo delle genti tuttavia è stata purtroppo scossa da tante esperienze negative succedutesi nel corso della storia. Ancora oggi essa viene da non pochi esclusa, per principio, da ogni considerazione.

Esattamente cento anni fa, nell’anno 1885, il mio venerato predecessore papa Leone XIII, nella sua enciclica “Immortale Dei” ha espresso alcuni pensieri fondamentali sull’ordinamento dello Stato cristiano e in particolare sull’origine teologica del potere politico. In essa, egli ammonisce gli uomini di Stato a guardare soprattutto a Dio e alla sua volontà, come al supremo dominatore del mondo.

So che i problemi per cui un uomo politico oggi deve impegnarsi e trovare o imporre delle soluzioni sono molto complessi. Vedo anche, però, che i responsabili dello Stato e della società, nella ricerca delle soluzioni per i loro problemi, vengono sempre immancabilmente rimandati a presupposti storici, etici e religiosi. Soprattutto l’uomo politico cristiano deve conservare una fine sensibilità per tutte le condizioni fondamentali che sono alla base della politica odierna. La sua azione deve essere originata da una solida coscienza dei valori e delle responsabilità. Egli non può lasciare da parte la sua coscienza, formata nella fede cristiana e pur sempre in via di formazione, in ogni occasione di consultazioni e decisioni. In particolare oggi, nel contesto delle diverse opinioni e di intenzioni, si richiede al cristiano fedele che si trova in una posizione sociale di guida una visuale dei principi estremamente chiara.

3. Come capo visibile della Chiesa di Cristo, che possiede come caratteristiche essenziali l’unità, la santità, la cattolicità e l’apostolicità, sono tenuto in misura particolare ed elevare la mia voce affinché in tutti quei luoghi, in cui la Chiesa vive nei suoi membri, possa rifulgere tra di loro ciò che costituisce l’essenza dell’uno, santo, cattolico e apostolico. In occasione della celebrazione eucaristica di questa mattina ciò si è verificato in maniera singolare tra di noi. L’intera vita dei fedeli e la formazione della loro comunità deve però sempre essere coinvolta e forgiata da questa caratteristica.

All’inizio del mio discorso ho accennato alla tradizione cristiana di questo Paese e mi auguro di cuore che gli uomini e le donne del Liechtenstein continuino a costruire sulla base di questa preziosa e forte eredità. Ciò si rende necessario per conservare l’identità di questa piccola comunità popolare. Le influenze ideologiche negative, a cui vanno soggetti, oggi, anche gli uomini di questo Paese, non devono avere la possibilità di intaccare la sostanza moralmente sana, che garantisce un futuro pieno di speranza e degno dell’uomo.

4. Mediante la collaborazione a livello internazionale, in particolare in vista della questione della sicurezza e del futuro dell’Europa e, più in generale, della comunità dei Paesi europei, recentemente sono stati instaurati contatti preziosi tra il principato del Liechtenstein e la Santa Sede. Circostanze fortunate hanno fatto sì che in questo ultimo tempo tali contatti abbiamo trovato conferma solenne sotto forma di rapporti diplomatici ufficiali. È nostro compito comune, ora, portare un contributo efficace secondo le proprie forze e capacità per ottenere nel mondo la giustizia e la pace. Con questo impegno la Chiesa intende rispondere a una necessità vitale, che il Concilio Vaticano II - conclusosi vent’anni fa - tratta in un capitolo a sé stante dalla costituzione pastorale Gaudium et spes sotto il titolo: “La promozione della pace e la costruzione della comunità dei popoli”. In questo caso dice: “I cittadini coltivino con magnanimità e lealtà l’amore verso la patria, ma senza ristrettezze di spirito, cioè in modo tale da prendere anche contemporaneamente in considerazione e volere il bene di tutta la famiglia umana, che è unita con ogni sorta di legami tra razze, popoli e nazioni” (Gaudium et spes, 75).

L’intera famiglia umana, costituita dalle singole famiglie dei popoli, ha sempre alla sua base naturale - per quanto grande possa essere - la famiglia singola. La costituzione morale della famiglia umana si trova così in collegamento strettissimo con la qualità religiosa e morale delle singole famiglie. Permettetemi di ripeterlo anche in questa sede e di sottolineare, in vista dell’integrità morale della singola famiglia e dell’intera comunità, quanto sia decisivo oggi impegnarsi con la massima decisione per la difesa dei principali valori morali della società, in particolare per la protezione della vita umana incipiente. Il Concilio Vaticano II parla molto chiaro a questo proposito; “Dio, Signore della vita, ha infatti affidato agli uomini l’altissima missione di proteggere la vita: missione che deve essere adempiuta in modo umano. Perciò la vita una volta concepita deve essere protetta con la massima cura e l’aborto, come l’infanticidio, è un abominevole delitto” (Gaudium et spes, 51).

5. La chiara voce che la Chiesa eleva in difesa del bambino debole e indifeso non deve spegnersi inascoltata; essa è la voce del bambino stesso, che Dio “ha tessuto nel seno della madre”, come dice il salmista (cf. Sal 139, 13). Nessuno si può permettere di ferire questo grembo in modo morale; chi lo fa, ferisce il grembo della famiglia stessa, di quella naturale come della famiglia dei popoli e la famiglia dell’umanità. Possa quindi anche il principato del Liechtenstein - sul fondamento morale della sua eredità cristiana - fare di tutto per proteggere e difendere il valore e la dignità della vita umana in tutte le sue fasi e in modo efficace. La Carta dei diritti della famiglia, presentata dalla Santa Sede nell’ottobre 1983 a tutte le persone, istituzioni e autorità che in qualche modo hanno a che fare con la missione della famiglia nel mondo attuale, è da intendersi come un’indicazione “in favore della famiglia che deve essere stimolata e difesa contro ogni attentato illegale” (“Charta der Familienrechte”, Introd.).

Il diritto alla vita dell’uomo non ancora nato fa parte di quei diritti umani inalienabili, per la protezione e difesa dei quali proprio anche il vostro Paese si è impegnato in maniera esemplare nel corso della storia, e soprattutto nel passato più recente, attraverso molteplici iniziative coraggiose e disposte al sacrificio. Ricordo il generoso aiuto ai profughi e feriti dell’ultima guerra mondiale attraverso la Croce Rossa del Liechtenstein, disponibile accoglienza di perseguitati, ai quali all’interno delle vostre frontiere avete concesso ospitalità e avete permesso un’esistenza nuova e sicura. Tanto basta a perpetuo onore del principato del Liechtenstein.

Possa questo coraggioso impegno per la dignità e i diritti dell’uomo di ieri servire da esempio al suo popolo, e in particolare ai responsabili di questo Stato, anche oggi e in futuro, e possa altresì guidarli e impegnarli nelle loro ulteriori decisioni! Questo è il mio cordiale augurio e questo chiedo per voi al Signore e giudice della storia e di tutti i destini umani.

Signore e signori, ringrazio sinceramente per la loro stimata presenza e attenzione. Possa Dio, l’Onnipotente, accompagnare sempre il loro responsabile lavoro al servizio dello Stato e della società con la sua benedizione. Maria, Regina della pace, doni a voi, ai vostri cari e alle persone a voi affidate per il vostro comune servizio al mondo in questa “amata patria” la sua protezione e il suo sostegno materno.


*L'Osservatore Romano 10.10.1985 p.6.



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