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VISITA ALLA PARROCCHIA DI SANT’AGOSTINO AL CAMPO MARZIO

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II CON I GIOVANI

Domenica, 16 febbraio 1986

 

Per dare una risposta alla bambina che ha parlato per prima, vorrei fare riferimento a una parola che ho ascoltato arrivando qui tra voi e ho cominciato a salutarvi, ad abbracciare i più piccoli. Avete continuato a ripetere l’espressione “dammi la mano . . . dammi la mano . . . la mano”. Si tratta di una bella espressione. Un’espressione che non si applica solamente alle nostre relazioni umane, ma si applica anche alle nostre relazioni con Gesù. Voi dovrete molto ripetere a Gesù “dammi la mano”, così come faceva Pietro, soprattutto quando stava per affogare nel lago di Genesaret. Non dimenticate mai di rivolgere questa richiesta a Gesù: dammi la mano. Ma dobbiamo essere generosi perché Gesù chiede sempre a tutti noi “dammi la mano”. Ecco, direi che si tratta di una cosa reciproca: se noi chiediamo a Gesù di darci la mano pure noi dobbiamo dare a Gesù la nostra mano. È un appello che si ripete con una grande insistenza come grido della Chiesa proprio in questo inizio di Quaresima: Gesù dice a tutti noi “dammi la mano, cammina con me, camminiamo insieme”. Lo scorso anno io ho scritto una Lettera a tutti i giovani del mondo e io direi che il fulcro di questa lettera si potrebbe ridurre proprio a questa espressione: Dammi la mano, così come Gesù dice ai giovani “dammi la tua mano” ascoltando il loro grido.

La vostra collega studentessa si è riferita a quei giovani che non sono qui tra noi, sono andati altrove, nei locali e che forse abusano della loro vita giovanile usando la droga per farsi un’illusione molto transitoria ma soprattutto facendo molto male a se stessi. Ecco, forse non hanno ascoltato la parola di Gesù, quel “dammi la tua mano”, e forse non hanno neanche offerto a Gesù la loro mano e non hanno ricevuto la sua mano perché li guidasse. Volevo dirvi queste cose sia per rispondere alle vostre domande sia per lasciarvi una consegna per questa Quaresima. In questo periodo un simile grido della Chiesa diventa molto più urgente. Gesù in questo periodo attraverso la sua Chiesa continua a ripetere questo grido “Dammi la tua mano”, e noi dobbiamo rispondere con la stessa parola e se le due domande si incontrano allora si comincia a camminare insieme. A tutti voi giovani auguro di dare la vostra mano a Gesù, di incontrare la sua mano e così camminare insieme a lui.

Desidero manifestare la mia soddisfazione per questa visita pastorale alla chiesa di Sant’Agostino, in questa parrocchia del centro storico. Sono diversi i motivi di questa soddisfazione, e anzitutto quello, fondamentale, della visita a un’altra porzione di quella grande comunità affidata ai successori di Pietro. C’è poi un motivo più particolare: ed è che compio questa visita la prima domenica di Quaresima tempo di conversione qui in questo giorno in questo tempo, per incontrare nella vostra parrocchia un grande convertito, sant’Agostino. Questa sua conversione, come quella di Saulo di Tarso, è ancora viva, presente nei secoli. Ne celebriamo il XVI centenario, una grande ricorrenza, una grande occasione per il nostro incontro d’oggi: per la parrocchia e per me, Vescovo di Roma.


Incontro con il Consiglio Pastorale

Vorrei dire adesso una parola particolare al gruppo qui presente, un gruppo, anzi diversi gruppi, dell’apostolato dei laici. Nella vita, nella storia della Chiesa, era già così nei tempi apostolici, anche ai tempi di sant’Agostino: e così è anche ai nostri tempi. Grazie al Concilio Vaticano II abbiamo preso più coscienza di questa realtà fondamentale per la Chiesa che è l’apostolato dei laici. È un apostolato che nasce insieme con i sacramenti del Battesimo e della Cresima e costituisce la dimensione connaturale dell’esistenza cristiana. La Chiesa, come dice il Concilio Vaticano II, è chiamata tutta all’apostolato. Forse in passato c’era, si era formata una certa lacuna su questo punto, si pensava soprattutto all’apostolato del clero, dei vescovi, dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose. Il Concilio Vaticano II ci ha reso di nuovo coscienti di questa verità fondamentale, che tutta la Chiesa è apostolica, che tutto il popolo di Dio è chiamato all’apostolato. Ed ecco, carissimi fratelli e sorelle, io vedo nella vostra presenza l’espressione, nella parrocchia di Sant’Agostino, di un apostolato diversificato secondo i diversi bisogni, secondo i diversi compiti e anche secondo i diversi carismi. Il vostro apostolato insieme a quello dei pastori, dei sacerdoti della vostra parrocchia, è il proseguimento di quello degli apostoli. Gli apostoli intorno a Cristo . . . Ecco io vorrei ringraziarvi tutti per questo vostro apostolato, per questa partecipazione attiva, consapevole alla vita della vostra parrocchia, per il contributo alla crescita di questa vostra comunità come parte integrante della Chiesa universale e in particolare della Chiesa di Roma: parte integrante perché siamo nello stesso tempo un popolo e siamo un corpo, il corpo di Cristo. Di tutto questo vi ringrazio e vorrei anche incoraggiare le vostre iniziative, la vostra presenza e la vostra collaborazione intorno al parroco e agli altri sacerdoti. Vorrei anche approfittare della circostanza per rivolgere a ciascuno di voi qui presente, e alle vostre famiglie, uno speciale augurio. Di buona Quaresima, potrei dire, ma già nel concetto di buona Quaresima è compreso quello di buona Pasqua. Così auguro a voi di approfittare di questo tempo benedetto da Dio che è la Quaresima, per vivere più pienamente il mistero pasquale di Gesù Cristo. Auguro tutto il bene alle vostre famiglie, a tutte le generazioni che sono qui rappresentate: i più anziani, i genitori, i giovani, fino ai piccoli, ai piccoli appena nati.

 

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