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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL’AZIONE CATTOLICA ROMANA

Domenica, 12 gennaio 1986

 

1. Con gioia grande accolgo oggi voi, giovani e adulti dell’Azione Cattolica di Roma, per questo appuntamento nel giorno della vostra festa dell’Adesione. Voi siete gli “evangelizzatori laici”, come amava dire il mio predecessore Paolo VI, impegnati a collaborare fedelmente con i legittimi pastori della Chiesa. La vostra partecipazione a questo incontro attesta che siete convinti dell’importanza e della serietà del vostro apostolato e che desiderate di conoscere sempre più chiaramente le esigenze che scaturiscono dalla vostra missione.

2. Oggi la Chiesa celebra il mistero del Battesimo di Gesù. Tale evento segna il momento in cui si inaugura la predicazione di Cristo con l’avallo solenne del Padre, il quale presenta al mondo il suo figlio prediletto (cf. Lc 3, 22). Non è priva di significato la coincidenza del nostro incontro con questa festa della liturgia. Essa invita a meditare attentamente sulla missione che con il battesimo è stata affidata ad ogni cristiano. Inseriti in Cristo-Capo, tutti i cristiani “sono deputati dal Signore stesso all’apostolato. Vengono consacrati per formare un sacerdozio regale e una nazione santa” (Apostolicam Actuositatem, 3). È questo sacerdozio regale, comune a tutti i cristiani, che li qualifica come testimoni di Cristo, membra vive e responsabili della Chiesa, la quale è chiamata ad essere, in Cristo, sacramento dell’intima unione dell’umanità con Dio. Per il battesimo il cristiano è inviato al mondo perché la Parola di Dio sia conosciuta e accolta.

È confortante riconoscere oggi, a vent’anni dal Concilio, il provvidenziale impulso che la riscoperta del sacerdozio comune dei fedeli ha dato all’impegno laicale nella Chiesa. E anche oggi è ancora questa esaltante verità che consente di comprendere meglio il significato di un organismo come il vostro nel suo specifico ruolo di comunità partecipe della missione della Chiesa secondo una peculiare forma di “ministerialità laicale”. Tale ministerialità è teologicamente fondata sulla struttura della Chiesa, corpo mistico di Cristo, sacerdote, profeta e re. In questo mistico corpo a voi è stato affidato un ruolo specifico come collaboratori uniti strettamente e in modo singolare all’opera dei ministri ordinari. È precisamente da questo particolare rapporto con la gerarchia che voi traete la specifica caratteristica, che deve sempre contraddistinguervi, cioè il carattere ecclesiale della vostra Associazione. Voi siete, perciò, in collaborazione con il ministero gerarchico, presenza santificatrice ed evangelizzatrice della Chiesa nel mondo, con speciale riferimento al compito specifico del laicato, che è l’animazione cristiana dell’ordine temporale.

3. La vostra “festa dell’Adesione” è altresì un momento utile per meditare sull’attualità del vostro ruolo. Il mondo delle realtà temporali costituisce il vostro singolare campo di lavoro, ed è un mondo che sembra avere assunto, in maniera lucida e precisa, l’impegno secolare di una prospettiva laicistica. Vi è, cioè, in esso il programma di escludere qualsiasi riferimento a Dio, al soprannaturale, al trascendente, per risolvere in forme puramente immanentistiche i problemi del bene comune della società umana.

In questo contesto la Chiesa è chiamata a realizzare la propria missione, quella di donare alla comunità degli uomini, insieme con l’annuncio della verità su Dio, il sommo bene della redenzione, riportando a Dio ogni realtà creata. Si tratta di un impegno immane, che la Chiesa può realizzare solo con la partecipazione di tutte le sue forze vive, e che non sarebbe concepibile senza la responsabile e fervorosa partecipazione del laicato. Tocca prevalentemente a voi laici dimostrare che è possibile un progetto di vita corrispondente alla sapienza che viene di Dio e renderlo noto al mondo, incarnando nella “città” un ordine sempre più giusto e umano. Occorrono per questo laici che accettino di far vivere, nella realtà secolare, modelli di vita cristiana conformi all’annuncio della fede, attuando concretamente nella loro condizione quanto il Vangelo insegna e proclama, così essi potranno “illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e crescano e siano di lode al Creatore e Redentore” (Lumen Gentium, 31).

4. Il vostro mandato di apostoli laici si svolge, inoltre, nella città di Roma, perché voi siete apostoli di questa Chiesa locale. I problemi pastorali della nostra comunità diocesana, come sapete, sono grandissimi ed esigono da voi una disponibilità eccezionalmente generosa. Valutate, con oggettiva chiarezza, le situazioni che maggiormente esigono la vostra opera. Voi avete certo notato che, nell’espandersi rapido e intenso della metropoli, emerge sempre più preoccupante la sproporzione numerica tra la popolazione e le forze apostolicamente impegnate. Questa situazione domanda a voi una singolare e intensa presenza in quei ministeri laicali nei quali la Chiesa maggiormente esprime se stessa: la catechesi, i gruppi di formazione giovanile, l’animazione liturgica, l’assistenza caritativa. Sono campi che esigono una collaborazione tra di voi e con i vostri sacerdoti davvero organica; e voi dovete impegnarvi a far sì che essa non sia una collaborazione languida, o comunque insidiata da forme di protesta e di dissenso poco consentanee con lo spirito di comunione ecclesiale.

Agite in maniera unitaria, come si conviene a una struttura associativa ispirata dalla forza soprannaturale della carità. Il Concilio invita i laici impegnati nell’apostolato a operare “uniti a guisa di corpo organico affinché sia meglio espressa la comunità della Chiesa e l’apostolato riesca più efficace” (Apostolicam Actuositatem, 20). Tutti i settori dell’Azione Cattolica devono concorrere allo stesso fine, operando secondo le esigenze dell’unica vocazione in Cristo. L’unità della Chiesa deve riflettersi nei vostri gruppi e nei vostri settori, e voi dovete far sì che ogni attività si richiami al fervore della cristianità delle origini: “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un’anima sola” (At 4, 32).

5. L’anno in corso vedrà l’assemblea diocesana e poi quella nazionale dell’Azione Cattolica. È questa una provvidenziale occasione per riflettere sulla fisionomia e sull’identità dell’Associazione. La missione dell’Azione Cattolica non può non derivare da quella della Chiesa; la sua scelta non può non essere coerente e coincidente con quella della comunità ecclesiale; le sue attività non possono non essere che attività di Chiesa e quindi di apostolato. Missione, scelta e attività operanti nella società italiana attraverso una presenza, chiara e coraggiosa di laici - adulti, uomini e donne, giovani e ragazzi - che con la loro identità cristiana, portata nel cuore del mondo, contribuiscano all’opera dell’evangelizzazione e ad iscrivere e far maturare nella città dell’uomo la legge di Dio.

Carissimi, vedendovi così numerosi ed entusiasti, e soprattutto conoscendo da anni il vostro impegno, ritengo che l’Azione Cattolica romana, superate le difficoltà del passato, stia ora vivendo una fase di promettente ripresa e di rinnovamento alla luce delle linee pastorali sopra accennate e che ripetono le indicazioni che ho espresso nel discorso a Loreto, in occasione del convegno ecclesiale su “Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini”.

Vi esorto a proseguire su questa strada e a dare testimonianza ogni giorno di operante fraterna armonia con quanti altri, movimenti, gruppi e associazioni, come voi sono impegnati nella animazione cristiana della realtà temporale. A questo proposito voglio ricordare quanto ho già avuto occasione di dire: “Per la solidale edificazione della casa comune è necessario . . . che sia deposto ogni spirito di antagonismo e di contesa, e che si gareggi piuttosto nello stimarsi a vicenda, nel prevenirsi reciprocamente nell’affetto e nella volontà di collaborazione, con la pazienza, la lungimiranza, la disponibilità al sacrificio che ciò potrà talvolta comportare” (Ioannus Pauli PP. II Allocutio ad eos qui in urbe Loreto coetui ecclesiali italico interfuere habita, die 11 apr. 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 1, 1985, 998).

Sono certo che l’Azione Cattolica Romana saprà portare avanti questa chiara visione programmatica, per essere così sempre più in sintonia con la propria vocazione.

La diocesi di Roma ha bisogno della collaborazione e dell’apporto convergente di tutte le forze di apostolato - ciascuno col proprio carisma - perché torni a risplendere il volto cristiano della Città eterna. Occorre che l’Azione Cattolica riscopra la passione per l’annuncio del Vangelo nel mondo di oggi. Ma perché quest’annuncio sia autentico e veramente liberante occorre guardarsi - come ho detto a Loreto - dal rischio “di una «espropriazione» effettiva di ciò che è sostanzialmente cristiano, sotto l’apparenza di una «appropriazione» che in realtà resta soltanto verbale, con la conseguenza della «assimilazione», al mondo invece che della sua cristianizzazione”.

Garanti della genuinità del messaggio di verità e della fedeltà alla vostra vocazione sono in mezzo a voi gli assistenti ecclesiastici, ai quali avete il diritto di chiedere “coerenza e sicurezza dottrinale, aggiornamento solido e sicuro, chiarezza d’impostazione e di idee, nella fedeltà assoluta al Magistero” (Paolo VI, p. 298, n. 893).

L’Azione Cattolica Italiana sarà autentica presenza santificatrice ed evangelizzatrice anche in adempimento del fondamentale impegno proprio dei laici cristiani di animazione cristiana dell’ordine temporale, solo se saprà vivere secondo l’assioma: “in necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas”. Come potrebbe, infatti, entrare in dialogo salvifico col mondo se non vivesse in dialogo di fede e di amore nel suo interno e con tutte le realtà ecclesiali?

6. Per la maggior parte di voi il campo concreto dell’azione e del servizio è la parrocchia. In essa, di fatto, si esercita la collaborazione, e nella parrocchia voi avete la possibilità di conoscere la vita della Chiesa, di sentire che cosa si richiede da voi, di assumervi precise forme di impegno. Ma è ancora nella parrocchia che si può realizzare quel processo formativo dei ragazzi e dei giovani, senza il quale la preparazione dei laici all’apostolato non avrebbe futuro.

Vi chiedo, a tale proposito, di apprezzare i programmi che l’Azione Cattolica, in tanti anni di esperienza, ha saputo suggerire per la formazione di generose anime apostoliche col glorioso motto: Preghiera, Azione, Sacrificio. Tenete presente l’importanza dell’Azione Cattolica Ragazzi, perché in essa si genera e si conferma, con una opportuna pedagogia, la vocazione all’apostolato. Preparate educatori e animatori che sappiano sviluppare una coscienza cristiana disponibile al servizio ecclesiale e aperta ai suggerimenti dello Spirito.

Inoltre colgo l’occasione di chiedere all’Azione Cattolica romana un impegno particolare nel collaborare con le parrocchie della Città perché tutte le famiglie siano informate sull’importanza culturale e formativa e, per i cristiani, sul grave dovere morale, di scegliere per i loro figli l’insegnamento di religione nella scuola.

7. Ecco, giovani e ragazzi, uomini e donne, una traccia della vostra missione nella Chiesa di Roma. Un compito grande, certo laborioso e difficile, ma reso urgente dai gravi problemi di questa città. Abbiate fiducia, e vivete con intensità, con pienezza, con totalità di dedizione, secondo le esigenze della vita in Cristo, ogni situazione della vita, per testimoniare, all’interno delle vostre condizioni di laici, nel lavoro, nella professione, nella famiglia, Gesù Cristo, per amore del quale vi dedicate al mondo affinché ogni realtà umana ritrovi in lui dignità, pienezza di significato, liberazione e vita nuova.

Io desidero esprimervi la mia fiducia cordiale e sincera, confidando nella piena e valida realizzazione della vostra vocazione di laici di Azione Cattolica. La Chiesa ha bisogno di voi, della vostra ricchezza spirituale, della vostra capacità di inventare ogni utile forma di servizio per adempiere il vostro ruolo specifico nell’ambito del corpo mistico.

Vi accompagni e vi conforti la mia benedizione.

 

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