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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLA XIV ASSEMBLEA GENERALE
DELLA CONFERENZA DEI RELIGIOSI DEL BRASILE

 

1. Amati fratelli e sorelle, grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo (1 Cor 1, 3).

Siete qui riuniti in questa XIV Assemblea generale della Conferenza dei religiosi del Brasile (CRB) come gli apostoli nel cenacolo, in comunione tra voi, con i vostri vescovi e il vostro popolo, e nello stesso tempo, con il Papa e tutta la Chiesa. E la nostra comunione è col Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo (1 Gv 1, 3). Il vostro scopo è di crescere nella conoscenza e nell’amore per essere testimoni e profeti di Cristo nel mondo d’oggi, in fedeltà dinamica alla vocazione religiosa e al carisma dei vostri fondatori.

Avete dinanzi agli occhi, come un libro aperto, il grande popolo del Brasile, con tutta la sua realtà storica, sociale e religiosa, e il vostro pensiero si apre a tutti i popoli del mondo che vi interpellano e rappresentano una sfida alla creatività e alla capacità evangelizzatrice di tutta la Chiesa, ma particolarmente dei religiosi e delle religiose, suscitati da Dio per essere pionieri sulle strade della missione e nei sentieri dello Spirito. Sono lieto di rivolgervi questo messaggio, perché la nostra gioia sia piena (cf. 1 Gv 1, 4).

Vorrei in primo luogo esprimere la mia gratitudine e stima a tutti i religiosi e le religiose del Brasile per la meravigliosa testimonianza di preghiera e di impegno apostolico che portano avanti senza badare a sacrifici, guidati dall’amore e animati dalla speranza. Più di 38.220 religiose, 7716 religiosi sacerdoti, 2547 studenti che si preparano al sacerdozio, 2391 religiosi laici, 2783 novizi e novizie, sono al servizio del regno di Dio nella Chiesa che è in Brasile. Ed è significativo il fatto che quasi la metà dei vescovi, esattamente 168, sono religiosi, e che un gran numero di consacrati brasiliani siano a servizio della Chiesa universale in paesi di missione. Inoltre la vita contemplativa è fiorente con 107 monasteri femminili e 19 monasteri maschili.

Faccio mie le parole di Paolo VI: “Sì, veramente la Chiesa deve molto a loro”. Confortato dalla testimonianza resa dall’episcopato brasiliano circa la vite religiosa durante le visite “ad limina”, aggiungo: la Chiesa vi è grata e conta su di voi.

2. Partecipando ai vostri lavori con la preghiera e con questo messaggio che affido a sua eminenza il card. Girolamo Hamer, prefetto della Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari, desidero chiamare la vostra attenzione su alcuni punti fondamentali riguardo alla formazione, nella linea del Concilio Vaticano II e del recente Sinodo straordinario dei vescovi.

Voi sapete che la vitalità delle famiglie religiose, la qualità e la creatività del servizio apostolico, l’efficacia dell’azione profetica, dipendono in gran parte dalla formazione iniziale e permanente dei chiamati a così grande missione. So che è una vostra preoccupazione costante. Infatti per assicurare alle nuove generazioni, ai formatori e alle formatrici e a tutti i religiosi e le religiose un’adeguata preparazione, avete dato vita a molte forme di cooperazione e seguite con occhio vigile le varie iniziative per la loro crescita e formazione specifica, attingendo alla parola di Dio, attenti agli insegnamenti del magistero della Chiesa e tenendo presente la realtà concreta.

3. Considerando la formazione nella sua completezza, appare quanto mai opportuno il tema da voi preso in esame. La dimensione profetica della vita religiosa nasce dal suo innesto in Cristo, il profeta per eccellenza, la cui autorità non è delegata come nel Vecchio Testamento, perché lui è il Figlio unigenito. Egli annuncia la salvezza e allo stesso tempo la realizza; trasmette al popolo la Parola del Padre; egli è la Parola incarnata; non è venuto per condannare, ma per comunicare l’amore universale che rigenera; pone l’uomo di fronte a Dio perché ne scopra la presenza, ritorni a lui, lo accolga come Padre, condivida con lui il suo disegno e, da figlio, diventi in Cristo costruttore di un mondo nuovo.

I religiosi, in forza del loro battesimo, partecipano in Cristo e nel dono dello Spirito alla missione profetica di tutta la Chiesa che si esprime fondamentalmente nell’ascolto e annunzio della Parola, e nella testimonianza della vita, cioè nel Vangelo meditato, proclamato e vissuto. Inoltre poiché la vita religiosa continua a rappresentare nella Chiesa la stessa condizione di vita che il Figlio di Dio abbracciò quando venne nel mondo per fare la volontà del Padre, offre a tutto il popolo di Dio una testimonianza che ben possiamo chiamare profetica. Innanzitutto per la molteplice espressione di vita evangelica con la quale i religiosi rendono viva e presente la ricchezza del mistero di Cristo seguendo i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza e le particolari scelte evangeliche contenute nei carismi dei fondatori. In questo modo la radicalità della sequela di Cristo e della piena dedicazione al servizio della Chiesa fa di ogni comunità religiosa e di ciascuno dei suoi membri un segno di vita evangelica e una testimonianza viva e interpellante che attira il popolo di Dio sulle vie della santità e del dono di sé al servizio dei fratelli.

Il messaggio che la vita religiosa annuncia non è suo, ma gli è affidato da Cristo e dalla Chiesa. Inoltre la consacrazione religiosa, vissuta come alleanza sponsale e comunione d’amore con Dio, è all’origine di una genialità apostolica che costringe all’ammirazione. La sua testimonianza diviene, per molti giovani e adulti, mediazione sicura nella scoperta della propria vocazione e invito gioioso a seguire Cristo con cuore indiviso.

Quali nuove meravigliose prospettive si aprono per la formazione delle nuove generazioni e per il rinnovamento dello stesso popolo di Dio, quando si approfondisce la vocazione religiosa in tutte le sue dimensioni, alla luce della vita della Chiesa e dell’insegnamento del Vaticano II! Vi invito a farlo, con rinnovato impegno, nella semplicità del cuore, per offrire ai giovani e a tutti i chiamati i valori profondi che spiegano il significato della loro vita e della loro particolare presenza nel popolo di Dio. I giovani hanno diritto a questa visione ampia e approfondita. Essi non appartengono a noi, ma a Cristo e al Padre, come ciascuno di noi con loro e tutti insieme, legati dal vincolo dell’amore, costituiamo la famiglia di Dio chiamata ad essere fermento e anima dell’umanità (cf. Gaudium et Spes, 40).

4. La consapevolezza dell’ora attuale della storia e delle nostre responsabilità richiede di assicurare ai giovani religiosi e alle giovani religiose una formazione adeguata, quanto mai completa, nella fedeltà dinamica al Cristo e alla Chiesa, al carisma del fondatore e all’uomo del nostro tempo.

Nell’incontro di Porto Alegre, il 5 luglio 1980, ponevo ai responsabili della formazione una domanda che desidero riproporre nel contesto dei vostri lavori: “Nell’ora attuale, decisiva per il suo destino e per quello del mondo, avrà il Brasile seminari, case di formazione o altre istituzioni ecclesiastiche, avrà soprattutto rettori e maestri capaci di preparare sacerdoti e religiosi all’altezza dei problemi posti da una popolazione in continuo aumento e con esigenze pastorali sempre più vaste e complesse?”. Accennavo allora ad alcuni problemi che mi sembravano prioritari, per offrire stimoli a un’ulteriore riflessione e ricerca. Sono problemi che hanno avuto una risposta nel cammino di questi ultimi anni, ma che rimangono sempre attuali; essi meritano una continua considerazione per il bene della Chiesa e della vita religiosa e sacerdotale.

Permettete ora che offra alla vostra attenzione qualche altro punto circa la formazione delle nuove generazioni che mi sta particolarmente a cuore, guardando alla Chiesa universale e alle vostre responsabilità circa il presente e il futuro.

Nonostante i grandi bisogni apostolici e le situazioni d’urgenza in cui le famiglie religiose operano, rimane prioritaria un’attenta cura nella scelta e nella preparazione dei formatori e delle formatrici. Si tratta di uno dei ministeri più difficili e delicati, che richiede tutto il vostro appoggio e fiducia. Nei documenti del magistero della Chiesa formatori e formatrici troveranno sempre la via sicura della dottrina e della vita, con cui si devono identificare, per offrire ai giovani religiosi e alle giovani religiose i contenuti di pensiero e di stile concreto di vita consacrata. È un diritto che va rispettato; è un’attesa che non va defraudata affinché la vita religiosa, pienamente inserita nella Chiesa, sia sempre nutrita con la verità stessa che la Chiesa propone per i suoi figli affinché non siano discepoli se non dell’unico Maestro che è Cristo.

I giovani e le giovani hanno soprattutto bisogno di maestri che siano per loro: uomini di Dio, conoscitori rispettosi del cuore umano e delle vie dello Spirito, capaci di rispondere alle loro esigenze di maggiore interiorità, di esperienza di Dio e di fraternità, di iniziazione alla missione. Formatori che sappiano educare al discernimento, alla docilità e all’obbedienza, alla lettura dei segni dei tempi e dei bisogni della gente, e a rispondervi con sollecitudine e audacia in piena comunione ecclesiale.

La CRB è chiamata a svolgere un ruolo importante in questo campo, sia trasmettendo con fedeltà gli orientamenti della Chiesa, sia stimolando la collaborazione intercongregazionale e curando, con apposite iniziative, la preparazione dei formatori. Operando in sintonia con l’episcopato a tutti i livelli (nazionale, regionale e diocesano), voi superiori e superiore maggiori potete usufruire dell’opera dei collaboratori migliori di ciascun Istituto e offrire servizi che non solo aiutino a superare eventuali limiti, ma creino uno stile valido di formazione alla vita religiosa. Tali iniziative intercongregazionali aiuteranno allo stesso tempo a valorizzare i carismi specifici, sviluppando la comunione e la coscienza della complementarietà nella fraternità e aprendo gli orizzonti della carità sulla Chiesa universale e sull’intera Chiesa locale per un’azione evangelizzatrice e pastorale più unitaria ed efficace, sotto la guida dei vescovi.

5. Tutto ciò richiede, evidentemente, oltre ad una presenza attiva e discreta dei formatori e di voi superiori, un accurato e tempestivo discernimento vocazionale. Le necessità e le urgenze apostoliche non giustificano mai un discernimento affrettato e una inadeguata preparazione al noviziato. Per la sua maturazione, la persona necessita di un itinerario di fede e di impegno nel servizio, graduale e personalizzato. L’iniziazione alla vita religiosa fallisce se viene a mancare una vera conversione e un’autentica opzione per Cristo, nella libertà e nell’esperienza del suo amore, perché “la chiamata alla via dei consigli evangelici nasce dall’incontro interiore con l’amore di Cristo, che è amore redentivo” (Redemptionis Donum, 3).

Tutta la formazione religiosa si snoda lungo l’asse della sequela di Cristo, nella partecipazione intensa ai suoi misteri attualizzati nella liturgia e vissuti nella Chiesa, nel crescente dono di sé ai fratelli, secondo la sensibilità propria della vocazione specifica, nella partecipazione progressiva al carisma del fondatore.

La sequela di Cristo porta alla condivisione sempre più consapevole e concreta del mistero della sua passione, morte e risurrezione. Il mistero pasquale deve essere il cuore del programma di formazione, come sorgente di vita e di maturità. È qui che si forma l’uomo nuovo, il religioso e l’apostolo.

La formazione richiede tempi adeguati, un programma organico, completo, esigente, stimolante, aperto, chiaramente ispirato alla norma delle norme della vita religiosa, la sequela di Cristo, e al carisma del fondatore. Richiede per tutti, e in particolare per i religiosi chiamati al sacerdozio, una solida formazione teologica, biblica e liturgica, come è indicato nelle norme della Chiesa universale e locale e di ogni Istituto. Si richiedono infine luoghi di formazione che garantiscano effettivamente il conseguimento degli obiettivi propri a ogni fase della formazione. È bene pertanto che i giovani, durante il periodo di formazione, risiedano in comunità formative, dove non manchino tutte le condizioni per una formazione completa: spirituale, intellettuale, culturale, liturgica, comunitaria e pastorale; condizioni che raramente si possono trovare nelle piccole comunità. È sempre necessario comunque attingere dall’esperienza pedagogica della Chiesa quanto ci permette di verificare e arricchire la formazione in una comunità adeguata alle persone e alla loro vocazione religiosa e sacerdotale.

Sia che questa formazione abbia luogo interamente all’interno dei vostri Istituti, o che sia affidata in parte a iniziative intercongregazionali, il ruolo di voi superiori e superiore maggiori è sempre molto importante nel processo di formazione dei vostri giovani, di cui voi portate la responsabilità davanti a Dio e alla Chiesa.

6. La Chiesa del Brasile richiede una pastorale molto impegnata; è una Chiesa viva e dinamica, ma gli operai sono pochi. È facile quindi il rischio di cadere nell’attivismo, che può condurre a uno svuotamento spirituale e a una stanchezza precoce. Da questo emerge l’urgenza di una formazione costante per rivitalizzare le forze spirituali di chi si dedica al servizio dell’evangelizzazione, in qualsiasi campo e situazione. È compito quindi di ogni Istituto religioso programmare e realizzare un piano adeguato di formazione permanente per tutti i suoi membri. Un programma che non tenda soltanto alla formazione dell’intelletto, ma di tutta la persona, principalmente nella sua dimensione spirituale, perché ogni religioso possa vivere in pienezza la propria consacrazione a Dio, nella missione specifica a lui affidata dalla Chiesa.

7. Ho condiviso con voi, cari superiori e superiore maggiori, alcuni pensieri che animano la preghiera e la riflessione sul cammino della Chiesa nella storia e della vita religiosa alle soglie del 2000. Questo mondo, oggi più che mai, ha bisogno di vedere in voi uomini e donne che hanno creduto alla parola del Signore e hanno scommesso sull’amore. Perché la vostra vita, fiorita nell’amore indiviso per il Signore, sia vivificante per l’intera Chiesa e per il mondo, vi abbiamo incoraggiati a “riportare all’oggi della vita e della missione di ciascun Istituto l’ardimento con il quale i fondatori si erano lasciati conquistare dalle intenzioni originarie dello “Spirito”, puntando soprattutto sull’urgenza di una saggia formazione delle nuove leve.

Che Maria, modello di ogni consacrato, vi sostenga nel vostro cammino, ravvivi in voi la piena comunione e la gioia di appartenere a Cristo, e potenzi il vostro slancio apostolico: con la mia affettuosa e larga benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 11 luglio 1986.

 

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