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INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON LA COMUNIT

À DI SANT’EGIDIO

Castel Gandolfo - Mercoledì, 17 settembre 1986

 

1. Devo dire che vi pensavo ancora con i criteri dell’anno 1979, quando siete venuti qui per la prima volta. Mi sembra che fosse una domenica delle vacanze del 1979 e si fece un incontro simile nel giardino. Quando verso le 6 si cominciavano a sentire le voci dei canti, ho pensato così: “Se alle 6 cominciano a cantare, verso le 8 non sapranno più farlo, saranno esausti”. Invece la situazione è cambiata, quando sono entrato qui in questo cortile e ho visto voi seduti sul pavimento e tutte queste installazioni. Ho capito subito che non siamo più nel 1979.

Si deve pensare la Comunità di Sant’Egidio con altri criteri. Ora abbiamo visto come sono andate avanti le cose in questi anni, dal 1979 al 1986. Questo incontro ci voleva, perché il Papa sapesse come le cose della Comunità di Sant’Egidio si sono sviluppate. Ma in questo progresso rimane sempre lo stesso principio: l’opzione per i poveri vissuta, praticata con una tipicità romana, perché voi rappresentate questo nella Chiesa di Roma. Non siete i soli che operano tra i poveri; ma certamente siete fra coloro che lo fanno in modo molto chiaro, cosciente, consapevole. Questa opzione per i poveri è certamente fondamentale: è un’opzione evangelica.

Si parla molto di questa opzione soprattutto in America Latina. Ma se ne parla certamente anche nella dimensione della Chiesa universale, come ha confermato l’ultimo Sinodo straordinario dei vescovi. Naturalmente non è una novità. Ma oggi questa opzione è detta e confermata in un nuovo contesto. L’opzione per i poveri è autentica quando è opzione del Vangelo, opzione di Cristo e per Cristo in favore dell’uomo, in qualsiasi secolo, in qualsiasi situazione, in qualsiasi paese, in qualsiasi epoca. Lo sappiamo bene.

Allora, qui incontriamo ciò che costituisce la vera caratteristica della vostra Comunità di Sant’Egidio nella sua dimensione romana, così come io l’ho conosciuta dall’inizio, dai primi mesi del mio pontificato, dai primi incontri - nel 1979 - e poi dagli altri incontri negli anni seguenti, in diverse circostanze, in diverse parrocchie di Roma, e anche in diverse città. Ho cominciato a capire che voi, pur essendo una significativa parte della Comunità ecclesiale di Roma, ormai siete anche oltre i suoi confini diocesani. Oggi ho conosciuto questo: dove siete andati partendo da Roma, dove avete posto i vostri piedi, dove avete messo le vostre radici, dove la Comunità di Sant’Egidio ha altre Comunità sorelle, dove ci sono le altre Comunità di Sant’Egidio, c’è sempre una fisionomia romana. Questo è bello e mi tocca il cuore, come Vescovo di Roma, che deve sempre pensare, non solamente a Roma, ma a tutto il mondo. Di conseguenza, in questa prospettiva universale, che è quella del Vescovo di Roma, successore di Pietro, poiché voi siete già andati in Europa, abbastanza verso il Nord, naturalmente nel Mediterraneo, in Spagna. Ci sarebbe ancora bisogno di fare un salto e di entrare nei Paesi Scandinavi. Poi bisognerebbe andare verso l’Est.

Avete fatto bene a intraprendere tutte quelle esperienze, che ho potuto ascoltare questa sera da alcuni di voi che vivono in Germania, in Spagna, in Belgio e in Olanda. E poi ho pensato a questo salto verso la Scandinavia! Speriamo! Pensare la Comunità di Sant’Egidio con un criterio da 1986 non è lo stesso che pensarla con il criterio del 1979. È un altro criterio! Grazie a Dio che siete venuti e mi avete informato, trasformando questo criterio che, prima, avevo ormai in modo insufficiente.

È una cosa molto bella che siate andati in diversi Paesi del mondo, in Africa, e soprattutto in Medio Oriente, perché là c’è la chiamata - possiamo dire - delle sorgenti. Avete parlato di Abramo - lo avete anche cantato. Sappiamo bene che queste sorgenti sono molto antiche, quelle di Abramo e poi altre, soprattutto quella per noi fondamentale che è Cristo Gesù: la sua terra e la città, dove lui ha compiuto il suo sacrificio e ha fondato la nuova ed eterna alleanza. Allora questa possiamo dire è la patria di tutti noi, di tutti i cristiani, la prima patria: il cenacolo di Gerusalemme e poi questi Paesi, anche se non sono più cristiani.

È mio desiderio incontrare i nostri fratelli musulmani, che vivono in quelle terre del Medio Oriente e anche incontrare, come fate voi, i nostri fratelli cristiani. Quelle Comunità cristiane hanno bisogno di essere confermate, di essere visitate perché vivono in una profonda angoscia dappertutto, sia perché sono minoritarie, sia perché soffrono a causa di tragiche situazioni.

Quel che voi fate non è solamente seguire il Vaticano II nel senso della Nostra Aetate, ma è seguire la vostra opzione per i poveri. Questi sono i poveri, i nostri poveri, i nostri fratelli poveri cristiani che ci aspettano. Allora, avete ben indovinato l’indirizzo dei vostri viaggi.

Così vi ringrazio per la visita di questa sera a Castel Gandolfo, e per quanto mi avete raccontato. Vi ringrazio di questa vostra identità - Comunità di Sant’Egidio - nella sua opzione preferenziale per i poveri. Tramite questa Comunità di Sant’Egidio, la Chiesa di Roma vive la sua opzione per i poveri, sia nella sua dimensione locale, qui a Roma, che io conosco da vicino perché faccio incontri in tante parrocchie e in tanti quartieri, sia in quella universale, che è legata alla missione del Vescovo di Roma e alla sua Chiesa, che - in un certo senso - partecipa del ministero petrino.

Ringrazio lo Spirito di Cristo che vi guida, che vi orienta, che mette nei vostri cuori l’amore. Questo amore è l’unica forza che deve vincere i mali del mondo, alla fine e definitivamente. Solo questo amore, che Cristo ci ha insegnato e soprattutto ci ha lasciato! Allora sono grato allo Spirito di Cristo che vi guida, io che sono il vostro Vescovo. Come vi ho detto all’inizio, vi pensavo con i criteri del 1979, che pure erano molto belli. Quelli del 1986 sono ancora maggiori e migliori, ma sempre nella stessa linea. Ripeto che ringrazio lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù che vi guida e vi mostra la strada.

In questa strada voi incontrate gli altri, ma in pari modo e in pari misura incontrate anche voi stessi. Come ha detto il Vaticano II, l’uomo, essendo l’unica creatura che Dio ha voluto per se stesso - ed è la sua originalità - non può salvarsi, se non donandosi agli altri. Voi fate così. In questo modo cercate di realizzare la vocazione personale di ciascuno e di ciascuna di voi. Così cercate di realizzare anche la vocazione comunitaria, perché la vostra vocazione personale si realizza nella Comunità e la Comunità si chiama Sant’Egidio.

Infine, allora, voglio ringraziare sant’Egidio per aver voluto suscitare questa Comunità a Roma. Sant’Egidio lo ha fatto nel modo proprio di questa Comunità, ha scelto di essere cristianamente solidale coi poveri, aprendo la vostra vita dentro la Chiesa, dove la vostra Comunità cresce. Io ringrazio la Chiesa e ringrazio sant’Egidio per questa vostra Comunità e vi benedico di cuore.

 

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