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VIAGGIO APOSTOLICO IN URUGUAY, CILE E ARGENTINA

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II
AI «CAMPESINOS» DELLA ZONA CENTRALE DEL CILE

 Santuario Nazionale di Maipù (Santiago del Cile)
 Vener
dì, 3 aprile 1987

 

Cari fratelli e sorelle.

1. Mentre venivo verso Maipú, per questa solenne incoronazione dell’immagine della santissima Vergine del Carmine, rendevo grazie a Dio nostro Padre, da cui procede ogni bene, nel contemplare i vostri capi e, in particolare, le “chacras” di Maipú che coltivate con dedizione e fatica.

Suscita in me una gioia profonda incontrarmi in questo luogo con tanti fedeli di Santiago e di tutto il paese, in questa grande spianata del Santuario nazionale di Maipú. Vedendovi qui, intorno a Gesù e a Maria, mi sembra di contemplare tutti i Cileni e le Cilene, che ancora una volta si mettono sotto il manto protettivo della Madonna del Carmine, mirabilmente rappresentato dall’architettura del santuario.

Saluto in modo speciale gli abitanti di Maipú, e tutti i “campesinos” di Santiago, che hanno voluto venire ad onorare la Vergine con le migliori espressioni della loro tradizione huasa.

2. Cari “campesinos”: il vostro lavoro ha una speciale nobiltà perché costituisce un servizio essenziale, imprescindibile per tutta la comunità e perché, attraverso di esso, realizzate la vostra vocazione umana come collaboratori di Dio, in stretto contatto con la natura.

Proprio perché il lavoro è collaborazione con Dio, noi cristiani non possiamo accontentarci di un lavoro fatto a metà. Il “Vangelo del lavoro” che ci insegnò Gesù di Nazaret durante la sua vita di carpentiere, deve incoraggiarvi anche a migliorare la vostra cultura e a perfezionare la vostra capacità professionale.

Oltre a questo, il cristiano deve integrare tutta la sua vita professionale con l’offerta di se stesso che, attraverso Cristo, presenta il Padre, ed è chiamato anche a realizzare la sua occupazione quotidiana mirando all’unione con Dio.

“Il cristiano che sta in ascolto della parola del Dio vivo, unendo il lavoro alla preghiera - ho scritto nell’enciclica Laborem Exercens - sappia quale posto occupa il suo lavoro non solo nel progresso terreno ma anche nello sviluppo del regno di Dio, al quale siamo tutti chiamati con la potenza dello Spirito Santo e con la parola del Vangelo” (Ioannis Puali PP. II, Laborem Exercens, 27).

So molto bene che nella vostra vita e nelle vostre occupazioni quotidiane non mancano serie difficoltà e anche momenti di sconforto. Il Signore non ci abbandona e ci invita ad unire il nostro dolore alla sua sofferenza redentrice nella croce. Ma esistono anche momenti di gioia e di letizia, in cui il cuore deve cantare e lodare Dio. Sia le gioie che le pene devono costituire un motivo per avvicinarci di più al Signore e spingerci ad una vita cristiana più profonda.

Il nome di Maipú evoca gesta eroiche dei padri della patria. Anche il Signore chiede ora, a ciascuno, un rinnovato sforzo orientato a far proprie le virtù cristiane; che questo impegno non contraddica quello che, in altro campo, realizzarono quei Proceri. Così il vostro lavoro, vivificato dai sacramenti, dalla preghiera, dalle virtù umane e cristiane, diventerà un mezzo e una occasione di imitare Gesù nel suo “Vangelo del lavoro”.

3. La Grande Croce di Maipú che ci sovrasta, nella quale sono rappresentate tutte le diocesi del Cile, vuol essere il simbolo della unità di tutti i Cileni sotto questo simbolo cristiano per eccellenza. Dalla croce del Golgota Gesù Cristo ci affidò sua Madre perché fosse nostra Madre. A lei, la beatissima Vergine del Carmine, Madre e Regina del Cile, chiediamo che ci aiuti a mantenere sempre questa unità propria dei buoni fratelli; figli di uno stesso Padre che è nei cieli. Amen.

 

© Copyright 1987 -  Libreria Editrice Vaticana 

 



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