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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL NUOVO AMBASCIATORE DI SVEZIA PRESSO
LA SANTA SEDE S.E. IL SIGNOR BENGT FRIEDMAN

Lunedì, 9 febbraio 1987

 

Signor Ambasciatore,

ho la gioia di accettare da vostra Eccellenza le lettere credenziali della Sua carica di ambasciatore straordinario e plenipotenziario di Svezia. Nel dare a lei il mio benvenuto, desidero anche ringraziare per i cordiali saluti che vostra Eccellenza mi ha trasmesso da parte di sua Maestà il Re Carlo Gustavo XVI, e le chiedo il favore di contraccambiare i suoi buoni auguri.

Apprezzo il Suo gentile accenno al nostro comune impegno per gli ideali della fraternità e della solidarietà. C’è un urgente bisogno di sottolineare questi ideali nel contesto attuale delle relazioni internazionali. Nel mondo moderno abbondano gli ostacoli alla solidarietà, ostacoli che sorgono dal pregiudizio razziale o dalla intolleranza religiosa, oppure risultano dalle ideologie o dai sistemi che producono odio, diffidenza e conflitto. Di fronte a questi ostacoli dobbiamo essere convinti del valore e della reale efficacia della solidarietà e della collaborazione fraterna. Si possono stabilire delle politiche e si possono delineare programmi che aiutino i popoli del mondo a vivere in relazione sincera e a sviluppare la cooperazione fiduciosa e feconda di cui c’è bisogno per consolidare la pace. È questo che gli uomini e le donne di buona volontà desiderano intensamente e chiedono che sia, per quanto possibile, la loro luce.

La diplomazia può dare un importante contributo all’instaurazione sempre più vasta della solidarietà internazionale. È compito infatti dei diplomatici favorire il dialogo e la comprensione reciproca. Come ho detto nel mio messaggio per XX Giornata mondiale della pace: “Questo spirito di solidarietà è uno spirito aperto al dialogo. Trova le sue radici nella verità e necessita della verità per svilupparsi. È uno spirito che cerca di costruire piuttosto che distruggere, di unire piuttosto che dividere” (Giovanni Paolo II, Messaggio per la XX Giornata mondiale della pace, a. D. 1987, 4, die 8 dec. 1986: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX/2 [1986] 1890).

Mi compiaccio egualmente di notare il Suo riferimento ai negoziati per il disarmo e all’opera delle Organizzazioni delle Nazioni Unite. La profondità dell’impegno del vostro Paese in tale cooperazione internazionale è chiaramente manifestata dal modo generoso in cui la Svezia ha offerto assistenza ai Paesi in via di sviluppo. Elogio vivamente questo significativo primato. Come Lei sa, la Santa Sede guarda anch’essa con favore all’opera delle Nazioni Unite in questo ambito e sarebbe felice di vedere una cooperazione molto più grande a livello internazionale.

La solidarietà internazionale non è soltanto un’utile raccomandazione di ordine pratico. È una necessità morale. Infatti una sola è la famiglia umana; per il semplice fatto della nostra nascita in questo mondo, abbiamo in comune con ogni altro essere umano la medesima eredità e il medesimo destino eterno. Siamo tutti creati a immagine e somiglianza con l’unico Dio. Ed è confortante osservare un apprezzamento sempre più grande di questo fatto, insieme con una consapevolezza crescente dell’interdipendenza sempre più stretta fra le nazioni e la conseguente necessità di una collaborazione internazionale per il perseguimento del bene comune. Le relazioni diplomatiche amichevoli che esistono fra la Svezia e la Santa Sede costituiscono una valida espressione della nostra comune convinzione circa il primato della comprensione, del dialogo, della pace e della collaborazione sopra tutte le forme di divisione fra i popoli e nell’ambito della vita internazionale.

Il mio pensiero non può non rivolgersi alla lunga storia della presenza del cristianesimo in Svezia, una presenza che risale almeno alla prima missione cristiana documentata a Birka nell’anno 830. Sebbene il numero di cattolici sia oggi esiguo nel vostro Paese, sono lieto che in esso esista un clima molto favorevole per la comprensione e per l’impegno ecumenico fra le varie chiese. È mia ardente speranza che questa forma di solidarietà religiosa aumenti velocemente e serva a incontrare gli urgenti bisogni spirituali del nostro tempo. Signor Ambasciatore, confido che la Sua missione in Vaticano sarà fruttuosa. Le assicuro che riceverà la collaborazione della Santa Sede per il suo miglior adempimento. Possa Dio assisterLa nella Sua nuova missione e sopra tutto l’amato popolo di Svezia faccia scendere la sua abbondante benedizione.

 

© Copyright 1987 -  Libreria Editrice Vaticana

 



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