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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI DOCENTI E AGLI STUDENTI DELL'ISTITUTO
«CARLO TINCANI» DI BOLOGNA

Sala Clementina - Sabato, 24 gennaio 1987

 

Carissimi,

1. Sono ben lieto di ricevere oggi l’Istituto “Carlo Tincani” di Bologna, che da poco ha festeggiato il decimo anniversario della sua fondazione, avvenuta per opera dell’Unione Santa Caterina da Siena delle Missionarie della Scuola.

Il mio saluto cordiale a tutti voi, e in particolare alla direttrice, signorina Maria Teresa Pascucci, qui presente con la superiora generale delle Missionarie della Scuola professoressa Anna Maria Balducci. Saluto i membri fondatori, il Consiglio direttivo, i docenti, i soci e i corsisti, e mi compiaccio per l’originale e intenso lavoro che da dieci anni tale istituzione svolge nella città di Bologna.

Il vostro intento, all’origine della fondazione, era quello di favorire incontri tra gli insegnanti delle scuole di Stato e gli studenti, al fine di proporre iniziative culturali d’ispirazione cristiana e fornire letture sane e formative. Partendo dall’umile e familiare esperienza degli inizi l’opera ha trovato possibilità notevoli di sviluppo e si è dimostrata uno strumento assai valido per la diffusione della cultura cattolica. Il vostro dialogo culturale ha interessato una sfera di persone sempre più vasta e ha portato alla necessità di ulteriori intraprese. L’istituto ha perfezionato i suoi passi nei seminari di ricerca e nelle pubblicazioni, ha aggiunto alle sue iniziative la Libera Università per Anziani, la “Lectura Dantis”, i corsi di formazione teologica; ma soprattutto ha dato vita a due singolari iniziative a vantaggio dei giovani studenti: il corso interdisciplinare per gli studenti maturandi, e il “progetto giovani”. Agli studenti prossimi all’esame di maturità offrite corsi particolari su temi di letteratura, storia e filosofia con lo scopo di fornire loro un’occasione per l’approfondimento critico dei contenuti relativi ai programmi d’esame e per chiarire o rettificare eventuali questioni emergenti nel contesto di un insegnamento laico e talvolta non favorevole al pensiero cristiano. Nel “progetto giovani” vi proponete di offrire agli studenti delle medie superiori e dei primi anni dell’università un orientamento culturale cattolico, tenendo conto degli elementi che emergono dalla ricerca scientifica e stimolano la coscienza delle giovani generazioni a un approfondimento e a una riflessione in ordine alla loro coscienza cattolica.

Vi siete dunque preso a cuore il problema della diffusione del pensiero cristiano nel mondo degli studenti con senso di responsabilità e con accurata metodicità, riconoscendo che il mondo dei giovani, spesso sottoposto a tensioni, ma troppo poco aiutato da proposte positive, ha bisogno di essere confortato da valide argomentazioni per essere liberato dalla tentazione di lasciarsi andare a ideologie distorte. Vi siete prodigati, così, perché l’ambiente giovanile fosse rifornito di verità, di sano senso critico, di notizie costruttive. Il vostro è quindi un servizio prezioso, perché sappiamo bene come la crisi circa i valori e il senso trascendente della vita possa far dimenticare ai giovani il gusto e l’impegno per la progettazione e il servizio sociale.

2. Il vostro istituto prende lo spunto dalla fondamentale constatazione che, nella vita dell’uomo, il rapporto tra natura e cultura è particolarmente stretto. Noi ci accorgiamo che, al di là di qualsiasi connotazione sociale o economica, ogni uomo tende ad operare un progresso e uno sviluppo senza sosta. Qualsiasi persona o società aspira a una perfezione sempre più avanzata, modifica continuamente il suo modo di essere sia individuale che collettivo, cerca di raggiungere una più perfetta rappresentazione di sé e si interroga, perciò, anche sul significato dei valori religiosi. È su questo campo che il cristiano è stimolato a dare una risposta circa il valore permanente della sua fede, messa a confronto con le trasformazioni che incidono maggiormente sulla coscienza collettiva. In questo modo il confronto tra la fede personale e la cultura dominante è un fatto inevitabile e necessario. Il Concilio Vaticano II, consapevole di questo problema, ha espresso in termini chiari l’esigenza di tale confronto, considerando bene le note direttive che caratterizzano la cultura odierna (cf.

Gaudium et Spes, 54). Di qui si avverte l’urgenza di trovare mezzi adatti per suscitare tra i cristiani forme concrete e valide di ricerca affinché il dialogo tra Vangelo e cultura risulti fattivo e ben visibile. È a questa istanza che il vostro istituto si sforza di rispondere.

3. I giovani hanno bisogno di certezze, di sostegni sicuri, di forti motivazioni per il loro progetto di vita. Voi cercate di trovare per loro il linguaggio, gli argomenti, le prove che ridonino fiducia nel messaggio liberatore di Cristo. In questo senso il vostro servizio corrisponde a un’esigenza ben chiara che voi avete scoperto nell’ambiente in cui operate. Seguendo gli interrogativi e le proposte avanzate dal Concilio vi siete chiesti se vi fossero state delle cause peculiari che avevano prodotto nel vostro ambiente una profonda modificazione circa i modi di pensare, di agire, di concepire la vita e, di conseguenza, di affrontare le istanze della fede. Avete notato che esisteva il rischio di un grave turbamento che, colpendo soprattutto la coscienza dei giovani studenti, tendeva a sovvertire la sapienza e l’equilibrio di un incontro positivo tra fede e scienza. La cultura che nasceva dall’approccio alle materie scientifiche, dall’incontro con le filosofie contemporanee, dalla lettura degli eventi storici metteva in difficoltà il bisogno di una sintesi capace di maturare nell’uomo l’equilibrio tra coscienza di fede e umanesimo in un mondo continuamente tentato di cadere in una concezione della vita puramente terrestre e spesso avversa alla religione. Di fronte al pericolo di concepire l’uomo come un’unità chiusa in se stessa, autosufficiente e restia a cercare cose più alte, vi siete prodigati per entrare nel campo specifico della ricerca e incoraggiare una cultura cattolica capace di confrontarsi serenamente con queste posizioni. Avete voluto soprattutto impegnare i laici nel difficile e sempre nuovo cammino del rapporto tra la Chiesa e il mondo della cultura. Sono proprio i laici, voi lo vedete, che si trovano al centro del dinamismo dei problemi culturali e della loro diffusione in seno alla società contemporanea. Da loro dipende in gran parte la possibilità che il Vangelo di Cristo sia recepito come fondamento, fermento e anima delle scelte che arricchiscono la famiglia umana. È così, dunque, che intendete di preparare le persone che sapranno servire la società, adempiendo con competenza le professioni necessarie alla vita comune; ed è in questo modo che vi sforzate di avviare le giovani menti verso il conseguimento di una cultura approfondita, insegnando loro ad affrontare con metodo le questioni peculiari che interesseranno la futura professione.

4. Proseguite nel vostro impegno di sviluppare negli spiriti il desiderio di un efficace incontro tra la buona novella di Cristo e l’esperienza culturale. Insistete sulla necessità di reagire alla tentazione delle pressioni ideologiche, alle imposizioni operate dai mezzi di comunicazione sociale, al contagio dei valori distorti. Esortate a reagire al fatalismo, agli atteggiamenti passivi, alla chiusura per inerzia o per incertezza e timidezza. La cultura è speranza, e il cristiano se ne fa interprete, promuovendo un dialogo schietto, veritiero, positivo, fiducioso.

Con questi sentimenti volentieri imparto a tutti voi, all’Istituto “Carlo Tincani” e a tutti i soci e corsisti la mia benedizione, estensibile alle vostre famiglie e alle persone che vi sono care.

 

© Copyright 1987 -  Libreria Editrice Vaticana

 



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