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VISITA ALLA PARROCCHIA ROMANA DEL SS. NOME DI MARIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 1° marzo 1987

 

Alla comunità parrocchiale

Saluto tutti nel nome di Cristo: tutti coloro che abitano in questa zona; che appartengono alla parrocchia che vive qui, in Roma, sotto il titolo del Nome di Maria. Vi saluto anche nel nome di Maria, Madre di Cristo. Voglio approfittare di questo primo incontro per abbracciare tutte le persone, specialmente coloro che soffrono, le persone anziane, gli ammalati. Approfitto per abbracciare tutti i piccoli, i bambini, le famiglie e per dire a tutti pace e bene nel nome di Cristo e nel nome di Maria.

Non è possibile che tutti possano prendere parte alla celebrazione eucaristica, ma vedendo quanti sono presenti per accogliere il Vescovo di Roma, questo Vescovo di Roma si sente molto riconoscente e profondamente toccato nel cuore e auguro a tutti e a ciascuno di voi, a ciascuno e a ciascuna, di essere sempre vicini a Maria e per Maria trovare sempre la strada che conduce a Gesù. Così si potrà realizzare quello che è non soltanto il titolo ma il contenuto spirituale di questa parrocchia, di questa comunità mariana. Mi sento felice di poter compiere oggi la visita pastorale a questa porzione della Chiesa di Roma. Vi offro una benedizione come segno di benevolenza e di quegli auguri che vi ho espresso all’inizio di questo incontro pastorale.

Ai bambini

Sia lodato Gesù Cristo.

Mi avete chiesto se sono felice di essere Papa. Certo sono felice soprattutto quando posso salutarvi in questo modo: “Sia lodato Gesù Cristo”. Sono felice di conoscere Cristo, e di portare la sua parola e il suo santo nome in cui c’è la salvezza per ogni uomo. Vi ringrazio, carissimi, per la vostra accoglienza in questa chiesa.

Vi ringrazio per tutti e tre i cori, ringrazio i piccoli dell’asilo che hanno imparato a memoria un lunghissimo testo e lo hanno saputo recitare senza fare neppure un errore. Sono molto grato anche ai lupetti e alle coccinelle che hanno raccontato la storia del lupo. Io non ho potuto afferrare qualche dettaglio, ma se si parla del lupo si pensa subito a san Francesco; si può pensare anche a quel lupo di cui parla Gesù nella parabola del buon pastore, che non abbandona l’ovile quando il lupo minaccia le sue pecorelle. È questo il nostro spirito, lo spirito degli scout.

Voglio poi ringraziare i vostri compagni che hanno svolto la catechesi sull’eredità offerta da Gesù a san Pietro; tutti i romani sono intimamente legati all’apostolo Pietro e alla sua eredità, alla successione di Pietro. Questa successione parla dei vescovi di Roma. Avete citato i nomi di tanti successori vicini a san Pietro; è stata una bella catechesi; lo è stata anche la domanda.

Devo ringraziare i vostri insegnanti, i sacerdoti, i vostri catechisti, tutti coloro che vi assistono e soprattutto i vostri genitori. Questo mi porta alla mente un’idea centrale. Sono entrato in questa chiesa, una chiesa moderna, costruita con tanti elementi materiali molto solidi; ma voi mi avete fatto subito pensare a quell’altra Chiesa a cui questa chiesa, questo edificio materiale, serve. Quest’altra Chiesa siamo noi, siete voi, come dice appunto san Pietro: siete pietre vive. Ecco, è questo il messaggio che voglio lasciarvi: voi siete piccoli, bambini, ragazzi e vi preparate alla prima comunione, alla cresima e poi alla vita cristianamente matura. Voi tutti siete pietre vive e con queste pietre vive viene edificata la Chiesa di Gesù Cristo. La Chiesa viva non può essere vuota, non può essere morta. Anche un edificio splendido deve essere vivo, vivo con la vita dello Spirito Santo, con la vita di Cristo. E per essere vivo questo edificio deve essere pieno della vostra umanità, dei vostri cuori.

Ai membri del Consiglio parrocchiale

Il consiglio parrocchiale è, naturalmente, un gruppo di persone scelte tra i membri dei diversi movimenti e associazioni della parrocchia per aiutare i sacerdoti, il parroco; per dare una mano, da una parte, al pastore e, dall’altra, alla comunità umana e, naturalmente, a quella parrocchiale e cristiana che vive in quella umana ed è anch’essa soprattutto comunità umana, comunità di battezzati.

Sono colpito dal fatto che siete posti sotto il titolo della Vergine e nel nome di Maria vi ringrazio per i vostri impegni apostolici. Il vostro è un apostolato tipico dei laici, secondo gli insegnamenti del Vaticano II. Dopo il Concilio, i consigli parrocchiali sono cresciuti dappertutto. A Roma si incontrano in ogni parrocchia.

Vi auguro di avere sempre accanto la Madre di Cristo, la Madre della Chiesa. Di averla sempre vicina con un buon consiglio. Sappiamo bene, infatti, che Maria è anche Madre del buon consiglio. Questo consiglio è tanto necessario ad ogni uomo affinché possa agire giustamente, prudentemente. È anche necessario per un’attività di tipo sociale, comunitario qual è la parrocchia.

Allora vi auguro di avere sempre accanto la Madre del buon consiglio.

Poi, ringraziando tutti, auguro ogni bene a ognuno di voi, alle vostre famiglie, alle persone che vi sono care - anche per risolvere i problemi difficili che non mancano nella vita di ogni uomo - e di dare ai vostri vicini, in questo ambiente, in questa parrocchia, un buon esempio, una testimonianza di vita cristiana, così da poter costruire quella Chiesa che, come ci ha detto san Pietro, deve crescere con le pietre vive.

Ai gruppi giovanili incontrati nella chiesa

Voglio ringraziare tutti i giovani per la loro presenza e per il programma che hanno preparato secondo i diversi gruppi. In questa ricchezza, in questa pluralità di espressioni avete cercato di dimostrare, di manifestare un preannuncio dell’Anno Mariano, perché la vostra parrocchia è posta sotto il titolo del Nome di Maria, è una parrocchia mariana. Nella prospettiva dell’Anno Mariano avete voluto esprimere la vostra presenza in questa comunità parrocchiale e la vostra partecipazione alla sua vita.

Vi ringrazio cordialmente. Voi giovani vi trovate in un periodo di ricerca, di diverse ricerche, come ha detto il vostro collega all’inizio. Vi auguro che queste ricerche siano fruttuose. Lo saranno certamente se saranno fatte insieme con Maria. Maria Madre di Cristo, Madre della Chiesa, di noi tutti, vi aiuti a vivere autenticamente la vostra giovinezza, una giovinezza autenticamente vissuta, umana e cristiana, ricca, come deve essere, dei diversi valori, delle diverse esperienze, dei diversi desideri, aspirazioni. Maria vi aiuti a vivere questa vostra giovinezza come preparazione alla vita, vita umana e cristiana, vita matura, vita autentica. È molto importante non distruggere questo tesoro che ciascuno di noi, ciascuno di voi porta nella sua giovinezza, nel suo corpo e nella sua anima.

È molto importante non distruggerlo, non disprezzarlo, non svalutarlo. È molto importante mantenere questo tesoro sempre più fruttuoso per voi stessi e per gli altri. Maria ci dà l’esempio di una vita totalmente aperta, totalmente orientata verso il mistero divino. Nello stesso tempo, la sua vita così semplice, così umile è aperta a tutti noi. Lo sentiamo. Voi lo sentite, giovani: Maria è Madre. Questa parola dice quasi tutto: Madre nella sua verginità, Madre di tutti noi. Cristo ha dato quella maternità universale a sua Madre sotto la croce, come abbiamo anche contemplato nella rappresentazione fatta dai gruppi mariani.

Questi sono i miei auguri e spero che andando così insieme con Maria, lasciandovi guidare da lei, dalla sua materna bontà ma anche dalla sua materna fermezza - queste due cose vanno insieme: una buona madre è sempre buona ed esigente - lasciandovi guidare da lei, voi certamente troverete tutto ciò che vi può offrire la vita anche se questa vita, adesso o in futuro, potrà essere difficile, forse marcata da una sofferenza, da una malattia. Non perdete mai il senso, il valore della vita, perché il senso e il valore della vita vengono da Dio. E la vita di Maria è l’esempio più completo, più perfetto.

Alle associazioni

Noi confessiamo sempre la santa Chiesa cattolica e apostolica. E non solamente lo confessiamo, ma lo siamo. Siamo questa Chiesa. Esprimiamo quello che siamo. L’aggettivo apostolica vuol dire: basata sugli apostoli. E Gesù ha chiamato i dodici apostoli per affidare loro il futuro della sua missione, il futuro del Vangelo, il futuro della Chiesa. La Chiesa è apostolica grazie alla successione apostolica; questa successione è importante per mantenere l’identità della Chiesa nella sua struttura gerarchica, specialmente in questa sede di Roma, che è la sede di Pietro, il primo degli apostoli. Ma la Chiesa è apostolica anche per un altro motivo e in un altro senso, perché in essa si deve mantenere l’apostolato, lo spirito apostolico; non solamente quindi successione apostolica, ma anche spirito degli apostoli, apostolato.

È quindi significativo che il Signore abbia scelto dodici apostoli, una comunità, un collegio, come ci dice il Concilio Vaticano II. Ma in questo collegio venivano simbolizzate le dodici tribù del popolo di Dio dell’Antico Testamento e tutta la loro discendenza.

Il vostro parroco ha parlato della diversità dei vostri gruppi, delle associazioni. In ogni parrocchia si incontra questa diversità, questa pluralità. Io penso che questa pluralità corrisponda ai diversi carismi e i carismi corrispondono ai diversi bisogni, in senso spirituale e sociale. In questo modo viene anche delineata la caratteristica apostolica della Chiesa. In questa pluralità gli apostoli sono dodici. C’è una pluralità, ci sono diverse personalità, diversi nomi e anche diversi carismi, diverse strade di apostolato. È così che vive nella Chiesa la ricchezza, questa ricchezza di apostolato che sempre si fa unità per opera dello Spirito Santo.

Così opera lo Spirito Santo. Io vi auguro di continuare così. La Chiesa deve essere apostolica. Non può essere altro. Non può essere, ad esempio, burocratica. Deve essere apostolica, permeata dall’apostolato, permeata dalla base, dalla comunità. E voi, carissimi fratelli, avete preso nella vostra vita quel segno che vi inserisce nell’apostolicità, nella vita della comunità cristiana, di questa comunità che è dedicata al nome di Maria. Vi auguro che vi sia sempre vicina la Vergine Madre, Madre della Chiesa, Madre e Regina degli apostoli; sia vicina ai vostri impegni e alle vostre persone.

Ai Marianisti nel centenario del loro arrivo in Italia

Sono contento di questo incontro a cento anni dalla vostra chiamata a Roma a opera di Papa Leone XIII. Vi ringrazio per aver soddisfatto quel suo desiderio. Siete rimasti a Roma, vi siete sviluppati in Italia e in tante altre parti del mondo.

Voi portate nella vostra regola, nella vostra missione un carisma mariano, un carisma ricchissimo perché ha tanti aspetti. Penso che l’aspetto decisivo del vostro carisma sia Maria educatrice, perché le vostre opere sono soprattutto dedicate all’educazione della gioventù. Sappiamo poco di Maria educatrice e nello stesso tempo sappiamo molto, tutto. È una cosa stupenda che non poteva essere descritta, che doveva rimanere nel silenzio. In quel silenzio di trent’anni si svolgeva quell’opera educatrice incredibile: Dio Padre ha affidato suo Figlio a una donna per educarlo nell’umanità. Penso che questa sia la bellezza e la ricchezza del vostro carisma, che deve sempre rinnovarsi nelle opere istituzionali, ma anche nelle opere personali di ciascuno di voi. Il carisma non è solo dell’istituto, ma delle persone, dei fratelli e dei sacerdoti. Ecco vi ringrazio e vi auguro di andare avanti con il vostro carisma così necessario per la Chiesa, per l’umanità, per la gioventù. Faccio lo stesso voto alle vostre consorelle.

 

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