Index   Back Top Print

[ FR  - IT ]

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI FRANCESI DELLA«RÉGION MIDI»
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Venerdì, 27 marzo 1987

 

Cari fratelli nell’episcopato.

1. Ringrazio il vostro rappresentante di presentarmi questa descrizione della vostra regione del Midi; avete notato, accanto alle ombre, i segni positivi di un bisogno religioso, di una ricerca, di una ripresa spirituale in parecchi campi, dalla disponibilità di un certo numero di cristiani a una formazione approfondita e alle responsabilità nella loro comunità.

Secondo la missione che vi è stata affidata con l’ordinazione e il vostro compito di pastori, voi dovete in effetti essere attenti a questi bisogni e a questi segni. Soprattutto a voi spetta indicare i punti di riferimento essenziali, come educatori della fede e guide nei cammini di una vita coerente con il Vangelo e gli orientamenti della Chiesa. Voi siete gli unificatori del gruppo, degli uomini di unità e di pace, per accogliere i fedeli nelle loro legittime differenze e aiutarli a superare le divisioni, che talvolta diventano tentazioni di razzismo e di integralismo. Voi incoraggiate coloro che faticano per seminare e far fiorire le sementi del regno di Dio, in particolare i preti. Dovete sostenere lo slancio di carità dei vostri cristiani, specialmente nel tempo di Quaresima. Un altro aspetto importantissimo del vostro ministero è che voi siate gli intendenti dei misteri di Dio perché i vostri fedeli partecipino alla preghiera liturgica e ai sacramenti come si conviene. È su questo ultimo punto che vi voglio intrattenere, all’avvicinarsi delle feste pasquali. Completo così ciò che già dissi ai vostri confratelli delle altre regioni sulla preghiera, la catechesi, la parrocchia, l’orientamento della Chiesa.

2. I rapporti quinquennali di Francia testimoniano spesso una situazione inquietante: la diminuzione della pratica sacramentale. Le assemblee domenicali vengono frequentate meno, i cresimandi diventano sempre meno numerosi. Notate voi stessi che la pastorale del battesimo, del matrimonio e della confessione pongono difficili problemi. Ma questi stessi rapporti segnalano anche gli sforzi che voi compite per aiutare i cristiani a ritrovare il posto per i sacramenti nella loro vita e nella loro missione di battezzati e cresimati. La preparazione ai sacramenti è diventata in particolare uno dei luoghi di evangelizzazione e di apertura alla missione. I preti hanno costituito dei gruppi di laici che partecipano alla preparazione dei genitori al battesimo dei loro figli, dei giovani al sacramento della cresima, dell’Eucaristia e della confessione, come anche dei fidanzati al loro matrimonio. Questa pastorale dei sacramenti comincia a portare i suoi frutti.

Più ancora che le applicazioni pratiche che sono di responsabilità vostra, io vorrei sottolineare il senso della pastorale sacramentale: ciò che la Chiesa esprime di se stessa e dell’uomo celebrando i sacramenti, il posto e il ruolo efficaci di questi nella vita e nella missione della Chiesa e di ciascuno dei suoi membri. Limitarmi a questi aspetti non è misconoscere le altre ricchezze delle celebrazioni sacramentali, bensì è includerli in una visione più ampia; ci sono dei legami profondi tra la Chiesa, sacramento di salvezza, e i sette sacramenti.

3. Molti osservatori si accontentano di descrivere la Chiesa dall’esterno, e noi stessi, per applicare i nostri sforzi pastorali, ci prendiamo cura di determinare le costanti sociologiche della Chiesa. Ma questi elementi restano secondari in rapporto alla comunione creata attraverso i sacramenti di iniziazione. La Chiesa è una per mezzo del battesimo e dell’Eucaristia. La cresima, donata con l’olio benedetto dal Vescovo, rafforza questa unità in una Chiesa locale aperta alla comunione della Chiesa universale. La natura della Chiesa è “misteriosa”. Essa è il tempio di Dio, il corpo di Cristo. Si definisce innanzitutto attraverso il dono che Dio ci fa del suo Spirito e della sua vita. Noi vediamo dei credenti riunirsi per celebrare la loro fede, siano essi in minoranza o in maggioranza nella società. E voi sottolineate un fenomeno che può fortemente favorire ciò: un nuovo gusto per le riunioni festive. Ne abbiamo avuti molti esempi in occasione del mio viaggio in Francia. Ma nel senso più profondo, è Dio che costituisce e nutre il suo popolo. Egli agisce nella storia. La Chiesa è il luogo visibile e la beneficiaria di questa azione che i sacramenti rinnovano, o meglio, rendono attuale ciascuna generazione.

L’enciclica Lumen Gentium, che comincia evocando questo mistero della Chiesa, precisa: “In questo corpo la vita di Cristo si diffonde verso tutti i credenti, i quali vengono resi uniti in maniera misteriosa e reale a Cristo sofferente e glorioso” (Lumen Gentium, 7). La Chiesa è sacramento di salvezza per il mondo, perché essa celebra i sette sacramenti. È, nelle celebrazioni sacramentali che la Chiesa nasce, cresce e attinge la forza necessaria per unire i suoi membri nella stessa fedeltà al Signore ed esercitare la missione evangelizzatrice che le è affidata. È bene iniziare a questa visione ecclesiale i cristiani che non ricorrono ai sacramenti se non con la preoccupazione individualista di approfittarne per la loro propria soddisfazione o per le loro feste familiari, quando si tratta di entrare più a fondo nel grande disegno di Dio per la salvezza del mondo, in comunione con i fratelli.

4. I membri della Chiesa nascono nella acque del battesimo. Così, celebrando il battesimo, la Chiesa proclama al mondo la sua origine divina. Essa confessa che non esiste per volontà degli uomini, ma che zampilla dal cuore di Dio che vuole riunire tutti gli uomini nel suo Figlio Gesù Cristo con la potenza dello Spirito. Essa confessa che ogni uomo è chiamato a essere figlio di Dio “partecipando della natura divina” (cf. 2 Pt 1, 4).

Fin dall’antichità la Chiesa battezza i neonati, dal momento in cui sono situati in una comunità cristiana, presentati dai genitori - cristiani o favorevoli alla fede cristiana - i quali garantiscono che l’educazione sarà nella fede. Questa pratica è talvolta stata contestata. Essa è ancora oggi, in nome di una certa concezione di libertà, centrata sull’iniziativa dell’uomo. O, malgrado queste reticenze, la Chiesa è sempre legata a questa tradizione.

Nel battesimo è in gioco la salvezza dell’uomo e noi dobbiamo compiere la missione affidata da Cristo: “Andate di tutte le nazioni, e fate dei discepoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19). Anche i neonati hanno bisogno di essere liberati dal peccato originale e di ricevere l’adozione a figli di Dio. Il loro battesimo rivela l’amore universale di Dio. Così facendo, la Chiesa confessa in effetti che Dio ama tutti gli uomini, di qualunque età essi siano: vuole “che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2, 3-4). Essa proclama, inoltre, che l’amore di Dio è un amore gratuito: il Signore ama l’uomo prima ancora che questi si svegli alla coscienza di questo amore (cf. 1 Gv 4, 10), un po’ come è per i genitori verso i figli che essi mettono al mondo. In un mondo che tende a misurare l’uomo per la sua efficienza e la sua produttività, un tale gesto testimonia anche il valore di tutta la persona. Tutto l’essere umano ha un valore, prima ancora di aver compiuto qualcosa, perché è una persona, chiamata da Dio al regno di suo Figlio. Ecco che cosa bisogna sforzarsi di far capire ai genitori battezzati che oggi non fanno battezzare i loro bambini o tardano a farlo.

La mia insistenza non vuole per nulla minimizzare lo sforzo pastorale da perseguire per assicurare in seguito l’educazione cristiana “iam a prima aetate”, precisamente con i genitori; per introdurre il battezzato in un ambiente cristiano più ampio - gruppo di catechesi, parrocchia -; per fargli prendere coscienza progressivamente della grazia che ha ricevuto, per suscitare la sua libera adesione di fede al dono di Dio e il suo impegno a seguire l’appello di Cristo che si pone tutti i giorni davanti a lui.

Apprezzo ugualmente la cura che apportate ad accogliere e a preparare gli scolari che non hanno ricevuto ancora il battesimo e che spesso, grazie alla testimonianza dei loro compagni, desiderano essere aggregati alla comunità dei battezzati. Il catecumenato dei giovani e degli adulti ha ripreso una grande importanza e, per i battezzati che non hanno dato seguito al loro battesimo, o che sono divenuti malcredenti, è da intraprendere tutto un cammino catecumenale.

5. Battesimo e cresima sono strettamente legati. Questi due sacramenti, nel corso dei primi secoli, erano dati in una sola celebrazione. Questa pratica è ancora in uso presso i nostri fratelli d’Oriente, dove la cresimazione precede sempre l’Eucaristia, e anche in Occidente per gli adulti.

In Occidente, quando si tratta di coloro che sono stati battezzati da piccoli - rimane ferma l’unità organica e il principio dell’ordine dei sacramenti dell’iniziazione: battesimo, cresima, Eucaristia (cf. CIC, can. 842 § 2) - la Chiesa ha ammesso che questi sacramenti siano impartiti nel corso delle celebrazioni distinte nel tempo, per delle ragioni pastorali, per esempio per attendere nelle parrocchie la venuta del Vescovo, ministro ordinario del sacramento della cresima o, più recentemente, per meglio preparare i cresimandi, alla soglia dell’adolescenza, quando sono già integrati nella comunità cristiana o professano la loro fede e prendono il loro posto attivo e le loro responsabilità di testimoni di Cristo, grazie allo Spirito Santo.

Dall’altra parte voi sarete che questa pratica richiede una riflessione teologica approfondita. La pratica attuale non deve mai far dimenticare il senso della tradizione primitiva e orientale. Ciò richiede, per lo meno, il mantenimento di certe sottolineature. I pastori devono insistere sul legame profondo che unisce la cresima al battesimo, considerarla come una parte integrante della piena iniziazione cristiana, e non come un supplemento facoltativo, a perseguirla come il dono di Dio che completa il cristiano e l’apostolo, senza però ridurla a una nuova professione di fede o ad impegno accresciuto che potrebbe trovar posto nelle diverse tappe della vita; soprattutto bisogna evitare di riservarla ad un’élite.

In tutti i sacramenti, lo Spirito Santo è donato come sorgente per la nostra santificazione. È celebrando la cresima che ella è il tempio dello Spirito, la Chiesa della Pentecoste, la missione che essa compie non è opera sua, ma l’opera dello Spirito in essa e per essa. “Voi riceverete una forza, quella dello Spirito Santo che scenderà su di voi, dice Gesù ai suoi apostoli. Voi sarete allora miei testimoni . . . fino ai confini della terra” (At 1, 8). Questa promessa del Signore, si è realizzata il giorno della Pentecoste. Essa si compie nella Chiesa lungo tutta la sua storia con i sacramenti, e specialmente con la cresima. Così ogni battezzato deve essere preparato a ricevere la cresima.

6. L’Eucaristia è il terzo sacramento dell’iniziazione cristiana. Ma tutta la vita cristiana trova in essa la sua sorgente e il suo culmine (cf. Lumen Gentium, 11). Non mi dilungo su questo aspetto capitale per ogni battezzato, poiché si tratta di avvicinarsi a Cristo nostro Salvatore, di nutrirsi di lui per vivere della sua vita. Bisogna incoraggiare vivamente ciò che viene fatto per prepararvi i bambini, da quando è possibile a partire dall’età della ragione, e per suscitare tra i giovani e gli adulti il desiderio di parteciparvi sovente e degnamente.

Il Concilio chiede anche ai pastori di curare che il sacrificio eucaristico sia “centro e apice di tutta la vita della comunità cristiana” (cf. Christus Dominus, 30). La Chiesa fa l’Eucaristia, ma l’Eucaristia fa la Chiesa. È questo secondo aspetto su cui fisseremo la nostra attenzione. Concretamente il rinnovamento del sacrificio pasquale, il giorno della resurrezione del Signore, è veramente il cuore della vita delle comunità. Ora voi constatate una diminuzione della pratica domenicale.

Non si ribadirà mai abbastanza l’importanza capitale dell’assemblea domenicale, sorgente di vita cristiana personale e comunitaria e anche testimonianza del progetto di Dio: unire tutti gli uomini in suo Figlio Gesù Cristo. Tutti i cristiani devono essere convinti che non si può vivere senza fede né partecipare, con il proprio contributo, alla missione universale della Chiesa, se non ci si nutre del Pane eucaristico. Deve essere ugualmente convinto che l’assemblea domenicale è segno per il mondo del mistero di comunione che è l’Eucaristia. In effetti, il fatto che uomini e donne di tutte le età, di tutte le condizioni e situazioni siano riuniti per celebrare il loro Signore, testimonia la potenza che l’Eucaristia possiede di riunire tutti gli uomini. Più grande è la diversità delle persone riunite, più è chiara questa potenza unificante dell’Eucaristia. “Che nessuno dunque sminuisca la Chiesa non andando all’assemblea e non privi di un membro il corpo di Cristo” (Didascalia degli Apostoli).

7. Lo stesso sacramento della penitenza contribuisce a rinnovare i battezzati che hanno peccato così che la Chiesa rimanga la sposa santa ed immacolata di Cristo.

Conosco gli sforzi che fate attualmente in Francia per far prendere coscienza del bisogno di un cammino penitenziale e per proporre ai vostri fedeli le occasioni di celebrare il sacramento nelle due forme ordinarie previste dall’Ordo Paenitentiae e richiamate dall’esortazione Reconciliatio et Paenitentia (Ioannis Pauli PP. II, Reconciliatio et Paenitentia, 32), che comportano la confessione e l’assoluzione individuale. Anche se il cammino è duro da riprendere per certi penitenti e certi pastori, voi siete decisi “a favorire questa pratica con tutti i mezzi” come lo precisa il decreto promulgato recentemente a nome dell’assemblea dei Vescovi di Francia, dal suo Presidente. Voi avete ragione di prevedere tutta una catechesi sul perdono dei peccati.

Senza perdere di vista la dimensione ecclesiale del sacramento della penitenza, messo meglio in rilievo in questi ultimi anni, né le ricchezze del nuovo rituale, in particolare per un esame di coscienza in riferimento alla parola di Dio, è importante far ben comprendere il senso della confessione individuale: iscrivendosi nella ferma tradizione della Chiesa, essa è sempre necessaria per il perdono dei peccati gravi ed è, in tutti i casi, ricca di significato. Essa pacifica interiormente, dà la gioia di una nuova partenza, stimola sulla via della perfezione. Introduce nella cultura attuale un senso dell’uomo un po’ dimenticato. In un’epoca in cui si insiste sul peccato collettivo, la riconoscenza del peccato personale e la confessione individuale sia all’interno di una celebrazione comunitaria che in un cammino individuale ci ricordano che, nel peccato del mondo che offende Dio e che colpisce i nostri fratelli noi abbiamo la nostra parte di responsabilità. In un tempo in cui si pensa facilmente che i conflitti non trovino soluzione che nelle riforme della struttura, la celebrazione penitenziale ci ripete che nessuna soluzione è possibile senza la conversione personale, poiché il male non è nelle cose, ma nei cuori. Ogni persona è chiamata e deve rispondere personalmente a Dio; anche se viene aiutata da tutti i suoi fratelli, nulla può rispondere al suo posto. In un’epoca dove si esalta la vita privata e dove si vuole proteggerla di fronte alla pressione e all’anonimato dei grandi gruppi umani, confessare il proprio peccato, ricevere da Dio una parola di perdono indirizzata a ciascuno personalmente, è proclamare che, nell’umanità, ciascun uomo è importante per Dio. Il sacramento della riconciliazione è la vittoria che possiamo grazie a Dio conseguire personalmente sul nostro peccato e sul peccato del mondo.

8. Prima di parlare del sacramento dell’estrema unzione, constatiamo che il progresso della scienza e della medicina nel corso di questi ultimi decenni ha accelerato lo sviluppo del mondo della salute: mondo tecnicizzato, sovente secolarizzato. Mondo che è un luogo privilegiato di evangelizzazione perché lì si pone la domanda del senso della vita, della sofferenza e della morte. Domanda alla quale la società secolarizzata non dà una risposta.

La Chiesa è presente al capezzale di coloro che subiscono la prova della malattia attraverso i suoi membri che si dedicano al loro servizio, preti, religiosi e religiose, laici attraverso opere di misericordia. Queste sono presenti anche e soprattutto con il sacramento dell’estrema unzione. La Lumen Gentium riassume così ciò che questo sacramento apporta: “Con l’estrema unzione e la preghiera dei preti, è la Chiesa tutt’intera che raccomanda i malati al Signore sofferente e glorioso poiché egli li soccorra e li salvi: meglio, essa li esorta a contribuire al bene del popolo di Dio associandosi liberamente alla passione e alla morte di Cristo” (Lumen Gentium, 11) come suoi membri sofferenti. E Gesù Cristo dona loro perdono e forza. In una società che si impegna generosamente a guarire il corpo, ma che non dice nulla sul senso di questa condizione di malato, la Chiesa, con il sacramento, invita i malati a vivere nella speranza della salvezza e della resurrezione.

9. Il sacramento del matrimonio con il quale gli sposi si donano esclusivamente l’uno all’altro, in maniera indissolubile, per aiutarsi reciprocamente a santificarsi nella vita coniugale, con la grazia di Cristo, ha certamente un significato ecclesiale: esso fonda la famiglia, cellula di base della Chiesa e della società, e simbolizza il mistero dell’unità e dell’amore fecondo tra Cristo e la Chiesa (cf. Lumen Gentium, 11).

Il matrimonio tra cristiani, che è sacramentale nella linea della vocazione battesimale, soffre ovviamente di incertezze, di dubbi e di ostacoli che affliggono le mentalità e i costumi di oggi. L’analisi del cambiamento dei costumi è familiare, io stesso ho spesso affrontato i problemi della pastorale familiare.

Ma io v’incoraggio a continuare i vostri sforzi perché le coppie siano preparate il meglio possibile al matrimonio cristiano, purché siano sostenuti nelle difficoltà e accompagnati quando diventano vittime delle carenze e miserie già elencate. Soprattutto grazie all’insegnamento dei pastori, grazie alla testimonianza dei cristiani, possa il matrimonio risplendere agli occhi di tutti come segno della dignità che Dio, creatore e salvatore, dà a ciascun uomo e a ciascuna donna, alla loro unione per la vita, al loro amore e ai loro gesti d’amore, alla loro meravigliosa capacità di procreare e di educare dei figli di Dio.

10. Non ho bisogno di parlarvi del sacramento dell’ordine, che noi viviamo ogni giorno dalla nostra ordinazione sacerdotale ed episcopale. Come dicevo ad Ars, essa ci ha configurati a Cristo per renderci capaci di agire nel nome di Cristo capo, per ottenergli di costruire, santificare e governare la Chiesa che è il suo corpo. Il ministero del Vescovo, del prete e del diacono manifesta nella comunità cristiana la sollecitudine di Cristo pastore e servitore, che si fa prossimo e misericordioso, educatore della fede e guida delle coscienze, dispensatore dei misteri di Dio, e servitore della comunione. Egli mostra l’iniziativa di santificazione che viene da Dio, attraverso i suoi ministri ordinati, e richiede la partecipazione attiva di tutti i battezzati.

Gioisco dall’apprendere che i vostri fedeli riscoprono lo splendore e la necessità assoluta del sacerdozio ministeriale grazie ad una pastorale rinnovata delle vocazioni e l’importanza che godono le cerimonie di ordinazione agli occhi di tutto il popolo cristiano.

Cari fratelli nell’episcopato, che il Signore benedica il vostro ministero e quello dei vostri preti ai quali io ripeto, come ogni anno prima del Giovedì Santo, il mio affetto e il mio incoraggiamento! Che egli permetta a tutti, a voi catecumeni, a coloro che sono alla ricerca, di poter meglio comprendere con l’occasione della celebrazione della passione, morte e resurrezione di Cristo la grandezza del dono di Dio che dà significato al battesimo e analizza il battesimo, il sacramento della riconciliazione e l’Eucarestia! A loro, come a voi, dono di cuore la mia benedizione apostolica.

 

© Copyright 1987 -  Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana