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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE
PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE

Venerdì, 8 maggio 1987

 

Amati fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
Carissimi dirigenti delle Pontificie Opere Missionarie!

1. Siate veramente i benvenuti a questa udienza speciale che ogni anno si rinnova e che è sempre per me motivo di grande conforto! Con viva cordialità porgo il mio saluto a voi tutti, partecipanti all’assemblea generale del Consiglio Superiore delle quattro organizzazioni, che affiancano il lavoro del Dicastero per l’Evangelizzazione dei Popoli, e cioè l’Opera della Propagazione della fede, l’Opera di san Pietro Apostolo, l’Opera dell’Infanzia Missionaria e la Pontificia Unione Missionaria. In particolare desidero salutare con profonda riconoscenza il Cardinale Prefetto, il Presidente, i Segretari Generali, i Consiglieri e, per mezzo dei Direttori Nazionali, estendo il mio pensiero grato e beneaugurante ai Direttori delle attività missionarie delle varie diocesi del mondo, che con tanta dedizione e amore si impegnano nelle singole comunità ecclesiali per mantenere vivo lo spirito missionario nei sacerdoti e nei fedeli e per offrire un contributo concreto ed efficace alle iniziative del centro.

È, questa, anche occasione propizia per esprimere la mia ammirazione e il mio compiacimento per l’intensa attività compiuta lo scorso anno, come appare dalle relazioni pubblicate. “La Chiesa che vive nel tempo -ha detto il Concilio Vaticano II- è per sua natura missionaria” (Ad Gentes, 2), e voi cercate di realizzare questa verità appassionatamente, inculcando e vivificando tale fervore in tutta la Chiesa, richiedendo con costanza il contributo spirituale e materiale dei fedeli, organizzando sessioni di studio e di riflessione, suscitando vocazioni sacerdotali e religiose. In modo speciale apprezzo il vostro impegno per i progetti di diretta evangelizzazione, di formazione e di sostegno dei catechisti mediante testi dottrinali appropriati e aggiornati.

Le necessità degli istituti di formazione e dei seminari, come pure il costo degli studi di seminaristi, sacerdoti, religiosi e religiose a Roma e all’estero sono aumentati, ma il vostro zelo ha fatto in modo che mediante le offerte dei fedeli si potesse sopperire a tali richieste in modo soddisfacente. Ringraziamo insieme il Signore, che suscita generosa disponibilità in tanti animi, pur nel silenzio e nell’anonimato, consentendo di aiutare quanti desiderano farlo conoscere ed amare. Molto encomiabile è anche l’“Opus Securitatis”, istituito a vantaggio del clero autoctono anziano o invalido.

Questo incontro col Papa, che vi accoglie con profondo affetto, serva a tutti di incoraggiamento a lavorare sempre più e sempre meglio per le Pontificie Opere Missionarie, qui a Roma e nelle vostre nazioni.

2. Il Concilio Vaticano II all’inizio del decreto Ad Gentes afferma: “Inviata per mandato divino alle genti per essere ”sacramento universale di salvezza “, la Chiesa, rispondendo ad un tempo alle esigenze più profonde della sua cattolicità ed all’ordine specifico del suo Fondatore, si sforza di portar l’annuncio del Vangelo a tutti gli uomini” (Ad Gentes, 1).

Tenete sempre presente questo messaggio conciliare, che sintetizza e ripropone la costante dottrina del magistero, per perseverare e far perseverare anche gli altri con intenso fervore nell’impegno missionario.

Il nostro anelito al Padre deve essere quello stesso del divin Maestro: “Venga il tuo regno! Sia santificato il tuo nome!”. Noi conosciamo qual è la volontà di Dio; l’ha manifestata Gesù stesso agli apostoli: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28, 19-20).

Non c’è più nulla da discutere: Dio si è rivelato in Cristo, e vuole che la vera conoscenza della sua natura trinitaria, la autentica adorazione e il giusto comportamento morale passino attraverso la parola e la persona di Cristo. Fin dai primi giorni dopo la Pentecoste, Pietro non ha timore di proclamare davanti ai capi dei Giudei: “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati” (At 4, 12).

La Chiesa perciò ha una responsabilità precisa e formidabile: guai a noi se non evangelizziamo! È una grande dignità essere un “apostolo” della verità e della grazia, annunziare il Vangelo, far conoscere ed amare Gesù Cristo, portare gli uomini alla vera adorazione del Padre, insegnare loro dove sta la morale giusta, che edifica e salva! Ma è anche una tremenda responsabilità, che faceva tremare san Paolo e i santi, di fronte alla sterminata moltitudine di coloro che non conoscono Gesù Cristo, o addirittura non lo vogliono conoscere e lo combattono!

Dobbiamo continuare con coraggio e con fiducia il nostro compito di evangelizzazione, anche se i tempi sono forse più difficili che nel passato. L’impresa è enorme; addirittura umanamente impossibile! Nasce perciò la necessità di confidare totalmente e radicalmente nella “grazia” di Dio: noi siamo soltanto strumenti, e dobbiamo essere strumenti convinti, convincenti e credibili. La nostra personale santità è l’impegno primo per l’opera missionaria di evangelizzazione e di conversione. Infatti è la grazia divina che chiama, illumina, converte, santifica e salva!

3. Mi piace concludere con una citazione di santa Teresa di Lisieux: “Una domenica-racconta nella Storia di un’anima la carmelitana patrona delle missioni-guardando una immagine di nostro Signore in croce, fu colpita dal sangue che colava da una delle sue mani divine; provai una gran pena al pensiero che quel sangue colasse a terra senza che nessuno si desse pena di raccoglierlo e risolsi di restare in spirito ai piedi della croce per ricevere la divina rugiada che ne colava e che -comprendevo- avrei poi dovuto spargere sulle anime . . . Il grido di Gesù in croce: “Ho sete”, risuonava continuamente nel mio cuore e quelle parole mi accendevano dentro un fuoco incontenibile e vivissimo . . .” (S. Thérèse de Lisieux, Histoire d'une âme; Man. A, Cap. V).

Ai piedi della croce, sentite anche voi, come santa Teresa, vivissimo l’anelito di Cristo per l’intera umanità ed impegnatevi ad infonderlo nella Chiesa intera!

Vi assista Maria santissima, regina delle missioni, alla quale affido il vostro lavoro.

Vi accompagni nei vostri propositi e nelle vostre iniziative la benedizione apostolica, che ora di gran cuore vi imparto.

 

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