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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AD UN CONGRESSO
INTERNAZIONALE SUL TEMA FAMIGLIA-FELICITÀ

Aula delle Benedizioni - Lunedì, 16 novembre 1987

 

Venerati fratelli nel sacerdozio,
illustri signori, gentili signore
.

1. Sono lieto di accogliervi in questa speciale udienza, con la quale intendete concludere e coronare il vostra Congresso Internazionale sui tema “Famiglia-Felicità”.

A tutti rivolgo il mio saluto cordiale, cogliendo al tempo stesso l’occasione per esprimervi vivo compiacimento per le nobili finalità che vi muovono: voi infatti intendete venire in aiuto della famiglia, riconoscendo in essa la cellula fondamentale della società, la culla voluta dal Creatore per la fioritura di nuove vite, la naturale sede per la loro educazione umana e cristiana. In un contesto sociale come il presente, nel quale numerose forze disgregatrici insidiano la saldezza dell’istituto familiare, il vostro impegno appare singolarmente importante e urgente.

A voi dunque una speciale parola di plauso, insieme con l’incoraggiamento a perseverare nelle vostre generose iniziative, nonostante le incomprensioni e le ostilità, che certo non mancheranno di ostacolare il vostro cammino.

2. Il tema che avete affrontato nel vostro Congresso è di grande significato, poiché tocca un fondamentale problema umano: quello della felicità.

La Chiesa, approfondendo alla luce della rivelazione quanto la retta ragione aveva in qualche misura già scoperto, ha insegnato all’uomo dove porre la sua felicità. È più necessario che mai, oggi, richiamare nei suoi punti essenziali tale insegnamento.

Il punto di partenza di questa dottrina cristiana è la vera conoscenza della persona umana: una visione riduttiva dell’uomo lo condurrebbe fuori strada, impegnandolo nella ricerca di una felicità illusoria. L’uomo è - come insegna il Concilio Vaticano II - “corpore et anima unus” (Gaudium et Spes, 14), e pertanto la sua felicità non è né solo pienezza di beni relativi al corpo né solo pienezza di beni relativi allo spirito. È ugualmente estranea alla tradizione ecclesiale sia una visione materialistica sia una visione spiritualistica dell’uomo e della sua felicità. Vera felicità è soltanto quella che viene incontro alle aspettative tanto del corpo quanto dello spirito umano. Ciò non toglie, tuttavia, che esista una gerarchia fra queste due essenziali componenti dell’umana felicità: i beni del corpo sono subordinati ai beni dello spirito e una ricerca dei primi che non fosse al servizio del possesso sempre più intenso dei secondi, causerebbe in definitiva l’infelicità umana. L’ordine nella ricerca dei beni è la prima condizione della felicità.

A queste semplici acquisizioni può giungere anche la retta ragione da sola. Tuttavia la rivelazione cristiana offre all’uomo la risposta ultima, e perciò interamente vera, agli interrogativi che in questo campo, come in tanti altri, si impongono.

3. La fede cristiana ha rivelato all’uomo che oltre l’ordine dei beni del corpo e l’ordine dei beni dello spirito nella loro ordinata gerarchia, esiste l’ordine dei “beni della carità soprannaturale”. L’uomo, quale storicamente esiste, è stato creato per la comunione con Dio, nella visione beatifica della Trinità, nella partecipazione alla sua eterna vita. In questa comunione sta la felicità piena e totale dell’uomo: una comunione di cui la persona possiede già in germe l’anticipo nella vita di grazia. È questa vita, nel presente ordine della Provvidenza, il bene supremo dell’uomo. Senza di essa i beni del corpo e dello spirito risulterebbero vani. Conseguentemente, per guadagnare quel bene, tutti gli altri devono - se necessario - essere sacrificati. È questo il senso profondo delle note affermazioni di Gesù: “Qual vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la propria anima?” (Mt 26, 26); “È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani e due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno” (Mt 18, 8).

4. L’uomo cammina verso la felicità vera, quando questo triplice ordine dei beni è rispettato. Per cui - come giustamente è stato detto - alla fine non c’è che una sola vera infelicità, quella di non essere santi. La santità, infatti, che altro è se non il vivere pienamente questo ordine? E pertanto il nemico più subdolo della felicità umana è il disordine morale, il peccato. Esso è la decisione della volontà di porre il proprio bene ultimo, la propria felicità definitiva fuori del retto ordine. Scrive sant’Agostino: “Stia ben lontana dal cuore del tuo servo . . . l’idea che io possa credermi felice per ogni o qualsiasi forma di godimento! C’è una gioia che non è concessa agli empi, ma solo a coloro che ti onorano con disinteresse: tu sei la loro gioia, e quindi la vera felicità consiste nella gioia che si cerca in te, da te, per te: questa sola e non altre” (S. Augustini, Confessioni, X, 22).

La preghiera di questo grande maestro della Chiesa ci richiama a quel rapporto fra verità e libertà da cui scaturisce lo stato di felicità. Poiché solo l’attuazione della libertà nel vero realizza la persona, solo la sottomissione della libertà alla verità genera la felicità.

Il raggiungimento della felicità esige, pertanto, anche una rigorosa ascetica personale che si proponga di portare ordine nella persona umana. È una tragica menzogna insegnare all’uomo che la felicità possa o addirittura debba essere raggiunta abbandonandosi alle inclinazioni dell’istinto, senza nessuna rinuncia poiché è un tragico errore confondere la felicità col piacere o con l’utilità. Non è questo tragico errore all’origine di tanta disperazione, di tanta noia di vivere che troppo spesso è dato di constatare soprattutto negli spiriti giovanili?

5. Il vostro Congresso si è soffermato a riflettere non tanto sul problema della felicità in se stessa considerata, quanto piuttosto sul rapporto tra felicità e famiglia.

È una riflessione necessaria e, oggi soprattutto, urgente. La famiglia infatti, in quanto prima scuola di umanizzazione della persona, è chiamata a insegnare all’uomo la via della felicità vera: in un certo senso, è questa la sua missione.

In essa, quale comunione interpersonale di amore, l’essere umano apprende la verità su se stesso, presupposto imprescindibile per raggiungere la felicità. In essa, in particolare, il bambino può apprendere in maniera vitale quell’ordine dei beni di cui ho parlato, secondo la loro giusta gerarchia. Da essa, egli deve anche essere difeso da tutto ciò che impedisce all’uomo di raggiungere la vera felicità: attraverso l’educazione all’autocontrollo, alla rinuncia e al gioioso esercizio della libertà nella verità.

Ma, soprattutto, è nella famiglia che il bambino deve essere educato a quella comunione con Dio, al di fuori della quale non può esistere nessuna felicità vera.

Missione esaltante, dunque, quella della famiglia, ma missione difficile. A voi il compito di ricordare ai coniugi, soprattutto a quelli cristiani, le grandi mete verso le quali sono chiamati! A voi il merito di aiutarli nella quotidiana fatica del loro non facile cammino!

Con la mia benedizione.

I offer special greetings to all of you who are English-speaking. The theme of your Congress is indeed timely and significant. For the family is the basic component of society, the place where persons experience in a simple yet profound way a real communion of love. Such love is the basis of true happiness, especially if the love is ordered, as it should be, to loving communion with God. Thank you for all you are doing on behalf of family life. Your efforts to love of God are a great service to the Church and to the world.

Herzlich grüße ich die deutschsprachigen Teilnehmer unter Ihnen. Vor genau sieben Jahren, Mitte November 1980, hob ich in Köln hervor, dass das öffentliche Klima heute nicht immer freundlich gegenüber Ehe und Familie ist. Und dennoch erweisen sich diese auch ”in unserer anonymen Massenzivilisation als Zufluchtsort auf der Suche nach Geborgenheit und Glück“. Ehe und Familie sind heute wichtiger denn je. Sie sind Keimzellen zur Erneuerung der Gesellschaft, Kraftquelle, aus denen das Leben menschlicher und dadurch auch glücklicher wird (Ioannis Pauli PP. II, Homilia Coloniae agrippinae, in aëronavium portu «Butzwiler Hof», ad Christianos sponsos habita, 4, die 15 nov. 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 2 (1980) 1192). Wir Christen sind heute in besonderer Weise aufgerufen, die Würde und den Wert von Ehe und Familie neu zu entdecken und überzeugend vorzuleben. Möge dafür auch Ihr Kongress nützliche Anregungen und Hilfen anbieten. Von Herzen segne ich Sie und Ihre Familien.

Je salue cordialement les participants de langue française à ce Congrès. Je souhaite que leur action aide beaucoup de familles à vivre dans un équilibre heureux et à communiquer d’abord à leurs enfants un esprit évangélique. Que Dieu bénisse les foyers dont l’amour est enrichi par sa grâce!

6. Sono felice di dirigere ora un particolare saluto alle persone di lingua spagnola qui presenti, che incoraggio verso un rinnovato impegno a favore della istituzione familiare.

Che questa cellula fondamentale della società e della Chiesa sia l’ambito in cui gli sposi cristiani, grazie al Battesimo e alla Cresima, e per la forza sacramentale del matrimonio, trasmettano la fede ricevuta e diano testimonianza dei valori evangelici nella società in cui vivono.

Benedico tutti di cuore.

Agli amatissimi fratelli e sorelle di lingua portoghese, in questo incontro di famiglia porgo i miei saluti più cordiali. E vi dico anche: la felicità esiste; e le minacce alla felicità familiare di ordine sociale, morale e civile possono e devono essere superate. E qual è il cammino? È sempre quello che il Signore ha rivelato, con il comandamento nuovo: “Amatevi, come io ho amato voi”. Un amore personale, accompagnato dall’impegno nel crescere nella comunità di Dio, conduce alla meta finale della peregrinazione nella fede. Vedendo in voi le famiglie della vostra terra condivido la felicità dei focolari felici e con loro, rendo grazie al Signore; sono presente anche presso quelle famiglie che soffrono per qualche dolore, chiedendo per loro conforto e speranza, abbracciando tutti nello stesso amore per Cristo, con la benedizione apostolica.

 

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