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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DEL SACRO CUORE DI GESÙ

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 29 novembre 1987

 

È per me una grande gioia essere in questa parrocchia tanto legata alla memoria personale di san Giovanni Bosco, specialmente in questa chiesa, vicino a questo altare, dedicato a Maria santissima Ausiliatrice, dove lui ha celebrato durante la sua vita. E poi v’è un’altra bella coincidenza: oggi iniziamo il nuovo anno liturgico con la prima domenica d’Avvento. E nello stesso tempo questo anno ci porterà al primo centenario della beata morte di san Giovanni Bosco, beata perché era la morte di un santo e la Chiesa gioisce sempre di questa morte che è l’inizio di una nuova vita piena della santissima Trinità, dell’abbraccio di Dio. Questa sua morte, possiamo dire, era il giorno del suo avvento perché è giunto alla patria celeste cui aspirava durante tutta la sua vita. E vi aspirava amando soprattutto i giovani. Ed ecco un altro motivo di gioia: il mio primo incontro in questa vostra parrocchia dedicata al Sacro Cuore di Gesù è con voi, i parrocchiani più piccoli, a cominciare da quelli piccolissimi, per passare a quelli dell’asilo, fino a quelli della scuola primaria e poi, forse ad alcuni un po’ più grandi. Ma soprattutto mi rivolgo a quelli più piccoli che vivono il loro periodo della prima Comunione, prima e dopo il Sacramento. E così essi vivono intensamente il mistero dell’Avvento perché questo mistero ha tanti significati nella vita. Abbiamo sentito come per san Giovanni Bosco, cento anni fa, il momento di avvento fu la sua beata, santa morte: è passato da questa vita al cielo, alla patria celeste. Ma per voi piccoli, il momento dell’Avvento di Cristo è il Battesimo. Per ciascun cristiano, in quel momento, Dio Incarnato, Cristo viene, irrompe nell’anima, e fa di questa anima una dimora della sua presenza, della sua grazia. E poi al momento della prima Comunione quando sotto le specie del pane e del vino dobbiamo invitare Cristo nella sua persona, nel suo corpo, nel suo sangue, nella nostra anima, dobbiamo entrare nella comunione eucaristica con lui; così lui viene da noi. È il momento del suo Avvento in ciascuno di noi. È per noi, per ciascuno di noi il suo Avvento. Allora vi auguro, carissimi, in questo tempio, così marcato dalla beata memoria di un grande santo che amava soprattutto i giovani, i ragazzi, i bambini, vi auguro, ragazzi e ragazze, di vivere bene quel vostro Avvento sotto le forme diverse, proprie della vita cristiana. E poi auguro ai vostri genitori qui presenti, come anche ai vostri educatori, laici, religiose e sacerdoti, di partecipare di questa grande gioia: l’Avvento di Gesù nei piccoli, Avvento sacramentale, Avvento battesimale, Avvento eucaristico. Raccomando a tutti di condividere questa gioia di tutta la Chiesa, di condividere la gioia di san Giovanni Battista che prepara le strade del Signore. Ecco siete voi, genitori, siete voi educatori, sacerdoti, voi suore religiose che preparate l’Avvento, la venuta di Gesù nelle anime dei giovani.

La mia parola finale la rivolgo ai carissimi ammalati. Anche loro vivono l’Avvento di Gesù nella loro sofferenza. Questa vi rende fratelli e sorelle più vicini e più simili a Gesù redentore nostro. Vi auguro di vivere bene, cristianamente, la vostra sofferenza per la salvezza del mondo per la santificazione di ciascuno di voi e per la santificazione del mondo. Così come ha vissuto, sofferto Gesù. Sappiamo bene che ci ha redento e salvato tramite la sua croce, la sua sofferenza. Sappiate, nella croce c’è sempre l’inizio della risurrezione. Questo ci insegna Gesù e questo dobbiamo imparare giorno per giorno da lui, dal suo mistero pasquale.

Ai Salesiani della comunità

Riesprimo nuovamente la mia gioia per l’odierna visita, nella Prima Domenica di Avvento, ed in questo anno che ci porta verso il primo centenario della beata morte di Don Bosco. Allora è molto significativo questo incontro e con questa visita voglio dare inizio, inaugurare questo anno commemorativo. Ci prepariamo anche ad un appuntamento centrale che si terrà in Piemonte nella terra natale di San Giovanni Bosco e nella culla della vostra Società Salesiana.

Vi auguro di camminare sulla strada che il Santo vi ha tracciato e questa strada permane attuale ed attraente; attraente per tanti giovani e attraente per tutta la vostra famiglia salesiana. Non mancano le vocazioni, in generale, pur tra situazioni diverse, si sente la presenza dei Salesiani nel mondo, nei continenti, nei Paesi, anche, direi, nel collegio cardinalizio. Quest’ultima realtà non oserei augurarla così direttamente a ciascuno di voi, ma indirettamente non si sa . . .

Alle Religiose

Sappiamo bene che Dio creatore ha chiamato all’esistenza un maschio e una femmina e così anche ha chiamato nella famiglia Salesiana, una famiglia maschile e una femminile. Ma questo lo dico per i Salesiani, per non perdere la loro simpatia.

Qui sono raccolte diverse famiglie religiose femminili e occorre dire che nel mondo intero, nella Chiesa universale esse sono molto più numerose delle famiglie maschili dei religiosi. Ciò vuol dire che il Signore vi chiama e viene ascoltato da voi. C’è tuttavia chi lamenta, soprattutto nel mondo occidentale, il decremento di vocazioni religiose femminili; ma speriamo che con la forza della preghiera sarà possibile superare questa difficoltà. Perché nella Chiesa deve permanere l’abbondanza di quel vostro carisma, di quella vostra testimonianza, testimonianza che scaturisce dal vostro apostolato, soprattutto dalla vostra consacrazione, consacrazione che è parte costitutiva della Chiesa, in quanto tutti siamo consacrati dal momento del nostro Battesimo; ci vuole poi un’espressione esplicita, un’intenzionalità specifica di quella consacrazione, un’espressione pluriforme di quella consacrazione e questo siete voi. Vi auguro di trovare in questa strada la gioia spirituale, gioia e pace spirituale che solamente Cristo ci può dare e di portare questa gioia e questa pace agli altri.

Ai movimenti parrocchiali

Per me questa visita a questa chiesa tanto legata a san Giovanni Bosco, alla sua opera, è una grande gioia. Qui riuniti sono i rappresentanti dei gruppi, dei movimenti, e a ciascuno e a tutti voglio indirizzare una parola di apprezzamento e di incoraggiamento.

Qui sono rappresentate anche le famiglie e certamente voi come padri e madri avrete le vostre sollecitudini familiari, ma anche la parrocchia è una famiglia, più allargata, e anch’essa vuole la stessa sollecitudine. Certamente questa sollecitudine è propria del parroco, dei sacerdoti, ma ci vuole anche la sollecitudine dei laici. Dico questo con l’impressione ancora molto viva del Sinodo che ha affrontato il problema della missione dei laici nella dimensione della Chiesa universale. Voi questa missione la espletate nel consiglio pastorale e allora vi auguro di continuare con questa vostra sollecitudine di cristiani, di laici impegnati nella vita della parrocchia, che si sentono corresponsabili insieme con il parroco e gli altri sacerdoti. Il bene della vostra comunità, così complessa, ha bisogno della vostra opera di laici, del vostro impegno come consiglio pastorale e come parrocchia.

A gruppi di lavoratori

Quando si va alla parrocchia del Sacro Cuore si pensa subito alla ferrovia. Molte volte anch’io ho avuto la possibilità di giungere qui a Roma attraverso la ferrovia, venendo dalla mia Patria, o ancora ritornandovi. Perciò conosco molto bene questa zona e sono sempre grato alla vostra grande famiglia di operatori ferroviari, che certamente è una famiglia di dimensione internazionale. Voglio approfittare di questa occasione per ringraziare voi qui presenti.

Auguro tutto il bene per voi e per le vostre famiglie e poi per la vostra professione legata ai servizi sociali; servizi nel campo della comunicazione; quando si parla della comunicazione si pensa in prevalenza ai mass-media, invece la prima comunicazione sociale è quella spaziale. Auguro sempre bene a voi che svolgete questo importante compito e a tutti quelli che collaborano nella ferrovia italiana e specialmente nelle strutture romane.

Vi auguro in questa prima domenica di Avvento di incontrare di nuovo, nel presepio che annualmente allestite all’interno della Stazione Termini, il nostro Signore Salvatore Gesù Cristo.

Con i giovani e con i fratelli africani e filippini

Qui si respira l’atmosfera della gioventù e questa si respira sempre quando ci si trova vicini a don Bosco perché era l’atmosfera della sua esistenza sempre vissuta tra i giovani e per i giovani. San Giovanni Bosco sapeva guidare i giovani alla santità. Naturalmente anche la sua epoca non era priva di difficoltà. Voi incontrate oggi tante difficoltà. Ma cento anni fa, all’epoca di don Bosco, le difficoltà erano, se non le stesse, analoghe. Lui sapeva avvicinare le persone, sapeva fare tutto quanto era utile per portare a sé i giovani, sapeva dare consigli risolvere i problemi, guidare, perché pregava, perché si sacrificava, perché amava.

Vi auguro di trovare tutto questo nella vostra comunità giovanile di questa parrocchia grazie all’apostolato dei figli di san Giovanni Bosco, i salesiani, ma anche grazie al vostro apostolato. Gli ambienti e le comunità giovanili di san Giovanni Bosco, alla sua epoca, ma anche in quelle successive, erano sempre gli ambienti di un apostolato giovanile molto intenso e attraverso il suo apostolato personale e quello comunitario si facevano camminare tutti verso un solo scopo: la santità e l’onestà della vita. Era un cristianesimo profondamente vissuto e praticato, che si fa Vangelo, che si fa vita per i giovani.

Così facendo, attraverso il Vangelo, i giovani riscoprono la ricchezza della vita; anche se sono poveri o se hanno difficoltà di tipo personale essi riscoprono la ricchezza che hanno dentro di loro. La vostra comunità è molto particolare, qui non sono solamente i figli di questa terra italiana, di Roma, ma anche gruppi venuti dall’Africa e altri venuti dalle Filippine e forse non solamente da queste due terre. Esprimo la mia gioia per il fatto che questi gruppi hanno trovato una buona accoglienza tra voi. Si sentono fra voi come fratelli, come amici. E camminano insieme con voi, con lo stesso entusiasmo, con la stessa ispirazione ecclesiale di san Giovanni Bosco. Questo è un vero apostolato non solamente per la Chiesa romana e per la vostra parrocchia, ma un vero apostolato per la Chiesa Universale. Noi ci vediamo uniti con tanti altri giovani del mondo. Nei miei viaggi, nelle visite che faccio in diverse parti del mondo, dappertutto incontro i giovani e tutti sono vostri coetanei, vostri fratelli, fratelli nell’umanità, fratelli nel battesimo, fratelli in Cristo. Vi auguro di camminare insieme con tutti questi giovani, di camminare coraggiosamente, con più entusiasmo, verso un mondo più cristiano e più umano, un mondo migliore. Questo è il significato dell’Avvento.

Oggi cominciamo quel periodo liturgico che ci prepara a Natale: questo periodo significa, appunto, un cammino verso un mondo migliore. Questo viene da Dio. E questo mondo migliore ci viene incontro, se noi andiamo incontro a Cristo, come sono andati i pastori a Betlemme.

 

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