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VIAGGIO APOSTOLICO NEGLI STATI UNITI D’AMERICA E IN CANADA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RAPPRESENTANTI DEL LAICATO CATTOLICO

Cattedrale Saint Mary di San Francisco
 Venerdì, 18 settembre 1987

 

“A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni” (Ef 3, 20-21).

Cari fratelli e sorelle,
cari laici cattolici d’America
.

1. Vi sono grato per la vostra cordiale accoglienza e sono lieto di essere con voi questa mattina a glorificare il Padre, “nella Chiesa e in Cristo Gesù”, per opera dello Spirito Santo. Desidero inoltre ringraziarvi per il materiale informativo messo a punto a nome dei laici cattolici degli Stati Uniti.

La Lettera di san Paolo agli Efesini ha un profondo significato per la vita di ciascuno di noi. Il testo descrive in modo commovente il nostro rapporto con Dio quando egli ci si rivela nel mistero della santissima Trinità. San Paolo ci ricorda due verità fondamentali: in primo luogo, che la nostra vocazione ultima è quella di glorificare il Dio che ci ha creati e redenti; in secondo luogo, che il nostro bene più grande ed eterno è “raggiungere la pienezza di Dio stesso”, per partecipare alla comunione d’amore del Padre del Figlio e dello Spirito Santo per tutta l’eternità. La gloria di Dio e il nostro bene si compiono pienamente nel regno dei cieli.

L’apostolo Paolo ci ricorda anche che la salvezza, che rappresenta un dono gratuito dell’amore divino in Cristo, non ci viene offerta su una base puramente individuale. Essa ci viene attraverso e nella Chiesa. Attraverso la nostra comunione con Cristo e tra di noi sulla terra, noi pregustiamo quella perfetta comunione che riservano i cieli. La nostra comunione deve essere anche un segno o sacramento che conduce altri uomini a Cristo, perché tutti possano essere salvati.

Questo dono della redenzione, che ha origine nel Padre e si compie nel Figlio, ha la sua realizzazione nella nostra vita individuale e nella vita del mondo per mezzo dello Spirito Santo. Pertanto parliamo dei doni dello Spirito all’opera nella Chiesa - doni che comprendono il ministero gerarchico di pascere il gregge, e doni offerti ai laici affinché essi possano vivere il Vangelo e possano dare il loro contributo specifico alla missione della Chiesa.

Il Concilio ci dice che “nella Chiesa non tutti camminano per la stessa via, tutti però sono chiamati alla santità e hanno ugualmente la bella sorte della fede per la giustizia di Dio (cf. 2 Pt 1, 1). Quantunque alcuni per volontà di Cristo sono costituiti dottori e dispensatori dei misteri e pastori per gli altri, tuttavia vige fra tutti una vera uguaglianza riguardo alla dignità e all’azione comune a tutti i fedeli nell’edificare il corpo di Cristo” (Lumen Gentium, 32) Attraverso una grande varietà di grazie e opere i figli di Dio testimoniano la meravigliosa unità che è opera dell’unico e medesimo Spirito.

2. Cari fratelli e sorelle: è nel contesto di questi misteri di fede che voglio riflettere con voi sul vostro ruolo di laici nella Chiesa di oggi. Ciò che è fondamentale nella vostra vita è che per mezzo del Battesimo e della Cresima siete stati chiamati dal Signore stesso alla partecipazione alla stessa missione salvifica della Chiesa (cf. Lumen Gentium, 33). Parlare dei laici equivale a parlare delle centinaia di milioni di persone, di ogni razza, nazione, e stile di vita che, come voi, ogni giorno cercano, con l’aiuto di Dio, di vivere una buona vita cristiana. Parlare dei laici equivale a parlare dei molti di voi che attingono dalla vostra parrocchia la forza e l’ispirazione a vivere la vostra vocazione nel mondo. Equivale inoltre a parlare di coloro tra voi che sono entrati a far parte delle associazioni e movimenti ecclesiali nazionali e internazionali che vi sostengono nella vostra vocazione e missione.

Le vostre battaglie e le vostre tentazioni possono essere diverse a seconda delle vostre situazioni, ma tutti voi custodite la stessa fondamentale speranza di essere fedeli a Cristo e di mettere in pratica il suo messaggio. Tutti voi custodite la stessa fondamentale speranza di una vita dignitosa per voi e di una vita ancora migliore per i vostri figli. Tutti voi dovete faticare e lavorare e sopportare le sofferenze e i dispiaceri comuni a tutta l’umanità, ma come credenti siete dotati di fede, speranza e carità. E spesso la vostra carità raggiunge dimensioni eroiche in seno alle vostre famiglie o nei confronti del vostro prossimo e dei vostri colleghi di lavoro. Nella misura in cui le vostre risorse e i vostri doveri lo consentono, voi siete chiamati sostenere e a partecipare attivamente alle attività della Chiesa.

È nel mondo quotidiano che voi laici dovete testimoniare il regno di Dio; attraverso di voi la missione della Chiesa si compie grazie alla potenza dello Spirito Santo. Il Concilio insegnava che lo specifico ruolo dei laici è precisamente questo: “cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio” (Lumen Gentium, 31). Siete chiamati a vivere nel mondo, a impegnarvi in professioni e occupazioni secolari, a vivere in quelle circostanze ordinarie della vita familiare e della vita sociale con cui è intessuta la stessa trama della vostra esistenza. Siete stati chiamati da Dio stesso a esercitare le funzioni che vi sono proprie in sintonia con lo spirito del Vangelo e a lavorare per la santificazione del mondo dal di dentro alla maniera del lievito. In questo modo farete conoscere Cristo agli altri, specialmente attraverso la testimonianza della vostra vita. Spetta a voi laici di ordinare tutte le realtà temporali alla lode del Creatore e Redentore (cf. Lumen Gentium, 31).

L’ordine temporale del quale il Concilio parla è vasto. Comprende la vita sociale, culturale, intellettuale, politica ed economica, alla quale tutti voi partecipate a giusto titolo. Come uomini e donne laici impegnati in questo ordine temporale, siete stati chiamati da Cristo a santificare il mondo e a trasformarlo. Questo vale per tutto il lavoro, sia esso nobile o umile, ma è particolarmente urgente per tutti coloro che le circostanze e uno speciale talento hanno posto in posizioni di preminenza o di influenza: uomini e donne nel servizio pubblico, istruzione, affari, scienza, comunicazioni sociali e arti. Come laici cattolici avete un importante contributo di servizio morale e culturale da offrire alla vita del vostro paese. “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto” (Lc 12, 48). Queste parole di Cristo non si applicano solo alla condivisione della ricchezza materiale o dei talenti personali ma anche alla condivisione dell’antica fede.

3. Di massima importanza nella missione della Chiesa è il ruolo che i laici svolgono nella famiglia cristiana. Questo ruolo è innanzitutto un servizio d’amore e un servizio di vita.

L’amore tra moglie e marito, benedetto e suggellato nel sacramento del matrimonio, è il primo passo con cui le coppie esercitano la loro missione. Nell’essere autentici l’uno verso l’altro essi seguono la loro vocazione di amore sponsale. Questo amore, che comprende tutti i membri della famiglia, mira a formare una comunità di persone unite nel cuore e nell’anima, una comunione indissolubile dove l’amore reciproco degli sposi è un segno dell’amore di Cristo per la Chiesa.

Il servizio della vita si basa sul fatto che il marito e la moglie collaborano con Dio nel trasmettere il dono della vita umana, nella procreazione dei figli. In questa sacrosanta responsabilità il servizio della vita è intimamente unito al servizio di amore nell’unico atto coniugale che deve essere sempre aperto a dare nuova vita. Nell’enciclica Humanae Vitae (Pauli VI, Humanae Vitae, n. 10), Papa Paolo VI ha spiegato che nel compito di trasmettere la vita, marito e moglie sono chiamati a “conformare il loro agire all’intenzione creatrice di Dio, espressa nella stessa natura del matrimonio e dei suoi atti e manifestata dall’insegnamento costante della Chiesa”.

Mentre “l’amore e la vita costituiscono il nucleo della missione salvifica della famiglia cristiana nella Chiesa e per la Chiesa” (Ioannis Pauli PP. II, Familiaris Consortio, 50), la famiglia svolge anche un servizio di educazione, particolarmente in casa, dove i genitori hanno il ruolo originale e primario di educare la prole. La famiglia è inoltre una comunità evangelizzatrice dove il Vangelo viene accolto e messo in pratica, dove si impara e si condivide la preghiera, dove tutti i membri, con parole e opere e con il loro reciproco amore, testimoniano la buona novella della salvezza.

Allo stesso tempo dobbiamo riconoscere la difficile situazione di molti per quanto riguarda la vita familiare. Molti debbono sopportare il peso di diversi fardelli. Vi sono famiglie in cui manca uno dei due genitori e i senza famiglia; ci sono gli anziani e i vedovi. E ci sono cattolici, separati e divorziati, che, malgrado la loro solitudine e sofferenza, cercano di preservare la loro fedeltà e di assumersi le loro responsabilità con amorevole generosità. Tutte queste persone partecipano attivamente alla missione della Chiesa attraverso la fede, la speranza e la carità, e con tutti i loro sforzi per essere fedeli alla volontà di Dio. La Chiesa li assicura non solo delle sue preghiere e del suo nutrimento spirituale, ma anche del suo amore, del suo zelo pastorale e del suo aiuto concreto.

Sebbene, nella fedeltà a Cristo e al suo insegnamento sul matrimonio cristiano, la Chiesa ribadisca la sua prassi di non ammettere alla Comunione eucaristica i divorziati che si sono risposati al di fuori della Chiesa, essa tuttavia assicura questi cattolici del suo amore profondo. Essa prega per loro e li incoraggia a perseverare nella preghiera, ad ascoltare la parola di Dio e a partecipare al sacrificio eucaristico nella speranza che “essi siano sinceramente disposti a una forma di vita non più in contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio” (Ivi, 84). Nello stesso tempo la Chiesa resta la loro madre ed essi sono parte della sua vita.

4. Desidero esprimere la profonda gratitudine della Chiesa per tutti i contributi dati dalle donne, attraverso i secoli, alla vita della Chiesa e della società. Parlando del ruolo delle donne, desidero menzionare in particolar modo il loro contributo, insieme ai loro mariti, alla procreazione e all’educazione dei figli. “La vera promozione della donna esige pure che sia chiaramente riconosciuto il valore del suo compito materno e familiare nei confronti di tutti gli altri compiti pubblici e di tutte le altre professioni” (Ivi, 23). La Chiesa è convinta, tuttavia, che le speciali doti delle donne sono necessarie in misura sempre più crescente nella sua vita e per questa ragione auspica la loro piena partecipazione alla sua attività. Proprio a causa della loro eguale dignità e responsabilità l’accesso delle donne alle pubbliche funzioni deve essere garantito. Qualunque ruolo esse svolgano la Chiesa proclama la dignità delle donne in quanto donne: una dignità pari alla dignità dell’uomo e rivelata come tale nel valore della creazione contenuto nella parola di Dio.

5. Il rinnovamento della Chiesa dopo il Concilio è stato anche una occasione per aumentare la partecipazione dei laici in tutte le sfere della vita ecclesiale. Sempre più i fedeli si uniscono ai loro pastori per collaborare e consultarsi con loro per il bene della loro diocesi e della loro parrocchia. Un numero sempre crescente di uomini e donne laici mettono le loro capacità professionali al servizio instancabile degli sforzi della Chiesa nel campo dell’istruzione, dei servizi sociali, e di altri settori o nell’esercizio delle responsabilità amministrative. Altri ancora edificano il corpo di Cristo in diretta collaborazione con il ministero pastorale della Chiesa, portando in particolare l’amore di Cristo ai bisognosi della parrocchia e della comunità. Mi rallegro con voi per questa grande fioritura di doni al servizio della missione della Chiesa.

Nello stesso tempo, dobbiamo garantire sia a livello teorico che a livello pratico, che questi positivi sviluppi siano sempre radicati nella sana ecclesiologia cattolica insegnata dal Concilio. Altrimenti correremmo il rischio di “clericalizzare” il laicato o “laicizzare” il clero, svuotando così sia la condizione clericale che quella laica del loro specifico significato e della loro complementarità. Entrambi sono indispensabili alla “perfezione di amore” che è il comune obiettivo di tutti i fedeli. Dobbiamo pertanto riconoscere e rispettare in queste condizioni di vita una diversità che edifica il corpo di Cristo nell’unità.

6. Come uomini e donne laici voi potete adempiere questa grande missione autenticamente ed efficacemente solo nella misura in cui vi mantenete saldi nella vostra fede, in comunione con il corpo di Cristo. Dovete dunque vivere nella convinzione che non vi può essere una separazione tra la vostra fede e la vostra vita e che senza Cristo non potete far nulla (cf. Gv 15, 5). Poiché l’unione con Dio in Cristo è l’obiettivo di tutta la vita cristiana, i laici sono chiamati alla preghiera: alla preghiera personale, familiare, liturgica. Generazioni di laici devoti hanno attinto grande forza e gioia nell’invocare la beata Vergine Maria, specialmente attraverso il rosario, e invocando i santi.

In particolare i laici debbono capire che essi sono un popolo devoto chiamato al servizio. In passato ho avuto occasione di sottolineare questo aspetto della vita dei laici negli Stati Uniti: “Tutti gli sforzi che i laici compiono per consacrare la sfera delle loro attività secolari a Dio trova ispirazione e magnifica conferma nel sacrificio eucaristico. Partecipare all’Eucaristia è solo un breve momento della settimana dei laici, ma tutta l’efficacia della loro vita e di tutto il rinnovamento cristiano dipende da questo: la fonte primaria e indispensabile dell’autentico spirito cristiano” (Giovanni Paolo II, Discorso ad un gruppo di vescovi degli Stati Uniti in visita “ad limina Apostolorum”, 9 lug. 1983: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VI/2 [1983] 48).

7. Ogni epoca presenta nuove sfide e nuove tentazioni per il popolo di Dio nel suo pellegrinaggio e la nostra non fa eccezione. Ci troviamo di fronte a un crescente secolarismo che cerca di escludere Dio e la verità religiosa dalle questioni umane. Ci troviamo di fronte a un insidioso relativismo che mina la verità assoluta di Cristo e la verità di fede e porta i credenti a considerarsi come un semplice complesso di credenze o di opinioni in mezzo a tante altre. Ci troviamo di fronte a un consumismo materialistico che offre promesse apparentemente attraenti ma vuote che danno benessere materiale al prezzo di vuoto interiore. Ci troviamo di fronte a un allettante edonismo che offre una vasta gamma di piaceri che non soddisferanno mai il cuore umano. Tutte queste tendenze possono influenzare la nostra comprensione del bene e del male proprio nel momento in cui il progresso sociale e scientifico esige una forte guida etica. Una volta allontanati dalla fede e dalla pratica cristiana da questi e altri inganni, gli uomini si affidano spesso a entusiasmi effimeri o a bizzarre credenze superficiali o fanatiche.

Tutti abbiamo constatato la profonda influenza che queste tendenze hanno sul modo di pensare e di agire delle persone. Ed è proprio in questa società che uomini e donne laici come voi, tutti laici cattolici, sono chiamati a vivere le Beatitudini, a diventare lievito, sale e luce del mondo e talvolta “segno di contraddizione” che sfida e trasforma quel mondo secondo l’intenzione di Cristo. Nessuno è chiamato a imporre agli altri le proprie convinzioni religiose, ma a dare il forte esempio di una vita di giustizia e di servizio, che risplende delle virtù della fede, della speranza e della carità.

Su problemi morali di fondamentale importanza, tuttavia, è talvolta necessario sfidare pubblicamente la coscienza della società. Attraverso la sua dottrina morale la Chiesa cerca di difendere - per il bene di tutti - quei valori umani fondamentali che promuovono il bene che l’umanità cerca per sé e che proteggono i più fondamentali diritti umani e le aspirazioni spirituali di ognuno.

La sfida più grande alla coscienza della società proviene dalla vostra fedeltà alla vostra vocazione cristiana. Spetta a voi laici cattolici incarnare incessantemente il Vangelo nella società, nella società americana. Siete in prima linea nella lotta per proteggere gli autentici valori cristiani dall’ondata della secolarizzazione. Il vostro grande contributo all’evangelizzazione della vostra società si realizza attraverso la vostra vita. Il messaggio di Cristo deve vivere in voi e nel modo in cui vivete e nel modo in cui vi rifiutate di vivere. Allo stesso tempo, poiché la vostra nazione ha un ruolo di primo piano nel mondo, che va ben oltre i suoi confini, voi dovrete essere consapevoli dell’impatto della vostra vita cristiana sugli altri. La vostra vita deve effondere la fragranza del Vangelo di Cristo in tutto il mondo.

San Paolo lanciò una grande sfida ai cristiani del suo tempo e oggi io la ripeto a tutti i laici d’America: “Soltanto però comportatevi da cittadini degni del Vangelo, perché nel caso che io venga e vi veda o che di lontano senta parlare di voi, sappia che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del Vangelo, senza lasciarvi intimidire in nulla . . .” (Fil 1, 27-28)

8. Cari fratelli e sorelle, rappresentanti dei milioni di fedeli e di laici cattolici impegnati degli Stati Uniti; nel concludere le mie riflessioni non posso fare a meno di menzionare la beata Vergine Maria che rivela la missione della Chiesa in modo incomparabile. Ella, più di ogni altra creatura, ci mostra che la perfezione dell’amore è l’unico obiettivo che conta, che esso solo è la misura della santità e la via della perfetta comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo. La sua condizione era quella di una donna laica, ma ella è allo stesso tempo la madre di Dio; la Madre della Chiesa e Madre nostra nell’ordine della grazia.

Il Concilio ha concluso la costituzione dogmatica sulla Chiesa con un’esortazione sulla Beata Vergine. Nel far questo, il Concilio ha espresso gli antichi sentimenti della Chiesa di amore e devozione a Maria. Facciamo nostri, specialmente in questo Anno mariano, questi sentimenti implorandola di intercedere per noi presso il Figlio suo a gloria della santissima e indivisibile Trinità (cf. Lumen Gentium, 69).

 

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