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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RAPPRESENTANTI DEL MOVIMENTO DI SPIRITUALITÀ VEDOVILE
«SPERANZA E VITA»

Giovedì, 21 aprile 1988

 

1. Sono particolarmente lieto di accogliere una così folta rappresentanza di appartenenti al Movimento di spiritualità vedovile “Speranza e Vita”, promosso dall’opera “Madonnina del Grappa” di Sestri Levante, oggi diffuso in tutt’Italia e opportunamente collegato con analoghi movimenti di altri Paesi.

Siate le benvenute, carissime sorelle. Quest’incontro costituisce per voi la desiderata occasione di riaffermare il vostro amore e la vostra dedizione alla Chiesa, come anche la vostra fedeltà al successore di Pietro. Per me l’accogliervi è motivo di intensa gioia e di gratitudine profonda per il prezioso ed originale contributo che, con la vostra vita e attività di vedove cristiane, recate alla crescita della comunità ecclesiale e al bene della stessa società civile.

2. Ho appreso con interesse la storia del vostro movimento, iniziato vent’anni or sono, nella primavera del 1968, come espressione viva e dinamica di riconoscenza a padre Enrico Mauri, promotore dell’opera “Madonnina del Grappa”.

Il “padre”, come voi con semplicità lo chiamate, si era sempre intensamente occupato dell’aiuto spirituale da offrire alla vedovanza che egli, nella sua geniale intuizione ed esperienza apostolica, aveva scoperto come campo particolarmente ricco di risorse umane e cristiane per la donna che con serenità e decisione voglia valorizzare le possibilità di impegno religioso e sociale insite nella sua nuova condizione. Fu questo l’anelito apostolico di tutta la sua vita, l’ideale che gli stava tanto a cuore secondo quanto scriveva nel 1963, a ottant’anni: “Dovrebbe essere premura di ogni sacerdote l’occuparsi apostolicamente della vedovanza cristiana, non limitandosi ad avere compassione e carità per essa ma coltivandola spiritualmente sulla scorta di san Paolo, di sant’Ambrogio, di san Gerolamo e di una serie di santi che con la vedovanza hanno arricchito la Chiesa di famiglie religiose e di opere di carità. Alla loro scuola il sacerdote può apprendere il valore provvidenziale della vedovanza ai fini della santità e dell’apostolato”.

In questa occasione desidero riproporre alla vostra attenzione la duplice e inscindibile dimensione da cui devono essere segnate in profondità la vostra vita e la vostra attività: la dimensione spirituale e quella apostolica. Da una profonda partecipazione alla vita della grazia, nutrita da una continua intimità con Cristo incontrato nella preghiera e nei sacramenti, voi dovete attingere l’ispirazione e lo stimolo alle opere di specifico apostolato, alle quali vi abilita la vostra situazione particolare, nella società e nella Chiesa. In special modo si apre dinanzi a voi l’apostolato del matrimonio e della famiglia: non certo come unico campo del vostro servizio ecclesiale ed umano, ma come campo più consono alla vostra esperienza e condizione di vita. Voi vedove, non solo in quanto fedeli laiche ma anche e specificatamente per la vostra singolare ricchezza femminile, siete chiamate a prendere parte attiva e responsabile alla missione della Chiesa per la salvezza del mondo.

3. Carissime sorelle, continuate, sia come aderenti al movimento “Speranza e Vita” sia come donne che sanno dialogare con delicatezza e amore con altre donne le quali con voi condividono la stessa esperienza e la stessa sensibilità cristiana, a ispirarvi a questa preziosa eredità spirituale, che l’opera “Madonnina del Grappa” gelosamente custodisce e generosamente fa fruttificare.

Siate in piena sintonia con la richiesta del recente Sinodo dei Vescovi, che si è celebrato a Roma nell’autunno scorso: la richiesta, cioè, di rendere sempre più coscienti i fedeli laici, ciascuno nel proprio stato e secondo la propria vocazione, come singoli e come gruppi, della loro partecipazione alla vita e all’attività apostolica della Chiesa, nonché della loro esaltante e impegnativa chiamata alla santità cristiana.

Prendo spunto dalla significativa denominazione del vostro movimento, per porgervi il mio augurio, che vuole essere anche la consegna d’un programma. Siate fonte di speranza! Siatelo in mezzo ad una società che, troppo assetata di beni materiali e di piaceri temporali può smarrire le ragioni della speranza: tocca a voi grazie alla fede che il Signore vi dona e alla testimonianza concreta di vita che siete chiamate a dare, ricordare agli uomini il loro destino d’eternità; tocca a voi che avete fissi gli occhi e i cuori all’eternità, nella quale già è entrato lo sposo che continuate ad amare vivente in Dio. Siate fonte di vita! Siatelo in un mondo oppresso e sconvolto dalla solitudine e dal dolore. Desidero ripetere a voi, in particolare, quanto ho detto alle vedove in occasione del pellegrinaggio internazionale a Lourdes nel maggio 1982: “Voi siete particolarmente capaci di comprendere la solitudine e il dolore. Fate compagnia a quelli che sono soli e voi stesse sarete meno sole. Confortate coloro che soffrono e voi stesse sarete consolate. Testimoniate una carità attiva e la vostra vita splenderà di pace e di gioia”. Così sarete veramente fonte di vita!

Con questi sentimenti vi imparto di cuore la mia benedizione, che estendo volentieri a tutte le aderenti al movimento ed ai rispettivi familiari, come pure ai sacerdoti che con zelo generoso vi sostengono nell’impegno di progresso spirituale e di servizio alla Chiesa ed alla società.

 

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