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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI VESCOVI DELLO ZAIRE
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 30 aprile 1988

 

Cari fratelli nell’episcopato.

1. Al termine dei nostri incontri particolari, ho la gioia di accogliervi insieme oggi, in una riunione fraterna che segna il culmine della vostra visita “ad limina”. Il vostro portavoce, monsignor Fataki, Arcivescovo di Kisangani, mi ha appena espresso i vostri sentimenti ed alcune delle vostre preoccupazioni pastorali: lo ringrazio vivamente.

Con il documento da voi inviato l’anno scorso, e dopo aver ascoltato i vostri confratelli delle altre tre province ecclesiastiche, colgo ancor meglio i segni di speranza e anche i problemi delle vostre diocesi.

2. Nel vostro Paese, la pastorale delle vocazioni ha già una lunga storia. In questi ultimi anni, il rapido aumento del numero di ingressi in seminario è stato per voi una grande consolazione e un segno promettente, come in altre Chiese giovani, sia lodato Iddio! Inevitabilmente vi pone certi problemi: problemi di discernimento, problemi di formazione intellettuale, morale e spirituale, problemi di considerazione adeguata della giovane età dei sacerdoti zairesi, problemi finanziari, problemi di integrazione in una società in cambiamento. Nel corso della vostra prossima assemblea plenaria, avete intenzione, del resto, di fare un esame globale di tali questioni.

Qualunque sia il numero dei candidati al sacerdozio, è necessario sempre verificare i segni di un’autentica vocazione così come la Chiesa li riconosce. Si possono ricondurre a tre: primo, una libertà responsabile, che testimonia una certa maturità: secondo, un’attività fisica ed intellettuale adatta al ministero apostolico; infine una retta intenzione per quanto attiene il servizio della Chiesa.

All’inizio occorre fare una selezione. È necessario, in effetti, impegnare nella preparazione al sacerdozio i giovani che fanno sperare di compiere il servizio pastorale in modo adeguato e di sopportarne le esigenze. Questa selezione, che sarà facilitata dal periodo trascorso nelle case di formazione, deve essere rigorosa: non sarebbe un servizio alla Chiesa nè al candidato se lo si impegnasse imprudentemente nella difficile strada del sacerdozio.

Nel seminario, gli educatori hanno la missione di contribuire al discernimento della vocazione nel candidato ammesso. Lo fanno cercando di cogliere gli orientamenti profondi del soggetto, quelli che strutturano in modo duraturo la sua personalità, ispirano la sua condotta e le sue reazioni. Essi devono aiutare il candidato a riconoscere la chiamata di Dio, leggendo nella fede i segni interiori dello Spirito. Questo paziente lavoro porterà ad approfondire progressivamente il senso del ministero apostolico e della consacrazione che implica. Questo richiede tempo e responsabilità. Esige da parte degli educatori del seminario una esperienza spirituale e pastorale personale, ma anche una grande capacità di presenza, ascolto e dialogo, in un clima di fiducia e di preghiera.

Come molte altre conferenze episcopali del continente africano, voi siete ben coscienti che la formazione di educatori per il clero è uno dei vostri compiti più urgenti e, nella linea del Vaticano II, vi incoraggio a prendere le disposizioni necessarie nella formazione dei sacerdoti. In questo vi aiutano sacerdoti provenienti da altri Paesi; ma dovete ugualmente convincere i sacerdoti zairesi - molti dei quali hanno titoli universitari - dell’importanza vitale di questo ministero per il futuro della Chiesa dello Zaire.

3. Mentre in alcune Chiese, soprattutto in Occidente, il numero dei sacerdoti diminuisce e il clero invecchia, nelle Chiese giovani, come nello Zaire, si è formato un clero giovane, naturalmente impregnato della cultura del Paese; e la fisionomia di queste Chiese, si delinea sempre più chiaramente, in funzione non solo dei sacerdoti ma anche dei laici, perché alcuni di questi suppliscono spesso funzioni importanti.

Quale sarà questa fisionomia? In realtà, dipenderà molto dalla formazione data nei seminari e continuata in seguito: formazione unificata nella fede, radicata nella Tradizione della Chiesa ed integrata con i migliori valori della cultura tradizionale.

Non è mia intenzione riprendere in dettaglio, in questo incontro, tutte le questioni relative al clero zairese. Ricorderò pertanto solo alcuni punti essenziali, in attesa dell’esame più approfondito della vostra prossima assemblea plenaria.

La missione sacerdotale di Gesù Cristo è innanzi tutto una missione di salvezza. Infatti il sacerdote viene ordinato per far conoscere Cristo e la Buona novella; per far entrare i suoi fratelli in un rapporto vivo con Dio attraverso i sacramenti della fede; per edificare e guidare quanti sono divenuti, per il Battesimo, discepoli di Cristo.

Unito con il Vescovo, il sacerdote ha la responsabilità essenziale del ministero della Parola. Lo esercita annunciando il messaggio di salvezza nell’omelia, presiedendo le celebrazioni liturgiche; formando e assistendo quanti collaborano con lui nel ministero; coordinando e seguendo le attività e le opere a tale scopo messe in atto, perché la Parola di Dio venga insegnata come si deve: egli è il garante dell’integrità della dottrina.

Accanto ai sacerdoti, che insieme ai diaconi sono i primi collaboratori dei Vescovi e i primi apostoli dell’evangelizzazione, ci sono dei laici che si impegnano con tutte le loro forze nell’attività apostolica e assumono incarichi di rilievo nella comunità. È necessario prepararli ad esercitare il loro ruolo con competenza, con un profondo senso ecclesiale, in stretta comunione con la gerarchia responsabile.

A tale scopo, e per il loro proprio ministero, i sacerdoti devono essere incoraggiati a compiere un serio lavoro intellettuale. Saranno attenti a sviluppare in sé e nei collaboratori il senso della comune responsabilità.

Inoltre, si sforzeranno di riconoscere, discernere, animare e armonizzare i doni e i carismi che edificano la Chiesa. Spesso dovranno dar prova di umiltà e abnegazione, in uno spirito di sincera collaborazione: qui si dimostrerà che essi vivono il loro ministero per quello che deve essere, cioè un servizio disinteressato al Popolo di Dio, qualunque sia il loro campo di apostolato, in città o in campagna, nelle condizioni di povertà vissute dai fedeli.

Quanto a voi, cari fratelli nell’episcopato, vi invito a stare molto attenti alla vita dei sacerdoti e a procurare loro, tra l’altro, le risorse spirituali di cui hanno sempre bisogno per compiere fedelmente la loro missione. Alcuni di voi deplorano nei sacerdoti una troppo grande preoccupazione per il profitto personale, per le comodità, per il potere e un rilassamento nella condotta morale. I sacerdoti - ci ricorda il Concilio - non devono conformarsi al mondo presente, ma interpellarlo in nome del Vangelo.

Una buona vita spirituale è necessaria per fronteggiare le esigenze dello stato sacerdotale per i preti secolari e religiosi: il celibato, segno della nostra consacrazione totale al Regno di Dio; la povertà, che è partecipazione alla vita di Cristo povero e alla condizione dei poveri; l’obbedienza al Vescovo, che esprime la volontà di servire; l’ascesi che richiede un ministero quotidianamente assunto. Un’esperienza di vita fraterna comunitaria, la preghiera liturgica e personale approfondita, danno il “tono” a questa vita spirituale.

Voglio infine rendere omaggio con voi ai missionari venuti da altri Paesi, i pionieri della fede, generalmente religiosi e religiose: per merito loro la Chiesa dello Zaire è oggi una grande forza spirituale che fa sentire la sua influenza al di là delle frontiere del vostro Paese. Questi primi evangelizzatori, e coloro che oggi continuano la loro opera, meritano la riconoscenza di tutti per la loro vita di dedizione disinteressata. E il loro esempio ancora anima gli apostoli di oggi.

4. Per quanto riguarda la vita consacrata, essa si è trovata sempre praticamente al cuore della Chiesa dello Zaire e ha conosciuto un incremento considerevole.

Attualmente, un numero crescente di giovani zairesi rispondono alla vocazione religiosa, negli istituti internazionali e in quelli diocesani, legati alla cultura zairese. Essi devono affrontare problemi simili a quelli per il sacerdozio: discernimento delle vocazioni, formazione adeguata dei candidati e delle candidate, mancanza di personale formativo, problemi di sussistenza materiale.

Tocca a voi vegliare perché la vita religiosa fiorisca in modo autentico, in tutte le sue caratteristiche essenziali, sotto la responsabilità di superiori saldamente formati.

L’opzione prioritaria da voi indicata per la vita consacrata, è la edificazione della Chiesa particolare. Accogliendo gli auspici del Vaticano II, voi ritenete giustamente che “fin dall’inizio la comunità cristiana deve essere formata in modo che possa provvedere, per quanto è possibile da sola, alle proprie necessità” (Ad Gentes, 15).

Lo stato religioso non è intermedio tra la condizione clericale e quella laicale, ma da entrambe le parti alcuni sono chiamati a fruire di questo dono speciale per tutta la Chiesa (cf. Lumen Gentium, 43; Mutuae Relationes, die 14 maii 1987). È una maniera particolare di partecipare alla natura “sacramentale” del Popolo di Dio, offrendo al mondo una testimonianza visibile del ministero di Cristo. Di qui uno stile particolare di santificazione e di apostolato, un “carisma” che crea una tradizione precisa, con l’autonomia necessaria, senza trascurare un inserimento speciale nella vita della Chiesa locale. Ricchi del loro patrimonio spirituale, i religiosi e le religiose si sforzano di esprimerle e trasmetterle secondo il genio e il carattere del loro Paese o del Paese dove vivono. Danno dunque un contributo prezioso e necessario al radicamento della Chiesa particolare, in comunione con la Chiesa universale.

Da voi incoraggiati, continueranno a sviluppare lo zelo missionario indispensabile all’intera comunità ecclesiale. Una Chiesa particolare, in realtà, non può mantenere il suo dinamismo se non partecipa concretamente alla missione universale ricevuta da Cristo, che invia i suoi discepoli fino ai confini della terra.

5. Venendo a conoscenza dei vostri problemi pastorali dal vostro documento-base, ho notato con soddisfazione che “la comunità cattolica dello Zaire può già assumersi, in massima parte, la vita materiale della Chiesa in quel Paese”.

Più ancora, questa ricerca di auto-sufficienza economica da parte della Chiesa, voi la collocate nel quadro della promozione sociale del popolo zairese. È in effetti necessario che la Chiesa sia in questo di esempio. La sua gestione disinteressata e trasparente degli affari economici è una importante testimonianza del fatto che essa ricerca anzitutto il progresso spirituale delle persone. Essa vuol porre l’accento su uno stile di vita semplice, che elimina i bisogni superflui, con la preoccupazione di una più grande giustizia tra gli uomini.

Vi incoraggiamo a continuare nei vostri sforzi per uno sviluppo davvero umano, che nella recente enciclica sociale ho analizzato.

Restate sempre apostoli di quello spirito di povertà evangelica, che conduce più facilmente alla solidarietà e alla condivisione, due obiettivi oggi prioritari!

6. Nel vostro Paese, come in tutto il continente africano, un gran numero di giovani si volge alla Chiesa, alla ricerca di valori spirituali sui quali costruire un solido avvenire. Tra i giovani del nostro tempo c’è la possibilità di un grande apostolato, per voi e per i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici educatori dei loro fratelli. Mobilitate i vostri apostoli perché i giovani si possano aprire all’annuncio cristiano, per rendere saldi in loro i valori morali della rettitudine, del rispetto degli altri, dello spirito di servizio e di perseveranza. Insegnate loro che la trasformazione tecnica del mondo non conduce, da sola, al progresso, se non viene accompagnata dallo sviluppo del valore morale delle persone. Dite loro che la Chiesa non è una setta appena nata, ma è una grande corrente di vita che promana da Cristo, attraverso gli apostoli e i loro successori, tra i quali siete anche voi. Approfondiscano dunque la loro fede, insieme alla cultura, pregando, meditando la Bibbia e partecipando ai sacramenti, soprattutto all’Eucaristia domenicale!

7. Vi chiedo di trasmettere il mio affettuoso incoraggiamento ai giovani del vostro Paese. Vi incarico anche di salutare cordialmente da parte mia i numerosi catechisti che si sacrificano ogni giorno. Esprimete ai religiosi e alle religiose la mia gratitudine e i miei auguri di gioiosa perseveranza nel dono del Signore. Infine comunicate la mia affezione a tutti i sacerdoti, ai seminaristi e ai loro educatori: li ho presenti in modo particolare nella mia preghiera.

Rinnovino tutti il loro impegno ad essere autentici testimoni di Cristo, seguendo l’esempio di Anuarite, la prima beata zairese, il cui splendore rafforza nella fede i suoi fratelli e sorelle africani!

Nell’anno mariano, affido alla Vergine i voti ferventi che formulo per le vostre comunità diocesane. Vi benedico di cuore insieme a tutti i fedeli delle vostre province.

 

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