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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DI HAITI
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Venerdì, 19 agosto 1988

 

Cari fratelli nell’episcopato.

1. Siate i benvenuti in questa casa, dove ho la gioia di ricevervi in occasione della vostra visita “ad limina”. Ringrazio vivamente monsignor François Gayot, Arcivescovo di Cap-Haitien e presidente della Conferenza episcopale, del discorso pieno di affetto e di fiducia appena pronunciato a nome vostro.

L’incontro di oggi nasce da una preoccupazione pastorale che abbiamo in comune, perché la cura di annunciare il Vangelo in tutta la terra riguarda tutti i pastori. Per riprendere le parole del Concilio Vaticano II, i vescovi “sono tenuti a collaborare tra di loro e col successore di Pietro, al quale in modo speciale fu commesso l’altissimo ufficio di propagare il nome cristiano” (Lumen Gentium, 23).

Come procede, nel vostro paese, questa diffusione del nome cristiano? Che ne è dell’annuncio del Vangelo del Signore,che è il nostro primo e più caro dovere? Questo bilancio quinquennale siete venuti a fare qui e mi auguro di cuore che il vostro soggiorno a Roma rinnovi le energie della vostra fede affinché, di ritorno a casa, possiate perseguire con ancor maggiore dinamismo il ministero a voi affidato.

2. Dal 1983, anno del mio passaggio ad Haiti e del vostro ultimo pellegrinaggio alle tombe degli apostoli, molti fatti sono accaduti nel vostro paese. La nazione haitiana è stata sconvolta da una crisi profonda, senza che ancor oggi si veda con chiarezza la strada per un migliore avvenire, in cui sia ovunque pienamente assicurato il rispetto della dignità dell’uomo e della sua libertà.

Per tutto questo periodo tormentato, siete stati particolarmente attivi per accompagnare il vostro popolo nella sua richiesta di libertà e nella sua ricerca angosciosa di una vera democrazia. In quanto pastori pieni di zelo, avete moltiplicato i messaggi per guidarli sulla loro strada, specialmente in questi ultimi anni.

Sulla spinta degli avvenimenti, vi siete riuniti spesso, oltre le sessioni plenarie previste dagli statuti, per valutare la situazione e per indicare ai fedeli delle linee di condotta conformi al Vangelo; avete anche esposto loro la dottrina sociale della Chiesa su quanto riguarda la loro vita in tutte le sue dimensioni: economica, politica e religiosa. Voi li avete aiutati a rispettare la dignità di ogni individuo, a operare per la giustizia, a sviluppare delle relazioni vere e promuovere la riconciliazione.

Per questa ampia attività profondamente pastorale, desidero felicitarmi con voi di cuore. Vedo bene quanto sono grandi le vostre difficoltà di ogni giorno. Indovino e condivido le vostre angosce. Vi dico oggi di nuovo tutta la mia sollecitudine verso la Chiesa che c’è in Haiti e vi assicuro che con voi ne porto la preoccupazione davanti a Dio. Infine permettetemi di rinnovarvi il mio incoraggiamento a continuare sulla via indicata, come pastori responsabili dell’annuncio della Parola di Dio, responsabili della vita spirituale di tutti i battezzati, responsabili dell’unità di cuore e d’azione a livello di diocesi e di Conferenza episcopale.

3. Considerando l’insieme dei vostri interventi, si vede che la maggior parte di essi, suggeriti dalla congiuntura particolare di questi ultimi anni, si inscrivono nel quadro della promozione umana.

Esiste, in effetti, un legame profondo tra l’evangelizzazione e la promozione umana: come si potrebbe proclamare il comandamento dell’amore fraterno, centro del messaggio di Cristo e segno distintivo dei cristiani, senza promuovere nello stesso tempo la giustizia e l’autentico sviluppo dell’uomo? Si può forse ignorare quanto prescrive il Vangelo in materia di carità verso il prossimo che soffre o che è nel bisogno?

Tuttavia, cari fratelli, fate in modo che tutto ciò che compite sia nella linea specificamente religiosa dell’evangelizzazione e del fatto che la sostiene: l’avvenimento progressivo del regno di Dio.

Questo si applica, tra gli altri, all’importante progetto di alfabetizzazione, la Missione Alfa, che vi sta a cuore e che realizzate con l’assistenza di diversi organismi di altri paesi. L’analfabetismo è una sotto-alimentazione dello spirito, altrettanto disastrosa, si può dire, della fame di alimenti; ed a ragione voi lottate contro questo grande ostacolo al progresso sociale e allo sviluppo economico. So che voi state attenti perché la campagna di alfabetizzazione eviti il rischio di uno sfruttamento per scopi politici e resti una iniziativa destinata al bene del popolo haitiano.

4. Nel vostro desiderio di contribuire all’edificazione della società, c’è per voi una preoccupazione di bruciante attualità: la famiglia. Se si vuole edificare una prospera Haiti, occorre rivitalizzare il primo livello della società: la famiglia.

Il problema della pastorale familiare interpella anche voi, come i pastori di molti altri paesi. Di fronte alla pratica frequente della libera unione, il matrimonio sacramentale è ancora troppo raro. Inoltre, sembrano diffondersi la regolazione delle nascite con metodi artificiali e la pratica dell’aborto.

Così pure la pastorale familiare è per voi un compito prioritario, per preparare il futuro della comunità cristiana e anche della nazione. Struttura primaria della vita sociale, la famiglia è anche una scuola della fede, come ha ricordato anche il Sinodo dei Vescovi, lo scorso anno: la famiglia cristiana “diventi una vera «Chiesa domestica», dove si prega insieme, dove si vive il comandamento dell’amore in modo esemplare, dove la vita viene accolta, rispettata, protetta” (Synodi Episc. 1987 “Nuntius ad Populum Dei”, 7).

5. Mentre si avvicinano le celebrazioni per il mezzo-millennio della scoperta del Nuovo Mondo e l’inizio della sua evangelizzazione, è opportuno rinnovare l’opera mai compiuta dell’evangelizzazione della comunità cristiana.

È ancor più necessario dal momento che i fedeli del vostro paese sono ancora molto legati ad antiche credenze e subiscono inoltre, soprattutto da qualche anno, l’influenza sempre più forte di numerose sette. Per contrastare l’azione nefasta di questi movimenti, è necessario illuminare la fede e la vita sacramentale dei cattolici. Occorre cioè sviluppare una catechesi sistematica perché il popolo cristiano acquisisca una conoscenza più solida e superi la superstizione e la magia. Si tratta di dare ai laici, giovani e adulti, dei mezzi di formazione per l’approfondimento della loro vita cristiana.

6. Per questo, voi avete bisogno di operatori apostolici. Grazie a Dio, voi constatate una crescita del numero di vocazioni alla vita sacerdotale. Incoraggiate i seminaristi ad amare e servire generosamente il popolo cristiano, soprattutto quando è bisognoso e sofferente, come nel caso di Haiti. Siano pieni dello spirito delle beatitudini per aprire i fedeli alla speranza cristiana di cui hanno bisogno per vivere. Si preparino al loro futuro ministero con una vita disciplinata, nella semplicità e la gioia del sacrificio. Vi affido l’incarico di trasmettere loro il mio affetto e le speranze che ripongo in loro.

7. Trasmettete anche il mio incoraggiamento a tutti i vostri sacerdoti, di origine haitiana o provenienti da altri paesi. Dite loro anche la mia riconoscenza per la fede che essi fanno crescere, spesso in condizioni povere e difficili. Abbiate con loro un buon rapporto personale, affinché essi realizzino concretamente che il Vescovo non è un responsabile lontano ma un padre e un fratello a loro vicino, che condivide con loro il servizio al Popolo di Dio. Ci sia una concreta solidarietà tra sacerdoti e Vescovi, una gioiosa convivialità nel presbiterio e una intensa vita spirituale, in modo che ciascuno sappia apprezzare e valorizzare il dono ricevuto nel giorno dell’ordinazione sacerdotale. Per questo, le iniziative di formazione permanente da voi messe in atto potrebbero far crescere lo spirito di unità e il dinamismo del presbiterio.

8. Saluto in modo speciale i religiosi e le religiose che rappresentano ad Haiti i tre quarti degli impegnati nella pastorale della Chiesa. So che un gran numero di loro danno un esempio ammirevole di abnegazione e dedizione alla causa del regno di Dio, testimoniando della presenza amorosa del Signore vicini al popolo dei fedeli.

Sono state aperte nuove case di formazione e ne sono lieto. Ho anche appreso con gioia il nascere di vocazioni autoctone.

Incoraggio i religiosi e le religiose a continuare il loro grande lavoro nei diversi campi in cui sono attualmente impegnati: la catechesi, la salute, l’educazione, l’ospitalità, l’azione sociale di promozione umana. Abbiano grande stima per la vita comunitaria: è proprio la vita di comunità che dà a un istituto delle solide fondamenta e permette ad ogni membro di svolgere un’azione efficace con i fedeli. Si evita così il rischio delle defezioni, si disciplinano le tendenze troppo personali per restare nella linea del carisma del fondatore.

Nella fioritura di esperienze locali di vita consacrata, è compito vostro accompagnare le nuove fondazioni e, più generalmente, aiutare gli istituti che devono ancora chiarire la loro situazione canonica. Potrebbero assistervi dei vicari episcopali per i religiosi in questo vostro compito, che consiste nel prendervi cura della vita religiosa della diocesi e nell’inserirla nell’insieme dell’attività pastorale.

9. Infine, la moltiplicazione delle comunità ecclesiali di base richiede dei catechisti e degli animatori. Dato il contesto sociale haitiano, queste comunità sono provvidenziali. Nate come comunità di fede, costituiscono delle realtà attive nelle parrocchie. Si può dire anche che le “Ti Kominotés Legliz”, o “comunità ecclesiali di base”, sono un reale motivo di speranza per la Chiesa in Haiti. Compito vostro è dunque aiutarle a crescere nella linea dei principi cristiani e far maturare i responsabili chiamati a trasmettere loro ed interpretare fedelmente il vostro pensiero e le vostre direttive. La formazione integrale del laicato - ricordava l’ultimo Sinodo dei Vescovi - deve esser oggi una priorità pastorale.

Si deve sempre continuare il grande lavoro che consiste nel destare nei laici il senso della loro responsabilità di battezzati verso la società. Dovete continuare ad aiutarli a riempire dello spirito di Cristo l’ambito della vita sociale, della famiglia, del lavoro e della ricerca di migliori condizioni di esistenza.

10. Per finire, vorrei domandarvi di trasmettere il mio affettuoso saluto alle vostre popolazioni. Formulo auguri per la loro felicità, il loro benessere fisico e spirituale, nella dignità che compete ad esseri amati da Dio e riscattati dal sangue prezioso di Cristo. Li benedico di cuore, in particolare quanti conoscono ogni genere di prova e molte sofferenze, e certo sono troppo numerosi. Invio una affettuosa benedizione anche a tutti quelli che collaborano con voi all’edificazione della Chiesa in Haiti, e invoco la forza dello Spirito Santo su ciascuna delle vostre persone.

 

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