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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VISITA ALLA PONTIFICIA
FACOLTÀ TEOLOGICA «MARIANUM»

Sabato, 10 dicembre 1988

 

1. È per me motivo di grande soddisfazione venire tra voi questo pomeriggio, carissimi superiori e professori dell’Ordine dei Servi di Maria, alunni e alunne della Pontificia Facoltà Teologica “Marianum”. La liturgia di Avvento costituisce una lieta cornice a questo incontro, che mi è gradita occasione per salutarvi e per esprimervi il mio incoraggiamento.

Saluto, in particolare, il Cardinale William W. Baum e l’Arcivescovo monsignor Josè Martins Saraiva, rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e, con loro, il padre Michel Sincerny, gran cancelliere e priore generale dell’Ordine dei Serviti, a cui va il mio cordiale ringraziamento per l’indirizzo ora rivoltomi, e il preside, padre Salvatore Meo.

2. Il compito affidato alla Pontificia Facoltà Teologica “Marianum” è quello di approfondire lo studio della figura di Maria di Nazaret e della sua missione nella storia della salvezza.

Mi è noto l’impegno dei professori nell’insegnamento, nella ricerca, nella divulgazione. Mi è nota pure l’applicazione degli studenti nell’apprendimento delle varie discipline teologiche, in particolare della mariologia. Né sfugge l’importanza delle principali istituzioni della Facoltà, quali sono la biblioteca che, per la ricchezza e il criterio selettivo, è divenuta un luogo di incontro per molti studiosi di mariologia e un centro di preziose informazioni bibliografiche; la rivista “Marianum”, la quale costituisce una qualificata presenza nel panorama delle riviste teologiche: essa mi offre la gradita opportunità di rivolgere un pensiero a colui che ne fu lungimirante e coraggioso fondatore, il compianto padre Gabriele M. Roschini; e cito ancora i simposi internazionali di Mariologia, i quali costituiscono un appuntamento stimolante per molti teologi.

So che il mantenimento di tali istituzioni comporta un grave impegno; ma esso è meritorio perché reca un prezioso servizio alla Chiesa.

3. Sono venuto come Vescovo di Roma e successore di Pietro, al quale il Signore affidò il compito di confermare i fratelli nella fede (cf. Lc 22, 31) come custode quindi del deposito della divina rivelazione e promotore della ricerca teologica, tra cui occupa un posto importante la mariologia.

Chi conosce la storia dello sviluppo del dogma sa che la figura della Madre di Gesù non ha occupato un posto marginale nella riflessione della Chiesa: già i primi santi Padri dedicarono a lei pagine di alto valore teologico e spirituale. Il magistero, poi, specialmente in momenti di gravi crisi cristologiche, le ha prestato grande attenzione: nei pronunciamenti dogmatici dei Concili ecumenici di Costantinopoli (380), di Efeso (431) e di Calcedonia (451), preceduto quest’ultimo dal rilevante “Tomus ad Flavianum” di san Leone Magno (449); nei canoni del Concilio Lateranense del 649 (cf. “Canones” 2-4; “Enchiridion Symbolorum”, 502-504), di ampia risonanza ecclesiale e nel Concilio Niceno II (787). Dall’insegnamento di questi Concili emerge la figura di Maria, quale sempre vergine Madre di Dio, perché per opera dello Spirito e senza intervento di uomo, generò Gesù, nostro salvatore e redentore; ricordo ancora la bolla dogmatica “Ineffabilis Deus” (1854), con la quale Pio IX definì la Concezione Immacolata di Maria, e la costituzione apostolica “Munificentissimus Deus” (1950), con cui Pio XII sancì solennemente la fede perenne della Chiesa nell’Assunzione della Vergine in corpo e anima al cielo.

Nella nostra epoca, il documento magisteriale più significativo è senza dubbio il capitolo VIII della costituzione Lumen Gentium del Vaticano II. Esso, sotto il profilo dottrinale, costituisce una “sintesi così vasta della dottrina cattolica circa il posto che Maria santissima occupa nel mistero di Cristo e della Chiesa” (Paolo VI “Allocutio tertia SS Concilii periodo exacta” die 21 nov. 1964), quale nessun altro Concilio aveva offerto. Sintesi sicura, autorevole, viva, attuale che, insieme con gli sviluppi magisteriali del postconcilio, è necessario conoscere, approfondire, diffondere ed assimilare vitalmente.

Sotto il profilo metodologico il capitolo VIII è rilevante non solo per l’impostazione di fondo della trattazione di Maria nella visuale della storia della salvezza, ma anche per la prospettiva ecclesiologica con cui è considerata la figura, umile e grande, della serva del Signore (cf. Lc 1, 38-48), indissolubilmente congiunta a Cristo, e al tempo stesso “unita nella stirpe di Adamo, con tutti gli uomini bisognosi di salvezza” (Lumen Gentium, 53), sempre congiunta con la Chiesa ancora pellegrina sulla terra o già gloriosa nel cielo.

Tutto questo ha consentito alla mariologia di conoscere, superato un momento di crisi, una nuova e promettente fioritura. A quella sintesi e a quella impostazione si attenne il mio predecessore Paolo VI, di venerata memoria, nel suo insegnamento mariologico; e ad esse mi sono richiamato nell’enciclica Redemptoris Mater (cf. Redemptoris Mater, 1. 38. 42. 48).

4. Oggi la mariologia, alla luce del Vaticano II, si rinnova, stabilisce fecondi contatti interdisciplinari, affronta problemi nuovi, si sente investita di nuovi compiti.

Negli ultimi decenni sono stati conseguiti risultati rilevanti nel campo della mariologia biblica: sono stati individuati nuovi temi ed altri sono stati rinnovati alla luce di una approfondita esegesi; sono stati esplorati promettenti campi di ricerca, quali la letteratura intertestamentaria; è stato avvertito il legame che unisce armoniosamente gli scritti biblici con la letteratura patristica del II secolo fino agli autori medievali; il che costituisce un caso rilevante di Tradizione viva riguardante la santa Madre del Signore. Ma è necessario proseguire lo studio della “presenza” di Maria nella Sacra Scrittura. Ne deriveranno innumerevoli vantaggi non solo per la stessa mariologia, ma anche per la causa ecumenica. La beata Vergine è infatti, dopo l’apostolo Pietro e Giovanni il precursore, il personaggio più citato nei Vangeli canonici.

Nel campo della teologia dogmatica i compiti che attendono la mariologia sono numerosi e ardui. Maria, infatti, “riunisce in sé e in qualche modo riverbera i massimi dati della fede” (Lumen Gentium, 65). Oggi la Chiesa chiede agli studiosi di mariologia, di compiere uno sforzo per comporre armonicamente l’immutabile sostanza delle verità dogmaticamente definite con i problemi che, in riferimento ad esse, vengono posti dalla scienza del linguaggio o dalle scoperte scientifiche. Tale armonizzazione, salvo il carattere trascendente delle realtà oggetto della fede e della singolare natura della scienza teologica è auspicabile perché l’uomo contemporaneo possa conoscere più compiutamente le meraviglie del progetto salvifico di Dio. Occorre, tra l’altro, approfondire questioni e argomenti gravi e delicati, quali: - la natura del peccato originale e i suoi rapporti con il dogma della Concezione Immacolata di Maria;

- il mistero dell’incarnazione del Verbo nel grembo della Vergine di Nazaret, la quale per il suo atteggiamento obbediente e libero e divenuta l’espressione più alta e paradigmatica della cooperazione dell’uomo alla grazia divina;

- il problema del destino dell’uomo che, nella luce della Pasqua di Cristo, trova nella glorificazione piena di Maria una compiuta risposta;

- la natura della molteplice presenza della Vergine nella vita della Chiesa;

- le modalità dell’interazione tra l’opera della Chiesa e l’opera della Vergine, ambedue madri nell’ordine della grazia, perché ambedue ci generano alla vita divina;

- la questione ecumenica che, come ho rilevato nella enciclica Redemptoris Mater, segna profondamente il cammino della Chiesa nel nostro tempo (cf. Redemptoris Mater, 29). A questo proposito, le ricerche, approfondite nei contenuti e rispettose nella esposizione, dovranno mostrare ai fratelli delle Chiese dell’ortodossia e della riforma che la dottrina cattolica sulla beata Vergine è, nella sua essenza, “veritas biblica, veritas antiqua” e quindi non può essere motivo di divisione.

Nel campo della spiritualità, poi, che oggi suscita un vasto interesse, i cultori di mariologia dovranno mostrare la necessità di un inserimento armonico della “dimensione mariana” nell’unica spiritualità cristiana, perché essa si radica nella volontà di Cristo.

5. La vostra Facoltà Teologica “Marianum” è qualificata espressione dei Servi di Maria, ordine non numeroso, ma ricco di un’antica e gloriosa tradizione di studi filosofici, storici, teologici e, soprattutto mariologici, conforme alla sua tradizione. Infatti nelle rinnovate costituzioni si legge che un aspetto fondamentale del vostro carisma è quello di “approfondire in modo particolare la conoscenza del ruolo della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa, per trasmetterne la ricchezza ai fedeli e condurli ad un autentico culto mariano” (“Costitutiones”, Art. 161).

Ciò spiega perché gli ultimi capitoli generali abbiano dato un costante e convinto sostegno alla Facoltà “Marianum”. Fate si che questo impegno e questo sostegno non vengano mai meno. Non perdete mai di vista lo spirito religioso che animò i vostri Sette Santi Fondatori, e in particolare la loro tenera ed ardente devozione alla Madonna, allorché, nel 1245, si raccolsero sul monte Senario per vivere nella preghiera e nella penitenza. Una fonte antica ci fa sapere che “consci e timorosi della propria imperfezione, dopo matura deliberazione, si erano portati, umilmente e con totale volontà di dedizione, ai piedi della Regina del cielo, la gloriosa Vergine Maria, perché ella, quale mediatrice e avvocata, li riconciliasse con il Figlio, a lui li raccomandasse e, supplendo con la sua abbondantissima carità la loro imperfezione, misericordiosamente impetrasse loro fecondità di meriti; in conseguenza di questo, a onore di Dio, sottomettendosi al servizio della Vergine Madre sua, vollero ormai essere chiamati servi di santa Maria, adottando un particolare statuto di vita” (“III status”, 18, 73-74). Vivete sempre più consapevolmente questi ideali, mentre vi accingete a celebrare il primo centenario della canonizzazione dei vostri santi fondatori.

A voi, come a tutto il corpo docente ed ai carissimi alunni e alunne della Pontificia Facoltà Teologica “Marianum” - a cui va la mia lode sincera per lo specifico indirizzo scelto nella programmazione degli studi - mi è caro esprimere voti sinceri di lieto successo, confortati dalla continua protezione della Vergine: a tutti imparto la mia benedizione segno di incoraggiamento e di stimolo.

 

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