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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI TELEFONISTI E AI GIARDINIERI DELLA CITTÀ DEL VATICANO

Venerdì, 23 dicembre 1988

 

1. Sono veramente lieto di questo incontro con voi, addetti ai servizi dei telefoni e dei giardini della Città del Vaticano, in questi giorni precedenti il Natale.

Porgo il mio cordiale saluto a voi tutti, qui presenti, ed anche agli assenti che non sono potuti venire per ragioni di lavoro, e a tutte le vostre famiglie.

Alla vigilia della festività così bella e intima come e il santo Natale, e allo scadere di un altro anno, desidero rivolgervi una parola di ringraziamento, di augurio e d’incoraggiamento.

2. Innanzitutto il mio ringraziamento: non solo per i vostri auguri, presentati così bene dai vostri interpreti, ma soprattutto per il servizio che ciascuno di voi presta con tanto impegno e fedeltà nell’ambito delle proprie responsabilità. Il vostro è un lavoro nascosto, anonimo, ma quanto mai utile e necessario, perché la Santa Sede possa svolgere la sua specifica attività, in favore della promozione dei valori spirituali nella società. La vostra è una forma di collaborazione a una missione che viene da Dio e intende portare a lui.

Voi, cari giardinieri, con la cura delle piante, dei fiori, dei viali, della nettezza urbana, avete possibilità non solo di offrire ai visitatori una buona accoglienza, ma anche di facilitare la riflessione spirituale e l’ammirazione per le bellezze della natura, che si può trasformare in preghiera nelle anime più sensibili.

E voi, telefonisti, impegnati nei vari rami di competenza, mantenendo in efficienza i collegamenti via cavo all’interno e all’esterno delle mura vaticane, offrite ai diversi organi della Santa Sede la possibilità di mettersi rapidamente in contatto con le varie parti del mondo, così come facilitate le comunicazioni con i vari Dicasteri della Santa Sede.

3. Il mio augurio, poi, che viene dal profondo del cuore, vuole riferirsi in particolare al mistero natalizio. Il fatto che il Figlio di Dio diventa uomo come noi, è un evento così grande che non riusciamo a capirne adeguatamente tutta la portata.

Natale è la festa della venuta di Dio in mezzo agli uomini per salvarli; è la festa che ci dà la certezza che Dio porta a lieto fine le vicende spesso drammatiche della nostra esistenza umana e terrena. È la festa della pace, annunciata a Betlemme alla vista di un bambino che oggi nasce in una grotta e domani morirà in croce, per dare a tutti gli uomini di buona volontà la speranza di avere il possesso ineffabile ed eterno di Dio.

4. In questa luce, che ci viene dalla grotta di Betlemme, desidero incoraggiarvi a proseguire con impegno nuovo il vostro lavoro, non solo perché non abbia momenti di stanchezza, quanto perché cresca la consapevolezza di portare un contributo alla missione, per cui il Figlio stesso di Dio è venuto sulla terra.

Imparto volentieri a tutti la mia particolare benedizione.

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



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