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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A CONCLUSIONE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI IN VATICANO

Cappella Matilde - Sabato, 27 febbraio 1988

 

In quest’anno tutta la Chiesa è stata invitata a vivere più profondamente il mistero della presenza di Maria, nel mistero di Cristo e della Chiesa, così come è stata formulata dal Concilio Vaticano II nel testo e nel titolo dell’ultimo capitolo della Lumen Gentium. Tutta la Chiesa è stata invitata a fare questa meditazione anche per prendere atto di tutte le ricchezze dottrinali e pastorali del Concilio, attraverso le quali lo Spirito Santo guida la Chiesa, il Popolo di Dio, verso la sua destinazione, specialmente verso la fine di questo secondo millennio dopo Cristo.

Voglio esprimere la mia grande gioia per il fatto che questo invito rivolto a tutta la Chiesa ha avuto un’eco, una risposta anche nella nostra comunità della Curia romana durante questi esercizi spirituali.

Siamo grati allo Spirito del Signore, che ci ha dato l’opportunità di seguire l’illuminazione del mistero mariano attraverso le parole del nostro predicatore e attraverso poi le nostre riflessioni e meditazioni personali, come anche attraverso le nostre preghiere comunitarie. È una grande ricchezza, è un grande dono e per questo dono noi ringraziamo lo Spirito Santo e ringraziamo Maria stessa, che certamente si è fatta mediatrice di questo dono per noi tutti. Ringraziamo il nostro predicatore che ci ha portato qui la testimonianza della sua Chiesa, un centro mariano degli Stati Uniti, con la grande Basilica - Santuario nazionale della Immacolata Concezione di Washington, dove il nostro predicatore carissimo è Arcivescovo e Pastore della Chiesa di quella arcidiocesi -. Lo ringraziamo per la sua testimonianza, lo ringraziamo per l’indirizzo principale che ha dato alle sue meditazioni partendo dalle parole del grande padre Olier, parole a me tanto care, ma penso che siano tanto care a molti di noi: “Jesus, vivens in Maria, veni et vive in me in communione cum mysterio tuo”. Ecco un nucleo della mariologia, della mariologia dottrinale e spirituale, nucleo anche di quelle meditazioni con le quali ci ha guidati il nostro predicatore.

Attraverso le sue parole e seguendo le nostre interiori ispirazioni, abbiamo cercato anche noi di indirizzare le nostre riflessioni verso queste parole: “Jesus vivens in Maria”. Veramente così, “vivens in Maria”, attraverso Maria, lui ci avvicina ai suoi misteri, e questo vivere più profondamente, questo sperimentare il mistero di Gesù, il mistero di Cristo e della Chiesa ci viene attraverso lei attraverso la sua mediazione, attraverso la sua presenza nel mondo; “Jesu, vivens in Maria, veni et vive, in me, in omnibus servis tuis”. Ringraziamo per questo dono.

Vorrei esprimere la mia soddisfazione per il fatto che un’altra Chiesa locale, grande Chiesa locale, quella americana degli Stati Uniti viene qui in Vaticano per portarci, negli esercizi spirituali, un segno della comunione fraterna, comunione cristiana, comunione della fede. Ringraziando così il nostro predicatore, aggiungo un ringraziamento a tutti i presenti, a tutti i partecipanti perché “partecipare”, “fare parte” vuol dire anche contribuire, contribuire forse senza voce, senza essere sentito, ma anche “essendo sentito” in altro modo. Ci sono infatti diversi modi di sentire i doni che si ricevono da altri. Allora per questo ringrazio tutti per la loro partecipazione perché essa ha contribuito ad edificare la nostra comunità, una comunità concentrata nel seguire Maria, nel seguire la “Theotokos”, la Vergine santa in quella strada in cui lei ci precede, come ha detto la Lumen Gentium e come lo ripete anche nell’enciclica dello scorso anno, ci precede nel pellegrinaggio della fede, della speranza e di una perfetta unione con Cristo. Auguro a tutti quei frutti che derivano dalla nostra comunità orante, dalla nostra comunità in meditazione, dalla nostra comunità in ascolto; frutti spirituali verso i quali Maria ci conduce e ci precede.

A tutto il Popolo di Dio, alle diverse comunità, anche a quella nostra della Curia romana, e a tutta la Chiesa universale nei diversi popoli, nei diversi continenti, in tutta la terra, voglio offrire una benedizione come segno della grazia del Signore e della sua presenza tra di noi.

 

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