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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL WESTMINSTER
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Lunedì, 29 febbraio 1988

 

1. Vi saluto cordialmente oggi, in occasione della vostra visita “ad limina apostolorum”. La vostra presenza qui rinsalda i vincoli di unità, di carità e di pace che vi uniscono nel collegio episcopale. È anche segno del profondo amore e fedeltà dei fedeli delle vostre diocesi per il successore di Pietro. Per il vostro tramite desidero salutare tutti i vostri fedeli collaboratori, in particolare il clero e i religiosi, che la consacrazione rende in mezzo a voi segno speciale del Regno venturo. Desidero anche lodare voi, che ne siete i pastori, per la vitalità delle vostre Chiese locali e per lo zelo con cui guidate il gregge affidato alle vostre cure.

Parte importante della vita ecclesiale è l’educazione cattolica, in particolare le scuole cattoliche. So che la preoccupazione per l’educazione ha sempre caratterizzato la vita della Chiesa nella vostra provincia ecclesiastica e ovunque nel vostro Paese. Il Concilio Vaticano II, nella dichiarazione sull’educazione cristiana ricordava il lavoro del primo Concilio provinciale di Westminster del 1852 (cf. Gravissimum Educationis, 25).

2. Come insegna il Concilio Vaticano II, la responsabilità primaria dell’educazione dei figli è dei genitori. L’educazione comincia in casa, dove la vita familiare tende a insegnare le virtù sociali e l’amore per Dio e per il prossimo. Nello stesso tempo il Concilio riconosce anche che i genitori hanno bisogno dell’aiuto di tutta la società per svolgere il compito di educare i figli. Da parte sua, la Chiesa ha sempre fornito aiuto ai genitori perché la vita dei fedeli, fin dai primi anni, sia guidata dallo Spirito di Cristo. È ferma convinzione della Chiesa che un’educazione completa include necessariamente una dimensione religiosa. Se la religione viene trascurata o messa da parte nel processo educativo che forma il cuore e l’anima della nazione, allora non si salverà una moralità degna dell’uomo; la giustizia e la pace non dureranno. La Chiesa è anche convinta che nel provvedere all’educazione cattolica si promuove anche “la perfezione integrale della persona umana, come anche il bene della società terrena e l’edificazione di un mondo più umano” (Gravissimum Educationis, 3).

Questa funzione educativa assume forme diverse, tra cui la scuola cattolica è di rilevante importanza per la missione della Chiesa. Per questo motivo i Vescovi della diocesi hanno un particolare diritto e dovere di sorvegliare e controllare le scuole cattoliche del loro territorio, e di emanare direttive riguardo il regolamento generale di queste scuole (cf. Codex Iuris Canonici, can. 806). In un momento in cui è in corso nel vostro Paese una revisione radicale del sistema educativo, e le scuole cattoliche devono affrontare compiti nuovi, vi lodo per la guida che vi sforzate di dare, e per la vostra vigilanza per assicurare la floridezza delle scuole cattoliche, non la sola sopravvivenza, in accordo con i principi dell’educazione cattolica indicati dal Concilio e inscritti nella storia dell’educazione cattolica in Gran Bretagna.

3. I problemi oggi sono tanti e richiedono collaborazione nella società e nella Chiesa per la ricerca del bene comune. La situazione in continuo cambiamento, in particolare, mette alla prova le scuole cattoliche dal punto di vista delle risorse umane e finanziarie. In questo periodo dell’educazione cattolica nel vostro Paese, le vostre Chiese locali devono operare una riorganizzazione che rende necessarie talune chiusure, o fusioni o trasferimenti. È comprensibile che dei genitori siano in ansia per i loro figli e degli insegnanti per il loro lavoro e le loro prospettive future. È perciò fondamentale che i Vescovi diano una giusta direttiva in questa fase di riorganizzazione, per assicurare l’educazione cattolica al maggior numero possibile dei membri della Chiesa, e per assicurare una giusta e saggia collocazione delle scuole e la loro impostazione educativa. Tutte le persone impegnate nella conduzione delle scuole cattoliche devono collaborare sotto la guida dei Vescovi perché queste scuole possano svolgere la loro missione ora e nel futuro. Per molti questo comporterà il sacrificio delle proprie opinioni personali in vista del bene comune.

Quando si rende necessario prendere decisioni difficili sulle risorse umane e materiali, è necessario tenere a mente le parole del Gravissimum Educationis: “I pastori della Chiesa e i fedeli tutti non devono risparmiare sacrificio alcuno... per venire incontro soprattutto alle necessità di coloro che non hanno mezzi economici o sono lontani dal dono della fede” (Gravissimum Educationis, 9). Questa particolare preoccupazione è fondamentale per l’impegno fermo della Chiesa e promuovere una società più giusta. È anche fondamentale per la sua missione di evangelizzazione.

4. I Vescovi esercitano la loro guida non solo assicurando l’organizzazione di un adeguato numero di scuole e la loro giusta distribuzione, ma anche promuovendo la comprensione della natura e dell’importanza di queste scuole. Essi devono anche salvaguardare il loro carattere cattolico, oltre che promuovere e controllare lo specifico insegnamento religioso che viene portato avanti.

I progressi soddisfacenti delle scuole cattoliche rendono necessario che genitori, insegnanti, sacerdoti, religiosi e quanti sono coinvolti nella vita delle scuole cattoliche siano al corrente degli sviluppi della legislazione civile. Approvo le numerose iniziative prese in questo settore, in particolare dalle vostre commissioni scolastiche diocesane. L’impegno a continuare la formazione non dovrebbe limitarsi allo studio e all’applicazione a tutte le scuole delle discipline comuni. Deve comprendere anche lo studio e l’applicazione di quanto è specificamente cattolico negli sforzi educativi della Chiesa. In una società pluralistica, le istituzioni cattoliche devono sforzarsi di dare un contributo chiaramente ed evidentemente cattolico.

Per svolgere il loro fondamentale ruolo nel raggiungere questi scopi, gli insegnanti cattolici hanno bisogno del sostegno e dell’incoraggiamento dei Vescovi, e non solo di migliorare le loro conoscenze e competenze. Bisogna incoraggiare un rapporto che promuova la comprensione da parte degli insegnanti dell’educazione cattolica, che assicuri la loro appropriata cura pastorale e che perfezioni la loro conoscenza della fede. La formazione è fondamentale, e in questo i “colleges” educativi hanno un grande compito da svolgere nella consapevolezza che non si tratta solo di insegnanti da formare, ma di insegnanti specificamente cattolici. È anche importante trovare delle modalità attraverso cui completare la formazione di coloro che escono dalle università, perché possano essere veri insegnanti cattolici. Vi esorto anche a promuovere la vocazione degli insegnanti cattolici, e a consigliarla ai giovani negli anni importanti in cui prendono in considerazione le professioni per fare una scelta.

5. Le scuole cattoliche dovrebbero essere molto buone da tutti i punti di vista, non solo nel “curriculum” degli studi regolari e nella rete di relazioni che le costituisce, ma soprattutto come comunità di fede. L’educazione religiosa è più che una materia nel “curriculum”. Nelle scuole cattoliche è il cuore del “curriculum centrale”. Né l’educazione religiosa la si può far diventare una vernice superficiale. Perché, come ricorda il Concilio, lo scopo delle scuole cattoliche è “di dar vita a un ambiente comunitario permeato dallo spirito evangelico di libertà e carità; di aiutare gli adolescenti perché nello sviluppo della propria personalità crescano insieme secondo quella nuova creatura, che in essi ha realizzato il Battesimo e di coordinare infine l’insieme della cultura umana con il messaggio della salvezza, sicché la conoscenza del mondo, della vita, dell’uomo, che gli alunni via via acquistano,sia illuminata dalla fede” (cf. Gravissimum Educationis, 8). Questi scopi possono essere realizzati solo per una testimonianza vivente della fede cattolica da parte dei genitori e degli insegnanti, sacerdoti e religiosi, e di tutti quanti lavorano nelle scuole.

6. Cari fratelli: le scuole cattoliche vanno bene quando c’è una grande consonanza tra casa e parrocchia, tra genitori e insegnanti, tra autorità ecclesiastiche e civili e tra tutti quelli che sono direttamente impegnati nella conduzione delle singole scuole. Mi unisco a voi e al vostro popolo nel rendere grazie a Dio Onnipotente per tutto quello che è stato compiuto dall’educazione cattolica nel vostro Paese, e nel chiedere l’aiuto divino per guidare la realtà delle scuole cattoliche in futuro.

Con fraterna affezione in Cristo Gesù imparto a voi e a tutti i fedeli delle vostre diocesi la mia benedizione apostolica.

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



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