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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL CONSIGLIO DELLA SEGRETERIA GENERALE
DEL SINODO DEI VESCOVI

Venerdì, 17 giugno 1988

 

Venerabili fratelli,

1. Sono lieto di salutarvi e di incontrarvi in questa udienza di lavoro, in occasione della seconda riunione plenaria del consiglio della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi.

Come ho potuto personalmente costatare dall’ordine del giorno, due punti di maggiore rilievo emergono dalla vostra riunione: la preparazione del documento post-sinodale sulla “Vocazione e la Missione dei laici nella Chiesa e nel mondo”, e la valutazione delle risposte e dei suggerimenti concernenti la scelta del tema della prossima assemblea generale ordinaria.

Non c’è dubbio che, tenendo conto di un’esperienza ormai più che ventennale, i padri della settima assemblea pensavano già al vostro compito attuale quando vi hanno designati ad entrare nel Consiglio della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, come espressione dell’impegno pastorale dell’episcopato mondiale. Infatti nel prendere conoscenza, sia pur rapida, del vostro lavoro, vedo con quale competenza ed efficacia siano state analizzate le proposte dei Vescovi in vista della scelta del tema del prossimo Sinodo, e quale sia l’aiuto “sinodale” che mi offrite nella preparazione del documento postsinodale, tanto atteso dalla Chiesa intera.

2. Riflettendo sul vostro lavoro e sulle osservazioni così valide, non posso che rendere grazie a Dio per il crescente sviluppo della realtà collegiale e dell’istituzione sinodale, voluta dal Concilio Vaticano II ed istituita dal mio venerato predecessore Paolo VI al fine di “favorire la collaborazione tra il Sommo Pontefice ed i Vescovi di tutto il mondo” (“Apostolica Sollicitudo”, 2).

La vostra collaborazione, tanto apprezzata in occasione di questa 2° riunione plenaria, è frutto copioso del vasto lavoro, maturato nel Sinodo per diversi anni. Ormai questa istituzione si fa sentire a tutti i livelli, e incide con una benefica influenza in tutti gli strati della Chiesa. Come ebbi occasione di dire altra volta la “Communio non è altro che l’unità nel suo significato dinamico” - «unitas in sua dynamica significatione» - (“Intervento nel Sinodo”, die 15 oct. 1969). Mi rendo sempre maggiormente conto che il lavoro sinodale, grazie proprio a questa sua dinamicità interiore dal carattere fortemente unitario, invade tutte le cellule di quel corpo vivente che è la Chiesa, per coinvolgere l’intero Popolo di Dio in un vero impegno ecclesiale.

Penso al metodo del lavoro sinodale: dalla fase di consultazione per la scelta del tema, allo scambio di informazioni nella fase preparatoria, come nella stessa assemblea sinodale; penso in modo particolare all’impulso vivace di reazioni dirette e personali, provocate dalla riflessione sull’“Instrumentum Laboris” di ogni sinodo e sulle esortazioni postsinodali.

È un processo vivo, dinamico e complesso, come vivo, complesso e dinamico è ogni organismo vivente. Se i movimenti e le fasi di svolgimento seguono un ritmo e un ordine collaudato, le idee e le reazioni non si ripetono mai nello stesso modo. In tale processo, che tocca la Chiesa intera, le opinioni diverse non si escludono, ma si completano per l’annuncio del messaggio di Cristo, per il servizio dei fratelli, e per il bene di tutta la comunità ecclesiale.

3. I padri della settima Assemblea generale hanno espresso il desiderio che, sulla base del lavoro sinodale, cioè dei “Lineamenta”, dell’“Instrumentum Laboris”, delle relazioni dopo le discussioni in aula, dei rapporti dei “Circoli Minores”, e delle “Propositiones” che il Sinodo mi ha affidato, sia offerto alla Chiesa un documento pontificio sulla “Vocazione e Missione dei Laici nella Chiesa e nel mondo”.

Rispondendo a questo voto già nella mia allocuzione conclusiva ho promesso ai membri dell’assemblea uscente di compiere questo lavoro, avvalendomi della competenza del Consiglio della segreteria del Sinodo (“Allocutio ad Patres Synodi Episcoporum”, 2, die 29 oct. 1987: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 3 [1987] 950-951). Studierò attentamente il materiale che risulta dalla vostra riunione plenaria, affinché nel mio documento post-sinodale si rifletta tutta la ricchezza del Sinodo stesso, e sia data risposta alle attese pastorali, alle speranze apostoliche e spirituali dei fedeli laici e della Chiesa tutta, che furono manifestate in occasione dell’ultima assemblea Ordinaria.

4. Ma fin d’ora mi piace sottolineare alcuni punti, che hanno ritenuto in modo particolare l’attenzione dei padri sinodali.

Seguendo il suggerimento del Consiglio della segreteria generale ho dato incarico ad una commissione appositamente formata perché, alla luce delle esperienze degli ultimi tempi, e della riflessione del Sinodo, nonché delle ricerche teologiche, si venga incontro alle richieste del Sinodo riguardanti i “ministeria, munera, officia” da affidare ai laici. Questa commissione sta lavorando con molto impegno, sotto la presidenza del Segretario generale del Sinodo, e aspetto prossimamente il risultato del loro lavoro.

La seconda richiesta dei padri sinodali riguarda lo studio dei criteri secondo i quali la Santa Sede potrebbe dare la sua approvazione formale a vari movimenti, associazioni e gruppi cattolici. Su questo punto sono lieto di informarvi che ho incaricato il Pontificio Consiglio per i Laici di esaminare tali criteri di approvazione perché si elaborino le opportune proposte. Quell’organismo si sta attivamente impegnando in questo compito.

La terza decisione che ha attirato la sollecitudine dei padri sinodali concerne il ruolo e la dignità della donna nella società e nella Chiesa. I padri sinodali, consci del ruolo sempre attivo ed efficace che le donne hanno avuto nella storia della Chiesa, delle culture e delle varie nazioni, e desiderosi di promuovere sempre di più tale partecipazione alla missione della Chiesa e nella società hanno auspicato tra l’altro che si approfondiscano i fondamenti antropologici e teologici necessari a risolvere i problemi relativi al vero significato e alla dignità della donna e dell’uomo. È un soggetto che mi sta particolarmente a cuore, soprattutto in questo anno mariano, in cui ricordiamo la Madre di Dio come “testimone eccezionale del mistero di Cristo” (Redemptoris Mater, 27): e pertanto ho voluto interessarmi in modo particolare dello studio di tale tema.

Prima ancora della pubblicazione del documento post-sinodale, intendo pubblicare prossimamente un ampio documento sulla dignità e vocazione della donna, come già avevo annunciato nell’enciclica Redemptoris Mater. In tal modo desidero rispondere al desiderio, che i padri sinodali hanno espresso al riguardo e, nello stesso tempo, inserire la riflessione sul ruolo della donna nel contesto dell’anno mariano, che tende ormai verso la conclusione.

5. Questi sono alcuni punti concreti, espressamente citati perché erano nelle preoccupazioni e nei voti dei padri sinodali, e perché corrispondono anche ai desideri e alle attese di molti fedeli laici, che vivono la loro vocazione e missione nelle realtà del mondo presente. Essi sono da inserire all’interno del lavoro complessivo del Sinodo del 1987, che, per tutta la Chiesa, è stato un avvenimento provvidenziale destinato ad esercitare un influsso sempre più profondo negli anni futuri.

Rinnovo, a voi tutti, venerabili fratelli, la mia gratitudine per l’aiuto prezioso che mi offrite e che contribuirà a far sì che il lavoro sinodale, compiuto in autentico spirito collegiale, sbocchi, a tutti i livelli della Chiesa, in azioni pastorali concrete e durature, per rendere tutto il Popolo di Dio sempre più consapevole della sua missione.

Con la mia benedizione apostolica.

 

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