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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI SACERDOTI DELLA DIOCESI DI NOVARA

Venerdì, 11 marzo 1988

 

Carissimi sacerdoti della diocesi di Novara,
ed anche voi cari Diaconi.

1. Desidero esprimere innanzitutto il mio compiacimento perché avete voluto compiere gli esercizi spirituali presso il Santuario del Divino Amore, così caro ai fedeli della diocesi di Roma, e così adatto per lo scopo che vi siete prefisso.

Vi saluto tutti con viva cordialità, con mons. Germano Zaccheo, vicario della diocesi di Novara, e mando il mio saluto al vostro Vescovo, mons. Aldo Del Monte, che ha appoggiato questa bella iniziativa, nonché ai vostri familiari, alle persone care ed a tutte quelle affidate alle vostre cure pastorali.

“Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genitrix! . . .”.

Mi auguro che queste giornate, che state trascorrendo sotto la protezione della beata Vergine Maria, vi siano particolarmente fruttuose, ispiratrici di santi propositi per un rinnovato impegno di fervorosa adesione alle esigenze della vocazione sacerdotale e per un servizio migliore alla gloria di Dio ed alla salvezza delle anime.

2. Il presente anno mariano invita in modo speciale noi sacerdoti a riflettere sul ruolo che la Madonna svolge nella nostra vita spirituale.

La santissima Madre di Dio - come ci insegna il recente Concilio nel decreto sulla vita dei presbiteri (Presbyterorum Ordinis, 18) - ci è modello anche per la nostra stessa attività sacerdotale; poiché questa dev’essere sempre pronta a “scoprire nelle diverse vicende della vita i segnali della volontà di Dio”, “un esempio meraviglioso di tale prontezza”, ci dice questo documento (Presbyterorum Ordinis, 18), lo possiamo trovare “sempre nella Madonna, che sotto la guida dello Spirito Santo, si consacrò pienamente al mistero della redenzione umana. Essa è la Madre del Sommo ed Eterno Sacerdote, la Regina degli Apostoli, l’Ausiliatrice dei Presbiteri nel loro ministero: essi devono quindi venerarla e amarla con devozione e culto filiale”.

3. La Vergine Maria ci aiuta a cogliere con obiettività la duplice dimensione della nostra esistenza: da una parte, la grandezza della grazia ricevuta; dall’altra la fragilità della nostra natura. Se vogliamo essere nella volontà di Dio, dobbiamo sintetizzare questa duplice consapevolezza. Il pensiero di essere stati chiamati da Dio per una grande missione ci dà coraggio. Il ricordo della nostra fragilità ci rende umili. Come Maria, anche noi dobbiamo saper sempre mettere assieme queste due virtù, che, lungi dal sembrare opposte, si richiamano a vicenda. Il coraggio ha bisogno dell’umiltà per non cadere nella presunzione; l’umiltà ha bisogno del coraggio per non cadere nella pusillanimità.

“Abbiamo questo tesoro in vasi di creta ci ricorda san Paolo - perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi” (2 Cor 4, 7). Se a volte sperimentiamo in modo quasi angoscioso la nostra debolezza, non ci dobbiamo scoraggiare: è probabilmente il modo col quale Dio ci sta purificando per renderci strumenti più adatti per la sua azione di salvezza; è dunque l’occasione per ricordarci che nell’opera della salvezza non dobbiamo sentirci dei protagonisti, ma dei “servi inutili” (Lc 17, 10); non dei maestri in assoluto, ma degli umili ambasciatori di un messaggio che ci trascende.

4. Cari fratelli nel sacerdozio! Il nostro coraggio si fonda sulla fede. “Ho creduto, perciò ho parlato”, ci dice san Paolo (2 Cor 4, 13). Noi crediamo al nostro sacerdozio come ad un mistero di fede, sebbene a volte sentiamo tutto il peso della nostra debolezza. “Per questo non ci scoraggiamo” aggiunge e spiega san Paolo (2 Cor 4, 16).

La Vergine santissima, che ha custodito nel suo seno la Parola e l’ha donata al mondo, sia sempre la Madre del vostro sacerdozio; sappiate perciò sempre trovare in questa Madre tenerissima la sorgente del conforto e della consolazione, soprattutto quando sentirete forte il peso della croce. Allora questa diventerà feconda.

Con tali sentimenti ed auspici, vi benedico tutti di cuore insieme con i vostri cari e tutti coloro ai quali dedicate le vostre cure apostoliche.

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



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