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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL CONGO
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Martedì, 22 marzo 1988

 

Cari fratelli nell’episcopato.

1. Desidero esprimervi la mia gioia nell’accogliervi oggi, nella vostra visita “ad limina”, la prima dopo le celebrazioni del centenario dell’evangelizzazione del vostro Paese e il grande appello al rinnovamento spirituale da voi rivolto alla vostra giovane Chiesa.

Ringrazio vivamente monsignor Barthelemy Batantu, Arcivescovo di Brazzaville e presidente della Conferenza episcopale del Congo, di essersi fatto così gentilmente vostro portavoce.

Il nostro incontro manifesta i legami tra noi esistenti di unità e di affezione. Testimonia anche l’attaccamento e la fedeltà delle vostre comunità diocesane a colui che presiede la comunione tra le Chiese. Insieme a voi, cari fratelli, rendo grazie a Dio per la vitalità dei nostri vincoli nella carità cristiana.

Auspico che il vostro pellegrinaggio alle tombe dei santi apostoli Pietro e Paolo, le diverse riunioni con i dicasteri della curia romana, come anche i vostri incontri fraterni di preghiera e di dialogo rinnovino il vostro zelo pastorale per un servizio entusiasta e qualificato al Popolo di Dio che voi amate con tutto il vostro cuore di Vescovi.

2. Vorrei ora sottoporre alla vostra attenzione alcune riflessioni, che siano di stimolo al vostro lavoro apostolico, perché si realizzi in modo sempre più vero il Regno di Dio là dove il Signore vi ha mandati in missione.

La Chiesa nel vostro Paese, come in tutta l’Africa centrale, è una grande realtà popolare. La si può considerare a pieno titolo come una componente essenziale del popolo congolese, di questa giovane nazione che cresce nel contesto dell’Africa moderna e prende il suo posto nella comunità internazionale.

Di qui il vostro compito di sviluppare nei fedeli il senso della responsabilità e del servizio, invitandoli a superare i particolarismi locali, aprendoli all’impegno comune e stimolando la loro volontà di partecipare all’edificazione di una nazione unita e dinamica.

La coscienza della vostra presenza, come Popolo di Dio, nel vostro Paese deve guidarvi e ispirarvi anche nelle relazioni con lo Stato e nella scelta delle iniziative sociali che dovrete mettere in atto in conformità con la vostra missione spirituale.

Diffondete ampiamente l’insegnamento della Chiesa in campo sociale per costruire delle comunità ecclesiali che siano in grado di far penetrare il lievito del Vangelo alla radice della vostra cultura. Come ricordavo nella mia recente enciclica, la diffusione della dottrina sociale della Chiesa fa parte della nostra missione evangelizzatrice (cf. Sollicitudo Rei Socialis, 41).

3. “Occorre restituire alla famiglia il suo posto centrale nella pastorale”: così constatavano già nel 1980 i Vescovi del Congo, del Centrafrica e del Ciad, al termine di un incontro, a Bangui, sul tema: “La funzione della famiglia cristiana nel mondo di oggi”.

Mi sembra davvero che la realtà familiare sia oggetto privilegiato della vostra azione pastorale. Nel vostro Paese, la Chiesa ha una responsabilità reale nella promozione della vita coniugale e delle strutture familiari, essenziali per l’avvenire della comunità cristiana e della nazione. Dovete essere ben certi che quanto avrete seminato nella terra profonda delle realtà familiari darà frutti di giustizia, di felicità e di prosperità per la vostra nazione, per non parlare delle vocazioni sacerdotali e religiose che potranno nascere.

4. Un altro punto che deve mobilitare il vostro zelo pastorale è - mi pare - la formazione di autentiche elites contadine.

Secondo la parola del libro della Genesi, Dio ha dato la terra all’uomo perché egli vi eserciti il dominio e realizzi così la sua propria vocazione di collaborare con il suo lavoro al grande progetto divino della creazione, sempre in via di compimento.

La Chiesa, trasmettendo il suo messaggio, può svolgere un ruolo di primo piano nello sviluppo rurale, condizione essenziale del progresso economico e sociale dei popoli africani. Essa può concorrere alla rinascita delle campagne: attraverso le sue comunità dei villaggi, per il dinamismo proprio dell’animazione spirituale di cui ha la responsabilità e infine attraverso le iniziative che può prendere nel campo dell’educazione, della sanità e della cultura.

Il mondo agricolo, che offre alla società i prodotti necessari alla sua alimentazione quotidiana, ha un’importanza fondamentale. E ridare all’agricoltura il suo giusto valore come base di una sana economia, è offrire un contributo positivo ai progetti di sviluppo del Paese.

5. Voglio ora accennare brevemente a quella che chiamerei una opzione ecclesiale a favore dei giovani.

Sappiamo che in tutto il continente africano i giovani in gran numero si rivolgono alla Chiesa, sperando che essa possa loro aprire la strada dell’avvenire.

Quali che siano i mezzi e la libertà di cui disponete nel vostro Paese, l’accoglienza e l’educazione dei giovani costituiscono per voi una urgenza pastorale. In effetti di fronte alla crisi che colpisce sempre più le generazioni emergenti nelle loro legittime aspirazioni, sarebbe grave che la Chiesa restasse muta e priva di iniziative nei confronti dei giovani delle campagne, delle fabbriche e delle scuole, disoccupati nelle città, caduti nella miseria o nella delinquenza.

In questo campo, i nostri sforzi tenderanno a far indietreggiare le frontiere del possibile. La vostra azione a favore dei giovani si appoggi risolutamente sulle realtà della vostra Chiesa, sulle sue strutture di base, sulle famiglie cristiane, le parrocchie e le comunità di quartiere e di villaggio, i movimenti e le fraternità di adulti e di giovani!

Inoltre, vi raccomando di mobilitare gli istituti religiosi, presenti nelle vostre diocesi, per la cura dei giovani. In piena crescita, essi, in conformità con i loro propri carismi e forti di una lunga esperienza, sapranno rinnovarsi a contatto con le realtà culturali e sociali africane per rispondere, in modo sempre più appropriato, ai bisogni di una gioventù alla ricerca di valori spirituali su cui costruire un solido avvenire.

6. La vostra visita “ad limina”, che rinsalda il vostro rapporto con la Chiesa universale, può essere un’ottima occasione per riflettere sul modo di sviluppare i legami tra le vostre Chiese.

Nella misura in cui cresce lo spirito collegiale, impegnatevi risolutamente in un aiuto reciproco e in una più attiva collaborazione.

Trovate il modo di vivere realmente la comunione che le vostre Chiese devono avere tra loro, e impegnatevi per trovare il modo di mettere le vostre comunità ecclesiali in comunicazione le une con le altre.

Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione sociale locali giocherà in questo campo un ruolo essenziale. Non risparmiate gli sforzi per dare alle vostre Chiese questi mezzi di informazione, di formazione e di conoscenza reciproca ormai indispensabili nel mondo moderno.

7. Si tratta di un servizio che rendete alla regione dell’Africa centrale cui appartenete un forte sostegno reciproco nei vari settori della vita ecclesiale. L’animazione cristiana della società verrà assicurata su più ampia scala. Si risponderà meglio alle legittime aspirazioni di quanti, troppo spesso, ne cercano soddisfazione nelle sette, dando a tutti i cattolici dei modi migliori di approfondire la loro fede e di consolidare la loro vita di comunità.

Una parola, se permettete, su quelli verso cui la Chiesa cerca di avere una sollecitudine particolare: i poveri.

Nel momento in cui l’Africa sperimenta una situazione economica difficile e cerca mezzi per rilanciare lo sviluppo, non si può dimenticare il grande numero di uomini, di donne, di giovani e di bambini che sempre di più rischiano di essere colpiti dalla miseria. Nella mia recente enciclica, ho ricordato questa tragedia, che purtroppo non è circoscritta al vostro continente, e ho riaffermato che davanti alle sofferenze patite da tanti nostri fratelli e sorelle, il Signore Gesù continua a chiamarci e a richiedere la nostra solidarietà.

Nella famiglia umana e nella Chiesa, le opere di aiuto ai poveri, ai malati, agli anziani, agli handicappati. agli emarginati, agli alienati, sono feconde come l’amore che le ispira. Sono una forza viva dei discepoli di Cristo e consentono agli osservatori di oggi di ripetere quello che i pagani dicevano un tempo dei primi cristiani: “Guardate come si amano”.

8. Infine, la cura delle elites intellettuali e sociali del vostro Paese richiama anch’essa la vostra attenzione. La parola di salvezza della Chiesa possa farsi sentire all’interno dei grandi dibattiti che mettono in causa l’avvenire del vostro popolo! Il Sinodo dei Vescovi dell’anno scorso ha richiamato l’urgenza di formare un laicato capace di assumersi le sue responsabilità, di investire la sua fede, la sua speranza e la sua carità nella realtà sociale.

Non esitate dunque a mettere a disposizione dei quadri del vostro Paese i sacerdoti competenti e i mezzi di formazione che desiderarono avere per mettere a profitto le loro energie di battezzati! Ecco un servizio da rendere a tutto il vostro popolo.

9. Prima di concludere, vi chiedo di trasmettere il mio saluto affettuoso ai vostri collaboratori più stretti, i sacerdoti, come anche ai candidati al sacerdozio, che si preparano, a contatto con scelti educatori, ad essere veri pastori e apostoli di Gesù Cristo. Dite loro la mia stima per il lavoro che compiono e il mio incoraggiamento a continuare l’opera esaltante di evangelizzazione per formare i cristiani del futuro, seguendo le orme dei fedeli del primo secolo della Chiesa nel Congo.

Esprimo la mia gratitudine ai religiosi e alle religiose che vivono secondo i consigli evangelici e ne fanno scoprire ai congolesi la bellezza. Continuino tutti a dare l’esempio gioioso di una autentica pienezza umana dovuta al possesso dei beni di questo mondo in vista di un “essere” più bello e più ricco!

Ai coraggiosi catechisti, il cui lavoro quotidiano perseverante rende solide le fondamenta dell’edificio spirituale congolese, invio il mio più cordiale incoraggiamento.

Infine, colgo l’occasione di questo incontro per dire, attraverso di voi, cari fratelli, la mia affezione a tutto il popolo del Congo e per esprimere il mio sostegno nel suo lungo cammino verso il progresso.

Riprendendo l’esortazione dei Padri all’ultimo Sinodo, vorrei insieme a loro concludere: “Vescovi, sacerdoti e diaconi formino delle comunità vive, assidue nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (At 2, 42). “Sappiano discernere e accogliere i doni dello Spirito nei fedeli laici e stimolare in loro il senso della comunione e della responsabilità” (“Patrum Synodi Episcoporum 1987 Nuntius ad Populum Dei”, 13).

Vi venga in aiuto Dio, per intercessione della Vergine Maria verso la quale, in quest’anno mariano, si volgono i nostri sguardi supplichevoli!

Vi benedico di tutto cuore insieme ai fedeli del Congo.

 

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