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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLO ZAMBIA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Giovedì, 5 maggio 1988

 

Cari fratelli in Gesù Cristo.

1. Ho avuto il piacere di incontrare singolarmente ciascuno di voi, Vescovi della Conferenza episcopale dello Zambia, in occasione della vostra visita “ad limina” ed ora eccovi tutti riuniti in questo momento di comunione collegiale. Questa assemblea di oggi ci ricorda che è stata volontà del Signore Gesù che Pietro e gli altri apostoli formassero una comunità. Come loro successori siamo qui raccolti, nel vincolo dell’unità, della carità e della pace (cf. Lumen Gentium, 22).

Desidero esprimere la mia gratitudine per le gentili parole di saluto a nome dei vostri sacerdoti, religiosi e laici. Ciascuno di voi rappresenta in modo speciale la Chiesa locale affidata alle sue cure e perciò desidero inviare tramite voi il mio saluto al Popolo di Dio nello Zambia. Con le parole dell’apostolo Paolo, “Ringrazio il mio Dio ogni volta che io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo, dal primo giorno fino al presente” (Fil 1, 3-5).

In quanto pastori delle Chiese locali nello Zambia, voi siete venuti “per consultare Cefa” (Gal 1, 18) e insieme con lui rinnovare una volta ancora la vostra professione di fede in Gesù perché “non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4, 12). Nel nome di Gesù e per mezzo dello Spirito Santo rendiamo grazie e onore al Padre per le molte grazie e benedizioni accordate alla Chiesa nello Zambia da quando i primi missionari predicarono il Vangelo e piantarono i semi della fede in molti cuori.

2. Ho sentito con gioia della preparazione in atto per celebrare nel 1991 il centenario dell’arrivo della fede cattolica nella vostra regione africana. Per gli anni che vi separano dal Giubileo avete scelto questo tema: “La formazione di cristiani adulti, veramente africani, nelle famiglie e nelle piccole comunità cristiane”. La scelta di questo tema sottolinea la priorità pastorale urgente, per la Chiesa nello Zambia di formare leaders laici. Questo riecheggia una preoccupazione ripetutamente espressa durante l’ultimo Sinodo dei Vescovi sulla vocazione e missione dei laici. Nel messaggio conclusivo al Popolo di Dio i padri sinodali hanno dichiarato: “Esiste ovunque tra i fedeli laici una vera e propria sete di vita interiore, una sete di profonda spiritualità, e un fervente desiderio di partecipare al lavoro missionario e apostolico della Chiesa . . . La formazione spirituale integrale di tutti i fedeli, laici, religiosi e sacerdoti deve essere oggi una priorità pastorale” (Synodi Episc. 1987 “Nuntius ad Populum Dei”, 12).

In questo importante sforzo della formazione di leaders laici per il futuro della Chiesa nella società dello Zambia, noto la particolare sottolineatura che date alle “piccole comunità cristiane” come un mezzo per migliorare la piena e attiva partecipazione dei fedeli così come la loro catechesi. Queste comunità sono un luogo per partecipare più intensamente alla vita della Chiesa. Possono essere anche utili per riunire il Popolo di Dio a meditare la parola di Dio e celebrare i sacramenti. Perciò esse offrono una importante opportunità di formare cristiani adulti, approfondendo la loro fede attraverso la catechesi, la preghiera e la carità fraterna. Nello stesso tempo le “piccole comunità cristiane” devono rimanere sempre una parte delle vostre Chiese locali e non isolarsi mai. In questo modo esse compiranno la loro vocazione fondamentale e diventeranno anch’esse annunciatrici del Vangelo (cf. Pauli VI Evangelii Nuntiandi, 58).

3. È mia fervente preghiera che voi rinnoviate i vostri sforzi nel grande compito dell’evangelizzazione, che costituisce la missione essenziale della Chiesa. Voglio lodare tutte le coraggiose iniziative già intraprese per annunciare il Vangelo. Sono consapevole delle tante difficoltà che dovete affrontare nel comunicare la buona novella della salvezza ai molti che non hanno ancora sentito parlare di Gesù, o ancora non l’hanno accolto. La Chiesa esiste per l’evangelizzazione e voi siete chiamati a guidare il vostro gregge nel dare testimonianza quotidiana a Cristo, in una società in cui molti sono alla ricerca di una più piena conoscenza di Dio e del suo disegno per la famiglia umana.

La vostra testimonianza di un esemplare vita cristiana costituisce un primo atto di evangelizzazione, ma deve essere accompagnata dall’esplicito annuncio del Regno di Dio e della persona di Gesù Cristo, che per mezzo della sua croce e risurrezione ha acquistato per noi la salvezza eterna. Questo chiaro annuncio della salvezza in Cristo è il fondamento di tutto l’impegno della Chiesa nell’evangelizzazione. E come voi ben sapete, l’annuncio del Vangelo e la coraggiosa testimonianza di vita cristiana devono essere sostenuti da una preghiera continua, dalla partecipazione ancor più fervente ai sacramenti e dal sacrificio personale.

4. Miei cari fratelli: desidero sottolineare il ruolo importante della famiglia cristiana, la “Chiesa domestica”, nell’evangelizzazione della società e nell’edificazione del Regno di Dio. C’è già nella vostra cultura un profondo senso del vincolo familiare, che può essere perfezionato e può grandemente sostenere la visione cristiana della vita matrimoniale come una comunità di amore.

La famiglia ha un ruolo speciale nel trasmettere il Vangelo. In famiglia tutti i membri sono chiamati a evangelizzare e ad essere evangelizzati. I genitori attraverso il loro amore ed esempio fanno conoscere il Vangelo ai loro figli, ma a loro volta vengono richiamati dai loro bambini che vivono lo stesso Vangelo. Delle famiglie veramente cristiane influenzano altre famiglie e diventano un mezzo importante di evangelizzazione nei confronti dei loro vicini (cf. Pauli VI, Evangelii Nuntiandi, 71).

Anche in situazioni in cui la proclamazione della verità sul matrimonio cristiano è difficile e la crisi della famiglia rischia di assumere proporzioni gravi, non dobbiamo stancarci di ripetere che il matrimonio è “mutua donazione di due persone”, e che “questa intima unione, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l’indissolubile unità) (Gaudium et Spes, 48).

I giovani devono occupare un posto speciale nelle vostre preoccupazioni pastorali. La Chiesa nello Zambia, a livello diocesano e nazionale, è chiamata a impegnarsi sempre più con i giovani per evitare che restino estranei ai valori del Vangelo. L’apostolato dei giovani, attraverso l’educazione religiosa e la testimonianza personale, deve spingere ad approfondire la fede dei giovani. Occorre scoprire nuove ed efficaci forme di apostolato dei giovani affinché un sempre più grande numero di giovani possa essere attirato a un’attiva partecipazione alla vita della Chiesa.

5. In tutte le vostre Chiese locali c’è un aumento dei candidati al sacerdozio. Oltre ai sette seminari minori, ho appreso con gioia che avete aperto di recente un Centro di spiritualità Emmaus, dove i seminaristi trascorrono un anno di formazione spirituale per poi studiare filosofia al seminario maggiore sant’Agostino di Mpima e completare gli studi teologici al seminario maggiore san Domenico di Lusaka.

In larga misura il futuro della Chiesa nello Zambia dipende dalla consacrazione dei suoi sacerdoti al servizio del Popolo di Dio in comunione di fede e zelo pastorale con i Vescovi. È responsabilità vostra far sì che i seminaristi ricevano una adeguata formazione spirituale, accademica, e pastorale per il sacerdozio. Vi offro il sostegno della mia preghiera in questo impegno per la formazione dei sacerdoti, essenziale per la missione della Chiesa, e so che con continua e premurosa predilezione sarete sempre per i seminaristi veri padri in Cristo (cf. Optatam Totius, 5).

Desidero ora esprimere la mia fraterna affezione per tutti i sacerdoti, dello Zambia o stranieri, che collaborano attivamente con voi nel guidare il gregge di Cristo affidato alle vostre cure. Un aspetto essenziale del vostro impegno apostolico è il rafforzare nella fede i vostri fratelli sacerdoti e confermarli nella loro identità di “altro Cristo”, che offre la sua vita in unione con Cristo per la salvezza del mondo. Il sacerdozio ministeriale si esprime più chiaramente nell’annuncio del Vangelo e nella celebrazione del sacrificio eucaristico. Il sacerdote nell’Eucaristia e nella frequenza al sacramento della Penitenza ricava la forza per l’offerta quotidiana della sua vita e anche la grazia necessaria per restare fedele alla promessa del celibato.

È anche importante che vi sforziate di essere veri fratelli dei vostri sacerdoti. Se lo siete, conoscerete le pene che li travagliano e cercherete, con compassione e comprensione, di aiutarli e, se necessario, offrire la correzione fraterna e richiamarli all’obbedienza (cf. Paolo VI, “Sacerdotalis Caelibatus”, 92).

I giovani sacerdoti hanno bisogno di un’attenzione particolare da parte dei Vescovi nei loro primi anni di ministero pastorale. Oltre alle normali difficoltà di cui fanno esperienza cominciando la loro nuova vita di sacerdoti, il loro adattamento è reso ancor più difficile dall’isolamento in cui si trovano spesso senza il sostegno di altri fratelli sacerdoti. Molto si può fare per risolvere questi problemi, trovando per i sacerdoti delle occasioni per incontrarsi e continuare la loro formazione spirituale e teologica.

Non posso fare a meno di ricordare i membri degli istituti di vita consacrata, che costituiscono per la Chiesa un fattore indispensabile nella grande opera dell’evangelizzazione.

Il loro impegno nel campo sanitario, educativo e sociale ha contribuito ad attirare numerose vocazioni; vi incoraggio ad esprimere la grande stima della Chiesa nei loro confronti per la loro vocazione di amore consacrato. È importante che i Vescovi abbiano un interesse attivo verso i religiosi presenti nelle loro diocesi, e che, nel pieno rispetto del loro carisma particolare, li coinvolgano nel piano pastorale sia a livello nazionale che diocesano.

6. Con soddisfazione riconosco che la Chiesa nello Zambia gode oggi di ampia libertà nel campo delle comunicazioni sociali; vi incoraggio a intensificare i vostri sforzi per fare un sempre più grande uso di questi importanti mezzi di evangelizzazione. È necessario formare delle personalità nei campi della radio, televisione e stampa, che possano chiaramente presentare gli insegnamenti della Chiesa e rispondere ai problemi che riguardano la fede e la moralità cristiana, e anche la giustizia sociale.

Grandi progressi avete fatto nel dialogo ecumenico, e attualmente avete cordiali relazioni con la Comunione anglicana e le altre comunità ecclesiali presenti nello Zambia. Il documento dal titolo: “Liberazione cristiana, giustizia e sviluppo”, da voi pubblicato recentemente in collaborazione con il Consiglio Cristiano dello Zambia e l’Associazione Evangelica dello Zambia fa ben sperare nella crescita della collaborazione ecumenica tra differenti comunità, nel vostro Paese. Contiene un’analisi della crisi socio-economica in cui versa attualmente lo Zambia, che chiama tutti i cristiani ad impegnarsi per la promozione dello sviluppo, della giustizia sociale e della liberazione da tutte le forme di oppressione.

7. Sono profondamente turbato per il gran numero di rifugiati, soprattutto dall’Angola e dal Mozambico, che sono giunti nel vostro Paese in cerca di sicurezza, cibo e asilo. Vi raccomando tutte le iniziative messe in atto per provvedere al loro benessere fisico e spirituale. Voi cercate di alleviare le sofferenze di questa gente. Oltre a rispondere alle loro necessità immediate, dovete provvedere anche alla loro assistenza spirituale. È mia fervente preghiera che la comunità internazionale continui a rispondere generosamente aiutandovi nell’affronto del difficile problema dei rifugiati nella vostra area.

Tutti vi ringrazio, cari fratelli, per la vostra dedizione di pastori del gregge del Signore. Affido ciascuno di voi alla protezione di Maria, che ha creduto al compimento della promessa del Signore (cf. Lc 1, 45). E nell’amore di Gesù, suo Figlio, imparto la mia apostolica benedizione a voi e ai vostri sacerdoti, religiosi e laici.

 

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