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VIAGGIO APOSTOLICO IN URUGUAY, IN BOLIVIA, A LIMA E IN PARAGUAY

MESSAGGIO RADIO-TELEVISIVO DI GIOVANNI PAOLO II
AI DETENUTI NELLE CARCERI PERUVIANE

Lima (Perù) - Domenica, 15 maggio 1988

 

1. Amatissimi fratelli e sorelle, che per diversi motivi e circostanze della vita siete stati internati nei penitenziari.

Voglio che la mia parola arrivi a ciascuno di voi, nei centoundici penitenziari dove, sulla costa, nella “sierra” o nella selva soffrite la limitazione della libertà e la separazione dai vostri cari, come il messaggio di un amico, con la speranza che riempia il vostro spirito di consolazione e di pace.

Durante la mia precedente visita in Perù, nel febbraio 1985, vi inviai con immenso affetto la mia benedizione; in questo modo volli corrispondere e manifestare la mia viva gratitudine per la vostra sincera testimonianza di adesione come pure per il delicato ed artistico regalo che mi presentaste, frutto del lavoro delle vostre mani.

Tornando adesso, su invito dell’episcopato, per presiedere alla chiusura di questo Congresso eucaristico e mariano dei Paesi bolivariani, voglio dirvi che vi ho spiritualmente molto presenti nella mia mente, nel mio cuore e nella mia preghiera. Sebbene non possiate unirvi fisicamente a noi in queste grandi solennità, tuttavia potete adorare il Signore nel mistero della Eucaristia, davanti al tabernacolo, dove lui è voluto rimanere con noi per sempre. La presenza di Cristo nella Eucaristia vi accompagna nella vostra solitudine e vi invita alla preghiera e alla speranza.

2. A quanti credono in lui, e in modo particolare a voi, dice Gesù nel Vangelo: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo è infatti dolce e il mio carico leggero” (Mt 11, 26-28).

Condivido le vostre pene, la durezza della vostra situazione, l’impazienza, a volte, della lunga attesa della sentenza giudiziaria che sanzioni la vostra condizione. Penso con dolore alle vostre spose, sposi, genitori o figli che hanno anche bisogno, oltre che della consolazione della vostra compagnia, dell’appoggio e dei frutti del vostro onesto lavoro. Conosco le dolorose tensioni che sono costate dolorosi spargimenti di sangue e so delle vostre penurie e delle vostre necessità che, nonostante nobili e generosi sforzi da pane delle autorità, non si riescono a superare.

Spinto dal mio affetto per voi, benedico e ringrazio di cuore per il loro generoso lavoro pastorale, quanti si preoccupano di voi, quanti si interessano per il vostro bene: i sacerdoti, i religiosi, gli agenti pastorali, che cercano con zelo ardente di ravvivare nel vostro cuore la fede in Dio, la speranza cristiana che dobbiamo mantenere accesa anche nel mezzo della notte più oscura; quanti con carità alleviano i vostri dolori e le vostre necessità facendovi scoprire anche il valore salvifico della sofferenza quando si accetta per amore di Cristo.

Esprimo il mio riconoscimento a coloro che, ai diversi livelli di responsabilità, con umanità e con spirito cristiano, compiono i difficili doveri della custodia o della direzione e del governo dei penitenziari.

Tutti ricordino la parola del Signore rivolta espressamente a quanti vivono in circostanze come le vostre: “Quello che avete fatto a loro lo avete fatto a me; quello che non avete fatto a loro, non lo avete fatto a me. Ero io che stavo nel carcere, e siete venuti a visitarmi” (cf. Mt 25, 40).

3. A voi chiedo che siate “pazienti nella tribolazione”, solidali nel desiderare e nel fare il bene a coloro che con voi condividono il dolore della prigione e la lontananza dalle persone care; questo tempo di privazione della libertà non indebolisca gli affetti familiari né l’amore per il vostro Paese, nella speranza dell’agognato ritorno al focolare e al normale reinserimento nella vita sociale peruviana.

Il Signore dei Miracoli, che tanto amate e onorate, anche all’interno del carcere vi accompagni e vi faccia sentire il suo amore. La vostra patrona, la Madonna del Carmine, con la tenerezza e il potere di Madre e di Regina di Misericordia, interceda davanti a Dio per la soluzione dei vostri problemi e riempia di nobili desideri i vostri cuori.

Vi benedico con profondo affetto, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



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