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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AD UN INCONTRO INTERCONFESSIONALE

Venerdì, 28 ottobre 1988

 

Cari fratelli.

È per me una gioia ricevervi, partecipanti all’incontro tra musulmani e cristiani, “Credenti che camminano e lavorano insieme” che ha avuto luogo ad Assisi dal 25 al 28 ottobre, e ringrazio il Segretariato per aver organizzato questo colloquio. Il fatto che il vostro incontro sia stato così strettamente connesso con i temi della reciproca accettazione e della collaborazione sulla via della pace, e la vostra scelta di Assisi come luogo delle vostre consultazioni, dà uno speciale significato al vostro incontro che segna il secondo anniversario della Giornata di Preghiera per la Pace di Assisi.

La mia intenzione, nell’invitare i leaders delle varie religioni del mondo a riunirsi in quella piccola città, lontana dalle grandi metropoli, per pregare per la pace nel mondo era di presentarci nella nostra comune umanità davanti a Dio, per chiedergli il dono della pace e per giungere ad una più profonda consapevolezza della nostra responsabilità di credenti nel costruire quella pace, attivamente e concretamente, tra gli uomini e le donne.

Nello stesso tempo, esprimevo la speranza che la Giornata di Preghiera di Assisi potesse essere un nuovo inizio, un’ispirazione per molti più incontri dello stesso genere. Il fatto che voi, musulmani e cristiani, abbiate tenuto conto di questo appello e siate venuti per discutere sui modi per vivere e lavorare insieme, dimostra che voi condividete con me questa speranza e questo impegno.

Siete venuti come musulmani e cristiani che vivono insieme nei sei Paesi nordafricani che si affacciano sul Mediterraneo: la Mauritania, il Marocco, l’Algeria, la Tunisia, la Libia e l’Egitto. La composizione dei vostri gruppi nazionali - voi membri di queste due comunità di fede nell’unico Dio, che avete preparato questo incontro insieme nei vostri Paesi, avete viaggiato insieme, umilmente, senza pubblicità, avete trascorso insieme questi giorni ad Assisi e siete già pronti a ritornare in patria con propositi comuni - forse che tutto questo non simbolizza le speranze di tutti noi per un rapporto più giusto tra musulmani e cristiani?

Tre anni fa, ho avuto il grande piacere di visitare uno dei Paesi da cui provenite, il regno del Marocco. Sono stato invitato da sua maestà il re Hassan II a parlare ai giovani di quel magnifico Paese. Una delle cose di cui ho discusso con i giovani è stata la pace. In quell’occasione ho detto loro: “Voi non volete né la guerra né la violenza. Voi conoscete il prezzo che esse fanno pagare agli innocenti. Voi non volete nemmeno la scalata agli armamenti. Questo non vuol dire che volete la pace a qualunque prezzo. La pace va di pari passo con la giustizia. Voi non volete l’oppressione per nessuno. Voi volete la pace nella giustizia” (“Albae domi, in Marochio, ad iuvenes Muslimos”, 7, die 19 aug. 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 2 [1985] 504).

Pace con giustizia. Se musulmani e cristiani, attraverso il loro incontro, la loro discussione e la loro collaborazione, possono mostrare al mondo un cammino verso queste mete, staremo sicuramente compiendo la volontà del Dio della pace. Questo è uno dei nomi più belli con cui voi, fratelli musulmani, lo chiamate ed invocate: Al-Salam, la Pace. Per noi Cristiani è Gesù a rivelarci la vera pace: la riconciliazione con Dio Creatore, e la riconciliazione tra tutte le persone e i gruppi nella famiglia umana.

Due anni fa, ad Assisi, rivolgendomi ai leaders religiosi venuti per la Giornata di Preghiera, ho detto: “Ad Assisi ci siamo di nuovo tutti impegnati a prestare il nostro contributo specifico per la costruzione della pace. Sforziamoci di vivere nello spirito di quella solenne promessa. Diffondiamo questo messaggio tra coloro che condividono la nostra rispettiva religione” (Allocutio ad repraesentantes religionum non christianorum, 2, die 29 oct. 1986: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX, 2 [1986] 1298).

Ancora una volta vi siete incontrati ad Assisi, nel reciproco rispetto e nella stima fraterna. Ritornando ora nei vostri Paesi, il nostro impegno sia di essere, secondo le parole di san Francesco di Assisi, “strumenti di pace”. La sfida che è dinanzi a voi consiste nel diffondere il messaggio di pace, nel praticare la pace nelle vostre case, con i vicini, e nei posti di lavoro, nel portare la pace dove non c’è, nel costruire comprensione e pacifica collaborazione tra musulmani e cristiani nei vostri Paesi. La grazia del Dio della pace sia con tutti voi!

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



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