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VIAGGIO APOSTOLICO IN ZIMBABWE,
BOTSWANA, LESOTHO, SWAZILAND, MOZAMBICO

INCONTRO ECUMENICO DI GIOVANNI PAOLO II
NELLA CATTEDRALE ANGLICANA DI BULAWAYO

Bulawayo (Zimbabwe) - Lunedì, 12 settembre 1988

 

Cari fratelli e sorelle in Cristo.

1. “Ecco quanto è buono e quanto è soave,
che i fratelli vivano insieme . . .
Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre” (Sal 133 [132], 1. 3).

Queste parole del salmista manifestano un desiderio fondamentale del cuore umano, il desiderio dell’armonia e dell’amicizia con gli altri. Al tempo stesso, esprimono i desideri di tutti noi che siamo stati battezzati in Cristo Gesù. Infatti il desiderio dell’unità fra i cristiani ha acquistato importanza in modo significativo durante questo secolo e soprattutto a partire dall’esortazione del mio predecessore Papa Giovanni XXIII in seno al Concilio Vaticano II.

Con gratitudine a Dio per questo movimento verso la completa unità nella fede e nella carità che lo Spirito Santo alimenta in questo momento, sono felice di avere oggi l’opportunità di incontrarmi con voi, che siete i rappresentanti delle Chiese cristiane e delle comunità ecclesiali dello Zimbabwe. Vi ringrazio per il cordiale benvenuto che mi avete riservato. E sono profondamente grato per l’impegno che ciascuno di voi ha mostrato nei confronti del movimento ecumenico.

2. Nella mia prima lettera enciclica, proprio all’inizio del mio servizio pastorale nella Chiesa, quale successore dell’apostolo Pietro, ho manifestato il mio grande desiderio di continuare ed intensificare i numerosi sforzi della Chiesa cattolica per restituire la pienezza dell’unità ai seguaci di Cristo, un’unità che sarà raggiunta soltanto se manterremo lo sguardo fisso al volto di Cristo. Allora scrissi: “In Cristo e per Cristo, l’uomo ha acquistato piena coscienza della sua dignità, della sua elevazione, del valore trascendente della propria umanità, del senso della sua esistenza. Occorre, quindi, che noi tutti - quanti siamo seguaci di Cristo - ci incontriamo e ci uniamo intorno a lui stesso. Questa unione, nei diversi settori della vita, della tradizione, delle strutture e discipline delle singole Chiese o comunità ecclesiali, non può attuarsi senza un valido lavoro che tenda alla reciproca conoscenza ed alla rimozione degli ostacoli sulla strada di una perfetta unità” (Redemptor Hominis, 11).

L’incontro di oggi, è certamente un passo in avanti nell’impegno necessario di raggiungere una “reciproca conoscenza e rimuovere gli ostacoli sulla strada”. Ma ancora più importante della reciproca conoscenza, è conoscere ed accettare più profondamente il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo e la pienezza del suo insegnamento. È per questo che la preghiera quotidiana e le meditazioni sul Vangelo sono essenziali per l’inizio e la continuità di ogni iniziativa ecumenica.

Nella preghiera, lo Spirito Santo illumina le nostre menti e muove i nostri cuori, approfondendo così la nostra comunione con la santissima Trinità. E nella nostra meditazione sul Vangelo, noi riconosciamo sempre più chiaramente la misericordia di Dio che in Cristo Redentore ha riconciliato il mondo a se stesso e ha affidato a noi in seno alla Chiesa l’opera di riconciliazione.

3. La preghiera di Cristo al Padre, ci rivela il suo grande desiderio dell’unità per tutti i suoi seguaci: “Perché tutti siano una sola cosa”, egli prega, “come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola” (Gv 17, 21).

L’unità per cui il nostro Salvatore prega, è realmente una comunione nella verità e nell’amore, una comunione come quella che esiste fra il Padre e il Figlio. Non vi è nulla di superficiale nell’unità per cui Cristo ha pregato, un’unità per cui ha dato la sua vita, un’unità per cui la Chiesa lotta continuamente. E questa unità è strettamente connessa alla nuova vita di fede in Cristo che ciascuno di noi ha ricevuto attraverso il sacramento del Battesimo.

Fin dal momento in cui siamo stati liberati dal peccato attraverso questo sacramento e colmati del dono dello Spirito Santo, abbiamo iniziato a sperimentare, in una certa misura, la comunione per cui Cristo pregava: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anche essi in noi una sola cosa” (Gv 17, 21). È una comunione con la santissima Trinità e una comunione con tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo.

4. Ma questo meraviglioso dono di comunione, radicato in “un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo” (Ef 4, 5), è stato danneggiato dai peccati di divisione. Posizioni contrastanti riguardo alla dottrina e cammini divergenti, come pure omissioni nella carità, hanno seminato la discordia tra i battezzati “in acqua e Spirito” (Gv 3, 5). Come dolorosa conseguenza i non credenti sono spesso scandalizzati di fronte all’assenza di amore sempre più diffusa tra i seguaci di Cristo. E questo, a sua volta, ha ostacolato enormemente la missione primaria della Chiesa che è quella di annunciare la buona novella del regno fino agli estremi confini della terra.

Ma la potenza del peccato e della divisione non ha avuto l’ultima parola. Al contrario è stata sconfitta da Cristo attraverso il suo sacrificio sulla croce. E lo Spirito di verità e di amore non ha mai smesso di operare nella Chiesa per vincere l’odio e la divisione, i secoli di incomprensione e di discordia. Soprattutto negli ultimi trenta anni, lo Spirito Santo ha suscitato nel cuore dei credenti il rimorso per gli errori del passato, il desiderio nuovo di superare le divisioni, un entusiasmo rinnovato per lavorare insieme come fratelli e sorelle nella vigna del Signore.

5. So che qui nello Zimbabwe sono state prese numerose iniziative a questo riguardo, iniziative che sono state favorite dal tradizionale apprezzamento africano del grande valore della vita della comunità e della famiglia. Voi, come cristiani del mondo, state ora percorrendo insieme le vie che vi porteranno alla pienezza della comunione in Cristo.

Le vostre attività congiunte nel campo dello sviluppo umano, come pure in quello del dialogo ecumenico, sono progetti lodevoli e costituiscono la base ottimale per un’ulteriore collaborazione ecumenica. Penso inoltre alla vostra cooperazione fraterna nel rispondere alle necessità degli immigrati, dei profughi e delle vittime delle calamità naturali.

Avete inoltre una reciproca preoccupazione per l’opera della giustizia e della pace e per una più equa distribuzione delle risorse naturali.

In questi sforzi congiunti, noi cerchiamo di mostrare al mondo sia la dimensione umana che la dimensione divina del grande mistero della redenzione. Come scrissi nella mia prima enciclica: “Possiamo e dobbiamo già fin d’ora raggiungere e manifestare al mondo la nostra unità: nell’annunciare il mistero di Cristo, nel rivelare la dimensione divina e insieme umana della redenzione, nel lottare con instancabile perseveranza per la dignità che ogni uomo ha raggiunto e può raggiungere continuamente in Cristo. È questa la dignità della grazia dell’adozione divina ed insieme la dignità della verità interiore dell’umanità” (Redemptor Hominis).

6. Le parole del salmista ci rammentano un aspetto primario del movimento ecumenico: la costante preghiera per la completa unità in Cristo e la lode del suo santo Nome.

Come dice il salmista:

“Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode . . .
Io mi glorio del Signore.
Esaltiamo insieme il suo nome” (Sal 34 [33], 2. 3-4).

Sebbene in molti casi non sia possibile un culto comune, tuttavia i servizi di preghiera come quello di oggi rivestono un ruolo importante poiché aiutano a ristabilire l’unità fra i seguaci di Gesù. L’annuale settimana di preghiera per l’unità cristiana è a tale proposito un’iniziativa degna di lode e di sostegno. E nelle nostre comunioni, abbiamo l’obbligo di seguire l’esempio di Cristo pregando: “Perché tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21).

Soprattutto, non dobbiamo mai perdere la fiducia in quello che lo Spirito di Dio può compiere nei nostri giorni. Poiché come l’arcangelo Gabriele disse alla Vergine Maria, “nulla è impossibile a Dio” (Lc 1, 37). Facciamo sì che i nostri cuori vivano nella fede e siano sempre saldi nella speranza. E che la lode a Dio sia sempre sulle nostre labbra: “Celebrate con me il Signore. Esaltiamo insieme in suo nome” (Sal 34 [33], 4). Amen.



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