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VIAGGIO APOSTOLICO IN ZIMBABWE,
BOTSWANA, LESOTHO, SWAZILAND, MOZAMBICO

CERIMONIA DI CONGEDO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Aeroporto Internazionale di Harare (Zimbabwe)
Martedì, 13 settembre 1988

 

Vostra eccellenza Presidente Mugabe,
fratelli Vescovi,
signore e signori, cari amici.

1. È arrivato il momento per me di lasciare lo Zimbabwe, prima tappa della mia visita apostolica in Africa meridionale.

Ringraziando Dio, esprimo a tutti voi qui presenti e a tutto il meraviglioso popolo dello Zimbabwe la mia gioia per aver potuto passare questi giorni nel vostro Paese. Il mio soggiorno è stato breve, ma intenso, colmo di preghiere, celebrazioni e amicizia.

Vi ringrazio per il caloroso benvenuto e la meravigliosa ospitalità, con la quale mi avete accolto fin dal primo momento.

Vi porterò nel mio cuore, specialmente i giovani, i malati, i bisognosi e coloro che sono abbandonati. Vi ricorderò tutti nelle mie preghiere.

2. Il mio incontro con i fratelli dell’incontro interregionale dei Vescovi dell’Africa meridionale, riuniti per la loro seconda Assemblea plenaria, ha rappresentato un momento veramente significativo in questo viaggio. Rendo grazie a Dio perché il nostro incontro è stato segnato da una profonda ed intensa comunione tra il Vescovo di Roma e i pastori della Chiesa in questa regione. Invoco la grazia di Dio sui risultati di questa assemblea affinché le decisioni prese possano portare frutti abbondanti per il bene della Chiesa e della società.

3. Signor Presidente, la ringrazio di nuovo per avermi incontrato personalmente al mio arrivo, per avermi gentilmente invitato a visitarla nella “State House” e per tutto ciò che ha fatto per rendere possibile questa visita.

Desidero anche ringraziare i membri del governo presenti nelle varie giurisdizioni, le autorità nazionali e locali, gli staff dei vari ministeri, i membri della polizia e dei servizi di sicurezza e tutti coloro che hanno collaborato alla preparazione di questa visita e durante lo svolgimento di essa.

4. A voi, cari Vescovi dello Zimbabwe, che con i sacerdoti, i religiosi e i laici siete stati oggetto speciale della mia attenzione qui, offro la mia sincera gratitudine e apprezzamento. Il mio grazie va anche a tutti coloro che con il loro tempo e le loro energie hanno fatto sì che questa visita fosse un successo, provvedendo ai trasporti e all’aiuto necessarie affinché la gente potesse venire a pregare con il Papa e a celebrare con lui i misteri della fede.

Come successore di Pietro sono venuto per confermare la fede dei miei fratelli e sorelle. Sono veramente contento di aver potuto incontrare così tante persone, aver potuto ascoltare le vostre ansietà ed aspirazioni e vi incoraggio tutti a perseverare in questo compito ecclesiale e pastorale che avete intrapreso.

Ho sperimentato la vitalità delle vostre comunità cattoliche. Ho visto quanto siete impegnati nell’educazione, specialmente nelle vostre scuole, come vi dedicate alla salute, quanto siete attivi nella promozione della giustizia e dell’armonia, al servizio dei poveri e dei rifugiati.

Sono perfettamente consapevole del fervore con cui incoraggiate le vocazioni e preparate i candidati al sacerdozio e alla vita religiosa, dell’interesse che ponete riguardo al benessere della famiglia, nell’educazione dei giovani e nello sviluppo del mondo della cultura.

Per tutto ciò rendo grazie al nostro Signore Gesù Cristo. Che egli benedica il vostro apostolato.

5. Ai fratelli e sorelle delle altre comunità ecclesiali cristiane che mi hanno accolto così calorosamente nella Cattedrale anglicana di san Giovanni a Bulawayo va la mia parola di amicizia e benevolenza. Abbiamo pregato e meditato insieme. Che il Signore Gesù Cristo ci guidi sempre sulla via della stima reciproca e dell’amore.

Ringrazio i giornalisti e gli addetti ai mezzi di comunicazione che hanno collaborato a diffondere le mie parole e le cui capacità hanno contribuito in questi giorni a rendere lo Zimbabwe meglio conosciuto nel mondo.

Su tutti gli abitanti dello Zimbabwe imploro l’amore e la pace di Dio!

Il Signore benedica lo Zimbabwe.  



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