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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLA VII ASSEMBLEA GENERALE
DELL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA

Lunedì, 24 aprile 1989

 

1. Sono lieto di incontrarvi, carissimi delegati alla settima assemblea generale dell’Azione Cattolica italiana, e di porgervi il più cordiale benvenuto. Saluto con voi tutti i soci di Azione Cattolica delle diocesi e delle parrocchie d’Italia. Il mio affettuoso pensiero si rivolge in particolare al caro fratello Cardinale Ugo Poletti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, al vostro assistente ecclesiastico generale, monsignor Antonio Bianchin, e agli altri eccellentissimi Vescovi qui presenti. Con loro saluto il presidente nazionale, avvocato Raffaele Cananzi, tutti gli assistenti e i dirigenti centrali.

La vostra assemblea, cari delegati, significativamente intitolata “Per la vita del mondo” e rivolta ad approfondire le ragioni e i contenuti del servizio dell’Azione Cattolica nella Chiesa e nella società italiana, in questi anni che ci conducono verso il grande giubileo del terzo millennio cristiano, segue a breve distanza la pubblicazione dell’esortazione apostolica Christifideles Laici, nella quale ho voluto raccogliere i frutti del Sinodo sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo. Nel Sinodo è nuovamente risuonato, con forza ed urgenza accresciute, l’appello che i padri del Concilio Vaticano II hanno rivolto a tutti i fedeli laici, uomini e donne, a lavorare nella vigna del Signore, associandosi alla missione salvifica di Cristo e della Chiesa. Questo appello riguarda particolarmente voi, membri dell’Azione Cattolica italiana. Vi riguarda e vi interpella come persone e come associazione. È l’appello del Signore Gesù, “Andate anche voi nella mia vigna” (Mt 20, 3-4): sono certo che intendete accoglierlo con quella generosità e fedeltà che sono nella vostra tradizione e che diventano più necessarie ed urgenti “in quest’ora magnifica e drammatica della storia, nell’imminenza del terzo millennio” (Christifideles Laici, 3).  

Rifare il tessuto cristiano della società

2. In verità l’evangelizzazione è compito perenne della Chiesa, costituendo la sua grazia e vocazione propria, la sua identità più profonda: in essa i fedeli laici sono pertanto pienamente coinvolti per il fatto stesso del loro “essere Chiesa” (cf. Christifideles Laici, 9 et 33). Ma non possiamo disattendere le circostanze del nostro tempo, dalle quali emergono una singolare e per molti aspetti nuova necessità e urgenza dell’evangelizzazione, e una specifica esigenza che i laici ne siano protagonisti a pieno titolo, in intima comunione con i Pastori. Anche l’Italia fa parte infatti di quei paesi di antica tradizione cristiana che ora, anche a causa del benessere economico e del consumismo, sono minacciati dall’indifferenza religiosa e dalla tendenza a vivere “come se Dio non esistesse”.

Come dicevo il 7 gennaio scorso ai vostri amici responsabili e animatori parrocchiali del settore adulti di Azione Cattolica, “è soprattutto la dimensione morale della fede, la verità dell’etica cristiana, ad essere oggi insidiata e contestata. Troppo spesso, e talvolta anche tra coloro che si considerano membri della Chiesa e ritengono di vivere da cristiani, essa viene giudicata come ormai superata e non adatta alla situazione attuale. Si pongono così, in maniera consapevole e inconsapevole, le premesse per la distruzione di ciò che di più autenticamente umano esiste nell’uomo, e si rinuncia alla possibilità di costruire una società e una civiltà a misura dell’uomo”. Urge, dunque, rifare il tessuto cristiano della società. Ma la condizione è che si rinsaldi il tessuto cristiano della stessa comunità ecclesiale (cf. Christifideles Laici, 34).  

Le domande decisive

3. Quale contributo l’Azione Cattolica italiana, associazione che ha come proprio fine immediato lo stesso fine apostolico della Chiesa (Apostolicam Actuositatem, 20), può dare a questa fondamentale opera di nuova evangelizzazione? E ancor prima, come l’Azione Cattolica deve configurarsi, nel suo “essere” e quindi nel suo operare, per poter offrire al meglio questo suo contributo? Sono queste le domande decisive intorno alle quali è impegnata la vostra assemblea. Su di esse desidero ora riflettere con voi, per indirizzare su strade apostolicamente sempre più feconde il cammino dell’Azione Cattolica italiana nel prossimo triennio della sua vita associativa.

Lo farò prendendo come punto di riferimento essenziale i criteri di ecclesialità che l’esortazione apostolica Christifideles Laici (Christifideles Laici, 30) propone per tutte le aggregazioni dei fedeli laici nella Chiesa. L’Azione Cattolica, associazione ecclesiale per sua natura, è strutturalmente conforme a tali criteri. Ma anche per lei il realizzarli tutti e in pienezza nella propria vita, traducendoli in frutti concreti, è impresa sempre nuova, a cui attendere con umiltà, continua preghiera, vigile e solerte impegno, ben sapendo che il dono di Dio precede e rende possibile ogni nostro ben operare.  

Il primato dell’universale vocazione alla santità

4. È così già richiamato alla vostra attenzione il primo di questi criteri, che in certo senso è la radice di tutti gli altri, ossia il primato che deve essere riconosciuto all’universale vocazione alla santità. La carità soprannaturale, frutto dell’amore di Dio infuso col dono dello Spirito Santo nei nostri cuori, rappresenta infatti la forza vera della Chiesa e di ogni organismo che vive nella Chiesa e al servizio della Chiesa. Essa deve costituire l’obiettivo primario del lavoro formativo che si svolge nella vostra associazione - particolarmente ad opera dei sacerdoti vostri assistenti -, e al contempo deve sostenere e alimentare sia l’unità interna dell’Azione Cattolica e la sua totale dedizione alla comunione ecclesiale, sia l’impegno per l’evangelizzazione, stimolando ciascuno degli aderenti all’ACI alla più intima unità tra la fede e la vita.  

Amore alla verità e impegno a viverla

5. L’autentica carità cristiana è inseparabilmente amore alla verità e quindi impegno a viverla e a farla conoscere. Particolarmente nel nostro tempo, quando la mentalità soggettivistica largamente diffusa tende a condizionare anche l’atteggiamento dei credenti verso la fede e la Chiesa, quel criterio di genuina ecclesialità che è la confessione integrale della fede cattolica, in piena adesione al Magistero della Chiesa, acquista un risultato e un’importanza essenziale. Chiedo a voi, carissimi delegati, e a tutta l’Azione Cattolica italiana il più grande e il più sincero impegno su questo decisivo versante di fedeltà a Cristo, alla Chiesa e alla verità sull’uomo. La verità cristiana non ammette sconti, non può essere ridimensionata o adattata, sia pure con l’intento di facilitarne l’integrazione con i modi di sentire e le correnti di pensiero che oggi sembrano prevalenti, ma che per più di un aspetto contraddicono alla sostanza del Vangelo. Nella grande sfida dell’evangelizzazione che si combatte e si vince anzitutto all’interno del mondo dei battezzati, e in particolare nell’impegno di una catechesi rivolta non solo ai ragazzi ma anche ai giovani ed agli adulti, come è nei programmi della Chiesa italiana, l’Azione Cattolica è chiamata a dare un grande contributo, che sarà tanto più costruttivo e significativo quanto più educherà in primo luogo i propri aderenti, e molti altri fratelli attraverso di loro, ad una matura “coscienza di verità”, capace di riconoscere l’origine divina della nostra fede e la sua essenziale connotazione ecclesiale. I sacerdoti assistenti, che sono tra voi maestri della fede, dedichino ogni cura a questo servizio educativo, ed abbiano la gioia di trovare sempre accoglienza piena per la Parola di Cristo e della Chiesa.  

Testimonianza di comunione salda e convinta in relazione filiale con il Papa

6. L’esortazione apostolica Christifideles Laici (Christifideles Laici, 30) mette in evidenza, come ulteriore criterio di ecclesialità, “la testimonianza di una comunione salda e convinta, in relazione filiale con il Papa, perpetuo e visibile centro dell’unità della Chiesa universale, e con il Vescovo “principio visibile e fondamento dell’unità” della Chiesa particolare, e “nella stima vicendevole fra tutte le forme di apostolato nella Chiesa””. L’Azione Cattolica italiana ha titoli e motivi peculiari per fare di questa testimonianza di comunione la sua forma di vita. Fin dalle sue origini, come ricordavo ai giovani di Azione Cattolica incontrandoli il 24 settembre scorso, essa “ha vissuto e operato in stretto legame di speciale collaborazione con i Vescovi e i sacerdoti, fin dall’inizio ha avuto una particolare dedizione al Successore di Pietro”. Essa è una forma altamente significativa di quella collaborazione più immediata dei laici con l’apostolato della Gerarchia - alla maniera degli uomini e delle donne che aiutavano l’apostolo Paolo nell’annuncio del Vangelo (cf. Fil 4, 3; Rm 16, 3 ss.) -, di cui parla la costituzione conciliare Lumen Gentium (Lumen Gentium, 33). Dimensione necessaria di una tale collaborazione, e titolo di onore per voi, laici di Azione Cattolica, è operare sotto la superiore guida della stessa gerarchia (Apostolicam Actuositatem, 20).

Il ruolo dei sacerdoti assistenti e, a titolo del tutto particolare, la presenza del Vescovo assistente trovano il loro pieno significato come espressione concreta di questo intimo rapporto con la gerarchia, che vi caratterizza come associazione.  

Qualificare il volto unitario dell’associazione ed essere promotori di unità

7. La medesima volontà di comunicare vi farà promotori, come già vi chiedevo in occasione della precedente sesta assemblea, di unità e di collaborazione con tutte le molteplici aggregazioni laicali che rendono ricco e vivo il panorama della Chiesa italiana. I cammini dell’unità possono talvolta essere faticosi, ma, compiuti nella fedeltà alle indicazioni dei Pastori, sono sicura garanzia di crescita per l’intera compagine ecclesiale. Questo stesso impegno di unità, per essere autentico ed efficace, deve esplicarsi nella vostra vita associativa. Vi rinnovo quindi l’invito a qualificare in senso unitario il volto della vostra associazione, valorizzando in ogni ambito, e a tutti i livelli di responsabilità le diverse sensibilità ed esperienze. Gli elementi di rappresentatività elettiva che ha introdotto lo statuto approvato “ad experimentum” nel 1969, hanno senso nell’Azione Cattolica in quanto non vengono intesi in termini puramente sociologici, come strumenti per determinare la ripartizione dei poteri, ma in una prospettiva pienamente ecclesiale, come vie per favorire la partecipazione di tutti, sempre in riferimento al ministero apostolico con il quale i laici di Azione Cattolica sono intimamente chiamati a collaborare.

Il quarto tra i criteri di ecclesialità evidenziati dall’esortazione apostolica Christifideles Laici, cioè la conformità e la partecipazione al fine apostolico della Chiesa, appartiene a sua volta alle caratteristiche costitutive dell’Azione Cattolica e si sostanzia in quegli impegni di evangelizzazione e santificazione, e quindi di formazione cristiana delle coscienze, di cui già ho sottolineato la centralità e l’urgenza.  

Al servizio della dignità integrale dell’uomo

8. Carissimi delegati dell’Azione Cattolica italiana, desidero affidarvi una particolare riflessione riguardo all’ultimo dei criteri predetti, ossia all’impegno di una presenza nella società che, alla luce della dottrina sociale della Chiesa, si ponga a servizio della dignità integrale dell’uomo. A questo impegno la Chiesa non può sottrarsi in forza della sua stessa missione evangelizzatrice, che la chiama a servire l’uomo, e quindi “un posto particolare compete ai fedeli laici, in ragione della loro “indole secolare”, che li impegna, con modalità proprie e insostituibili, nell’animazione cristiana dell’ordine temporale” (Christifideles Laici, 36). È chiaro d’altronde che l’Azione Cattolica, associazione di laici che collaborano direttamente con la gerarchia, anche in questo ambito deve saper congiungere l’assunzione delle responsabilità laicali con la sua piena caratterizzazione ecclesiale. Valgono a tal fine gli indirizzi che già offrivo alla vostra sesta assemblea: “L’apostolato dell’Azione Cattolica, ecclesiale per sua natura, non deve in alcun modo confondersi con attività di tipo puramente civico, sindacale o politico. Ma estendendosi la sua missione quanto la missione salvifica della Chiesa, . . . nessun terreno in cui siano in gioco la persona umana, i suoi diritti e doveri, i valori morali e religiosi, può esserle indifferente o estraneo, pur nelle dovute distinzioni degli ambiti di competenza”.

In questo spazio del servizio alla persona umana emergono oggi come straordinariamente importanti ed urgenti la difesa e la promozione della famiglia e dell’inviolabile diritto alla vita: spendendovi per questa causa abbiate sempre la certezza di servire Cristo e l’uomo, la civiltà e il futuro dell’uomo.

Anche su questo terreno dell’impegno sociale occorre inoltre che operiate “uniti a guisa di corpo organico” (Apostolicam Actuositatem, 20), affinché appaia chiaramente l’indole comunitaria ed ecclesiale del vostro apostolato e la sua efficacia sia meglio garantita. Potrete sviluppare così, in questo arco di tempo che ci conduce all’appuntamento del terzo millennio cristiano, tutte le potenzialità di cui è ricca la vostra associazione, e con lei il laicato cattolico e l’intera Chiesa italiana.

Un’esigenza che nasce dall’affetto e dalla fiducia

9. Carissimi fratelli e sorelle dell’Azione Cattolica, la parola del Papa potrà esservi apparsa esigente, per i mandati, numerosi, impegnativi e anche ardui che vi ha affidato. Ma è un’esigenza che nasce dall’affetto e dalla fiducia, oltre che dalle urgenze talvolta drammatiche della nuova evangelizzazione. Ponete mano coraggiosamente all’opera che vi sta davanti, certi della costante attenzione e vicinanza dei vostri Vescovi, e del Papa con loro. Affido il vostro cammino alla Vergine fedele che è nostra Madre, affinché vi conduca sempre sulle vie della fede e della santificazione della comunione e della missione.

Di cuore imparto la mia apostolica benedizione a voi e a tutta l’Azione Cattolica italiana.

 

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