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VIAGGIO APOSTOLICO IN MADAGASCAR, LA RÉUNION, ZAMBIA E MALAWI

INCONTRO DI PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II
CON I RAPPRESENTANTI DELLE ALTRE CHIESE CRISTIANE

Cattedrale cattolica di Antananarivo (Madagascar) - Sabato, 29 aprile 1989

 

Cari fratelli e sorelle.

1. Voglio esprimervi anzitutto la mia gioia di essere con voi in questo momento. Vi ringrazio dell’occasione che mi avete dato di pregare con voi. Nel corso dei miei viaggi pastorali, visitando le diocesi cattoliche, compio una missione affidatami dal Signore, quella di “confermare i miei fratelli” (cf. Lc 22, 32). Inoltre ho sempre il vivo desiderio d’incontrare i fedeli delle altre Chiese e comunità ecclesiali per pregare con esse e metterci insieme all’ascolto dello Spirito Santo che “ci guida alla verità tutta intera” (cf. Gv 16, 13). Vengo qui spinto da un amore sincero per tutti voi. In virtù di quello stesso ministero che mi è affidato - quello di servire l’unità nella verità e nella carità - sono chiamato a servire in maniera unica la santa causa dell’unità dei cristiani. Ho la convinzione che il movimento ecumenico è suscitato dallo Spirito Santo; è per questo che sono profondamente consapevole della mia responsabilità verso di lui.

Dobbiamo ricordarci tuttavia che l’unione di tutti i cristiani in una stessa professione di fede e nell’amore non può essere realizzata dai nostri soli sforzi, per quanto siano necessari, e neanche dagli impegni più generosi. Dio solo, diffondendo il suo amore nei nostri cuori, chiamandoci alla fede e facendoci il dono della speranza, ci riunisce e ci fa crescere nella comunione con lui e tra di noi. Sì, come abbiamo espresso nel canto, è il Signore che ci mostrerà le sue vie, è il Signore che chiama popoli numerosi ad ascendere verso la nuova Gerusalemme. “Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati” (cf. Ef 1, 18).

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci ha condotti al cuore del mistero dell’unità. Nella preghiera che rivolge al Padre, Gesù mostra la sorgente e il modello supremo dell’unità: “Come tu Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola” (Gv 17, 21). A questo proposito san Cipriano parlerà della Chiesa come di un “popolo che trae la sua unità dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (De Orat. Dom., 23). Noi sappiamo che Gesù solo, con la sua Croce e la sua Risurrezione, ha reso possibile la nostra unità con Dio e tra di noi. L’ha realizzata nella Chiesa unica perché sia un segno di quella unità alla quale tutti sono chiamati. Purtroppo, nel corso dei secoli, i membri della Chiesa si sono opposti e separati. Mentre Gesù aveva pregato perché i suoi discepoli “fossero una cosa sola, affinché tutto il mondo creda”, costoro manifestando le loro divisioni ed opposizioni in presenza di quelli che per la prima volta udivano il messaggio di Cristo, hanno danneggiato “la santissima causa della predicazione del Vangelo” (Unitatis Redintegratio, 1).

2. Grazie a Dio, si sono verificati cambiamenti notevoli nei rapporti tra cristiani; ed i legami che esistono oggi tra le Chiese e le comunità ecclesiali nel Madagascar ne sono un esempio stupefacente. In un clima di serenità, prendete insieme coscienza del retaggio lasciatovi dai primi evangelizzatori e dai primi cristiani di questo Paese. Voi onorate la memoria di coloro che hanno subito il martirio per fedeltà a Cristo. Voi avete celebrato recentemente il centocinquantesimo anniversario della prima traduzione della Bibbia nella lingua comune dell’isola, che ha segnato profondamente il moderno sviluppo della cultura malgascia.

Da quasi dieci anni il Consiglio delle Chiese cristiane del Madagascar, le attività delle commissioni, l’organizzazione di congressi, senza dimenticare le dichiarazioni comuni dei capi della Chiesa, sono stati testimonianza dei legami di comunione che si vanno sempre più intrecciando tra di voi. La partecipazione frequente dei fedeli alle riunioni ecumeniche di preghiera prova che la preoccupazione per l’unità non coinvolge soltanto i responsabili o certi organismi. In tutto il mondo, ovunque, si possono osservare i frutti del movimento ecumenico. Permangono contrasti dottrinali gravi, e talvolta sorgono problemi nuovi tra gli stessi cristiani. Ma guardando al cammino già percorso insieme, e alla realtà della preghiera e della collaborazione comune odierna, troviamo ragioni di speranza per il cammino che resta da compiere.

3. Incoraggio i cattolici malgasci a partecipare pienamente al movimento ecumenico, in unione con i loro Vescovi, dando prova di audacia e d’immaginazione. Ricordo loro che la Chiesa cattolica si è impegnata irreversibilmente in questo movimento nel Concilio Vaticano II, fedele alle proprie convinzioni che sono l’espressione della volontà del Signore ricevuta nella fede. Nel decreto conciliare sull’ecumenismo, la Chiesa cattolica ha chiaramente proclamato che intende partecipare al movimento per l’unità dei cristiani, nel nome del Signore Gesù il quale, per mezzo dello Spirito Santo, “chiamò e riunì nell’unità della fede, della speranza e della carità, il popolo della Nuova Alleanza” (Unitatis Redintegratio, 2). Più tardi, con la pubblicazione di un direttorio ecumenico - attualmente in corso di aggiornamento - sono state date precisazioni per l’attuazione degli orientamenti conciliari. Infatti “la cura di ristabilire l’unità riguarda tutta la Chiesa, sia i fedeli che i Pastori, e tocca ognuno secondo la propria capacità” (Unitatis Redintegratio, 5).

4. Per i cattolici, agire secondo gli orientamenti e le direttive della Chiesa in materia di ecumenismo è un’esigenza spesso difficile, ma sempre fondamentale per l’unità. Voglio almeno menzionare qui la vita delle famiglie miste, che al cuore stesso del loro amore coniugale si imbattono nel dramma della divisione dei cristiani. Nonostante le loro sofferenze, queste famiglie possono essere operatrici dell’unità dei cristiani. È necessario per questo che venga assicurata loro un’assistenza pastorale la quale tenga conto “delle particolari difficoltà inerenti ai rapporti tra marito e moglie, per quanto riguarda il rispetto della libertà religiosa: questa può essere violata sia mediante pressioni indebite per ottenere il cambiamento delle convinzioni religiose del consorte, sia mediante impedimenti frapposti alla libera manifestazione di esse nella pratica religiosa” (Familiaris Consortio, 78).

5. Ritorniamo ancora alla preghiera di Gesù per l’unità dei suoi discepoli, che abbiamo ascoltata nel Vangelo di san Giovanni. Entriamo in questa preghiera, e lasciamo che essa entri in noi. Mi piace riferirmi alle parole di sant’Agostino: “Le parole di Gesù risuonano nella nostra anima, e le nostre parole risuonano nella sua anima”. Gesù stesso ci prende nella sua preghiera, ci porta con sé nella sua offerta al Padre. Lasciamoci afferrare da colui che prega, in noi e per noi:

“Padre Santo, consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato al mondo, anche io li ho mandati nel mondo, perché siano anch’essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai inviato” (Gv 17, 17-21).



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