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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE RELIGIOSE DELL’«UNIONE DI SANTA CATERINA DA SIENA
DELLE MISSIONARIE DELLA SCUOLA»

Giovedì, 5 gennaio 1989

 

1. Sono lieto di salutarvi in questa vigilia dell’Epifania, mentre si conclude il vostro capitolo generale, nel quale vi siete impegnate a rileggere e aggiornare le vostre costituzioni alla luce del nuovo Codice di Diritto Canonico; ed eleggere la superiora generale e rivivere lo spirito della vostra madre fondatrice, la serva di Dio Luigia Tincani, per inserirlo nelle mutate situazioni dei tempi e nei nuovi contesti della società contemporanea.

Il mio saluto va anzitutto alla superiora generale Anna Maria Balducci, che avete voluto rieleggere alla guida della vostra unione: a lei e a tutto il governo della vostra istituzione come a tutte le comunità presenti in Italia, in Olanda, nel Pakistan e nell’India il mio compiacimento e il mio augurio.

2. Questo incontro mi offre la possibilità di dirvi quanto io apprezzi la vostra attività e il vostro campo specifico di azione nella Chiesa: insegnare, educare, testimoniare il Vangelo nella scuola, farlo circolare nel modo di pensare e di conversare, soprattutto tra la gioventù. Non è compito facile, lo sapete. Per questo è necessario un forte spirito di orazione e di contemplazione per “attingere con gioia le acque alle sorgenti della salvezza” (Is 12, 3); ma è ugualmente indispensabile un impegno intellettuale costante e rigoroso per raggiungere una professionalità, che sia all’altezza del servizio che vi è affidato.

Vorrei riferirmi in questo momento alla significativa denominazione che la madre fondatrice ha dato alla vostra famiglia spirituale: “Unione Santa Caterina delle Missionarie della Scuola”. “Unione” dice comunione. Ora sapete quale forte rilievo ha assunto nell’insegnamento del Concilio, e nello stesso Codice di Diritto Canonico, il grande tema biblico e patristico della comunione. Esso vi chiama a lasciarvi “unire” in Cristo dallo Spirito Santo nell’amore del Padre, perché diventiate partecipi della vita stessa della Trinità e della sua gloria, che è presente nella Chiesa e si riflette sul volto di ogni uomo, sul quale brilla la luce del volto di Dio (Sal 4, 7).

Questa comunione spirituale sta alla radice della missione e vi rende “missionarie”, in quanto ricolme dell’amore di Cristo siete spinte ad irradiarne la luce attorno a voi. La missione scaturisce dalla pienezza della comunione; e la vostra missione si attua nella scuola, il luogo classico, in cui i giovani si aprono al sapere, incontrano l’esperienza umana con le sue ricchezze ed ambiguità, scoprono le proprie radici, si formano una visione del mondo e vengono plasmati per il futuro.

Dipende largamente dalla scuola e dai maestri che vi incontrano il posto che avrà la fede nella loro vita negli anni che verranno. Il discorso si riferisce qui particolarmente alla scuola pubblica e statale, alla quale voi intendete dedicarvi.

Comunione, missione e scuola trovano un modello altissimo nella grande vergine di Siena e dottore della Chiesa, santa Caterina, che voi amate e seguite come patrona e modello. Come dunque non pensare qui alla celebre dottrina cateriniana del “ponte”?

Noi sappiamo che due grandi realtà misteriose convergono nella storia: l’amore di Dio, “dives in misericordia”, che viene incontro agli uomini, e l’uomo che, pur ferito dal peccato, è aperto costitutivamente all’Assoluto e si muove “come a tentoni” verso di esso (cf. At 17, 27). Ora, Gesù è il ponte della comunicazione tra queste due misteriose realtà e come ponte egli ha costituito la Chiesa nella storia; ma ponte in maniera singolare è Maria, la madre del Redentore; ponte, a suo modo, è stata santa Caterina e tali siete chiamate ad essere singolarmente voi, soprattutto negli ambienti scolastici dove avviene la elaborazione e la trasmissione del sapere.

3. Tutto ciò comporta autentiche sfide per ciascuna di voi: per tenere congiunti orazione e studio, vita comunitaria e personalità individuale, silenzio e comunicazione, distacco evangelico e solidarietà con gli altri, fedeltà alla disciplina religiosa e prudente flessibilità nelle situazioni della professione, ascolto sincero degli altri e limpida coscienza di verità, di quella verità che è Cristo, “in cui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza” (Col 2, 3).

Alla luce di queste premesse la vostra vocazione consiste nel testimoniare col vostro comportamento l’“uomo vero” (cf. Col 3, 10), e a “edificarlo” (cf. 1 Cor 14, 26) aiutandolo a “crescere” e a costruirsi per raggiungere la misura perfetta di Cristo, secondo l’immagine di Dio che lo ha creato (cf. Ef 4, 12-13; Col 3, 10). Mentre quindi siete impegnate a “edificarvi vicendevolmente” (cf. 1 Ts 5, 11), ponete mano alla edificazione degli altri per renderli “nuova creatura” (cf. 2 Cor 5, 17), nel segno della verità e della carità (cf. Ef 4, 15).

La festa dell’Epifania, alla quale ci stiamo preparando, rievoca l’irradiazione della luce del Verbo sul mondo. “La luce vera, che illumina ogni uomo, veniva nel mondo. egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non lo riconobbe” (Gv 1, 9-10). È questa la passione della Chiesa nei secoli, l’assillo della sua presenza tra gli uomini. Sarà anche questa la vostra esperienza, talvolta la vostra sofferenza. Ma non dovete temere, perché c’è l’assicurazione del Signore: “Confidite, ego vici mundum” (Gv 16, 33).

Negli Atti degli Apostoli si legge che san Paolo operò per due anni a Efeso “nella scuola di Tiranno, «dialegó menos»”, cioè conversando e dialogando in modo così autorevole ed efficace che tutti gli abitanti della provincia proconsolare dell’Asia poterono ascoltare la Parola di Dio (cf. At 19, 9-10).

4. Auguro che uscendo da questo vostro capitolo generale torniate ai vostri posti di lavoro e nelle vostre scuole con il medesimo impegno e successo, testimoniando e dialogando con autorevolezza nel mondo della scuola e della cultura, per aprire la via al Vangelo e cooperare per la costruzione di una umanità bella, pura e santa, gradita a Dio, di cui gli uomini hanno nostalgia e bisogno (cf. Rm 12, 17), soprattutto oggi.

Vi ispiri santa Caterina da Siena e vi accompagni la Madre del Redentore, Sedes Sapientiae, che nel giorno della Epifania contempliamo nel presepe in atto di offrire alle genti il Verbo di Dio fatto uomo.

Con la mia benedizione.

 

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