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SANTUARIO MARIANO DI OROPA E VALLE D’AOSTA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA PARTENZA DA OROPA

Oropa (Vercelli) - Domenica, 16 luglio 1989

 

Prima di lasciare questo santuario di Oropa, vorrei ringraziare soprattutto la divina Provvidenza che mi ha concesso di essere qui come era mio grande desiderio da molti anni. In questo anno 1989, il mio desiderio si è potuto realizzare.

Ringrazio poi tutti quelli che mi hanno invitato, non solamente in forma ufficiale, come soprattutto il Vescovo di Biella, ma anche con l’invito meno formale che si ripeteva tante volte, improvvisamente, durante la udienze generali. “Quando vieni a Oropa? “Quando vieni a Oropa?”. Vorrei ringraziare soprattutto quelli che con la loro preghiera e con il loro sacrificio hanno fatto il “corpo” spirituale, il corpo, direi, “mistico” di questa visita, di questo pellegrinaggio, perché non poteva essere altro. Non poteva essere solamente una visita esterna, doveva essere un “pellegrinaggio della fede” che coinvolge la comunità della Chiesa.

Ringrazio pertanto tutti questi miei benefattori, che mi hanno aiutato a venire fin qui e a incontrarmi con la Madonna di Oropa, con il mistero di Maria vissuto in questo luogo splendido, montuoso, alpino; vissuto da tanti secoli nella fede, nell’esperienza cristiana di tante generazioni dei nostri antenati e altrettanto della nostra generazione. Ringrazio per tutto questo.

Così mi sono iscritto, come persona, come sacerdote, come Vescovo, come Papa in questa lunga fila dei pellegrini a Oropa; tra tutti questi con la stessa riconoscenza, con la stessa umiltà, con lo stesso amore al mistero di Maria Redemptoris Mater, al mistero del Verbo incarnato, al mistero stesso della Redenzione. Io mi faccio, insieme a voi, questo grande augurio di fede: possa crescere sempre nei cuori, nelle consapevolezze, nelle vite delle persone e delle comunità, questo mistero salvifico, questo mistero che ci porta sui cammini dei nostri destini, dei nostri destini soprannaturali: Dio stesso. Ecco il significato di un santuario mariano, un significato in cui acquista senso la vita di ciascuno di noi, l’esistenza terrena dell’uomo, del cristiano.

Io auguro a questo carissimo santuario di Oropa che svolga sempre la sua missione di dare significato alle esistenze della gente biellese, della gente di questa regione subalpina, della gente dell’Italia intera, dei paesi vicini e anche del mondo.

Il Padre celeste, il Figlio, lo Spirito Santo hanno destinato per la madre del Cristo questi luoghi privilegiati, in cui ella deve lavorare di nascosto. La sua missione è stata sempre nascosta. Era nascosta nel momento dell’Annunciazione, era nascosta durante tutta la vita di Gesù a Nazaret, a Betlemme, e sotto la Croce. Una missione umiliante, un’altra Croce nel cuore della madre. Era nascosta anche nel Cenacolo a Pentecoste e rimane così. Ma è la sua forza in questo nascondimento, la forza di Maria, la forza della serva, perché deve servire, deve servire nel grande destino di tutti noi di farci figli del Figlio di Dio, unico Figlio, eterno Figlio, suo Figlio. Di farci noi, poveri peccatori, figli di questo Figlio. Ecco la sua missione nascosta, la sua missione fruttuosa. Non so se si potrà alla fine di questa visita nella casa della Vergine Maria, augurare qualcosa a lei, ma se si potesse le augurerei soprattutto che la sua missione nascosta continui sempre dappertutto e sempre con più forza.

Maria, abbiamo bisogno di te! I nostri tempi sconvolti hanno bisogno di te! Della tua maternità, della tua missione nascosta. Allora ti auguriamo di essere sempre come hai detto nel momento dell’Annunciazione: “Eccomi, sono la Serva del Signore”. Ti auguriamo di essere sempre questa serva del Signore per il bene dell’umanità.

 

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 


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