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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN NORVEGIA, ISLANDA,
FINLANDIA, DANIMARCA E SVEZIA

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I SACERDOTI, LE RELIGIOSE E IL CONSIGLIO PASTORALE

Cattedrale Cattolica di Oslo (Norvegia) - Venerdì, 2 giugno 1989

 

Cari fratelli e sorelle in Cristo.

1. È una grande gioia per me vedere qui riuniti nella pro-cattedrale di sant’Olav i sacerdoti della diocesi, le suore e i rappresentanti dei laici. In voi abbraccio tutta la diocesi di Oslo, riunita attorno al suo Pastore, il Vescovo Gerhard Schwenzer, e saluto tutti voi con le parole di san Paolo: “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Fil 1, 2).

La cattedrale è sempre il cuore della diocesi. È il centro da cui irradia la luce della vita cristiana, manifestata nell’adorazione piena di fede al Signore e nelle vite di santità e di servizio. È tanto vero questo che è proprio qui che il successore di Pietro sente il dovere di confermare i suoi fratelli e le sue sorelle (cf. Lc 22, 32) e di incoraggiarli a perseverare nella vita sacramentale, nell’evangelizzazione e nella catechesi, e in tutte le forme di servizio cristiano. La professione di fede di Pietro a Cesarea di Filippi è al centro del ministero petrino. Oggi e sempre il Vescovo di Roma è vincolato a quelle semplici e chiare parole pronunciate da Pietro che rispondeva alla domanda di Gesù: “Voi chi dite che io sia?” con le parole: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16). Questa è la fede che condivido con voi e che riaffermo oggi dinanzi ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici di Oslo.

2. Innanzitutto saluto i sacerdoti che lavorano nella vigna del Signore in questa diocesi. È mio desiderio incoraggiarvi nel vostro ministero. Voi siete stati “prescelti per annunziare il Vangelo di Dio” (Rm 1, 1). Nulla nelle vostre vite può prendere il posto del vostro speciale rapporto con Cristo, la vostra sacramentale configurazione a lui e la vostra partecipazione al suo mistero pasquale. Perché voi siete veramente testimoni e ministri di una vita diversa da quella terrena. Voi siete i portavoce, gli speciali costruttori del Regno guadagnatoci da Cristo attraverso la sua vittoria sul peccato e la morte. Quali “araldi del Vangelo e pastori della Chiesa” avete il compito speciale di aver cura della crescita spirituale del Corpo di Cristo (cf. Presbyterorum Ordinis, 6).

La mia preghiera per voi è che siate sempre più autentici testimoni di Cristo, con una profonda vita di preghiera, fedeli nella celebrazione dei sacramenti attraverso i quali la Chiesa viene edificata, instancabili nell’insegnare. Dovete lavorare nelle difficili condizioni della diaspora, in cui la distanza e il clima spesso rendono difficile ai parrocchiani riunirsi insieme e difficile per voi raggiungerli. Non vi scoraggiate e non vi sgomentate mai per l’esiguo numero del vostro gregge. Ricordate che siete sempre uniti con vincoli indissolubili alla Chiesa intera, sia sulla terra che in cielo. Gesù Cristo vi ha scelti e vi ama. Egli vi manterrà fedeli fino alla fine. La sua grazia vi sosterrà nel generoso servizio alla sua Chiesa!

3. Care sorelle.

In voi rendo omaggio a una lunga storia di devota consacrazione e testimonianza a Cristo nella diocesi. La presenza della Chiesa in Norvegia, sia nell’ultimo secolo che al giorno d’oggi, non sarebbe stata possibile senza di voi. Molti Norvegesi hanno avuto il loro primo contatto con la Chiesa cattolica attraverso i vostri ospedali, scuole e asili. Hanno visto nel vostro generoso servizio Cristo il servitore, il guaritore e il maestro.

I consigli evangelici della castità, povertà e obbedienza per amore del Regno sono l’espressione dell’amore supremo di Dio: l’amore di Dio per voi, che è all’origine della vostra vocazione, e il vostro amore per lui, che è un chiaro segno per il resto della comunità della “vita nuova ed eterna acquistata dalla redenzione di Cristo” (Lumen Gentium, 44). Ciò significa che il vostro posto quali donne consacrate è proprio nel cuore della Chiesa. In voi i vostri fratelli cattolici e tutti gli altri dovrebbero vedere l’essenza di ciò che significa la vita battesimale. Ciò che fate quali persone consacrate è di grande importanza, ma ciò che siete attraverso la vostra consacrazione religiosa è ancora più centrale per il mistero della presenza salvifica di Dio nelle cose umane. Per questo, qualsiasi sia lo stile di vita scelto dalle vostre singole famiglie religiose - contemplativa e apostolica - la vostra vita consacrata è una testimonianza immensamente potente dell’amore di Cristo.

Care sorelle: sapete quanto la comunità cattolica della Norvegia ha bisogno di voi. Il Papa vi incoraggia e la comunità ecclesiale vi è grata. Che la grazia di Dio vi sostenga e vi ricolmi di gioia!

4. Saluto i rappresentanti dei laici che sono qui presenti ed anche i molti laici che essi rappresentano.

Cari amici: in mezzo alla società è vostro compito speciale essere testimoni di Cristo e portare la vostra fede cristiana nelle realtà della famiglia, della vita sociale e lavorativa, affinché tutte le cose vengano rinnovate in Cristo (cf. 2 Cor 5, 17). Essere cristiano significa portare una “novità” nella vita e nel mondo che ci circonda. Questa responsabilità ha il suo fondamento nel nostro Battesimo, in cui ognuno di noi ha condiviso la morte di Cristo. Le parole di san Paolo descrivono ciò che è accaduto a ciascuno di noi: “Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6, 4).

Ogni pressione che viene esercitata sulle persone, sia giovani che anziane, affinché si conformino ai valori della società secolare in cui vivono è molto forte. Ma san Paolo dice ai cristiani: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente” (Rm 12, 2). Questo “rinnovamento” è avvenuto una volta per tutte nell’acqua del Battesimo, ma esso deve diventare una realtà che condiziona sempre più profondamente le nostre vite, “trasformandoci” affinché i nostri pensieri e valori siano i pensieri e i valori di Gesù Cristo stesso.

Come accade questo? I sacramenti della Chiesa, soprattutto l’Eucaristia e il sacramento della Penitenza, conformano le nostre vite sempre più strettamente a quella di Cristo, così che noi viviamo veramente in un mondo “degno del vangelo di Cristo” (Fil 1, 27). Riunendovi con gli altri per pregare e per servire la Chiesa e la comunità civile - lavorando fra i rifugiati e gli immigrati, nei vostri consigli parrocchiali, assistendo i bisognosi, aderendo alla società dei giovani cattolici, all’associazione delle donne cattoliche e ad altri consigli e organizzazioni che rendono servizi così importanti in questa diocesi - in tutti questi modi voi fate esperienza della Chiesa come una comunità, una vera comunione, come una grande sinfonia di culto, preghiera e servizio.

5. Cari fratelli e sorelle: in questa grande sinfonia ogni persona ha un posto e un ruolo specifico. Ciascuno di noi - sacerdote, religioso e laico - è chiamato a suonare uno “strumento” particolare, e tutti insieme siamo chiamati alla partecipazione attiva e armoniosa. Perciò, per esempio, la celebrazione parrocchiale domenicale, tutte le volte che le vostre condizioni di diaspora lo consentano, dovrebbe essere una riunione gioiosa di tutta la comunità. La preghiera nelle famiglie e in piccoli gruppi - soprattutto quando la distanza dal luogo in cui si celebra la Messa è molto grande - può anche contribuire a salvaguardare la dimensione comunitaria della fede, poiché la fede non può e non deve essere confinata alla sfera personale e individuale.

Nel culto e nel servizio tutti sono chiamati a lavorare insieme: “Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio” (1 Pt 4, 10). Il ministero pastorale e il servizio nella Chiesa devono essere caratterizzati dall’unità e dall’armonia. Nelle ben note parole del Concilio, la Chiesa è “segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen Gentium, 1). Vivere questa unità e armonia può essere talvolta difficile; talvolta dobbiamo rinunciare alle nostre idee per amore di prospettive più ampie e più alte, e ciò può causare sofferenza. Ma anche questa è un modo di conformarsi a Cristo, che è venuto non per fare la sua volontà, ma quella del Padre che lo ha mandato (cf. Gv 6, 38).

6. La nostra vocazione non è quella di rendere testimonianza a una dottrina semplicemente umana (1 Cor 2, 1), ma di rendere testimonianza a Gesù Cristo e al potere della sua Risurrezione (cf. Fil 3, 10). Ciò è stato il compito costante della Chiesa in Norvegia, dai primi giorni della sua presenza qui. Talvolta è stata la testimonianza del sangue, come è stato per sant’Olav e san Hallvard, il santo patrono di Oslo, che ha dato la vita per difendere i deboli. Per tutti noi qui presenti oggi in questa cattedrale, il compito è lo stesso: guardare oltre noi stessi, guardare a Gesù Cristo, che è nostra speranza e nostra vita, che solo può rispondere agli interrogativi e soddisfare i desideri dei cuori umani, Gesù Cristo che solo è “la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14, 6).

Cari fratelli sacerdoti, sorelle religiose e laici, uomini e donne: “Ringrazio Dio . . . ricordandomi sempre di voi nelle mie preghiere” (2 Tm 1, 3). Ringrazio voi e coloro che rappresentate per la testimonianza della vostra fede cattolica. Vi incoraggio ad andare avanti, con gioia e fiducia, nell’amore e nella pace di nostro Signore Gesù Cristo. La Norvegia ha bisogno di una nuova fiducia nella sua vocazione cristiana. Ha bisogno di guardare a Gesù Cristo, il redentore, in cerca di luce e di forza per venire incontro alle necessità di una società che ha fatto un grande progresso materiale, ma che talvolta è incerta su come rispondere alle esigenze dello spirito. Tale rinnovamento di fede dipende moltissimo da ognuno di voi.

Che Maria, la Madre di Gesù e madre della sua Chiesa, vi sostenga con le sue preghiere e che tutti i santi della Norvegia vi rafforzino.

 

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