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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELLE OPERE DI AIUTO PER LE CHIESE ORIENTALI

Giovedì, 15 giugno 1989

 

Cari fratelli e sorelle!

1. Sono lieto di rivolgervi anche quest’anno il mio cordiale saluto. Ringrazio in particolare il signor Cardinale D. Simon Lourdusamy, per il suo indirizzo, formulato anche a nome di tutti voi che appartenete alla riunione delle opere per l’aiuto delle Chiese orientali (ROACO).

In questi vent’anni della vostra ben nota attività ho avuto modo di apprezzare le numerose iniziative in favore delle varie Chiese e comunità di rito orientale e ve ne ringrazio sentitamente. È questo il segno di una “diakonia della carità” che deve essere sempre più la caratteristica distintiva delle nostre comunità e la garanzia di una umanità più fraterna e giusta.

2. Dal nostro ultimo incontro, il 16 giugno dell’anno scorso, fino ad oggi, la città di Roma ha vissuto due avvenimenti straordinariamente significativi anche per voi, perché direttamente collegati con i territori dove vivono i nostri fratelli, dei quali voi con tanta sollecitudine vi interessate. Il primo di questi avvenimenti è stata la celebrazione del millennio del Battesimo della Rus’ di Kiev che, come sapete, è stato celebrato a Mosca dove ho inviato una qualificata delegazione. Ho, poi, personalmente partecipato a varie celebrazioni promosse dalla Chiesa cattolica ucraina, presiedendo in particolare alla solenne divina liturgia in rito ucraino, in san Pietro il 10 luglio scorso.

Affido pure voi, al pari degli eredi del Battesimo di san Vladimiro, a Maria, la “Parete indistruttibile” (Nierushima stienà), come ella viene rappresentata nel famosissimo mosaico nell’abside della cattedrale di santa Sofia a Kiev. Perché la Madre di Dio (Prieswiàta Bogoróditsia) è colei che offre a tutti noi la sua potente, “indistruttibile” protezione lungo il cammino della storia, condividendo la sorte di ogni uomo. È Maria poi che ci chiama all’unità e ci guida alla libertà di spirito.

Inoltre ella invita i cristiani alla speranza per il futuro. Tale speranza è quanto mai indispensabile per il dialogo ecumenico, specie fra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, e di speranza hanno fermo bisogno tanti nostri fratelli e sorelle, vittime ancora della negazione dei loro diritti alla libertà religiosa.

3. Il secondo avvenimento degno di essere qui rievocato è stata la conclusione dell’anno mariano, con il “Rito dell’Incenso” della liturgia copta a santa Maria Maggiore alla vigilia della solennità dell’Assunta e con la liturgia eucaristica a san Pietro il giorno seguente. Tale cerimonia ha visto insieme l’Oriente e l’Occidente, protesi verso il terzo millennio cristiano, nel mutuo rispetto delle ricchezze spirituali di ciascuna tradizione cattolica e nella comune filiale venerazione per la Madre di Dio e madre nostra.

Dopo questi due avvenimenti molto significativi, voglio ricordare le regolari visite “ad limina Apostolorum” dei Vescovi della provincia metropolitana rutena degli Stati Uniti d’America, e delle Conferenze Episcopali della Grecia, dei Vescovi latini delle regioni arabe e della Turchia. Visite che mi hanno offerto l’occasione di “confermare”, come Gesù ordinò a Pietro (Lc 22, 32), “miei fratelli” e di lodare insieme a loro “il Dio di ogni consolazione” (2 Cor 1, 3).

4. Non si placano in me, infine, le ansie e le preoccupazioni per la pace e la giustizia in Terra Santa e nel Libano. Fate sì che la Terra di Gesù e le regioni che costituiscono il cuore della storia della salvezza restino sempre al centro della vostra attività caritativa, perché di lì si possa irradiare la speranza della civiltà dell’amore.

In questo nobile impegno, per il quale ancora una volta vi ringrazio di cuore, vi soccorra la beata Vergine e vi assistano con la loro intercessione tutti i santi, mentre vi imparto la mia benedizione.

 

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