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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA DI ICONE RUSSE
AL BRACCIO DI CARLO MAGNO

Venerdì, 10 novembre 1989

 

Venerati fratelli,
signor ministro,
signore e signori.

1. Ringrazio il signor ministro Melentev per il cordiale indirizzo, che ha voluto rivolgermi anche a nome del suo governo e per le significative parole con le quali ha presentato l’eminente significato di questa mostra di icone russe, la prima nel suo genere ad essere allestita in Vaticano; essa infatti si distingue sia per la qualità delle opere esposte, sia per il loro intrinseco valore, opportunamente messo in rilievo da un’accurata cernita e da un restauro scientifico.

Desidero esprimere pertanto il mio vivo compiacimento per tale iniziativa, che è stata frutto della cortese collaborazione tra il ministero della cultura della Repubblica Federativa Socialista Sovietica Russa e dell’associazione Italia-URSS. Il mio plauso si rende certo interprete anche dei sentimenti della Santa Sede, del mondo cattolico e di tutti coloro - e sono molti - che, anche a prescindere da precise convinzioni religiose, avvertono ed apprezzano il misterioso fascino spirituale che emana da queste opere pittoriche, così caratteristiche della nobile tradizione artistica del popolo russo.

2. Nelle icone, infatti, che segnano ed accompagnano tutta la storia del cristianesimo russo dalle origini fino ai nostri giorni, è dato rintracciare una serie di elementi che, nel loro insieme, costituiscono quel particolare stile di arte sacra, che le rende tanto preziose: esse sono infatti espressione propria della cultura slavo-bizantina, iniziata dai santi Cirillo e Metodio; sono manifestazioni dell’anima religiosa, nutrita dalla spiritualità dei padri orientali, per la quale si vede come trasferire all’immagine sacra una misteriosa “presenza” del Prototipo trascendente; una concezione dunque, della bellezza artistica, come occasione e stimolo di elevazione morale e di ascesa verso la bellezza divina, creatrice di ogni bellezza fisica ed umana. La devota contemplazione di tale immagine appare così una via reale e concreta di purificazione dell’anima credente e della sua elevazione al Prototipo, perché la stessa immagine, benedetta dal sacerdote e piamente eseguita dall’artista-monaco, costituisce, in certo qual senso, in analogia con i sacramenti, un canale della grazia divina. Il credente russo trae dall’icona una nobile ispirazione alla giustizia, alla riconciliazione ed alla pace, secondo il motto famoso di san Sergio di Radoniez: “Contemplando la Santissima Trinità vinciamo l’odiosa divisione di questo mondo”.

3. Come ho ricordato nella mia lettera apostolica “Duodecimum Saeculum”, pubblicata nel 1987 per il dodicesimo centenario del II Concilio di Nicea, la motivazione teologica ed il valore liturgico dell’arte dell’icona fu, in quella circostanza, solennemente definito dalla Chiesa, ancora indenne dalla funesta divisione tra Occidente ed Oriente che, di lì a qualche secolo, sarebbe avvenuta, per cui la presente mostra e più in generale l’interesse sincero per l’arte dell’icona rappresenta oggi più che mai un fattore importante sul cammino dell’auspicata unità cristiana; per la gloria di Dio Padre, sotto la signoria dell’unico Signore Gesù Cristo e nell’unità dell’unico Signore vivificante, lo Spirito Santo.

L’arte dell’Occidente e dell’Oriente è espressione dell’unica anima cristiana, è, per così dire, il “respiro” di quei “due polmoni” della cristianità europea, l’occidentale e l’orientale, che devono parimenti contribuire, in fraterna e reciproca complementarietà, al recupero delle radici cristiane dei popoli europei.

4. Questa mostra, inoltre, secondo una giusta affermazione del signor ministro, può essere opportunamente ricollegata alle recenti, grandiose celebrazioni del millennio della conversione della Rus’ al cristianesimo. Essa - potremmo dire - ne è come la conseguenza, un irraggiamento spontaneo, ricco di ulteriori promesse e sviluppi, che fanno solo ben sperare in una più profonda intesa tra Oriente ed Occidente, per una vita umana personale e collettiva, più fortemente ispirata ai valori morali e spirituali, e quindi più serenamente aperta ad un futuro di fraternità e di pace.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 



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