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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE
PROMOSSA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO
PER LA PASTORALE DEGLI OPERATORI SANITARI

Mercoledì, 15 novembre 1989

 

Illustri Signori!

1. È per me, particolarmente importante trovarmi oggi con voi, in occasione della conferenza internazionale che il pontificio consiglio della pastorale per gli operatori sanitari ha promosso in vista di un approfondimento interdisciplinare sui complessi problemi legati alla minacciosa diffusione dell’AIDS.

Nel rivolgervi il mio saluto desidero esprimervi il mio compiacimento per l’impegno che vi siete assunto di dibattere, a livello altamente qualificato, un argomento di così viva attualità. In particolare, mi compiaccio per il quadro antropologico più ampio entro il quale avete impostato la vostra analisi, esaminando l’intero problema alla luce degli interrogativi fondamentali dell’esistenza: “Vivere, perché?”.

Perciò mi auguro che le conclusioni di questa conferenza internazionale stimolino ulteriori riflessioni sull’argomento e promuovano da parte delle istanze competenti una decisa ed efficace programmazione operativa.

2. Molto più che per le numerose malattie infettive, che l’umanità ha sperimentato nel corso della sua storia, l’AIDS ha profonde ripercussioni di natura morale, sociale, economica, giuridica ed organizzativa non solo sulle singole famiglie e sui raggruppamenti locali, ma anche sulle nazioni e sull’intera comunità dei popoli. Oggi, infatti, sebbene con intensità e caratteristiche diverse, la grande maggioranza dei paesi del mondo è stata raggiunta dal virus dell’immunodeficienza acquisita e le periodiche rilevazioni delle autorità sanitarie ne denunciano la diffusione crescente.

È doveroso riconoscere che, sin dagli inizi, l’AIDS ha provocato un serio impegno di ricerca ad opera di gruppi, guidati da eminenti scienziati, molti dei quali sono qui presenti: ad essi esprimo volentieri il più vivo apprezzamento.

Grazie al loro sforzo, i vari aspetti di questa complessa e diffusa malattia si vanno sempre più chiarendo. In meno di dieci anni è stato compiuto un importante cammino: gli studi di biologia molecolare hanno reso pressoché note le funzioni del virus, le interazioni virus-cellula e le conseguenti modificazioni funzionali. Sono stati, altresì, scoperti altri retrovirus e vengono attivamente studiati i ruoli relativi, che tali agenti possono esercitare nell’AIDS, e anche in altre malattie.

3. Non è azzardato affermare che, ancora una volta, con lo studio di una temibile malattia, sono migliorate le conoscenze di tutto un settore, con significativi vantaggi terapeutici nel trattamento di altre patologie.

Inoltre, poiché oggi è cresciuta la consapevolezza che le cause biologiche, le condizioni ambientali e le componenti socio-culturali influiscono fortemente sullo sviluppo e sulla diffusione delle malattie infettive, è stato analizzato con particolare attenzione il modo in cui certe forme di incontro e di contatto tra le persone - all’interno di singole categorie o gruppi di popolazione - possono creare ed alimentare il rischio di diffusione dell’infezione da virus dell’immunodeficienza acquisita. Il riferimento, ormai a tutti noto, va ovviamente ai fenomeni della tossicodipendenza ed all’abuso della sessualità, che avviano un processo tendenzialmente espansivo della malattia. L’aspetto positivo di tale miglior conoscenza è che la popolazione nel suo insieme è direttamente sollecitata ad assumersi con piena consapevolezza le sue responsabilità.

4. Le statistiche attestano che la gioventù è maggiormente colpita dall’AIDS. La minaccia che incombe sulle giovani generazioni deve attirare l’attenzione e coinvolgere l’impegno di tutti: infatti, umanamente parlando, il futuro del mondo è fondato sui giovani, e l’esperienza insegna che il solo modo di prevedere il futuro è quello di prepararlo.

La minacciosa diffusione dell’AIDS lancia a tutti una duplice sfida, che anche la Chiesa vuole raccogliere per la parte che le compete: mi riferisco alla prevenzione della malattia ed alla assistenza di coloro che ne sono colpiti. Un’azione veramente efficace in questi due campi non potrà essere svolta, se non si cercherà di sostenere lo sforzo comune con l’apporto derivante da una visione costruttiva della dignità della persona umana e del suo trascendente destino.

Le particolari caratteristiche dell’insorgere e del diffondersi dell’AIDS, ed anche un certo modo di affrontare la lotta contro questa malattia, rivelano - come opportunamente ricorda il tema generale di questa conferenza internazionale - una preoccupante crisi di valori. Non si è lontani dal vero se si afferma che, parallelamente al diffondersi dell’AIDS, è venuta manifestandosi una sorta di immunodeficienza sul piano dei valori esistenziali, che non può non riconoscersi come una vera patologia dello spirito.

5. Di conseguenza, occorre in primo luogo ribadire con forza che l’opera di prevenzione, per essere insieme degna della persona umana e veramente efficace, deve proporsi due obiettivi: informare adeguatamente ed educare alla maturità responsabile.

È necessario, innanzitutto, che l’informazione, impartita nelle sedi idonee, sia corretta e completa, al di là di paure immotivate, ma anche di false speranze. La dignità personale dell’uomo esige poi, che egli sia aiutato a crescere verso la maturità affettiva mediante una specifica opera educativa. Soltanto con una informazione ed una educazione che portino a far ritrovare, con chiarezza e con gioia, il valore spirituale dell’amore-che-si-dona come senso fondamentale della esistenza, è possibile che gli adolescenti e i giovani abbiano la forza necessaria per superare i comportamenti a rischio. L’educazione a vivere in modo sereno e serio la propria sessualità e la preparazione all’amore responsabile e fedele sono aspetti essenziali di questo cammino verso la piena maturità personale. Una prevenzione, invece, che movesse, con egoistica ispirazione, da considerazioni incompatibili con i valori prioritari della vita e dell’amore, finirebbe per essere, oltre che illecita, contraddittoria, aggirando solo il problema senza risolverlo alla radice.

Perciò la Chiesa, sicura interprete della legge di Dio ed “esperta in umanità”, ha a cuore non solo di pronunciare una serie di “no” a determinati comportamenti, ma soprattutto di proporre uno stile di vita pienamente significativo per la persona. Essa indica con vigore e con gioia un ideale positivo, nella cui prospettiva vanno comprese ed applicate le norme morali di condotta. Alla luce di tale ideale, appare profondamente lesivo della dignità della persona, e perciò moralmente illecito, propugnare una prevenzione della malattia dell’AIDS basata sul ricorso a mezzi e rimedi, che violano il senso autenticamente umano della sessualità, e sono un palliativo per quei disagi profondi, dove è chiamata in causa la responsabilità degli individui e della società: e la retta ragione non può ammettere che la fragilità della condizione umana, anziché motivo di maggiore impegno, si traduca in pretesto per un cedimento che apra la via al degrado morale.

6. In secondo luogo, una prevenzione costruttivamente tesa a ricuperare, soprattutto presso le giovani generazioni, il senso pieno della vita e l’esaltante fascino della dedizione generosa, non potrà che favorire un maggiore e più vasto impegno nell’assistenza ai malati di AIDS. Questi, pur nella singolarità della loro situazione patologica, hanno diritto, come ogni altro infermo, di ricevere dalla comunità l’assistenza idonea, la comprensione e una piena solidarietà.

La Chiesa che, sull’esempio del suo divin fondatore e maestro, ha sempre considerato l’assistenza a chi soffre quale componente fondamentale della sua missione, sente di essere interpellata in prima persona, in questo nuovo campo della sofferenza umana, consapevole, com’essa è, che l’uomo che soffre è una “via speciale” del suo magistero e ministero.

Di conseguenza, non poche Conferenze episcopali, in diverse aree del mondo, hanno pubblicato documenti ed emanato concrete direttive per avviare, migliorare ed intensificare una pastorale di speranza nell’azione preventiva contro l’AIDS, e nell’assistenza a chi ne è colpito, istituendo talora appositi centri di cura specializzata.

In spirito di comunione con tutta la Chiesa e con fiduciosa e intensa partecipazione, anch’io colgo volentieri questa occasione per unire la mia voce a quella degli altri pastori ed esortare ciascuno ad assumersi le proprie responsabilità.  

Ai malati di AIDS  

7. Mi rivolgo innanzitutto, con accorata sollecitudine, ai malati di AIDS.

Fratelli in Cristo, che conoscete tutta l’asprezza della via della croce, non sentitevi soli. Con voi è la Chiesa, sacramento di salvezza, per sostenervi nel vostro difficile cammino. Essa molto riceve dalla vostra sofferenza, affrontata nella fede; a voi essa è vicina col conforto della solidarietà operosa dei suoi membri, affinché non smarriate mai la speranza. Non dimenticate l’invito di Gesù: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò” (Mt 11, 28).

Con voi, carissimi, sono gli uomini della scienza, che si adoperano instancabilmente per contenere e debellare questa grave infermità; con voi sono quanti, nell’esercizio della professione sanitaria o per scelta volontaria, sostenuta dall’ideale della solidarietà umana, intendono seguirvi con ogni premura e mezzo.

Voi potete offrire, a vostra volta, qualcosa di molto significativo alla comunità di cui siete parte. Lo sforzo che voi fate per dare un significato alla vostra sofferenza è per tutti un prezioso richiamo ai valori più alti della vita e un aiuto forse determinante per quanti siano tentati dalla disperazione. Non chiudetevi in voi stessi, ma cercate ed accettate il sostegno dei fratelli.

La preghiera della Chiesa si alza ogni giorno al Signore per voi, particolarmente per coloro che vivono la malattia nell’abbandono, nella solitudine; per gli orfani, per i più deboli, per i più poveri, che il Signore ci ha insegnato a considerare i primi nel suo regno.

Alle famiglie  

8. Mi rivolgo, poi, alle famiglie. Nel nucleo familiare è la prima scuola di vita e di formazione dei figli alla responsabilità personale in tutti i suoi aspetti, compreso quello legato ai problemi della sessualità.

Genitori, voi potete svolgere la prima e più efficace azione preventiva offrendo ai vostri figli una retta informazione, e preparandoli a scegliere con responsabilità i giusti comportamenti nell’ambito sia individuale che sociale.

Quanto, poi, alle famiglie che vivono al loro interno il dramma dell’AIDS, desidero che sentano a sé rivolta la comprensione partecipe del Papa, ben consapevole della difficile missione a cui sono chiamate. Prego il Signore perché conceda loro la generosità necessaria per non abdicare ad un compito che, davanti a Dio ed alla società, hanno assunto a suo tempo come irrinunciabile. La perdita del calore familiare provoca nei malati di AIDS la diminuzione e persino l’estinzione di quella immunologia psicologica e spirituale, che a volte si rivela non meno importante di quella fisica per sostenere la capacità reattiva del soggetto. Soprattutto le famiglie nate nel segno del matrimonio cristiano hanno la missione di offrire una forte testimonianza di fede e di amore, non abbandonando il loro caro, ma bensì circondandolo di premurose cure e di affettuosa partecipazione.  

Agli educatori  

9. Agli insegnanti ed agli educatori va l’invito a farsi promotori, in stretto collegamento con le famiglie, di una idonea e seria formazione degli adolescenti e dei giovani alla vita. Si curi, specialmente nelle scuole cattoliche, una programmazione organica dell’educazione sanitaria, nella quale, armonizzando gli elementi della prevenzione con i valori morali, si preparino i giovani ad un corretto stile di vita, principale garanzia per tutelare la propria salute e l’altrui.

A voi, educatori, è affidata la responsabilità di avviare le giovani generazioni ad una autentica cultura dell’amore, offrendo in voi stessi una guida e un esempio di fedeltà ai valori ideali che danno senso alla vita.  

Ai giovani  

10. Ai giovani di ogni età e condizione dico: fate in modo che la vostra sete di vita e di amore sia sete di una vita degna di essere vissuta e di un amore costruttivo. La necessaria prevenzione contro la minaccia dell’AIDS non si ispiri alla paura, bensì alla scelta consapevole di uno stile di vita sano, libero e responsabile. Rifuggite da comportamenti improntati alla dissipazione, all’apatia, all’egoismo. Siate invece protagonisti nella costruzione di un ordine sociale giusto, su cui si regga il mondo del vostro futuro.

Praticate con generosità e forza di immaginazione forme sempre nuove di solidarietà. Respingete ogni forma di emarginazione, siate vicini ai meno fortunati, a coloro che soffrono, coltivando la virtù dell’amicizia e della comprensione, rifiutando ogni violenza verso voi stessi e verso gli altri. La vostra forza sia la speranza e il vostro ideale l’affermazione universale dell’amore.  

Ai governanti  

11. Ai governanti ed ai responsabili della cosa pubblica rivolgo l’appello pressante ad affrontare con ogni impegno i nuovi problemi posti dal diffondersi dell’AIDS. Le dimensioni già assunte, e che si presume assumerà questa malattia, come pure il suo stretto rapporto con alcuni comportamenti che incidono sulle relazioni interpersonali e sociali, esigono che gli Stati si facciano carico - con tempestività e coraggio, con chiarezza di idee e correttezza di iniziative - di tutte le loro responsabilità. In particolare, alle autorità sanitarie e sociali compete di predisporre ed attuare un piano globale di lotta contro l’AIDS e la tossicodipendenza, all’interno di questa programmazione dovrà essere riconosciuta, coordinata e sostenuta ogni giusta iniziativa che singoli individui, gruppi, associazioni ed enti sviluppino per la prevenzione, la cura e la riabilitazione.

Parimenti, la lotta contro l’AIDS postula la collaborazione tra i popoli: e poiché la domanda di salute e di vita accomuna tutti gli uomini, nessun calcolo politico od economico divida l’impegno degli Stati, insieme chiamati alla sfida dell’AIDS.  

Agli scienziati  

12. Agli scienziati ed ai ricercatori, con il plauso per il loro encomiabile sforzo, va il mio invito a incrementare ed a coordinare il loro lavoro, sorgente di speranza per i malati di AIDS e per l’intera umanità. Come è stato ricordato, “sarebbe illusorio rivendicare la neutralità morale della ricerca scientifica e delle sue applicazioni . . . Pertanto la scienza e la tecnica richiedono, per il loro stesso intrinseco significato, il rispetto incondizionato dei criteri fondamentali della moralità: debbono essere, cioè, al servizio della persona umana, dei suoi diritti inalienabili e del suo bene vero e integrale, secondo il progetto e la volontà di Dio” (Congr. pro Doctrina Fidei “Donum Vitae”, 2, die 22 febr. 1987: AAS 80 [1988] 70ss.).

Oggi mancano ancora vaccini e farmaci sicuramente efficaci contro il virus dell’AIDS; è veramente da auspicare che la ricerca scientifica e farmacologica possano giungere presto al sospirato traguardo. Alla porta della vostra competenza e sensibilità, illustri scienziati e ricercatori, bussa una umanità implorante, che attende una risposta di vita soprattutto dalla vostra collaborazione e dedizione.  

Al personale sanitario

13. Nell’attesa della scoperta risolutiva, invito i medici e tutti gli operatori sanitari, impegnati in questo delicato settore professionale, a tradurre il loro servizio in testimonianza di amore soccorrevole.

Come ho detto, a Phoenix negli USA, ai membri delle Organizzazioni sanitarie cattoliche, “voi, individualmente e collettivamente, siete l’espressione vivente della parabola del buon Samaritano” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 3 [1987] 506). Pertanto, la vostra sollecitudine non conosca discriminazione alcuna! Sappiate raccogliere, interpretare e valorizzare la fiducia che ha in voi il fratello infermo. Cercate sempre, attraverso l’assistenza, di accostarvi con discrezione ed amore a quella misteriosa, ma così umana, sfera psichica e spirituale dalla quale può scaturire l’energia viva e sanante, che aiuti l’infermo a scoprire, anche nella sua condizione, il senso della vita ed il significato della sua sofferenza.

E voi, operatori sanitari volontari, che in numero sempre maggiore dedicate competenza e disponibilità ai malati di AIDS o siete impegnati nell’opera di educazione preventiva, unite e coordinate le vostre forze, aggiornate la vostra preparazione, fatevi promotori, anche all’esterno, di un’azione rivolta a sensibilizzare la comunità sociale ai problemi legati alla realtà ed alla minaccia dell’AIDS. Siate i portavoce delle ansie, delle necessità, delle attese di coloro che assistete.  

A sacerdoti e religiosi della sanità  

14. Ai fratelli nel sacerdozio, ai religiosi ed alle religiose - in primo luogo a quelli, fra loro, che sono dediti alla pastorale sanitaria - il mio più ardente appello affinché siano araldi del Vangelo della sofferenza nel mondo contemporaneo. La storia dell’azione pastorale sanitaria della Chiesa ridonda di figure esemplari di sacerdoti, di religiosi e di religiose che nell’assistenza ai sofferenti hanno esaltato la dottrina e la realtà dell’amore.

La vostra azione, carissimi fratelli e sorelle, per essere davvero credibile ed efficace, sia costantemente sostenuta dalla fede ed alimentata dalla preghiera. Voi, che avete fatto della sequela di Cristo l’ideale esclusivo della vostra vita, sentitevi chiamati a farvi presenza di Gesù, medico delle anime e dei corpi. Possano i malati da voi assistiti avvertire in voi la vicinanza di Gesù, la vigile e materna presenza della Vergine.

Raccogliete con generosità l’appello dei vostri pastori, amate e favorite il servizio agli infermi, agite nel segno della abnegazione e dell’amore, affinché “non sia resa vana la croce di Cristo” (1 Cor 1, 17). Siate vicini agli ultimi e ai più abbandonati. Praticate l’accoglienza, promovete e sostenete tutte le iniziative che nel servizio a chi soffre esaltano la grandezza e la dignità della persona umana e del suo destino eterno. Siate testimoni dell’amore della Chiesa per i sofferenti e della sua predilezione per i più provati dal male.  

A tutti i fedeli  

15. Invito, infine, tutti i fedeli ad innalzare la loro preghiera al Signore della vita affinché aiuti l’umanità a trarre frutto anche da questa nuova minacciosa calamità. Voglia Iddio illuminare i credenti sul vero ed ultimo “perché” dell’esistenza, affinché siano, sempre e dappertutto, messaggeri della speranza che non muore. Sappia, l’uomo di oggi, ripetere al Signore le parole di Giobbe: “Riconosco che puoi tutto e che nessuna cosa è impossibile per te” (Gb 42, 2). Se oggi ancora, di fronte all’incombere del flagello dell’AIDS, siamo alla ricerca del rimedio efficace, noi confidiamo che con l’aiuto di Dio infine la vita trionferà sulla morte, la gioia sulla sofferenza.

Con questo auspicio, invoco su di voi e su quanti spendono le loro energie a servizio della nobilissima causa, per la quale vi siete raccolti a Congresso, le benedizioni di Dio Onnipotente.

 

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