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VIAGGIO APOSTOLICO IN ESTREMO ORIENTE E A MAURITIUS

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I SEMINARISTI NEL SEMINARIO MAGGIORE DEI VERBITI

Ledalero (Indonesia) - Mercoledì, 11 ottobre 1989

 

Arcivescovo Djagom,
fratelli Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici,
cari seminaristi.

1. “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Rm 1, 7).

Il numero di candidati al sacerdozio presenti qui stasera è un tributo eloquente ai cattolici dell’Indonesia, specialmente quelli che vengono dalle isole di Flores e Timor, che per secoli hanno professato la loro fede con perseveranza e grande fervore. Mi unisco a voi nel ringraziare Dio per il fiorire delle vocazioni sacerdotali, che è radicato nella vita cristiana delle vostre comunità, parrocchie e stazioni di missione. Il mio pensiero va anche ai genitori di questi seminaristi; a loro estendo i miei saluti particolari e la profonda gratitudine dell’intera Chiesa per il dono dei loro figli al servizio del Signore.

Questa riunione è un momento speciale di grazia per noi tutti. È per me una grande consolazione essere in mezzo a tanti giovani che sentono la vocazione di essere i sacerdoti del futuro, i sacerdoti del terzo millennio cristiano. È per me, inoltre, una occasione per parlare dal profondo del cuore di questo meraviglioso dono che è una vocazione a servire Cristo e la sua Chiesa come sacerdote.

2. Miei cari seminaristi dell’Indonesia: cosa può offrirvi il Papa? Certamente non “oro e argento” (At 3, 6) o cose terrene che “tignola e ruggine consumano” (Mt 6, 19). Nelle parole di san Paolo, io non ho da offrirvi che “Cristo crocifisso . . . Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1, 23-24). Il ministero sacerdotale al quale aspirate non può essere separato dalla Croce per mezzo della quale Cristo ha redento il mondo. Ma come dice ancora Paolo: “Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo” (1Cor 15,57). “Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti” (1 Cor 15, 20).

Sì, come sacerdoti voi sperimenterete in modo molto intenso il paradosso del mistero pasquale: voi vi identificherete con il Signore che morendo ha vinto la morte; voi dovrete predicare con la parola e con l’esempio che la via per trovare la propria vita è perderla. Dovete inoltre capire che il servizio fedele a Cristo e alla sua Chiesa non sempre vi guadagnerà l’elogio del mondo. Al contrario, voi riceverete a volte lo stesso trattamento che ricevette il Signore: rifiuto, disprezzo e anche persecuzione.

Vi saranno momenti in cui non vi sentirete all’altezza della missione che vi è stata affidata dalla Chiesa. Ma dovrete allora rendervi conto che il vostro sacerdozio è opera di Dio; voi state soltanto rispondendo alla sua chiamata. Quando vi adopererete per servire il Signore con tutto il vostro cuore, la vostra mente e le vostre forze, ma vi sentirete inadatti al compito, ricordate che la potenza di Dio è resa perfetta nella debolezza umana (cf. 2 Cor 12, 9). Grande gioia e consolazione non mancheranno in una vocazione sacerdotale vissuta con fedeltà e generosità al servizio del Signore.

3. Come sacerdoti voi porterete conforto a molte persone bisognose: i poveri, gli ammalati, i disperati. Voi siete chiamati a fare da tramite nel loro cammino verso Dio; voi dovete guidarli e sostenerli nel loro pellegrinaggio terreno. Essi vorranno vedere in voi l’immagine vivente del solo e unico alto sacerdote che “compare ora al cospetto di Dio in nostro favore” (Eb 9, 24), l’immagine vivente del Buon Pastore “che offre la vita per le pecore” (Gv 10, 11).

Affinché questo accada, voi dovete entrare in una profonda unione personale con Cristo attraverso la preghiera. Questo è il più importante consiglio spirituale che il Papa desidera darvi oggi: dovete pregare, perché la preghiera è il cammino indispensabile per raggiungere l’unione con Cristo; è la fonte nascosta della forza del sacerdote. Mentre vi preparate al sacerdozio, offrite a Cristo la vostra mente e il vostro cuore aspettando il giorno in cui innalzerete le mani a Dio nella preghiera eucaristica. Cercate di essere sempre più perfettamente conformi a Cristo, poiché questo è l’unico modo per portare il suo amore e la sua verità agli altri. Se perseverate nella preghiera, sarete capaci di grandi cose. La grazia divina non vi verrà a mancare se cercate il Signore con fede e fiducia.

Per poter essere efficaci ministri del Popolo di Dio, dovete anche conoscere e vivere il Vangelo che predicate. I fedeli si aspettano che voi siate uomini del Verbo di Dio e uomini della Chiesa nel vostro modo di pensare e di agire. Una formazione costante è quindi essenziale. Ricordate sempre che “noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Gesù Cristo Signore; quanto a noi . . . servitori per amore di Gesù” (1 Cor 4, 5).

4. Nell’accogliermi qui stasera, l’Arcivescovo Djagom ha parlato dello sviluppo della Chiesa a Nusa Tenggara. Ha anche fatto riferimento alle direttive pastorali che sono state elaborate in risposta ad alcune delle sfide di oggi. Desidero menzionare due motivi di preoccupazione che avranno un impatto sul vostro futuro ministero di sacerdoti.

Il primo è la tentazione nel pensiero contemporaneo di ridurre il servizio sacerdotale a un generico umanitarismo, e di considerare le caratteristiche essenziali della fede soltanto come principi ispiratori, che non hanno diretto riscontro nella vita quotidiana. Questo può accadere quando le persone si dimenticano di Dio e dell’origine trascendente dell’uomo e del destino.

Voi che sarete sacerdoti dovete essere sospinti dalla stessa fede che ha ispirato i grandi santi prima di voi. Dovete proclamare che “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4, 4). L’uomo senza Dio è veramente solo e isolato; né vi può essere vero e duraturo amore per il prossimo senza la fede in Dio. Voi siete chiamati ad essere sacri ministri di Dio proprio perché la gente possa essere nutrita alla tavola di Dio e alla tavola della santa Eucaristia. Non lasciate che il vostro ministero venga secolarizzato. Siate sempre pronti a proclamare la supremazia di Dio, così che la preghiera che Cristo stesso ci ha insegnato possa essere compiuta: “Padre . . . venga il tuo regno” (Lc 11, 2).

Una diversa ma attinente preoccupazione è la necessità di conservare la complementarità dei ruoli tra i sacerdoti, i religiosi e i laici. È importante che questa complementarità venga rispettata, così che ogni individuo possa svolgere il proprio ruolo nell’adempiere alla missione salvifica della Chiesa e costruire l’unico corpo di Cristo. Come sacerdoti non dovrete cedere alla tentazione di usurpare il ruolo dei laici nell’ordine temporale.

Come insegna il Concilio Vaticano II, “è proprio dei laici illuminare e ordinare tutte le realtà temporali alle quali essi sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo” (Lumen Gentium, 31). Il sacerdote, d’altra parte, è “prescelto per annunziare il Vangelo di Dio” (Rm 1, 1). Egli non può permettere che l’impegno secolare comprometta la sua posizione di padre di tutti, che sta al di sopra dei diversi punti di vista nelle questioni temporali. Il suo compito è di “predicare il messaggio di Cristo in modo tale che tutte le attività terrene dei fedeli siano pervase dalla luce del Vangelo” (Gaudium et Spes, 43).

5. Cari seminaristi dell’Indonesia: la seconda lettera a Timoteo parla del ministero del sacerdozio in termini di resistenza di un soldato, di disciplina di un atleta, e di duro lavoro di un contadino (cf. 2 Tm 2, 3-6). Resistenza, disciplina e duro lavoro: queste sono virtù che voi dovrete coltivare durante gli anni della preparazione al sacerdozio. Avete già appreso molto dalle vostre famiglie e dalle comunità locali. Adesso siete chiamati a crescere ancor più con il buon esempio e la guida dei vostri precettori di seminario. “Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione” (Col 3, 14). In questo modo voi diventerete degni pastori e maestri del Popolo di Dio, apostoli coraggiosi e profeti del Vangelo.

Possa la Madre di Dio, che viene invocata nelle vostre isole con il nome di “Maris Stella”, guidarvi al sacerdozio. Possa essa intercedere per tutti i presenti e condurre tutta la Chiesa dell’Indonesia verso un amore ancora più grande per suo Figlio. Gloria a lui in eterno. Amen.

Infine, miei cari figli, a tutti imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 



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