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VISITA PASTORALE A PISA, VOLTERRA E LUCCA

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON LE CONGREGAZIONI CLAUSTRALI
DELL’ARCIDIOCESI DI LUCCA

Santuario di Santa Gemma Galgani - Sabato, 23 settembre 1989

 

Carissime sorelle.

1. Ringrazio voi tutte qui presenti in questa chiesa dove si trovano le spoglie mortali, ma anche, possiamo sperare, l’anima gloriosa di una vostra consorella e concittadina: santa Gemma Galgani. Voglio manifestarvi, in questo centro privilegiato, la mia grande gioia di essere oggi qui tra voi, che formate le nove comunità contemplative femminili di questa arcidiocesi, alle quali s’aggiunge la comunità dei monaci certosini: un vero “capitale di grazia” per questa Chiesa locale.

So quanta affettuosa stima nutra per voi il vostro Arcivescovo, il quale vede nella vostra vita, orante ed offerente, una sorgente di grazia per l’intera arcidiocesi. Con l’esemplarità della vostra immolazione al Signore, voi siete, per così dire, la “voce” stessa di questa comunità diocesana davanti al Signore.

Grazie, pertanto, care sorelle, per quello che fate, per quello che siete, per quello che offrite. Con queste mie parole voglio confermarvi nella vostra eccelsa vocazione, nel vostro cammino di fede, che è così prezioso per il bene della Chiesa.

2. Vorrei ricordarvi la necessità di una chiara percezione e fervorosa attuazione della finalità propria e dell’ispirazione originaria dei vostri singoli istituti. Sforzatevi sempre, con molto impegno, di compenetrarvi dello spirito e degli insegnamenti dei vostri fondatori, cercando di attualizzare il loro messaggio nelle circostanze concrete del presente, alla luce dei “segni dei tempi” e delle direttive della Chiesa. In tal modo, il carisma proprio di ciascun istituto, pur restando, nel tempo, sostanzialmente identico a se stesso, potrà rivivere nelle situazioni odierne, rivestendosi delle forme che si rivelano opportune perché il messaggio possa far presa sugli uomini del nostro tempo.

I principi della vita contemplativa sono essenzialmente gli stessi per tutte le forme di vita consacrata; ma nell’ambito di questa unità di fondo esiste poi una meravigliosa diversificazione, quale è testimoniata proprio qui, oggi, dalla vostra gioiosa assemblea. E perché tutto si realizzi nell’ordine, nella pace e nella verità, è necessario che ogni istituto ed anche ognuna di voi, care sorelle, ponga sempre la massima attenzione, sia ai principi comuni che alle prospettive proprie del carisma originario.

3. La comunità claustrale è chiamata a dare al mondo un luminoso esempio di comunione fraterna. L’esperienza privilegiata di contemplazione, che siete chiamate a compiere, suppone di per sé, per poter essere autentica, un alto grado di unità degli spiriti, e porta pure, come frutto, una forma elevata di mutua carità. E del resto, la struttura stessa del vostro vivere comunitario, che comporta un rapporto quotidiano ed incessante tra i membri della comunità, richiede necessariamente - e voi lo sapete bene - un esercizio assai impegnativo di tutte le virtù sociali proprie della convivenza cristiana; diversamente la vita comune diventerebbe assai difficile, forse insopportabile. Vi esorto, pertanto, a mettere sempre la massima cura nello sviluppo delle virtù comunitarie, sia in ordine al pieno adempimento della vostra vocazione, sia per dare alle vostre comunità, diciamolo pure con san Bernardo, quel sapore di “paradiso” che esse debbono avere (cf. De diversis, c. 42, 4).

E naturalmente più di ogni altra comunità cristiana, le claustrali non devono conoscere limiti nel loro sentirsi ed essere in comunione: la loro interna unità non sarebbe vera, se non si esprimesse in una sincera volontà di comunione con ogni istanza della Chiesa locale, in particolare con gli altri monasteri. Le vostre comunità, carissime sorelle, saranno così, agli occhi di tutti, segno luminoso della carità che permea la Chiesa di Cristo, mantenendone l’unità profonda, pur nella varietà dei carismi suscitati in essa dallo Spirito.

4. Ci siamo riuniti, sorelle carissime, in questo tempio dedicato a santa Gemma Galgani. Voi mi permetterete di accennare brevemente a un tema particolarmente caro alla spiritualità passionista, ma che, per la sua universalità ed essenzialità, vale per tutti: il tema della Passione di Cristo, con particolare riferimento alla sua indispensabile funzione di riconciliazione e di pace. Ogni monaca contemplativa, come sappiamo, è chiamata a vivere con particolare intensità la Croce di Cristo. Il suo Sposo, come diceva santa Teresa di Gesù Bambino, è uno “Sposo di sangue” (Epistula V ad Celinam). Ebbene, ciò significa allora che un aspetto essenziale della missione della claustrale è la riconciliazione degli animi divisi, mediante l’offerta della propria croce quotidiana per la riunificazione dei cuori separati dal peccato e dall’inimicizia. La monaca, nutrendosi del sangue di Cristo, e rivivendo nel suo corpo e nel suo cuore la Passione di Cristo, come Cristo “riavvicina i lontani”, secondo quanto è detto nella lettera agli Efesini (cf. Ef 2, 13). Con la sua vita di immolazione in Cristo, la monaca, come il suo divino Sposo, “abbatte il muro di separazione” (Ef 2, 14), che purtroppo esiste tra tante creature umane, e contribuisce potentemente a riconciliare gli uomini “con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce” (Ef 2, 16), della sua croce quotidiana in unione con quella di Cristo.

Ecco, sorelle carissime, un aspetto essenziale e preziosissimo della vostra missione! Certamente, si tratta spesso di un lavoro nascosto, noto solo a Dio; ma è tale lavoro nascosto che, per volontà di Dio, dà spesso all’azione di coloro che operano e si affaticano nel mondo per la pace - pastori della Chiesa, governanti, operatori sociali, educatori, formatori di coscienze - un misterioso supplemento di efficacia che serve effettivamente alla soluzione dei conflitti, dei problemi, delle controversie, forse a loro stessa insaputa. Ma un giorno, in cielo, tutto verrà alla luce. E allora brillerà in tutto il suo splendore la gloria eterna che vi siete acquistata col vostro sacrificio umile e nascosto. Voi, che molti considerano come le “ultime”, sarete le “prime”.

5. Santa Gemma Galgani ha vissuto con particolare intensità, nella piccolezza e nel nascondimento, quest’opera di riconciliazione dell’uomo con Dio mediante la partecipazione alla Passione di Cristo: ella non vi ha contribuito dedicandosi a speciali attività esteriori, ma mediante la totale offerta di se stessa. Ed a voi tutte, care sorelle qui presenti, e non solo alle religiose passioniste, io oggi voglio riproporre il suo esempio. Ella vi ispiri dal cielo un sempre più intenso bisogno di offerta di voi stesse per la salvezza dell’umanità.

Ringraziando il Signore per averci concesso questo incontro, vi assicuro uno speciale ricordo nella santa Messa e, mentre affido alle vostre preghiere il mio ministero, vi benedico tutte di cuore, insieme con le consorelle e le persone care assenti, soprattutto quelle sofferenti e maggiormente provate da quel Dio che permette l’esperienza della croce solo perché vuole farci più santi.

A causa del ritardo che si sta accumulando nel programma previsto, il Santo Padre dà soltanto una lettura sintetica del discorso preparato per le claustrali. Esse, per lo stesso motivo, devono rinunciare a rivolgere al Papa, per bocca di una loro rappresentante, il loro benvenuto. Prima di lasciarle, però, Giovanni Paolo II vuole indirizzare alla suore le seguenti parole improvvisate.

Devo rivelarvi un “segreto di ufficio”, un segreto un po’ personale: quando leggerete quel discorso indirizzato a voi troverete una lunga esortazione. Ma io voglio essere tra quelli che, trattando con chi non ha voce, abbiano anch’essi un po’ meno voce.

C’è ancora un’altra spiegazione che è inerente all’orario di questa visita che è, come dire, un orario un po’ surrealistico.

La vostra vita invece non ha niente a che vedere con il surrealismo. È sì soprannaturale, vivete in una realtà che è sopra-realistica, pienamente realistica, ma soprannaturale. Questa è la vostra esperienza. Sappiamo bene che questa esperienza qualche volta è anche dolorosa. Esperienza delle notti spirituali. Lo sappiamo bene. Ma allo stesso tempo questa è l’esperienza soprannaturale. Vi trovate più all’interno di questa realtà realissima che è Dio stesso. Vi trovate più pienamente in questa realtà, che altri molto più condizionati dalle realtà della vita quotidiana, dalla esperienza di questa terra, dei suoi valori, delle sue attrattive ma anche dalle sue minacce. E voi con la vostra esperienza soprannaturale di Dio cercate di essere sempre vicine a tutti noi che ne abbiamo tanto bisogno.

Non ho altro da offrirvi se non una benedizione.

 

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