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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI GIOVANI PELLEGRINI DELLA DIOCESI DI ROUEN

Sabato, 7 aprile 1990

 

Cari amici.

È con grande piacere che vi accolgo, giovani di Rouen, insieme al vostro arcivescovo mons. Joseph Duval, ai vostri animatori, cappellani, religiose e laici. Questo incontro rappresenta una tappa del vostro pellegrinaggio ed è prossimo alla Giornata Mondiale della gioventù. Per questo motivo desidero proporvi alcune brevi riflessioni proprio a partire dal tema di questa Giornata, ovvero la frase di Gesù: “Io sono la vite, voi siete i tralci” (Gv 15, 5). Il problema fondamentale è quindi riscoprire la relazione vitale con il Cristo che fa condividere la ricchezza della sua vita di Figlio di Dio agli uomini che lui ha chiamato a formare la sua Chiesa. Avete scelto Roma come meta del vostro pellegrinaggio. Qui è possibile avvertire numerosi aspetti del volto della Chiesa. Pietro e Paolo vi sono venuti per gettarne le fondamenta; generazioni successive di martiri, santi e molti altri cristiani hanno continuato a costruire, ciascuno secondo la propria capacità e vocazione, un edificio che rimane pieno di vitalità.

E ora dai quattro angoli del mondo convergono tutti coloro che qui trovano il centro dell’unità per tutta la Chiesa viva. E voi potete rinsaldare, proprio qui, la vostra solidarietà con fratelli e sorelle dell’universo intero. Tuttavia, al di là del pellegrinaggio, voi rappresentate, stretti intorno al vostro arcivescovo, la comunità diocesana di Rouen. Proprio in questo voi siete concretamente legati al ceppo che è Cristo. È nella comunità che potete essere insieme in comunione con lui. In essa potete alimentare la vostra fede e la vostra preghiera, esprimere le vostre aspirazioni e le vostre domande, approfondire il senso della vostra esistenza. In essa, ancora, condividete giorno per giorno le richieste, le inquietudini e le gioie della vostra e delle altre generazioni. In essa siete chiamati a testimoniare la speranza che vi è data con il battesimo. Mentre vi parlo, nel cuore della Chiesa universale, penso alla Chiesa particolare di cui fate parte. In questa prospettiva vi dico, nel nome del Signore: “Andate, anche voi, alla vite” (Mt 20, 4)! Ciò significa che dovete maturare in voi gli orientamenti che sceglierete per il vostro futuro. Le strade che vi si prospettano sono diverse. Ma, in quanto cristiani, sapete che vi condurranno alla vite, che è Cristo, solo se resterete nel suo amore (cf. Gv 15, 9).

Nella vostra futura vita professionale e familiare, siate testimoni fedeli dei doni che ricevete nella comunione ecclesiale. Rimanete tralci vivi, che portano frutti in abbondanza. Certo, come dice Gesù, bisognerà accettare che si tagli il tralcio perché produca i frutti migliori, cioè occorrerà accettare la prova e alcune rinunce. E, in questi giorni santi, è proprio necessario insistere su questo punto, mentre ci prepariamo a seguire Cristo fino alla croce prima di celebrare la sua risurrezione, fonte di vita nuova per tutti? Alcuni di voi, spero, imboccheranno la strada di una vita completamente donata al servizio del Signore, nel ministero sacerdotale o nella vita consacrata. La Chiesa ha bisogno di giovani generosi che vadano alla vite con incondizionata disponibilità, essi saranno amministratori, nella gioia, dei misteri di Dio, facendosi servi dei loro fratelli. Cari amici, vi incoraggio con tutto il cuore, all’avvicinarsi della Pasqua, a camminare sulla via del Redentore e ad avere “tra di voi i sentimenti che sono nel Cristo Gesù” (Fil 2, 5).

Che questo pellegrinaggio sia per voi una profonda esperienza e un felice punto di riferimento per la vostra vita! Nella preghiera e nell’azione, siate solidali con tutti i vostri fratelli e sorelle dell’umanità, uniti dall’unico amore per il Salvatore! Invoco su di voi il conforto della grazia di Dio e vi benedico con tutto il cuore.

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana

 



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