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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DI RITO SIRO-MALABARESE E SIRO-MALANKARESE
IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 25 agosto 1990

 

Vostre eminenze, cari fratelli vescovi.

1. Con profonda gioia spirituale saluto voi, pastori delle Chiese siro-malabarese e siro-malankarese in occasione della vostra visita “ad limina Apostolorum”, attraverso cui, in aggiunta ai vostri momenti privilegiati di preghiera sulle tombe dei Principi degli apostoli, ancora una volta portate testimonianza all’unità, alla carità e alla pace che lega voi gli uni con gli altri e con il Pontefice Romano nella pienezza della comunione cattolica. Affinché realmente si dica che attraverso voi, il vostro padre nella fede, Tommaso, incontra Pietro e scambia con lui il “bacio santo” (2 Cor 13, 12), per essere confortato e confermato nel servizio del Vangelo.

In voi saluto e abbraccio i sacerdoti e i religiosi che con voi collaborano nella costruzione della Chiesa, “la casa di Dio” (1 Tm 3, 15) i cui membri, mentre gioiscono della giusta libertà dei figli di Dio, sono uniti nei vincoli di fede e amore. In voi saluto anche i fedeli dei quali Cristo “il pastore supremo” (1 Pt 5, 4) ha affidato a voi la cura e per i quali dovete essere vigilanti guide, non solo per mezzo della parola ma anche per il vostro esempio di vita (cf. 1 Pt 5, 3).

2. Tra i compiti del vostro ministero episcopale voi avete una speciale responsabilità per la costruzione e la salvaguardia dell’unità e dell’armonia della Chiesa di Dio. L’unità deve brillare fuori nella vita di ogni Chiesa particolare, così come tra i vescovi stessi che, come membri del Collegio episcopale e successori degli apostoli, sono chiamati per ordine di Cristo a essere solleciti per tutta la Chiesa. È importante ricordare che “i singoli vescovi, invece, sono il visibile principio e fondamento di unità nelle loro Chiese particolari; queste sono formate a immagine della Chiesa universale” (Lumen gentium, 23). Nello stesso tempo, l’efficacia della vostra testimonianza del Vangelo, della vostra azione apostolica e della vostra spinta missionaria non sarà compromessa ma accresciuta dalla vostra comunione e collaborazione fraterne. Cercate sempre di rafforzare questa unità, perché essa si riflette profondamente sulla vita dei vostri fedeli. Siate esemplari nella vostra testimonianza personale e nell’aderenza a quelle direttive che vi sono offerte con il desiderio e l’intento di costruire l’edificio della Chiesa di Cristo nella pienezza della sua cattolicità.

Questo vincolo di carità è manifestato in molti modi, ma è la liturgia che lo manifesta e lo realizza in modo eminente. Precisamente, poiché gli atti liturgici non sono funzioni private ma celebrazioni della Chiesa, che è “sacramento dell’unità” (Sacrosanctum Concilium, 26), è necessario che tutti i fedeli siano interamente penetrati dallo spirito e dalla potenza della liturgia, e anche in questo voi siete chiamati ad essere modello per loro.

Sono compiaciuto di apprendere, cari fratelli, che regolarmente vi preparate per le vostre solenni assemblee attraverso numerosi giorni di ritiro annuale e di preghiera comune. Mentre invoco le benedizioni di Dio su tutti voi che state dando applicazione pratica ai vincoli di carità e unione ecclesiale, rinnovo la mia preghiera a vostro favore: “Affinché il centro di tutta la vostra sollecitudine pastorale siano l’unità e la comunione della Chiesa” (Lettera ai vescovi dell’India, 28 maggio 1987). Questa unità è dono di Dio per voi e, attraverso voi, per il mondo, soprattutto per la vostra Madre terra indiana con il suo vivido esempio di diversità etnica e culturale.

3. Nella mia memorabile visita apostolica in India nel 1986, è stata una grande gioia per me inaugurare la restaurata sacra liturgia o “Qurbana” della Chiesa siro-malabarese e beatificare padre Kuriakose Elias Chavara e suor Alfonsa. In quell’occasione fui in grado di percepire la forza di quello spirito di fede che anima le Chiese siro-malabarese e siro-malankarese. Questo quinquennio passato sarà ricordato nelle cronache siro-malabaresi anche per la celebrazione del centenario della fondazione dei due vicariati apostolici che hanno segnato la rinascita della vostra Chiesa apostolica e costituiscono le basi della vostra struttura ecclesiastica attuale. Con voi rendo grazie a Dio per le due nuove eparchie di Thamarasserry e Kalyan, create nel periodo successivo alla vostra visita “ad limina”.

4. Riflettendo sul meraviglioso mistero della Chiesa universale e delle chiese o riti che compongono la sua varietà nell’unità, non posso mancare di esprimere la fervida speranza che la preziosa eredità della quale siete stati investiti sarà consegnata con rinnovata fedeltà e profondo impegno alle generazioni nascenti che comprendono sia i vecchi che i nuovi cristiani. Oggi più che mai, di fronte alla crescente secolarizzazione della vita che assolutizza i conseguimenti mondani e i successi effimeri, diventa ancor più necessario sottolineare l’originalità, l’unicità e la trascendenza del messaggio cristiano. Nessuna di esse ora si può dare semplicemente per scontata. I fedeli, sotto la guida dei loro vescovi, hanno bisogno di essere continuamente illuminati, catechizzati e fermamente radicati nella verità che è già loro (cf. 2 Pt 1, 12).

Dalle relazioni quinquennali che voi avete sottoposto, ho capito quanto grande sia la vostra sollecitudine per mantenere e intensificare la vostra ricca eredità di vita cristiana assicurando un’appropriata formazione religiosa e incoraggiando lo studio della parola di Dio e la partecipazione attiva alla sacra liturgia. Questo contatto con le sorgenti sempre fresche della vita cristiana vi mette in grado di affrontare le sfide, le difficoltà e le opportunità del tempo presente e di portare avanti l’opera di Cristo per la salvezza del genere umano e di ogni singola persona, “nella sua unità e nella sua totalità, corpo e anima, cuore e coscienza, pensiero e volontà” (Gaudium et spes, 3). Vi incoraggio quindi molto calorosamente, come pastori del gregge di Cristo, a continuare lungo il sentiero dell’autentico rinnovamento che lo Spirito Santo, attraverso il Concilio Vaticano II, ha delimitato per l’intero popolo di Dio e in particolare per le Chiese cattoliche orientali.

5. Non posso mancare di notare con profonda soddisfazione, come ho fatto in altre occasioni, la grazia che il Signore concede ai “cristiani di san Tommaso”: la benedizione di numerose vocazioni al sacerdozio, alla vita religiosa e ad altre forme di vita consacrata. Questo è un segno che lo Spirito Santo sta operando tra di voi, soprattutto toccando il cuore dei vostri giovani e guidandoli ad avventurarsi sul sentiero della donazione totale di sé e del servizio sincero al regno di Dio in un modo di vita basato sulle domande radicali del Vangelo. Questi figli e figlie dell’apostolo dell’India sono impegnati nell’opera della Chiesa, non soltanto nelle loro Eparchie in Kerala e in altre regioni del vostro Paese, ma anche nelle diocesi di rito latino in India e all’estero. Alcuni servono il Signore all’interno della clausura monastica conferendo, attraverso la preghiera e il sacrificio costanti, fecondità al mistico corpo di Cristo (cf. Perfectae caritatis, 7). Altri, più numerosi, sono impegnati nel ministero diretto nelle parrocchie e nelle zone di missione, nei centri di educazione nell’attività sanitaria e sociale, tutti manifestando in qualche modo le vaste ricchezze di quella carità che è riflesso dell’amore che è Dio stesso (cf. 1 Gv 4, 8).

Il XXV anniversario del seminario apostolico di San Tommaso, caduto durante questo quinquennio, serve a richiamare la nostra responsabilità di vescovi nel campo della formazione sacerdotale. La Santa Sede ha promulgato un importante documento su questa questione vitale che merita particolare attenzione da una parte, includendo quelli pubblicati dalla Congregazione per l’educazione cattolica sugli studi interrituali, sugli studi patristici e sugli studi della dottrina sociale della Chiesa. Confido che continuerete ad essere vigilanti riguardo la situazione della formazione sacerdotale nei vostri seminari e nelle case religiose che sono nelle aree della vostra giurisdizione, operando gli uni con gli altri in uno spirito di comprensione fraterna e con il solo scopo di servire il bene della Chiesa. Il vostro contributo alla prossima sessione del Sinodo dei vescovi sull’argomento, certamente sarà di interesse per la Chiesa in genere.

6. La vita spirituale delle comunità non sarebbe così feconda com’è se gli ideali cristiani non fossero praticati e inculcati sin dalla prima età dall’unità sociale primaria, la famiglia che il Concilio Vaticano II ha chiamato la “Chiesa domestica” (Lumen gentium, 11). E la vostra eredità di una salda vita familiare e di un’esistenza centrata sulla Chiesa che ha salvaguardato e favorito la crescita della vostra fede durante tutti i secoli e vi ha permesso di continuare a risplendere con “la tradizione apostolica tramandata dai Padri, che costituisce parte del patrimonio divinamente rivelato e indiviso della Chiesa universale” (Orientalium Ecclesiarum, 1). Oggi questa stessa grazia vi rende capaci - infatti, vi “spinge” (2 Cor 5, 14) - a gettare le vostre reti oltre i vostri lidi familiari e ad assumervi una sfera di responsabilità apostolica sempre maggiore all’interno della comunione cattolica, il cui centro è la Cattedra di Pietro.

La vostra sollecitudine nel provvedere alla cura pastorale dei fedeli che risiedono nelle altre parti del subcontinente indiano è stata coronata dalla fondazione dell’eparchia di Kalyan che, anche se è ancora in uno stato sperimentale, sta crescendo vigorosamente grazie allo zelo dei suoi vescovi e sacerdoti, al supporto della Conferenza episcopale, alla cooperazione dei vescovi di rito latino, e alla responsabilità degli stessi fedeli. Confido che sarà vostra costante premura sviluppare oltre la spinta missionaria delle vostre Chiese, agendo sempre per mantenere e rafforzare l’armonia e la cooperazione tra i vari riti, come imperativo divino e sola attitudine degna della vostra condizione di pastori.

7. Non c’è dubbio che il grande compito di fronte alla Chiesa oggi è quello perenne di proclamare il Vangelo a tutto il genere umano. La Chiesa è “per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà, anche se non perfettamente, il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce”. Questa prospettiva affido alla vostra coscienza ecclesiale nella presente decade degli anni che precedono il terzo millennio cristiano. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che, nella distribuzione attuale, la Chiesa non può evangelizzare senza che al contempo essa stessa voglia essere costantemente evangelizzata e convertita, ed essere ripetutamente richiamata al significato della sua vocazione e missione: perché “la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento” (Lumen gentium, 8).

Cari fratelli vescovi di rito siro-malabarese e siro-malankarese, vi lodo per i vostri zelanti sforzi volti ad alimentare le autentiche tradizioni delle vostre comunità ecclesiali con la dovuta sollecitudine pastorale e con l’attenzione alle condizioni del momento presente. Vi incoraggio nella promozione dell’apostolato dei laici e nel sostegno che date agli Istituti religiosi. Non abbiate paura delle difficoltà o della scarsità delle vostre risorse. Il Signore viene in aiuto alle vostre debolezze e vi sostiene. Perseverate, perché, “quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce” (1 Pt 5, 4). Possa Maria, Madre del Redentore, intercedere per voi e per le vostre amate Chiese siro-malabarese e siro-malankarese.

 

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