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VIAGGIO APOSTOLICO
A CAPO VERDE, GUINEA BISSAU, MALI, BURKINA FASO E CIAD

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA POPOLAZIONE

N Djamena (Ciad) - Giovedì , 1° febbraio 1990

 

Cari amici di N’Djamena,

1. Al momento di prendere la parola per questo grande incontro nella capitale, vorrei prima di tutto ringraziare Mons. Charles Vandame per le sue amabili parole di accoglienza e per la presentazione che mi ha fatto della popolazione di N’Djamena.

Saluto con deferenza i Rappresentanti dello Stato e delle Istituzioni. Li ringrazio vivamente perché con la loro presenza onorano questa assemblea.

Invio i miei saluti più cordiali agli eminenti rappresentanti delle diverse confessioni religiose. Sono colpito dalla cortesia e dai sentimenti fraterni che essi manifestano prendendo parte a questo raduno. Nel nostro comune rapporto col Dio unico e vivente, che è all’origine e al termine di tutta la vita, il dialogo tra le varie religioni mette in evidenza la dignità delle persone, delle famiglie e delle comunità. Desidero che crescano ancora di più nel Ciad la comprensione tra i credenti così come la loro collaborazione in armonia nel servizio del Paese.

Cari abitanti di N’Djamena, vi saluto veramente di cuore. Come a tutti i popoli che Dio mi ha dato di visitare, vengo ad annunciarvi con forza che il Signore vi ama.

2. Dopo le prove del passato, gli abitanti del Ciad devono dedicarsi al progresso del Paese.

Al termine di un viaggio che mi ha fatto percorrere l’Africa del Sahel che costeggia l’immenso deserto del Sahara, misuro insieme a voi l’enorme sforzo che resta ancora da compiere per dare a tutti gli abitanti dei vostri Paesi la vita dignitosa che ogni uomo ha diritto di pretendere.

Al tempo stesso, devo ricordarvi che il progresso dei popoli non può essere considerato in termini puramente economici, ma deve rispettare la persona umana in tutte le sue dimensioni. La messa in atto di strutture di progresso al servizio dell’uomo riguarda l’organizzazione della vostra società nel suo aspetto più alto. Sappiamo quanto la popolazione del Ciad sia attenta alla sua cultura. La vitalità di questa cultura è stata uno dei fattori che vi ha permesso di attraversare senza distruggervi il triste periodo del vostro passato più recente.

3. I cambiamenti con i quali dovete confrontarvi richiedono che abbiate un senso di responsabilità in rapporto al bene comune e di solidarietà con gli altri. I moderni mezzi di comunicazione hanno rotto l’isolamento e favorito le relazioni tra gli uomini. Deve scaturirne, per ciascuno, una presa di coscienza più forte della sua solidarietà con i propri compatrioti e con i membri degli altri popoli della terra.

4. Non dimentico la vostra particolare condizione geografica al centro del continente africano, al crocevia delle numerose civiltà che hanno segnato la vostra storia. Le due lingue ufficiali del vostro Paese, il francese e l’arabo, accanto ad altre tradizioni linguistiche, testimoniano di questi incontri culturali; sta a voi - con la riuscita della vostra vita nazionale - mostrare che le differenze, invece di impoverirvi, arricchiscono il vostro popolo. È anche una responsabilità che vi è data dalla vostra posizione nel continente. Questa posizione è anche un invito ad altri gesti di solidarietà con i Paesi dell’Africa che vi circondano. Quelli del Sahel sono già stati capaci di mettere insieme i loro sforzi in una organizzazione regionale di lotta contro la siccità e la desertificazione. È un buon esempio di cooperazione Sud-Sud. Esistono altre organizzazioni regionali e sono da incoraggiare.

5. Poiché con la mia voce, qui a N’Djamena, la Chiesa cattolica si pronuncia ancora una volta in favore di un progresso interamente al servizio dell’uomo, mi sembra utile, infine, ricordarne la dimensione morale.

Il progresso può essere raggiunto soltanto da una società nella quale siano rispettati i diritti di tutti. A questo proposito, possiamo rallegrarci poiché esiste una Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, ratificata dal vostro Paese nel 1986.

La dimensione etica del progresso riguarda particolarmente la famiglia. Vi incoraggio affinché vi avviciniate al problema demografico con discernimento, nel rispetto della vita e nella fedeltà alle vostre tradizioni culturali che onorano in particolare la vocazione della donna alla fecondità.

Il rispetto della vita è anche legato nel suo punto più alto al problema della sanità. Incoraggio i cattolici del Ciad affinché portino il loro contributo per ricercare delle soluzioni a questi problemi, sapendo quanto ciò sia difficile per Paesi come il vostro in cui il personale medico deve prodigarsi con generosità.

6. Uomini e donne di N’Djamena, uomini e donne del Ciad, se vi ho parlato così del progresso, è perché ogni uomo, ogni donna è una creatura di Dio e possiede un valore unico. Un popolo religioso come il vostro è in grado di comprendere che mi riferisco qui al valore unico di ogni persona umana: essa riceve da Dio la vita, la sapienza e l’amore. Abbiamo bisogno di rammentare la grande dignità dell’essere umano, perché la bellezza dei doni di Dio in lui può oscurarsi, sia per la mancanza di chi dovrebbe farla risplendere, sia per la cecità di chi dovrebbe riconoscerla. È tuttavia vero che Dio ha affidato all’uomo la creazione intera affinché egli ne sia fedele amministratore, preoccupato di portarla alla perfezione e di farne beneficiare tutti i suoi fratelli.

Possano i cristiani portare in questa impresa la loro invincibile speranza nell’avvenire dell’uomo riscattato da Dio! Possano tutti gli abitanti del Ciad perseverare nella collaborazione fruttuosa per l’unità del Paese e del continente africano! Possa il Ciad unito e in pace contribuire al benessere e alla concordia tra gli uomini!

 



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