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VISITA ALLA PARROCCHIA DEI SANTI FABIANO E VENANZIO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 14 gennaio 1990

 

Alla popolazione del quartiere

La partecipazione in massa dei parrocchiani caratterizza la visita pastorale riservata oggi dal Santo Padre alla comunità dei Santi Fabiano e Venanzio. Sfidando i rigori del freddo a centinaia sono allineati lungo il tragitto percorso dal Santo Padre tra l’Istituto Gianelli e la chiesa parrocchiale e numerosi sono raccolti all’esterno della chiesa incapace di accoglierli tutti per assistere alla celebrazione della Messa. Il Papa si accosta alle transenne e stringe le mani dei più prossimi, bacia e carezza i piccoli che gli vengono mostrati, segna la fronte delle persone che appaiono più commosse all’incontro. Poi, prima di entrare in chiesa ascolta il breve indirizzo di saluto che a nome della comunità gli rivolge Monsignor Dradi, il parroco. Alle parole del parroco il Santo Padre così risponde.  

Ringrazio il vostro parroco per le sue parole e saluto tutta la comunità parrocchiale di San Fabiano e Venanzio. La parrocchia è una famiglia al centro della quale sta il Padre celeste attraverso suo Figlio, fatto uomo, Verbo fatto uomo. E questo Figlio di Dio, che è nostro fratello, ci offre sempre la grazia della divina figliolanza. Ci fa “filii in Filium”, saluto le vostre famiglie domestiche, le vostre Chiese domestiche, all’inizio di quest’anno. Che il Signore sia sempre con voi durante tutto l’anno 1990 che comincia, l’ultimo decennio di questo secolo e anche di questo millennio. Offro una Benedizione a tutti i presenti e a tutti i membri della vostra comunità parrocchiale.

Ai gruppi parrocchiali  

Nella sacrestia il Papa, conclusa la celebrazione della Messa, incontra i parroci della Prefettura, una folta rappresentanza della comunità monastica di San Polo I Eremita ed alcune personalità presenti alla celebrazione, tra le quali il Professor Broglio. Successivamente si reca nella piccola cappella annessa alla Chiesa dove sono raccolte le suore che svolgono la loro preziosa attività al servizio della comunità parrocchiale. Dopo averle segnate, ad una ad una con la croce, il Papa le saluta e ringrazia raccomandando una viva comunione nella preghiera. Il Parroco poi presenta al Santo Padre i membri del Consiglio pastorale ai quali Giovanni Paolo II rivolge le seguenti parole.  

Vi ringrazio per la vostra costante presenza nella parrocchia. Questa presenza è significativa, rappresentativa, perché la parrocchia, come la Chiesa in genere, è popolo di Dio, e questo popolo di Dio è composto nella sua grandissima maggioranza dai laici. Questo non significa che essi non partecipano all’eredità apostolica, non nella successione, ma certo all’eredità apostolica. Tutti i battezzati, nella forza del Battesimo, sono chiamati all’apostolato. L’espressione di quest’apostolato è appunto il Consiglio pastorale nella parrocchia. L’apostolato è sempre personale, ma deve essere anche comunitario. Naturalmente l’apostolato comunitario deve servire all’animazione cristiana dei diversi ambienti della parrocchia. Vi ringrazio per la vostra presenza attiva, apostolica nella parrocchia dei Santi Martiri Fabiano e Venanzio. Vi auguro che per voi questo anno nuovo sia un anno del Signore, perché lo è veramente. Esso comincia, si radica nel mistero dell’incarnazione. Così è sempre un nuovo anno del Signore come se la nascita di Gesù desse nascita al tempo umano, alle nostre prospettive della vita nel tempo. Ringrazio i presenti e anche coloro, che per qualche difficoltà, non sono presenti, le vostre famiglie, offrendo una benedizione.  

Alle comunità neocatecumenali  

Festoso è l’incontro del Santo Padre con i numerosi rappresentanti delle comunità neocatecumenali della parrocchia. Festoso soprattutto per la presenza dei tanti bambini che, come di consueto, sottolinea la dimensione della “famiglia” come momento portante della comunità che percorre il cammino neocatecumenale. Dopo alcune parole di presentazione rivoltegli da uno dei catechisti della comunità, il Santo Padre pronuncia il seguente discorso. 

Vi auguro un anno 1990 come un anno nuovo per il vostro cammino. Certamente l’anno precedente, il 1989, ci ha lasciato molte cose sorprendenti, soprattutto in Europa. Molti ambienti, molti Paesi si sono aperti, ma tutto ciò è solamente una sfida. Questo mondo che si apre, che forse rompe con la tradizione meno umana e meno cristiana, cercando quella cristiana e più umana, aspetta, queste popolazioni aspettano la parola della Verità, la parola del Vangelo, la parola della comunione con Cristo. Allo stesso tempo noi siamo qui in Occidente. Ieri ho parlato agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede e ho detto che questo momento è anche una sfida per i Paesi dell’Europa occidentale, perché devono anch’essi riprendere i veri valori, ricercare le radici cristiane della loro identità e andare verso Cristo. Così voi, carissimi, avete anche in Europa molte sfide davanti. Vi auguro che questo anno nuovo sia un nuovo anno per il vostro cammino, fruttuoso con la grazia del Signore, con la luce dello Spirito Santo e con la presenza delle Vergine e Madre.  

Ai giovani  

Con i giovani l’ultimo momento della visita pastorale alla comunità dei Santi Fabiano e Venanzio. Raccolti nella chiesa parrocchiale i giovani del quartiere accolgono il Santo Padre con un lungo e prolungato applauso e si pongono poi all’attento ascolto della sua parola.  

Vi incontro molto volentieri alla conclusione di questa mia visita pastorale nella parrocchia dei Santi Fabiano, papa e martire, e Venanzio. Il primo era papa e martire, nel secolo III, l’altro era giovane. Sono due figure che stanno tra loro davanti, un papa e un giovane. Vorrei che questo incontro, questo breve stare insieme tra il Papa e i giovani, tutti e ciascuno, fosse un incontro per voi significativo, che vi ritroviate nella tradizione patronale della vostra parrocchia dovuta ai due santi dei tempi romani della persecuzione, che hanno marcato la storia di questa Chiesa di Roma con il loro martirio. La parola martirio è parola greca. A questa parola greca corrisponde una parola latina e poi italiana: testimonianza. Certamente nei nostri tempi, almeno qui in Italia, a Roma, questi martìri sanguinosi non ci sono ma non mancano altrove. Sempre la Chiesa celebra i martiri di diverse Chiese e diversi continenti. Io stesso ho già elevato agli onori degli altari molti martiri di epoche più vicine, anzi del nostro secolo. Era tra loro anche un martire giovane, intorno ai vent’anni, martirizzato durante l’ultima guerra nel campo di concentramento dai nazisti per la sua fede. Ma possiamo dire che il martirio sanguinoso fa eccezione nei nostri tempi. Ma rimane sempre il significato più ampio di testimonianza. In questo senso tutti siamo chiamati da Cristo a essere martiri cioè testimoni del suo Vangelo, della sua fede, del suo regno, testimoni della sua grazia, dei valori che porta con sé il suo insegnamento, testimoni del suo messaggio.

Concludendo questa giornata, nella parrocchia dedicata ai Santi martiri romani, auguro a voi, giovani parrocchiani della nostra epoca, di questo secolo e di questo millennio, di essere testimoni del Vangelo di Cristo, di essere suoi testimoni e di prendere sul serio queste parole, di riflettere sul suo significato, di cercare le strade per diventare testimoni di Cristo nella nostra epoca. Sono altri i martìri significativi del nostro tempo. I maggiori sono l’indifferenza, il materialismo pratico, il consumismo. Tutto ciò è anche un martirio per il cristiano. Ciò ci pone una sfida e chiede da noi una risposta con la nostra fede.

Vi auguro buon anno carissimi. Siete giovani già appartenenti al terzo millennio. Vi auguro buon anno, buon decennio e anche buon millennio.

 

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